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|  | Larghissima fortuna hanno da sempre le teorie operative, pur con le dovute differenze: l’origine della Massoneria viene rinvenuta rispettivamente nei Compagnoni francesi, nei Maestri Comacini, nei Collegia romani, nei Liberi muratori operativi inglesi e scozzesi. I Compagnoni francesi.
É soprattutto oltralpe che viene sostenuta con forza la tesi secondo cui la massoneria altro non sarebbe che una derivazione diretta del Compagnonaggio francese; Sessa, riportando le fonti, piuttosto scarne, disponibili sull’argomento giunge infine a negare la validità di questa tesi, rifacendosi alle opinioni del Gould che semmai inverte l’ordine dei fattori: la gran parte del sostrato leggendario tradizionale del Compagnonaggio si rifà in maniera più o meno diretta a quello massonico, e non se ne ha traccia prima del diciannovesimo secolo, un tempo di molto successivo alla nascita della moderna Libera Muratoria. La Confederazione dei Compagnoni è un’associazione fondata in Francia e che riuniva all’inizio solo alcuni mestieri , per poi estendersi progressivamente.Essa si divide in tre rami: Padre Soubise, Mastro Jacques, Re Salomone, ciascuno facente propria una diversa Tradizione:peculiare è quella di Mastro Jacques, in cui alcuni hanno cercato di vedere l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine del Tempio, Jacques De Molay. Grazie a Jules Boucher, che per non far torto ai compagnoni li definisce contemporanei per origini alla massoneria, riusciamo a farci un’idea sufficientemente precisa dei loro rituali. Egli riporta nella sua opera più diffusa la condanna che i Dottori della facoltà di teologia di Parigi nel 1655 fecero del compagnonaggio: “..in queste pratiche sussiste reato di sacrilegio, d’impurezza e di bestemmia contro i misteri della nostra religione..” “..coloro che fanno parte del Compagnonaggio non hanno la coscienza tranquilla fintanto che desiderano continuare le empie pratiche alle quali devono rinunciare ..”. E non è tutto.I giudici ecclesiastici, per mostrare tutta la loro riprovazione aggiungono: “i giuramenti abominevoli, le superstizioni empie e le profanazioni che vi si fanno dei nostri santi misteri sono così orribili, da esser stati costretti, nella esposizione di questa risoluzione a non rivelarne che la minima parte..”. Ecco un compendio delle empietà eccepite al tempo: “Il preteso dovere dei compagnoni consiste in tre parole: onore a Dio, conservare il bene del Maestro, e mantenere i compagnoni..”; “le empietà e i sacrilegi che commettono sono differenti secondo i differenti mestieri. Nondimeno hanno in comune: in primo luogo far giurare a colui che deve esser ricevuto, sul Vangelo, che non rivelerà al padre, alla madre, alla moglie né al figlio, a prete, o a chierico nemmeno in confessione, ciò che farà e vedrà fare; e per questo scelgono una taverna che chiamano madre, perché in essa si riuniscono ordinariamente come in casa della madre comune, nella quale scelgono due camere comode per passare dall’una all’altra, di cui una serve per le abominazioni e l’altra per il banchetto ..”Ora, se ad una seppur parzialissima disamina non scorgiamo nulla di diabolico né di empio, nel diciassettesimo secolo i compagnoni rischiavano molto, in uno Stato qual era la cattolicissima Francia; oggi sono poche migliaia, ma portano con sé l’orgoglio di una Tradizione differente ma non avversa, né lontana da quella massonica . Maestri Comacini e Collegia romani
