Il cuore della Massoneria Teista

 

Questa ricostruzione, oltre ad avere carattere indubbiamente ricognitivo di fatti già largamente noti, è utile a comprendere in quale contesto si pone l’introduzione dell’Arco Reale nella Muratorìa.

Senza l’introduzione della leggenda di Hiram Habif, infatti, e della Parola perduta, alla quale sono ovviamente legati i misteri sostitutivi di un Maestro Muratore, non sarebbe stato possibile, come rileva giustamente il Jones, preparare il terreno all’Arco Reale. Esso infatti, comparso ufficialmente in un verbale di Loggia nel 1753, è senz’altro più antico, e possiamo farne risalire la creazione almeno al 1742, anno in cui si riporta la notizia dell’arresto in Portogallo del Fr. John Coustos, definito dall’Inquisizione un “antico Arco Reale”; se dunque per quanto concerne il terzo grado possiamo risalire magari non ai nomi, ma quantomeno agli ambienti culturali e filosofici che ne elaborarono la leggenda, la paternità dell’Arco Reale è di impossibile attribuzione.

Dalla lettura di un’opera del D’Assigny, si viene a sapere che intorno al 1740 un furfante proveniente da Dublino, si spacciava come unico conoscitore dell’Arco Reale, ed anche con successo, fino alla scoperta, ad opera di un Fr. inglese, dell’inganno.

A mio avviso, ma si tratta soltanto di una congettura confutabilissima, l’Arco Reale, nella sua impostazione primitiva, ha origine in Irlanda, e risente, prima delle modificazioni dei rituali avvenute in seguito all’Atto di Unione tra Antichi e Moderni, di un certo influsso cristianeggiante, poi sfumato sempre di più, anche se alcuni richiami permangono, soprattutto nel rituale irlandese.

Se si postula la soluzione che suggerisco come plausibile, ne deriva un corollario: proprio all’origine irlandese dobbiamo il successo dell’Arco nella Gran Loggia degli Antichi, che sempre lo considerò il suo fiore all’occhiello, prova provata del fatto che i Moderni praticavano una forma di Muratoria desacralizzata e finanche antitradizionale.

La scissione che aveva portato alla nascita degli Antichi, era dovuta senz’altro a ragioni di tipo sociale, e cioè il progressivo elitarismo  delle Logge dei Moderni, che si guardavano bene dall’iniziare  candidati scozzesi ed irlandesi, e pretendevano anche di conferire i gradi ex novo a Fratelli delle Grandi Logge di Scozia ed Irlanda, pena la non accettazione nel Tempio.

Le reazioni non tardarono, e la piccola e media borghesia finì per organizzarsi autonomamente, dandosi delle Costituzioni, dall’enigmatico titolo di Ahiman Rezon, opera di Laurence Dermott, acerrimo avversario dei Moderni e per molti anni Gran Segretario della nuovo Ordine.

Vi erano però seri motivi di malcontento attinenti al rituale, di cui la nuova Obbedienza formalmente istituita nel 1751 si fece portatrice.

 La Gran Loggia di Londra, in seguito alla reiterata pubblicazione di opuscoli scandalistici contenenti i rituali, le parole ed i modi di riconoscimento, si era vista costretta ad invertire le parole di passo tra primo e secondo grado, generando ulteriore confusione e poteste vibrate. Nel cuneo del malcontento, il Dermott operò alacremente, dipingendo la sua Gran Loggia come portatrice della purezza muratoria, e dando importanza decisiva al Sacro Arco Reale, da lui definito: “la radice, il cuore e l’essenza della Libera Muratorìa”.

Gli Antichi, inoltre, non mancarono di lanciare una serie di accuse assai gravi ai Moderni, ribadite in particolare nella seconda edizione di AHIMAN REZON [1], tra cui:

  • Inversione dei modi di riconoscimento del primo e del secondo grado.

  • Cambiamento della parola di Maestro.

  • Inserimento dei modi e delle parole di riconoscimento entro le cerimonie anziché come preliminari alle cerimonie.

  • Sistemazione differente degli arredi e dei materiali di Loggia.

  • Eliminazione dal rituale delle preghiere.

  • De-cristianizzazione dei rituali.

