Larghissima fortuna hanno da sempre le teorie operative, pur con le dovute differenze: l’origine della Massoneria viene rinvenuta rispettivamente nei Compagnoni francesi, nei Maestri Comacini, nei Collegia romani, nei Liberi muratori operativi inglesi e scozzesi.

 

  1. I Compagnoni francesi.

É soprattutto oltralpe che viene sostenuta con forza la tesi secondo cui la massoneria altro non sarebbe che una derivazione diretta del Compagnonaggio [1] francese; Sessa, riportando le fonti, piuttosto scarne, disponibili sull’argomento [2] giunge infine a negare la validità di questa tesi, rifacendosi alle opinioni del Gould [3] che semmai inverte l’ordine dei fattori: la gran parte del sostrato leggendario tradizionale del Compagnonaggio si rifà in maniera più o meno diretta a quello massonico, e non se ne ha traccia prima del diciannovesimo secolo, un tempo di molto successivo alla nascita della moderna Libera Muratoria.

La Confederazione dei Compagnoni è un’associazione fondata in Francia e che riuniva all’inizio solo alcuni mestieri [4], per poi estendersi progressivamente.

Essa si divide in tre rami: Padre Soubise, Mastro Jacques, Re Salomone, ciascuno facente propria una diversa Tradizione:peculiare è quella di Mastro Jacques, in cui alcuni hanno cercato di vedere l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine del Tempio, Jacques De Molay.

Grazie a Jules Boucher, che per non far torto ai compagnoni li definisce contemporanei per origini alla massoneria, riusciamo a farci un’idea sufficientemente precisa dei loro rituali. Egli riporta nella sua opera più diffusa [5] la condanna che i Dottori della facoltà di teologia di Parigi nel 1655 fecero del compagnonaggio:

..in queste pratiche sussiste reato di sacrilegio, d’impurezza e di bestemmia contro i misteri della nostra religione..” “..coloro che fanno parte del Compagnonaggio non hanno la coscienza tranquilla fintanto che desiderano continuare le empie pratiche alle quali devono rinunciare [6]..”. E non è tutto.

I giudici ecclesiastici, per mostrare tutta la loro riprovazione aggiungono:

i giuramenti abominevoli, le superstizioni empie e le profanazioni che vi si fanno dei nostri santi misteri sono così orribili, da esser stati costretti, nella esposizione di questa risoluzione a non rivelarne che la minima parte..”.

Ecco un compendio delle empietà eccepite al tempo:

Il preteso dovere dei compagnoni consiste in tre parole: onore a Dio, conservare il bene del Maestro, e mantenere i compagnoni..”; “le empietà e i sacrilegi che commettono sono differenti secondo i differenti mestieri. Nondimeno hanno in comune: in primo luogo far giurare a colui che deve esser ricevuto, sul Vangelo, che non rivelerà al padre, alla madre, alla moglie né al figlio, a prete, o a chierico nemmeno in confessione, ciò che farà e vedrà fare; e per questo scelgono una taverna che chiamano madre, perché in essa si riuniscono ordinariamente come in casa della madre comune, nella quale scelgono due camere comode per passare dall’una all’altra, di cui una serve per le abominazioni e l’altra per il banchetto [7]..”

Ora, se ad una seppur parzialissima disamina non scorgiamo nulla di diabolico né di empio, nel diciassettesimo secolo i compagnoni rischiavano molto, in uno Stato qual era la cattolicissima Francia; oggi sono poche migliaia, ma portano con sé l’orgoglio di una Tradizione differente ma non avversa, né lontana da quella massonica [8].

 

  1. Maestri Comacini e Collegia romani

Alcuni studiosi, sostenitori della continuità tra corporazioni di mestiere medievali e liberi muratori, si spinsero al punto dall’identificare nei Maestri Comacini  i veri fondatori della massoneria.