Alcuni studiosi, sostenitori della continuità tra corporazioni di mestiere medievali e liberi muratori, si spinsero al punto dall’identificare nei Maestri Comacini i veri fondatori della massoneria. Su chi fossero questi Maestri, considerati di straordinaria bravura e impareggiabile abilità, riportiamo le parole di Benard Jones : “si ritiene che il nome di comacini derivi da quello della città di Como. I muratori comaschi erano talmente abili da meritarsi il titolo di Magistri Comacini. I muratori che avevano percorso tutte le tappe prefissate dall’apprendistato divenivano maestri e formavano una corporazione, la quale costruiva edifici in Lombardia e cercava poi un impiego altrove. I Comacini si federarono in un’associazione o confraternita [..]. Una vecchia edizione della Encyclopedia Britannica dice che i Maestri Comacini erano ricchi di bolle o diplomi pontifici, che davano loro il diretto ed esclusivo privilegio di essere sottomessi al solo Papa.[..]. Si asserisce che da questa compagnia di muratori itineranti sia derivata la fratellanza dei massoni adottati, accettati, o liberi”. Quella dei Maestri Comacini non è altro che una leggenda, come lo stesso Jones riconosce, non solo perché non esiste in alcun documento il minimo appiglio per considerare provato che i Comacini avessero lo status di confraternita migratrice ed itinerante , ma anche perché è vittima di un colossale abbaglio chi ancora ritiene che comacinus significhi comasco, o di Como.Di leggenda in leggenda agli stessi studiosi che, errando, avevano formulato la teoria dei comacini, sembrò del tutto ovvio considerarli epigoni degli antichi Collegia Artificum romani . I Collegia erano società che favorivano l’esercizio di arti pratiche ed i cui membri erano fratelli l’un con l’altro. Liberi muratori operativi inglesi e scozzesi.
La teoria considerata più aderente alla realtà dei fatti, è tuttavia quella che “fa risalire le origini della Libera muratoria ai Costruttori Anglo-Scozzesi, aggregati nelle Istituzioni corporative ”; si tratta della Scuola Realistica, le cui origini vanno ricercate in Inghilterra nel periodo che va dal 1860 al 1885, con numerosi epigoni anche negli Stati Uniti.Le basi concrete di questa teoria riposano in particolare su una serie di elementi documentali, che approfondiremo . La Company of ffre Masons ci è nota a partire dal 1376, anno della sua costituzione nella città di Londra.Già dal nome, in inglese arcaico, possiamo risalire ad un dato interessante:l’utilizzo dell’aggettivo “liberi”, per indicare i muratori. Se nel 1472, anno del primo riconoscimento della compagnia da parte del Re , l’aggettivo liberi compare, esso scomparirà in seguito e non verrà più usato nelle successive denominazioni ufficiali della Compagnia.Secondo la dottrina di scuola realista, la ragione dell’utilizzo del termine free, si spiega se si dà per assodata l’esistenza di due distinte categorie di muratori: i muratori c.d. generici, praticanti il mestiere, ed i liberi muratori, altamente specializzati nell’Arte, e di conseguenza meritevoli di distinzione , non soltanto terminologica.Sarebbero proprio i liberi muratori il seme da cui è germogliata nel tempo la Libera Muratorìa, e la dimostrazione di questa tesi verrebbe proprio dalla lettura degli Antichi Manoscritti in nostro possesso. “Le Crafts liberomuratorie , a differenza delle Organizzazioni promosse dai comuni muratori, alle abituali caratteristiche istituzionali di controllo e regolamentazione industriale e professionale, mutualistiche, di rappresentatività e di tutela dei lavoratori, tipiche di tutte le unioni corporativistiche, aggiunsero a titolo permanente anche finalità spirituali, etico morali, solidaristiche e più incisivamente fraternali. […] ci pare opportuno precisare che non è poi tanto esatto dire che la Libera muratoria sia una evoluzione della muratoria operativa, oppure che la muratoria operativa, ad un certo punto, si sia trasformata in Libera muratoria. É piuttosto esatto dire che la Libera Muratoria, pur sviluppandosi nel seno della muratoria operativa, fu l’esito evolutivo di una sola sua parte.”Di certo si può affermare che ogni Corporazione, o Craft, sovrintendeva