Frutto del fascino esercitato nel diciottesimo e nel diciannovesimo secolo dalla tragedia dei Templari [1] e dai nobili ideali [2] degli ordini cavallereschi più famosi su molti fratelli sono le teorie cavalleresche, ufficialmente introdotte nel corpus dell’Istituzione dal chevalier Ramsay con il suo già citato Discourse [3],e generatrici di higher degrees tuttora fiorenti [4], appaiono oggi senz’altro abbandonate da una storiografia massonica minimamente rigorosa, anche se non mancano convinti assertori dell’intreccio tra templari e massoni, la cui prova indicano nei disegni e nelle incisioni contenute nella bellissima cappella di Rosslyn di proprietà dei St Clair, nobili scozzesi [5] nella cui genealogia troviamo tanto i primi quanto i secondi [6].

Appare di un certo interesse, tuttavia, un approfondimento legato al revival templare avvenuto nel diciottesimo e diciannovesimo secolo.

Se in ambito libero muratorio l’esempio più noto è la Stretta osservanza templare, di larghissimo successo fino alla sua evoluzione, dopo il convento di Wilhelmsbad, nel Rito scozzese rettificato [7], non può tacere sul curioso fenomeno di riorganizzazione, anche al di fuori delle logge, dell’ordine del Tempio. Furono proprio tre liberi muratori di una loggia cavalleresca parigina [8] a realizzare concretamente il progetto.

“Nel momento particolarmente convulso della storia massonica costituito dagli anni della Rivoluzione francese, non tutti sono d'accordo sull'assunto (più tardi pacifico nelle obbedienze e nei riti massonici maggioritari) secondo cui il complesso dei gradi templari costituisce solo una parte del sistema massonico e deve rimanere subordinato alla massoneria nel suo insieme. In una loggia parigina, quella dei Cavalieri della Croce, si comincia a sostenere che non è affatto così. Se la leggenda templare è vera, se le corporazioni britanniche dei liberi muratori sono "interessanti" solo in quanto al loro interno dal secolo XIV sono nascosti gli eredi dell'Ordine del Tempio, ne consegue che l'Ordine del Tempio è precedente alla massoneria, e che dunque devono essere le organizzazioni massoniche a subordinarsi a quelle (neo)templari e non viceversa. L'origine di questa controversia risale a un avventuriero attivo negli anni della Rivoluzione francese, l'ex seminarista Bernard-Raymond Fabré-Palaprat (1773-1838), che nel 1804 dichiara di avere scoperto - insieme con i suoi fratelli della citata loggia dei Cavalieri della Croce - documenti [9] che proverebbero una successione ininterrotta di "Gran Maestri" templari clandestini dalla soppressione del 1307 fino al 1792 (l'anno in cui sarebbe morto, massacrato a Versailles dai giacobini, l'ultimo Gran Maestro "nascosto", il duca Louis Hercule-Timoléon de Cossé-Brissac). I Cavalieri della Croce dichiarano che un documento, asseritamente ritrovato nel cassetto di un mobile del duca, autorizza la loggia a procedere all'elezione di un nuovo Gran Maestro una volta passata la tempesta rivoluzionaria. Così, nel 1805, la loggia nomina Fabré-Palaprat Gran Maestro (inizialmente "provvisorio") e ricostruisce l'Ordine del Tempio. L'idea di un Ordine del Tempio autonomo (indipendente cioè - a differenza dei gradi templari - dalla massoneria) piace, ed interessa lo stesso Napoleone Bonaparte (1769-1821) che autorizza una solenne cerimonia [10] nel 1808”.

L’Ordine del Tempio, con ogni probabilità rifondato - e non riscoperto - nel 1804 dal Fabre-Palaprat [11], continua ad esistere, con alterne fortune, ed in modo avventuroso, anche oggi. Per assurdo, dunque, se l’epopea dei templari viene interpretata nelle logge massoniche in senso allegorico e morale, sono stati dei fratelli ad aver ricreato, due secoli fa,l’Ordine neotemplare più longevo in assoluto.

Se dunque la teoria cavalleresca può probabilmente essere esclusa, non può invece tacersi l’influsso che essa esercita anche oggi su molte Logge:oltre alla mitologia templare, infatti, si sviluppa sempre più un interessantissimo lavoro di ricerca nell’ambito della saga arturiana [12], vista sia come modello di rettitudine nel comportamento e nell’azione, quindi oggetto di emulazione per i liberi muratori, sia come ricchissima fonte di interpretazione esoterica per il suo straordinario simbolismo, comprendente fra l’altro il Graal,il Re Pescatore, Excalibur e la Tavola rotonda, primo esempio di uguaglianza praticata e non soltanto predicata migliaia di anni fa [13].