Su chi fossero questi Maestri, considerati di straordinaria bravura e impareggiabile abilità, riportiamo le parole di Benard Jones [9]: “si ritiene che il nome di comacini derivi da quello della città di Como. I muratori comaschi  erano talmente abili da meritarsi il titolo di Magistri Comacini. I muratori che avevano percorso tutte le tappe prefissate dall’apprendistato divenivano maestri e formavano una corporazione, la quale costruiva edifici in Lombardia e cercava poi un impiego altrove. I Comacini si federarono in un’associazione o confraternita [..]. Una vecchia edizione della Encyclopedia Britannica dice che i Maestri Comacini erano ricchi di bolle o diplomi pontifici, che davano loro il diretto ed esclusivo privilegio di essere sottomessi al solo Papa.

[..]. Si asserisce che da questa compagnia di muratori itineranti sia derivata la fratellanza dei massoni adottati, accettati, o liberi”.

Quella dei Maestri Comacini non è altro che una leggenda, come lo stesso Jones riconosce, non solo perché non esiste in alcun documento il minimo appiglio per considerare provato che i Comacini avessero lo status di confraternita migratrice ed itinerante [10], ma anche perché è vittima di un colossale abbaglio chi ancora ritiene che comacinus significhi comasco [11], o di Como [12].

Di leggenda in leggenda agli stessi studiosi che, errando, avevano formulato la teoria dei comacini, sembrò del tutto ovvio considerarli epigoni degli antichi Collegia Artificum romani [13]. I Collegia erano società che favorivano l’esercizio di arti pratiche ed i cui membri erano fratelli l’un con l’altro [14].

 

  1. Liberi muratori operativi inglesi e scozzesi.

La teoria considerata più aderente alla realtà dei fatti, è tuttavia quella che “fa risalire le origini della Libera muratoria ai Costruttori Anglo-Scozzesi, aggregati nelle Istituzioni corporative [15]”; si tratta della Scuola Realistica [16], le cui origini vanno ricercate in Inghilterra nel periodo che va dal 1860 al 1885, con numerosi epigoni anche negli Stati Uniti [17].

Le basi concrete di questa teoria riposano in particolare su una serie di elementi documentali, che approfondiremo [18]. La Company of ffre [19] Masons ci è nota a partire dal 1376, anno della sua costituzione nella città di Londra [20].

Già dal nome, in inglese arcaico, possiamo risalire ad un dato interessante:l’utilizzo dell’aggettivo “liberi”, per indicare i muratori.

Se nel 1472, anno del primo riconoscimento della compagnia da parte del Re [21], l’aggettivo liberi compare, esso scomparirà in seguito e non verrà più usato nelle successive denominazioni ufficiali della Compagnia.

Secondo la dottrina di scuola realista, la ragione dell’utilizzo del termine free, si spiega se si dà per assodata l’esistenza di due distinte categorie di muratori: i muratori c.d. generici, praticanti il mestiere, ed i liberi muratori, altamente specializzati nell’Arte, e di conseguenza meritevoli di distinzione [22], non soltanto terminologica.

Sarebbero proprio i liberi muratori il seme da cui è germogliata nel tempo la Libera Muratorìa, e la dimostrazione di questa tesi verrebbe proprio dalla lettura degli Antichi Manoscritti in nostro possesso.

“Le Crafts liberomuratorie [23], a differenza delle Organizzazioni promosse dai comuni muratori, alle abituali caratteristiche istituzionali di controllo e regolamentazione industriale e professionale, mutualistiche, di rappresentatività e di tutela dei lavoratori, tipiche di tutte le unioni corporativistiche, aggiunsero a titolo permanente anche finalità spirituali, etico morali, solidaristiche e più incisivamente fraternali. […] ci pare opportuno precisare che non è poi tanto esatto dire che la Libera muratoria sia una evoluzione della muratoria operativa, oppure che la muratoria operativa, ad un certo punto, si sia trasformata in Libera muratoria. É piuttosto esatto dire che la Libera Muratoria, pur sviluppandosi nel seno della muratoria operativa, fu l’esito evolutivo di una sola sua parte.”Di certo si può affermare che ogni Corporazione, o Craft, sovrintendeva al controllo dei lavori che si svolgevano presso cantieri situati nella sfera territoriale di propria influenza; è per questo che storicamente è accertata la presenza di diverse  Craft, soprattutto nei territori di maggiore estensione.