al controllo dei lavori che si svolgevano presso cantieri situati nella sfera territoriale di propria influenza; è per questo che storicamente è accertata la presenza di diverse Craft, soprattutto nei territori di maggiore estensione. All’interno delle Crafts, si costituivano le Logge. Tramite la Loggia, infatti, in ogni cantiere la Corporazione svolgeva il suo ruolo di controllo e supervisione, permettendo a muratori e liberi muratori di perseguire le finalità sopraelencate. Secondo parte della dottrina, peraltro, le logge non avevano necessariamente carattere permanente. Alcune erano infatti di tipo occasionale , come quella che iniziò nel 1646, appunto, il celebre Elias Ashmole.Quantunque le Costituzioni Gotiche parlino di Craft sempre al singolare, la dimostrazione della pluralità delle Corporazioni, la darebbe la compresenza nella città di Londra, nel 1717, della neonata Gran Loggia, anch’essa datasi la forma di Craft di mestiere , nonché della antica Company of Masons, alla quale abbiamo già accennato.La tesi che ho riportata raccoglie oggi il maggior numero di consensi, ed è quasi riuscita ad affermarsi come un punto fermo nella ricerca storiografica massonica. Dico quasi perché vi sono diversi “buchi” non colmabili anche in essa, che intendo evidenziare allo scopo di confutarla, almeno in parte. La confutazione delle teorie operative deve partire, a mio parere, proprio dalla comparazione fatta tra la Gran Loggia di Londra e la Company of Masons; non appare veritiera la tesi secondo cui ad un certo punto una o più Logge di liberi muratori si evolvono aprendo le proprie porte a persone estranee al mestiere (i cosiddetti “accettati”), e con il tempo a sviluppare una congerie di interessi che sempre di più li spinge ad allontanarsi dall’operatività, fino ad abbandonare la Company of Masons di Londra ed a fondare una propria Gran Loggia speculativa. Se è palese che già dalla prima metà del seicento la massoneria operativa attraversava una grave crisi , dovuta in pratica all’abitudine di chi esercitava l’arte muratoria di farsi affrancare direttamente dal comune di Londra, e non mediante l’ingresso nella Compagnia, l’ammissione di membri non operativi in essa era nota già da tempo, più che altro per ragioni di tipo “sociale”: da un lato, gli eredi dei muratori avevano interesse ad entrare nella Compagnia, benché non interessati a praticare quel mestiere, per diventare uomini di Livrea, dall’altro, specialmente, ma non soltanto, in Scozia i muratori avevano interesse a far partecipare ai loro incontri dei gentiluomini capaci di accrescere con il loro prestigio, ed il loro potere, sia detto senza ipocrisia, la forza e l’autorevolezza della Company. Ad essi mi sembra più opportuno attribuire la nozione di muratori non operativi, conservando quella di accettati o speculativi per i primi veri iniziati.Lo spartiacque tra i primi e i secondi può indicarsi nell’iniziazione di Elias Ashmole .Il Conder ritiene che il termine “accettazione” si riferisca a quelli tra i liberi muratori, che all’interno della Compagnia svolgevano pratiche esoteriche; gli accettati erano scelti soprattutto fra i muratori non operativi, e venivano fatti entrare nell’accettazione, ovvero nella Fratellanza iniziatica, una Fratellanza Interna. Questa riflessione mi convince: non è un caso che il termine Compagno fosse riservato, come ci riporta Ashmole nel breve racconto della sua iniziazione, soltanto agli accettati, mentre gli operativi erano definiti semplicemente muratori, o apprendisti se appena ammessi nella Loggia. Il termine Maestro designava invece, indifferentemente, colui che dirigeva la Loggia o i muratori più esperti. Appare, questa, una tesi affatto peregrina. Ma necessita di integrazioni ulteriori. Chi faceva parte della fratellanza interna?Perché l’aveva fondata proprio