  • Abbandono dei giorni di celebrazione dei santi protettori del mestiere, in particolare dei San Giovanni.

  • Omissione, in certi casi, della tradizionale preparazione dei candidati.

  • Semplificazione e accorciamento delle cerimonie, in particolare abbandono dei catechismi.

  • Eliminazione della lettura degli antichi doveri alle cerimonie di accettazione

  • Abbandono della cerimonia di installazione del Venerabile, insieme con i suoi contenuti simbolici (è da ricordare che presso gli Antient questa era una vera e propria cerimonia supplementare, in grado, per esempio, di aprire la strada verso l’Arco Reale).

Dermott fece il suo lavoro così bene da far sì che il suo Ordine fosse definito degli Antichi, appunto, e quello fondato nel 1717 dei Moderni, con sottile tono canzonatorio.

L’Arco Reale era quindi lo strumento mediante cui veniva sancita la divisione: quarto grado per gli Antichi, che come tale lo praticarono fino all’Unione, e fonte di imbarazzo per i Moderni, che pur non riconoscendolo, in privato avevano cominciato a farsi esaltare, sinceramente convinti che l’Arco fosse il necessario completamento del terzo grado, per le sue caratteristiche peculiari.

Il compromesso trovato nell’Act of Union del 1813 portò alla formulazione forse ipocrita ma certo efficace di considerare la Muratorìa regolare composta di tre gradi e non di più, compreso il Sacro Arco Reale.

Se dal compromesso usciva apparentemente vincitrice la Gran Loggia dei Moderni, in realtà la storia ci ha dimostrato che gli Antichi riuscirono ad imporre quasi totalmente la loro visione dell’Arte, e soprattutto il mantenimento ed il consolidamento dell’Arco Reale, che nel suo rituale, non sempre appare soltanto un completamento del grado di Maestro, ma molto, molto di più.

Al termine della cerimonia di esaltazione, al nuovo Compagno entrato a far parte del Capitolo, è richiesto di ascoltare tre letture: storica, simbolica, mistica.

Ed è nell’ultima, la lettura mistica, pronunziata dallo Zorobabele [2], che è racchiuso il cuore stesso della Massoneria Emulation. Ne riporto un frammento, il più importante:

 

Il Circolo è un emblema di eternità poiché, non avendo né principio, ne fine, può essere giustamente considerato il simbolo di Dio, senza principio di giorni o fine di anni: esso ci ricorda continuamente quel futuro in cui speriamo di godere una vita infinita e una beatitudine perenne.

Sul piatto d’oro è posto il grande, maestoso, tremendo ed incomprensibile nome dell’A.

Il Suo significato è: Io sono COLUI CHE È, l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine, il Primo e l’Ultimo, Colui che ERA, È, SARÀ; l’Onnipotente.

Esso è il nome del presente, futuro ed eterno inconoscibile Iddio perfettissimo, il Quale trova in sé Stesso il suo Principio e la causa dell’esistenza di tutte le altre creature.

Cosicché Egli È, ciò che Egli ERA, ed ERA, ciò che Egli È, e RIMARRÀ allo stesso tempo CIÒ CHE EGLI ERA e CIÒ CHE EGLI È, in perpetuo, poiché tutte le creature dipendono dalla Sua forza e dalla Sua potenza.

Tale è o Comp. da poco esaltato, la migliore spiegazione che io possa darvi del piatto d’oro e di tutto ciò che in esso si trova.

Ciò dimostra che l’A. R. è il coronamento della Muratoria ed è intimamente connesso con tutto quanto ci è più vicino e più caro nel futuro stato di esistenza.

Le vicende umane e quelle divine sono poderosamente e minutamente intrecciate in tutte le sue lezioni.

La virtù è il suo scopo, la gloria di Dio è il suo oggetto ed il benessere eterno dell’uomo è considerato in tutte le parti, i punti e le lettere dei suoi ineffabili misteri. Basti rammentare che esso è fondato sul Sacro Nome di J….h, il quale era dal principio, è ora e rimarrà uno e il medesimo per sempre.

Essere esistente in Se stesso, per Sé medesimo perfetto e originale nella Sua essenza.