All’interno delle Crafts, si costituivano le Logge.

Tramite la Loggia, infatti, in ogni cantiere la Corporazione svolgeva il suo ruolo di controllo e supervisione, permettendo a muratori e liberi muratori di perseguire le finalità sopraelencate.

Secondo parte della dottrina, peraltro, le logge non avevano necessariamente carattere permanente. Alcune erano infatti di tipo occasionale [24], come quella che iniziò nel 1646, appunto, il celebre Elias Ashmole.

Quantunque le Costituzioni Gotiche parlino di Craft sempre al singolare, la dimostrazione della pluralità delle Corporazioni, la darebbe la compresenza nella città di Londra, nel 1717, della neonata Gran Loggia, anch’essa datasi la forma di Craft di mestiere [25], nonché della antica Company of Masons, alla quale abbiamo già accennato [26].

La tesi che ho riportata raccoglie oggi il maggior numero di consensi, ed è quasi riuscita ad affermarsi come un punto fermo nella ricerca storiografica massonica. Dico quasi perché vi sono diversi “buchi” non colmabili anche in essa, che intendo evidenziare allo scopo di confutarla, almeno in parte.

La confutazione delle teorie operative deve partire, a mio parere, proprio dalla comparazione fatta tra la Gran Loggia di Londra e la Company of Masons [27]; non appare veritiera la tesi secondo cui ad un certo punto una

o più Logge di liberi muratori si evolvono aprendo le proprie porte a persone estranee al mestiere (i cosiddetti “accettati”), e con il tempo a sviluppare una congerie di interessi che sempre di più li spinge ad allontanarsi dall’operatività, fino ad abbandonare la Company of Masons di Londra ed a fondare una propria Gran Loggia speculativa.

Se è palese che già dalla prima metà del seicento la massoneria operativa attraversava una grave crisi [28],

dovuta in pratica all’abitudine di chi esercitava l’arte muratoria di farsi affrancare direttamente dal comune di Londra, e non mediante l’ingresso nella Compagnia [29], l’ammissione di membri non operativi in essa era

nota già da tempo, più che altro per ragioni di tipo “sociale”: da un lato, gli eredi dei muratori avevano interesse ad entrare nella Compagnia, benché non interessati a praticare quel mestiere, per diventare uomini di Livrea [30], dall’altro, specialmente, ma non soltanto, in Scozia [31] i muratori avevano interesse a far partecipare ai loro incontri [32] dei gentiluomini capaci di accrescere con il loro prestigio, ed il loro potere, sia detto senza ipocrisia, la forza  e l’autorevolezza della Company [33]. Ad essi mi sembra più opportuno  attribuire la nozione di muratori non operativi, conservando quella di accettati o speculativi per i primi veri iniziati.

Lo spartiacque tra i primi e i secondi può indicarsi nell’iniziazione di Elias Ashmole [34].

Il Conder [35] ritiene che il termine “accettazione” si riferisca a quelli tra i liberi muratori, che all’interno della

Compagnia svolgevano pratiche esoteriche; gli accettati erano scelti soprattutto fra i muratori non operativi, e venivano fatti entrare nell’accettazione, ovvero nella Fratellanza iniziatica, una Fratellanza Interna.

Questa riflessione mi convince: non è un caso che il termine Compagno fosse riservato, come ci riporta Ashmole nel breve racconto della sua iniziazione, soltanto agli accettati, mentre gli operativi erano definiti semplicemente muratori, o apprendisti se appena ammessi nella Loggia. Il termine Maestro designava invece, indifferentemente, colui che dirigeva la Loggia o i muratori più esperti.

Appare, questa, una tesi affatto peregrina. Ma necessita di integrazioni ulteriori.