nell’ambito della Craft muratoria? Per quali fini? Se rinviamo il problema del passaggio dai due ai tre gradi, e la connessa introduzione della leggenda di Hiram alla seconda parte di questo lavoro, si può tuttavia rimarcare che l’influsso delle teorie rosacrociane, dell’alchimia e dell’ermetismo era, al tempo in cui Elias Ashmole fu iniziato, fortissimo sugli eruditi dell’epoca. La Massoneria: una trama Rosacroce? Una delle teorie più affascinanti fra quelle che circondano come una spessa coltre di nebbie le origini della nostra Istituzione riguarda la Confraternita dei Rosacroce .Vi è infatti chi sostiene che la massoneria altro non è se non la evoluzione della Confraternita R+C, che si sarebbe rivestita del simbolismo muratorio per perpetuare la sua eredità sapienziale .Ma facciamo un passo indietro. Nel 1614 viene pubblicata a Tubinga la Fama Fraternitatis, il primo dei Manifesti rosacrociani, seguita nei due anni successivi dalla Confessio Fraternitatis e dalle Nozze chimiche di Cristian Rosenkreutz. Sull’autore, o forse più correttamente sugli autori, gli studiosi e gli storici hanno idee molto diverse. Sembra tuttavia assai probabile che mentre la Fama e la Confessio siano opere composte da più autori, il solo Johann Valentin Andreae abbia scritto Le Nozze Chimiche, oltre ad aver avuto un ruolo decisivo nella redazione degli altri due manifesti.Per comprendere il motivo che spinse il giovane Andreae ed i componenti del circolo di Tubinga a scrivere i Manifesti, dobbiamo ricordare che il passaggio alla religione luterana e l’abbandono del cattolicesimo, segnò l’approdo ad una religiosità severa, priva di simboli, poco evocativa. Imbevuti di passione per la filosofia ermetica, il misticismo e l’alchimia, Andreae ed i suoi non riuscivano a rimanere entro gli stretti confini luterani senza mordere un po’ il freno. Sognavano infatti una nuova età dell’oro, da realizzarsi mediante un protestantesimo rinvigorito , e soprattutto erano fermamente convinti che a prepararla sarebbero stati uomini dotti e saggi, che si sarebbe propagata dalla Germania; proprio per questo non possiamo non considerare i Manifesti come delle parabole, mediante le quali avvicinare alla sapienza i profani, e spingere gli iniziati a penetrare sempre più il linguaggio simbolico con cui erano scritti. La risonanza che i manifesti rosacrociani ebbero fu enorme, è sufficiente ricordare che in pochi anni dalla data della loro pubblicazione, furono stampati più di quattrocento libri di critica, sostegno e commento:un dato impressionante, tanto più se riferito ad una fratellanza che non era tale, né intendeva diventarlo, basti pensare al fatto che già all’epoca della pubblicazione della Confessio Andreae era pastore protestante a Vahiningen, e non intendeva più intervenire attivamente per mutare la società in meglio. Semmai, era intenzionato a continuare nella pubblicazione delle sue opere. La pubblicazione successiva delle Nozze Chimiche può forse essere spiegata in quest’ottica, con la dichiarata volontà di definire una volta per tutte la mitologia dei Rosacroce, e lasciare il proprio testamento spirituale alle generazioni future. Ma ciò che più ci interessa, ai fini dell’oggetto del presente lavoro, sono le strettissime connessioni esistenti tra i Rosacroce e la Libera Muratoria.Tra coloro i quali in Inghilterra si dichiarano, anche se in modi e forme differenti, interessati o sostenitori della Confraternita R+C troviamo John Dee , Robert Fludd e, principalmente, Elias Ashmole. Di tutti e tre si è a lungo discusso nella storiografia massonica,di tutti e tre è nota la passione per la filosofia ermetica, ed Ashmole viene considerato il primo massone della cui iniziazione si hanno prove certe e documentate. Ma quel che più conta, grazie ad una lettera scritta di suo pugno , sappiamo che egli chiese