 

 

[1] Sui Templari, la loro storia ed i misteri che tutt’ora li accompagnano cfr. Martin Bauer, I misteri dei Templari,opera utile per un primo approfondimento dell’epopea dei Poveri cavalieri di Cristo. Sul rapporto con la Libera Muratoria ed in particolare sul neotemplarismo fiorito nel diciottesimo e nel diciannovesimo secolo, vedasi Gastone Ventura, Templari e templarismo, Atanor, ma soprattutto Lo Mastro, Dossier Templari, Convivio-Nardini, 1991.

[2] Il trionfo dell’illuminismo filosofico e del razionalismo, spinsero molti massoni a rifugiarsi in un contrario spiritualismo cavalleresco, sfociato nel fenomeno degli alti gradi e del neotemplarismo.

[3] Se il Coil ritiene che Ramsay, il cui titolo di cavaliere è da molti contestato, non abbia fatto altro che mettere per iscritto ciò che molti in quel periodo pensavano sinceramente, e cioè che la Libera Muratoria fosse in qualche modo continuatrice diretta degli ordini cavallereschi, giustamente il Sessa evidenzia la “coincidenza tra il diffondersi di questa teoria ed il parallelo dilagare degli altri gradi templari” di origine cattolico-giacobita; cfr. Sessa, La Massoneria. L’evoluzione dagli alti gradi al R.S.A.A.

Peraltro la leggenda templare trovò nuovo seguito in massoneria grazie all’introduzione da parte del Barone von Hund della Stretta osservanza Templare, sulle cui vicende è imprescindibile il monumentale lavoro di Le Forestier, La Massoneria templare e occultista, IV voll., Atanor, 2006.

[4] Ad es. il Rito di York ed il Rito Scozzese Rettificato.

[5] Approfondiremo nei capitoli seguenti il ruolo dei St. Clair nella nascita e nello sviluppo della massoneria scozzese. Insistono molto sulla loro importanza Baigent e Leigh, nel loro testo più noto, Il Tempio e la Loggia, anch’esso avvincente e di grandissimo successo.

[6] Si rimanda nuovamente a Knight-Lomas, La chiave di Hiram, Mondadori.

[7] Fu centrale a tal fine l’azione del lionese Jean Baptiste Willermoz, come fedelmente riporta il Le Forestier, op. cit.

[8] Per l’esattezza, la Loggia della Croce.

[9] Ci si riferisce alla Charta di Larmenius, documento in cui vi è una lista con i nomi (cifrati) dei Gran Maestri succeduti a Jacques de Molay. Proprio Jean Marc Larmenius avrebbe ricevuto l’incarico, dal morente De Molay, di continuare a far vivere l’Ordine. La Charta, sulla cui autenticità rinvio al contributo di seguito riprodotto, è oggi conservata presso la Markmason’s Hall, in Inghilterra. Essa, pur con tutti i dubbi che porta con sé, è incredibilmente divenuta un aspetto fondamentale della storia e della tradizione templare. Anche i documenti spuri, presumibilmente falsi, o comunque di dubbia origine, contribuiscono alla nascita ed al consolidamento dei miti.  Ad ogni modo, secondo lo storico francese Alain Demurger, la Charta è “un falso grossolano fabbricato da un amico di Fabre-Palaprat, il dottor Ledru. Per apparire più credibile Fabre-Palaprat aggiunge una lista di Gran Maestri del Tempio clandestini, da Larménius fino al duca di Cossé-Brissac, massacrato nel 1792, lista nella quale figura il connestabile di Carlo V, Bertrand du Guesclin. Questa è la base fondamentale di tutti i movimenti neotemplari contemporanei”.

La tesi di Demurger è senz’altro verosimile, tuttavia la Charta,tuttavia, è databile, secondo gli studiosi che l’hanno esaminata, all’incirca alla prima metà del Settecento, vale a dire allorché fu organizzata la prima rinascita dell’Ordine del Tempio ad opera di Filippo d’Orleans. Ledru avrebbe invece trovato la lista nella camera da letto di Cossè Brissac secondo alcuni, o piuttosto l’avrebbe ricevuta da un templare scampato alla ghigliottina, che sentendosi troppo anziano per perpetuare l’Ordine, lasciato a lui dal Cossè Brissac, ne avrebbe affidato la guida al Fabre-Palaprat.

[10] Estratto del sito www.cavalieri-templari.it; web master Amerigo De Cesari. In materia, aderisce sostanzialmente alla tesi, fornendo per di più un supporto documentale piuttosto ampio, Maria Lo Mastro, nel suo già citato Dossier Templari, cui rinvio anche per una elencazione ragionata della lista dei Gran Maestri post de Molay.