 

Gli Antichi hanno avuto la meglio sui Moderni, riuscendo ad ottenere l’introduzione a tutti gli effetti del Sacro Arco Reale, perché in questo modo hanno de facto superato il blando deismo di Anderson, contenuto nelle Costituzioni del 1723, rendendo la Muratorìa anglosassone genuinamente teista [3].

Il mistero del Terzo Grado, il centro all’interno del Cerchio, il punto da cui nessun muratore può errare, è infine risolto nell’esaltazione; eppure è un mistero forse non penetrabile da tutti. A mio avviso infatti, se nella Massoneria azzurra, comprendente i primi tre gradi, può essere iniziato chiunque sia un uomo libero, di buona reputazione e credente in un Essere Supremo, definito Grande Architetto dell’Universo, nel Sacro Arco Reale sono tali e tanti i rimandi ed i richiami all’Antico Testamento, che con estrema difficoltà chi non è di religione ebraica o cristiana può esservi esaltato [4].

Si tratta di un problema spesso eluso o volutamente ignorato, ma che resta aperto, ed era forse ben presente già ai fondatori della Gran Loggia di Londra del 1717, consapevoli che quest’Ordine conferiva ad una Istituzione riformata, un ancoraggio tradizionale che si sarebbe, forse, voluto eliminare.

Ma la Tradizione è un fiume carsico, e riemerge tenace anche quando la si vorrebbe cancellare per sempre.

Per questa ragione, il Supremo Gran Capitolo dei Muratori dell’Arco Reale d’Inghilterra, nel 2006 ha mutato la definizione stessa dell’Arco, considerato ora un’estensione del Terzo Grado, e non più un mero completamento.

Il nuovo rituale di esaltazione, che ne prevede l’accesso non più ai soli ex Venerabili, ha dato avvio ad un procedimento spontaneo di ridefinizione di questo antico Ordine; per non far venir meno un cardine dell’Act of Union si continua, mediante l’utilizzo di un’altra espressione ambigua, e cioè estensione, a considerare la Massoneria Emulation regolare composta di tre gradi e non di più, ma la specificità del Sacro Arco Reale emerge ora più chiaramente, ed anche se non si vuol parlare di quarto grado - definizione presente comunque nel rituale dell’Arco, a dimostrazione delle ambiguità dell’intesa faticosamente raggiunta da Antichi e Moderni -, la sensazione è che ormai vi sia, anche nella Libera Muratorìa di tradizione inglese, erede diretta dei secondi, la consapevolezza della sua piena originalità.

 

 

[1] L’elencazione di alcune delle differenze più rilevanti rispetto ai Moderns è opera di Giuseppe M. Vatri, che ha curato la traduzione di AHIMAN REZON in italiano; chi scrive si è limitato a riportarle, sintetizzandole ulteriormente. Cfr. Vatri, a cura di, AHIMAN REZON, Torino, 2004.

[2] L’Eccellentissimo Zorobabele è nel Capitolo dell’Arco Reale l’equivalente del Maestro Venerabile della Loggia, anche se il raffronto tra queste due figure è solo parzialmente proponibile.

[3] Il superamento del deismo fu tale che nel 1738 uscì una nuova edizione delle Costituzioni, poi ritirata, in cui il libero muratore era definito “vero noachita”:una svolta teista forse eccessiva, ma comunque indicativa del clima culturale nuovamente mutato.

[4] Il fatto che poi l’Arco reale sia citato espressamente nell’Act of Union come facente parte della Craft regolare, dovrebbe essere la dimostrazione definitiva che non c’è posto per gli atei nella Massoneria, e che ogni interpretazione fdell’Essere Supremo diversa da quella di Principio Creatore, o la visione della Libera Muratorìa come scuola filosofica sostanzialmente agnostica o persino materialistica è non solo errata, ma controiniziatica, al contrario di quanto pensano e praticano quelle Obbedienze che hanno scacciato il GADU dai Templi, ed utilizzano come Volume della Legge Sacra un libro bianco.

 

Indice della sezione

Premessa - Le Teorie Mistico Religiose - Le Teorie Cavalleresche - Le Teorie Operative -

Le Teorie Politiche - Primo Scisma e riforma della Massoneria - Secondo Scisma e nascita degli Antients -

Costituzioni a confronto - Introduzione del Terzo Grado - L'Arco Reale - Considerazioni conclusive -