Chi faceva parte della fratellanza interna?Perché l’aveva fondata proprio nell’ambito della Craft muratoria? Per

quali fini? Se rinviamo il problema del passaggio dai due ai tre gradi, e la connessa introduzione della

leggenda di Hiram alla seconda parte di questo lavoro, si può tuttavia rimarcare che l’influsso delle teorie rosacrociane, dell’alchimia e dell’ermetismo [36] era, al tempo in cui Elias Ashmole fu iniziato, fortissimo sugli eruditi [37] dell’epoca.

 

La Massoneria: una trama Rosacroce?

Una delle teorie più affascinanti fra quelle che circondano come una spessa coltre di nebbie le origini della nostra Istituzione riguarda la Confraternita dei Rosacroce [38].

Vi è infatti chi sostiene che la massoneria altro non è se non  la evoluzione della Confraternita R+C, che si sarebbe rivestita del simbolismo muratorio per perpetuare la sua eredità sapienziale [39].

Ma facciamo un passo indietro. Nel  1614 viene pubblicata a Tubinga la Fama Fraternitatis [40], il primo dei

Manifesti rosacrociani, seguita nei due anni successivi dalla Confessio Fraternitatis e dalle Nozze chimiche di Cristian Rosenkreutz.     

Sull’autore, o forse più correttamente sugli autori, gli studiosi e gli storici hanno idee molto diverse. Sembra tuttavia assai probabile che mentre la Fama e la Confessio siano opere composte da più autori, il solo Johann Valentin Andreae [41] abbia scritto Le Nozze Chimiche, oltre ad aver avuto un ruolo decisivo nella redazione degli altri due manifesti.

Per comprendere il motivo che spinse il giovane Andreae ed i componenti del circolo di Tubinga a scrivere i Manifesti, dobbiamo ricordare che il passaggio alla religione luterana e l’abbandono del cattolicesimo, segnò l’approdo ad una religiosità severa, priva di simboli, poco evocativa. Imbevuti di passione per la filosofia ermetica, il misticismo e l’alchimia, Andreae ed i suoi [42] non riuscivano a rimanere entro gli stretti confini luterani senza mordere un po’ il freno [43].   

Sognavano infatti una nuova età dell’oro, da realizzarsi mediante un protestantesimo rinvigorito [44], e

soprattutto erano fermamente convinti che a prepararla sarebbero stati uomini dotti e saggi, che si sarebbe propagata dalla Germania; proprio per questo non possiamo non considerare i Manifesti come delle parabole, mediante le quali avvicinare alla sapienza i profani, e spingere gli iniziati a penetrare sempre più il linguaggio simbolico con cui erano scritti.

La risonanza che i manifesti rosacrociani ebbero fu enorme, è sufficiente ricordare che in pochi anni dalla data della loro pubblicazione, furono stampati più di quattrocento libri di critica, sostegno e commento:un dato impressionante, tanto più se riferito ad una fratellanza che non era tale, né intendeva diventarlo, basti pensare al fatto che già all’epoca della pubblicazione della Confessio [45] Andreae era pastore protestante a Vahiningen, e non intendeva più intervenire attivamente per mutare la società in meglio. Semmai, era intenzionato a continuare nella pubblicazione delle sue opere [46]

La pubblicazione successiva delle Nozze Chimiche [47] può forse essere spiegata in quest’ottica, con la dichiarata volontà di definire una volta per tutte la mitologia dei Rosacroce [48], e lasciare il proprio

testamento spirituale alle generazioni future.   

Ma ciò che più ci interessa, ai fini dell’oggetto del presente lavoro, sono le strettissime connessioni esistenti tra i Rosacroce e la Libera Muratoria.Tra coloro i quali in Inghilterra si dichiarano, anche se in modi e forme differenti, interessati o  sostenitori della Confraternita R+C troviamo John Dee [49], Robert Fludd e,

principalmente, Elias Ashmole. Di tutti e tre si è a lungo discusso nella storiografia massonica,di  tutti e tre è nota la passione per la filosofia ermetica [50], ed Ashmole viene considerato il primo massone della cui iniziazione si hanno prove certe e documentate [51].

Ma quel che più conta, grazie ad una lettera scritta di suo pugno [52], sappiamo che egli chiese l’ammissione alla Confraternita dei Rosacroce! Ammissione della quale possiamo senz’altro conoscere l’esito negativo, per la semplice ragione che essa, come già accennato, non esisteva.