l’ammissione alla Confraternita dei Rosacroce! Ammissione della quale possiamo senz’altro conoscere l’esito negativo, per la semplice ragione che essa, come già accennato, non esisteva.L’esito infausto della domanda di ammissione di Ashmole ci offre l’occasione per analizzare un altro fenomeno quantomeno curioso:le migliaia di domande di ammissione alla Confraternita R+C. Nei Manifesti si lasciava intendere che chi voleva poteva chiedere di aderire alla Confraternita,e che anche se non conosceva nessuno, gli sarebbe stato risposto. Quanto ai membri già esistenti,avrebbero continuato a rimanere nell’ombra per guardarsi dai loro “nemici”. Ciò fu sufficiente a generare, da tutta Europa, un moltiplicarsi di domande di adesione. A queste affannose richieste non si poteva non rispondere, e dal momento che i veri Rosacroce non apparivano sulla scena, molti liberi muratori si accollarono l’ingrato compito di sostituirsi a loro, creando i cosiddetti movimenti rosacrociani, molti dei quali tuttora esistenti. Con caratteristiche diverse, si sono sviluppati nella prima metà del settecento, nella seconda metà dell’ottocento, ed ai primi del novecento, rispettivamente: in Inghilterra ,Olanda, Francia, Stati Uniti.Ma la massoneria subì l’influsso rosacrociano anche e soprattutto a livello filosofico ed esoterico.Se del primo ci occuperemo più avanti, del secondo possiamo accennare subito: riferimenti diretti ai Rosacroce esistono con sicurezza nel Rito Scozzese Antico ed Accettato, nel Rito di Memphis e Misraim, che vengono praticati in tutto il mondo dai liberi muratori. Ma il primo riferimento ad un Rito massonico interamente rosacrociano può essere datato addirittura al 1764 .Se a conclusione di questa ricostruzione possiamo affermare quanto sia poco plausibile che una Confraternita R+C sia mai esistita, con altrettanta certezza dobbiamo sottolineare la sua influenza sulla Libera Muratoria, che a sua volta ha portato alla nascita di Ordini e Riti tanto massonici quanto esclusivamente rosacrociani. Ancora una volta la storia si fa leggenda, e viceversa.Pertanto, nelle Logge, che erano state fino a quel momento dapprima un luogo di accoglienza per i muratori, e poi un più ampio ritrovo per i gentiluomini borghesi del tempo, in cui ci si ritrovava in amicizia discutendo al massimo di etica, così come previsto nelle antiche Costituzioni Gotiche, furono introdotti argomenti nuovi. Il simbolismo muratorio fu lo schermo ideale per velare agli occhi dei profani che talune discussioni, aventi ad oggetto argomenti la cui divulgazione poteva generare quantomeno accuse di eresia, si sviluppavano liberamente, secondo il metodo del confronto, la prima, vera, geniale innovazione introdotta dalla Libera Muratorìa. 
Può essere utile dar conto anche dell’opinione del fr. Ernesto Nys:“Nella lingua inglese le parole free mason si cominciarono ad usare verso la metà del XIV secolo; esse servirono probabilmente a designare i tagliatori di pietre passati maestri nella loro professione e che, liberi da vincoli verso la loro corporazione, potevano oramai recarsi là dove grandi lavori li richiamavano. In un atto dell'epoca di Edoardo III si legge la frase: mestre mason de franche peer, che vorrebbe dire maestro massone abile; e dove le parole franche peer, free stone (pietra levigata) sono messe in contrasto a grosse peer, rough stone (pietra greggia). Quando le persone non esercitanti il mestiere del tagliapietre fecero il loro ingresso in queste corporazioni, furono designate col nome di accepted masons vale a dire massoni eletti, mentre che gli admitted masons erano quelli che vi entravano mercé il loro lavoro o meglio, ancora per eredità”. Cfr. Nys, Origini, Gloria e Fini della Massoneria, Edizioni Cooperativa Tipografica Italiana, 1914. | 
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