[11] Libero muratore, membro del Rito scozzese rettificato, avventuriero negli anni della Rivoluzione francese, morì sospettato di squilibrio mentale.Per comprendere quanto tale discusso individuo abbia inciso nella storia e nel rapporto tra massoneria e neotemplarismo,mi sembra di un qualche interesse riportare un altro breve estratto della storia del suo ordine.  Fabré-Palaprat, tuttavia, non ha in mente soltanto un ordine cavalleresco destinato a rientrare, più o meno rapidamente, nell'orbita della Chiesa cattolica. La sua idea, ben altrimenti ambiziosa, che comincia a manifestare nel 1812, è quella di legare i neo-templari ad una nuova religione. Nel 1814, Fabré-Palaprat dichiara di avere acquistato fortuitamente da un "bouquiniste" un manoscritto greco intitolato "Evangelicon", versione (largamente eterodossa) del Vangelo di san Giovanni, preceduta da un commento chiamato "Leviticon". Secondo studiosi contemporanei, questi testi, benché contengano materiale probabilmente più antico, sembrerebbero piuttosto un falso del tardo Seicento o del Settecento. Il san Giovanni dell'Evangelicon e del Leviticon si presenta come un razionalista anticlericale, che toglie al cristianesimo ogni carattere soprannaturale e riduce Gesù Cristo - che non è Dio, ma solo un uomo geniale - ad un iniziato educato ad Alessandria. Prima di morire, Gesù Cristo avrebbe nominato come suo successore san Giovanni, il cui "Ordine d'Oriente" sarebbe poi proseguito nell'Ordine del Tempio. L'importanza di questa successione è evidente: come Gran Maestro dell'Ordine del Tempio ricostituito, Fabré-Palaprat si proclama l'autentico successore di san Giovanni, ed anzi dello stesso Gesù Cristo, rivestito di tutti i poteri del sacerdozio. Può così procedere alla fondazione di una Chiesa templare, che chiama "Chiesa Gioannita" e dichiara l'unica vera Chiesa cristiana legittima (mentre illegittima sarebbe la linea "ecclesiastica" della Chiesa cattolica, che proviene non da san Giovanni ma da san Pietro). Il Gran Maestro dell'Ordine del Tempio non desidera, tuttavia, assumere funzioni sacerdotali dirette. Entra così in contatto - dopo avere battuto altre strade - con l'ex-sacerdote Ferdinand-Francois Chàtel (1795-1857), sospeso "a divinis" nel 1830 per le sue idee radicali e socialiste e fondatore di una "Chiesa cattolica francese". Nel 1831, Chàtel aderisce all'Ordine del Tempio e poco dopo - in virtù dell'autorità dello stesso Fabré-Palaprat - è consacrato vescovo della Chiesa Gioannita, di cui diventa il "Primate delle Gallie". Chàtel riesce a radunare un certo numero di sacerdoti in rottura con la Chiesa cattolica in varie città francesi, ed anche ih qualche località straniera. La chiesa Gioannita, tuttavia, dura pochi anni. Non tutti i membri dell'Ordine del Tempio la prendono sul serio, ed alcuni non intendono rompere con la Chiesa cattolica. Questo aveva del resto determinato una serie di scismi e l'emergere di una fazione "cattolica" dissidente fin dai primi tentativi di Fabré-Palaprat di fondare una nuova religione nel 1812, tentativi che determinano anche la separazione della branca italiana, che diventa autonoma nel 1815 Alla morte di Fabré-Palaprat, nel 1838, il legame fra Ordine del Tempio e Chiesa Gioannita stabilito nella sua persona si rompe, e si offre l'occasione per una riconciliazione fra la fazione "cattolica" e la fazione "palapratiana" legata alla Chiesa Gioannita. Questo tentativo, culminato nell'elezione come Gran Maestro riconosciuto da entrambe le fazioni dell'ammiraglio Sir William Sidney-Smith (1764-1840), responsabile della branca inglese, ha vita effimera e le due fazioni ricominciano un'esistenza separata, intervallata da ulteriori riunificazioni, tutte di breve durata. Quanto alla Chiesa Gloannita, dopo qualche anno cessa le attività. Châtel fonda nel 1848 una "Chiesa francese radicale", cercando di sfruttare il clima rivoluzionario dell'epoca. Anche questa Chiesa ha però un successo effimero, e negli ultimi anni della vita - dimenticato - Châtel lavora come droghiere. La fine, della Chiesa Gioannita non elimina i dissidi fra i Templari, perché i "cattolici" desiderano che l'Ordine professi esplicitamente la religione cattolica romana, mentre i "palapratiani" (o "laici") propongono un Ordine interconfessionale. Entrambe le branche, però, declinano. Nel 1871 i pochi cavalieri "palapatriani" francesi superstiti constatano lo scarso successo dell'Ordine e lo mettono, secondo l'espressione massonica, "in sonno". Lo stesso avviene per la branca "cattolica" belga nel 1890. Più tardi, la "reggenza" dell'Ordine in Francia è conferita da alcuni superstiti al poeta Joséphin Péladan, coinvolto in tutte le vicende del risveglio occultista tardo-ottocentesco, che tuttavia si interessa di più ad un altro ordine di sua creazione, l'Ordine della Rosa+Croce Cattolica del Tempio e del Graal. Anche questo Ordine del Tempio) con decine di altre sigle, fa parte in quest'epoca del grande calderone degli ordini occulti gestiti dagli amici-nemici Péladan e Papus. […]
La successione più diretta dell'Ordine del Tempio fondato da Fabré-Palaprat rimane nella branca "laica" belga, l'unica ancora attiva, che nel 1894 promuove la costituzione a Bruxelles di una Segreteria Internazionale dei Templari, peraltro non riconosciuta da tutti i priorati stranieri. Nel 1930 la branca "laica" belga (detta "de la Trinité de la Tour") si scioglie come tale, ma nel 1932 è ricostituito un Gran Priorato del Belgio che procede alla costituzione formale di una associazione denominata "Associazione belga dei cavalieri dell'Ordine Sovrano e Militare del Tempio di Gerusalemme" (OSMTJ), in stretto contatto con la Segreteria internazionale, che continua la sua esistenza fino al 1934. Nel 1933 i belgi restaurano anche il Magistero dell'Ordine, affidandone la reggenza a Théodore Covias. Nello stesso anno 1933, Covias trasmette i suoi poteri a Emile Clément Vandenberg (+1945), ma la sua decisione è contestata da un gruppo di membri del "consiglio di reggenza" belga. Nel 1938 a Covias subentra, secondo un verbale del Consiglio di Reggenza belga, Joseph Jonckbloedt de Juge, ma apparentemente questa successione non è accettata da Vandenberg, che si considera ancora in carica. 
Nel 1942, a causa della guerra, Vandenberg decide di trasferire gli archivi dell'Ordine, in Portogallo, ad Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes (1878-1960). Nel 1945 Vandenberg chiede la restituzione degli archivi dell'Ordine a Sousa Fontes, che rifiuta; nello stesso anno Vandenberg muore in un incidente e Sousa Fontes si proclama Reggente, poi Gran Maestro. Alcuni priorati ne riconoscono l'autorità, ma non tutti. L'OSMTJ di Jonckbloeadt rallenta le sue attività in Belgio, ma continua ad esistere un capitolo francese, legalmente costituito nel 1945, sotto la direzione di Guerardelle de Ribauville, che nel 1956 trasmette i suoi poteri a Gabriel Inellas (1913-1987), nato in Venezuela e residente in Brasile dove si presenta come "principe Gabriel Inellas Paleologo", titolo contestato come di pura fantasia dai suoi oppositori. Nasce da qui una branca brasiliana, che è presente in Italia fin dal 1981. Ma è soprattutto quella portoghese ad assicurare al movimento Neo-Templare una diffusione internazionale, aprendo (o riaprendo) "Priorati" nazionali in quasi tutti i Paesi dell'occidente. Nel 1948, Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes designa a succedergli come Gran Maestro il figlio Fernando Campello Pinto de Sousa Fontes (designazione contestata dai critici di quest'ultimo, che replica esibendo documenti registrati presso le autorità portoghesi); alla morte di Antonio, il 15 febbraio 1960 a Porto, Fernando assume il titolo di "Principe Reggente". Peraltro, diverse branche nazionali avevano un'esistenza autonoma, non avendo riconosciuto l'autorità di Antonio. Altre branche nazionali si separano in occasione della successione di Fernando, dichiarandosi indipendenti”. Estratto contenuto in
www.cavalieri-templari.it; web master Amerigo De Cesari.

[12] Si veda in materia il recentissimo Viseux, L’iniziazione cavalleresca nella leggenda di Re Artù, Edizioni Mediterranee, 2005.

[13] Cfr. I quaderni della New Camelot, n. 0/2004, Edizioni Orizzonti Meridionali, stampato in nome e per conto della Loggia New Camelot n.149 di Roma, all’obbedienza della Gran Loggia Regolare d’Italia.

 

Indice della sezione

Premessa - Le Teorie Mistico Religiose - Le Teorie Cavalleresche - Le Teorie Operative -

Le Teorie Politiche - Primo Scisma e riforma della Massoneria - Secondo Scisma e nascita degli Antients -

Costituzioni a confronto - Introduzione del Terzo Grado - L'Arco Reale - Considerazioni conclusive -