L’esito infausto della domanda di ammissione di Ashmole ci offre l’occasione per analizzare un altro fenomeno quantomeno curioso:le migliaia di domande di ammissione alla Confraternita R+C.

Nei Manifesti si lasciava intendere che chi voleva poteva chiedere di aderire alla Confraternita,e che anche se non conosceva nessuno, gli sarebbe stato risposto. Quanto ai membri già esistenti,avrebbero continuato a rimanere nell’ombra per guardarsi dai loro “nemici”. Ciò fu sufficiente a generare, da tutta Europa, un moltiplicarsi di domande di adesione.

A queste affannose richieste non si poteva non rispondere, e dal momento che i veri Rosacroce non apparivano sulla scena, molti liberi muratori si accollarono l’ingrato compito di sostituirsi a loro, creando i cosiddetti movimenti rosacrociani, molti dei quali tuttora esistenti. Con caratteristiche diverse, si sono sviluppati nella prima metà del settecento, nella seconda metà dell’ottocento, ed ai primi del novecento, rispettivamente: in Inghilterra [53],Olanda [54], Francia [55], Stati Uniti [56].

Ma la massoneria subì l’influsso rosacrociano anche e soprattutto a livello filosofico ed esoterico.Se del primo ci occuperemo più avanti, del secondo possiamo accennare subito: riferimenti diretti ai Rosacroce esistono con sicurezza nel Rito Scozzese Antico ed Accettato, nel Rito di Memphis e Misraim, che vengono praticati in tutto il mondo dai liberi muratori. Ma il primo riferimento ad un Rito massonico interamente rosacrociano può essere datato addirittura al 1764 [57].

Se a conclusione di questa ricostruzione possiamo affermare quanto sia poco plausibile che una Confraternita R+C sia mai esistita, con altrettanta certezza dobbiamo sottolineare la sua influenza [58] sulla Libera Muratoria, che a sua volta ha portato alla nascita di Ordini e Riti tanto massonici quanto esclusivamente rosacrociani. Ancora una volta la storia si fa leggenda, e viceversa.

Pertanto, nelle Logge, che erano state fino a quel momento dapprima un luogo di accoglienza per i muratori, e poi un più ampio ritrovo per i gentiluomini borghesi del tempo, in cui ci si ritrovava in amicizia discutendo al massimo di etica, così come previsto nelle antiche Costituzioni Gotiche, furono introdotti argomenti nuovi.

Il simbolismo muratorio fu lo schermo ideale per velare agli occhi dei profani che talune discussioni, aventi ad oggetto argomenti la cui divulgazione poteva generare quantomeno accuse di eresia, si sviluppavano liberamente, secondo il metodo del confronto, la prima, vera, geniale innovazione introdotta dalla Libera Muratorìa.


 

[1] Cfr. Renè Guènon, Studi sulla Massoneria ed il Compagnonaggio, Arktos, II voll.

[2] Cfr. Luigi Sessa, La Massoneria, l’Antico Mistero delle origini, Bastogi.

[3] Storico della massoneria, inglese, Maestro Venerabile della loggia Quatuor Coronati di Londra, The History of Freemasonry è forse la sua opera più nota.

[4] Più precisamente Falegnami, Muratori, Carpentieri, Fabbri.

[5] Jules Boucher, Simbologia Massonica, Atanor.

[6] Jules Boucher, Simbologia Massonica, op. cit.

[7]Jules Boucher, Simbologia Massonica, op. cit.

[8] Dato riportato dal Boucher, op. ult. cit.

[9] Bernard Jones, Guida e Compendio per i Liberi Muratori, Atanòr, pag. 38 e ss. , op. cit. Bernard Jones è stato membro della Loggia Quattuor Coronati di Londra.

[10] Questa è l’opinione di Knoop, che noi condividiamo, ed è riportata in Jones, op. cit.

[11] Un abitante di Como sarebbe semmai un comensis o un comanus. Cfr. H. Tompson, The Somersetshire Archeological Transactions, 1920, citato in Jones, op. ult. cit.

[12] Riportando l’opinione del Coil, nel suo La Massoneria, l’antico mistero delle origini, Sessa chiarisce definitivamente la faccenda, ricordando che il termine comacini è utilizzato “in varie città italiane situate lontano dal lago lombardo, per circa quattro secoli prima dell’epoca in cui si è supposto l’insediamento della famosa Schola presso il lago di Como”.

[13] Sessa, op. ult. cit.

[14] Definizione di Jones, op. cit. Il Conder sostiene che con l’invasione e la dominazione romana dell’antica Britannia, i Collegia entrarono anch’essi nell’Isola, perpetuandosi nonostante la fine dell’Impero. Gould rifiuta questa asserzione, del resto assai improbabile; la sapienza costruttiva dei romani si era persa con loro, e soltanto molti secoli dopo in Inghilterra sorsero le corporazioni (o Gilde) dei costruttori. In conclusione, manca il nesso.

[15] Luigi Sessa, La Massoneria, l’antico mistero delle origini, op. cit.

[16] Fu Robert Gould l’esponente di massimo spicco  di tale Scuola. The History of Freemasonry è un vero pezzo di bravura, e il testo più importante di quell’indirizzo.

[17] Sessa, op. cit. La definizione di Scuola Realistica è tratta dal testo di Sessa, che nella dottrina di riferimento cita tra gli altri Cooke, Hughan, Lyon, e Rylands, autore quest’ultimo di Freemasons in the Seventeenth century. Ha fatto parte della Quatuor Coronati n. 2076 di Londra. Fra gli americani, ricorda il Fort, la cui opera più importante è The Early History and Antiquities of Freemasonry, 1877.

[18] Ad es. verbali di logge scozzese databili nel passato fino al 1598, o manoscritti databili al quindicesimo o al quattordicesimo secolo, quali il Poema Regius o il Ms. Cooke, risalenti al 1390-1410.

[19] L’aggettivo free è scritto in modo apparentemente errato, ma in realtà si tratta di un semplice arcaismo.

[20] Lo status era senz’altro quello delle gilde di Mestiere, che ebbe per Prescrizione e che le consentì di esercitare una sorta di monopolio su tutti i muratori londinesi, i quali in sostanza non potevano esercitare il loro mestiere se non ne facevano parte. In quanto tale, divenne una delle Compagnie di Livrea.

[21] Fu Edoardo IV a conferire il riconoscimento, poi confermato nel  1520 da Enrico VIII, e definitivamente sancito nel 1621, non a caso, da un Re della casa degli Stuart. Appare di un certo interesse rilevare che l’aggettivo free scompare nelle successive denominazioni della Company.

[22] Può essere utile dar conto anche dell’opinione del fr. Ernesto Nys:“Nella lingua inglese le parole free mason si cominciarono ad usare verso la metà del XIV secolo; esse servirono probabilmente a designare i tagliatori di pietre passati maestri nella loro professione e che, liberi da vincoli verso la loro corporazione, potevano oramai recarsi là dove grandi lavori li richiamavano. In un atto dell'epoca di Edoardo III si legge la frase: mestre mason de franche peer, che vorrebbe dire maestro massone abile; e dove le parole franche peer, free stone (pietra levigata) sono messe in contrasto a grosse peer, rough stone (pietra greggia). Quando le persone non esercitanti il mestiere del tagliapietre fecero il loro ingresso in queste corporazioni, furono designate col nome di accepted masons vale a dire massoni eletti, mentre che gli admitted masons erano quelli che vi entravano mercé il loro lavoro o meglio, ancora per eredità”. Cfr. Nys, Origini, Gloria e Fini della Massoneria, Edizioni Cooperativa Tipografica Italiana, 1914. 

[23]Luigi Sessa, La Massoneria, l’antico mistero delle origini, op. cit.

[24] Sessa, op. cit.

[25] Il Jones giustamente sottolinea come la attuale massoneria speculativa debba alle antiche Gilde operative, non solo il simbolismo, la terminologia e i nomi dei propri ufficiali, ma finanche il metodo per la raccolta delle capitazioni!

[26] Sessa, op. ult. cit. L’autore, riprendendo le idee di Gould, per conferire ancora maggior vigore alla sua teoria, propone l’esempio della London Worshipfull Company of Masons, che nel XVII secolo coesisteva con la Worshipfull Society of the Free Masons of the City of London. In Guida e Compendio per i liberi muratori, Jones esclude la validità di questa distinzione, attribuendola ad un mero errore di trascrizione;secondo lui esisteva una sola Compagnia di Muratori di Londra. Sono d’accordo.

[27] Il Jones, op. cit., mi viene provvidenzialmente in soccorso riportando il dato dell’esistenza della Company ancora nel 1894, e dunque molto dopo la nascita non solo della Gran Loggia di Londra, ma anche e soprattutto, della Gran Loggia Unita d’Inghilterra.

[28] Da documenti della città di Londra citati dal Jones, op. cit., apprendiamo che il declino della Company aveva obbligato i Sorveglianti a presentare una petizione nella quale chiedevano un atto del Consiglio Comunale di Londra “che obbligasse tutti gli apprendisti dei muratori di altre compagnie, nonché quei muratori che facevano entrare i figli nello stesso mestiere, ad essere vincolati e poi affrancati dalla Compagnia dei Muratori”.

[29] Jones, op. cit.

[30] Con le conseguenze di rispettabilità sociale che ne derivavano, importantissime nel secolo diciassettesimo.

[31] Penso alle Logge scozzesi Mary’s Chapel e a quella di Kilwinning.

[32] Che non avevano valenza iniziatica, ma mutualistica, all’incirca fino alla metà del seicento, che vede la nascita non ufficiale della libera muratoria speculativa.

[33] Jones, op. cit.

[34] Tobias Churton, editor di Freemasonry Today, attribuisce ad Ashmole una importanza ed un peso straordinari nel ricostruire le origini della Libera Muratoria. Cfr. Churton, Le origini esoteriche della Massoneria, Newton&Compton Editori, 2004.

[35] Edward Conder figlio, Maestro della Company of Masons nel 1894, scrisse Records of the Hole Crafte and fellowship of Masons, nonché una serie di contributi per Ars Quattuor Coronatorum

[36] Cfr. Baigent, Leigh, Il Tempio e la Loggia, Milano, 1998, nonché la  più nota delle opere di Ashmole, Teatrum Chemicum Britannicum,Londra, 1652.

[37] Il pensiero corre a John Dee, a Inigo Jones, a Robert Moray ed allo stesso Elias Ashmole. Degli ultimi tre ci è nota l’appartenenza alla Libera Muratoria, del primo possiamo al massimo sospettarla.

[38] Sulla cui effettiva esistenza storica è più che lecito dubitare. É questa, ad esempio, l’opinione di Paul Arnold, Storia dei Rosacroce, Bompiani.

[39] Cfr. il testo fortunatissimo della Yates, L’illuminismo dei Rosacroce.

Si riporta in Appendice una sintesi della Fama Fraternitatis, ad opera di Max Heindel. Si veda il suo Storia dei Rosacroce. L’analisi esoterica dei manifesti Rosacroce esula dall’oggetto di questo libro, ma l’immagine della tomba di Cristian Rosenkreuz richiama moltissimi simboli ed elementi rituali della massoneria.

[41] Pastore luterano, appassionato di filosofia, alchimia e teologia, ammise in una sua opera (La Torre di Babele) che la Confraternita non esisteva: Christianopolis, trattato utopistico in cui viene descritto uno stato cristiano in cui vi è tolleranza e pace perpetua, è il suo lavoro più importante.

[42] Del cosiddetto Circolo di Tubinga, in Germania, facevano parte anche: Christoph Besold, mentore di Andreae  e coltissimo erudito,conosceva otto lingue ed aveva dimestichezza con la Cabala; Abraham Hoelzel; Tobias Hess, medico di Andreae;secondo il Mc Intosh, con ogni probabilità facevano parte del gruppo dei suoi amici anche Tobias Adami e Wihlelm Mense, discepoli di Campanella, il notissimo domenicano autore della Città del Sole, testo che probabilmente ha influito sulla formazione dell’autore delle Nozze Chimiche

[43] Cfr. Cristopher Mc Intosh, Storia dei Rosacroce, Piemme, 2001, op. cit.

[44] Cristopher Mc Intosh, op. cit.

[45] In Appendice la sintesi del testo della Confessio Fraternitatis, tratto da Heindel, Storia dei Rosacroce, op. ult. cit. Materiali tratti da: www.rosacroce.com

[46] Cristopher Mc Intosh, ibidem cit.

[47] Cfr. J. P. Bayard, I Rosacroce, II voll. Edizioni Mediterranee. Le Nozze chimiche sono un viaggio iniziatico, un percorso alchemico della durata simbolica di sette giorni. A differenza della Fama e della Confessio, funzionali a sviscerare la presunta origine storica della Confraternita R+C, Le Nozze chimiche rappresentano il commiato di Andreae, un commiato esoterico, la summa delle sue conoscenze. Pertanto, se si vuole indagare sul loro contenuto, è consigliabile leggere il commento e la postfazione che ne propone Foxcroft English, tradotto da Eleonora Carta per il sito www.esonet.org

[48] Cristopher Mc Intosh, op. ult. cit.

[49] Per onor di verità, bisogna aggiungere che anche Bacone, nella sua opera più nota, La Nuova Atlantide, si ispira dichiaratamente ai Manifesti Rosacroce; il che, com’è ovvio, non basta né a definirlo tale, né a dimostrare un qualunque suo legame con la Confraternita.

[50] Argomento che sarà approfondito nelle pagine seguenti.

[51] Elias Ashmole,storico, appassionato di scienze naturali ed alchimia, tenne per tutta la durata della sua vita un diario, dal quale apprendiamo della sua iniziazione. Da lui fu fondato un museo, l’Ashmolean. Theatrum Chemicum Britannicum è forse la sua opera alchemica più conosciuta. Sul fatto che Ashmole sia tuttavia il primo Libero Muratore conosciuto, non vi è alcuna unanimità, anzi, se solo si pensa alle testimonianze sulle iniziazioni di Moray, avvenuta nel 1641, e di Hamilton, avvenuta nel 1640. Peraltro, nel 1638, Adamson in una poesia afferma: “…poiché siamo fratelli della Rosacroce; abbiamo la parola massonica e la chiaroveggenza; le cose avvenire possiamo predire esattamente…”

[52] É conservata nella biblioteca Bodleiana.

[53] Ad es. la Societas Rosacruciana in Anglia, l’Ordine ermetico della Golden Down, la Rosicrucian Fellowship.

[54] Ad es. il Lectorium Rosicrucianum.

[55] Ad es. l’Ordine cabalistico della Rosa Croce d’oro,del Tempio e del Graal.

[56] Ad es. l’AMORC, o la Rosicrucian Fellowship di Oceanside, California, fondata da Max Heindel.

[57] A Marsiglia fu in quell’anno costituito un Capitolo dell’Ordine dei Cavalieri dell’Aquila nera, un Rito massonico di frangia in due gradi di chiaro influsso rosacrociano.

[58] Imprescindibile a riguardo la lettura di Palmi-Bonvicini, Templari e Rosacroce, Atanor, 1998, che si spingono addirittura a differenziare le correnti rosacrociane, dividendole per orientamenti, e scompongono e ricompongono in misura delle conseguenze del prevalere, all’interno della massoneria, degli uni o degli altri.

 

Indice della sezione

Premessa - Le Teorie Mistico Religiose - Le Teorie Cavalleresche - Le Teorie Operative -

Le Teorie Politiche - Primo Scisma e riforma della Massoneria - Secondo Scisma e nascita degli Antients -

Costituzioni a confronto - Introduzione del Terzo Grado - L'Arco Reale - Considerazioni conclusive -