Zohar foglio 39b - 40b

(pag. 242 - 246 I Volume)

 

[39b] Rabbi Yossé, aprì una delle sue lezioni esordendo nella maniera seguente (Cantico II,12): I fiori sono apparsi sulla terra, è giunto il tempo del canto e la voce della tortorella ancora si fa udire nella nostra campagna. Le parole: I fiori, tratteggiano i sei gradi. Sono apparsi sulla terra, sottintendono i sei livelli dell'Eden del basso, analoghi a quelli dell'alto. É giunto il tempo del canto, significano che soltanto tramite la conoscenza di questi sei livelli, l'uomo si renderà meritevole di interpretare le lodi di Dio, giacché è scritto (Salmi XXX,13) ... affinché io possa cantare senza sosta. É il motivo per cui questo Salmo inizia con la parola cantico; infatti, sappiamo da una tradizione che tutti quelli che principiano con i lemmi Cantico di David, sono stati da lui intonati solo dopo che la Shekhinah glieli ebbe ispirati [1].

Rabbi Abba [2] disse: tutto ciò che esiste, è esistente sotto due diversi aspetti, uno visibile l'altro invisibile, e poiché, quanto è manifesto non è altro che il riflesso di ciò che è invisibile; se ne deduce che, mentre i sei giorni celesti determinarono delle cose eteree, quelli inferiori della creazione, definirono gli eventi visibili. Tale è anche il senso delle parole della Scrittura: Be-reschith bara Élohïm, perché questo è il nome sacro visibile; infatti Be-reschith è in alto, mentre Élohïm ne è l'immagine in basso, quindi tutte le opere del Santo, baruk ha-shem, hanno il loro riflesso qui in basso.

Come Be-reschith è riflesso nell'Élohïm del basso, così il cielo lo è nella terra. Il cielo, invisibile, doveva necessariamente avere un riflesso visibile: ed ecco la terra; per questo la Scrittura continua, Eth haschamaim ve eth ha-aretz. Il cielo ha prodotto la terra che ne è la parte visibile.

É scritto: E la terra era Tohou e Bohou. Abbiamo già spiegato questo passo [Zohar foglio 16a I Volume, e 30a I Volume]. 

 

I fogli 16a e il 30a si trovano nella sezione dedicata al Sepher ha-Zohar   

 

Foglio 16a

Foglio 30a

 

La parola terra indica la terra superiore, che non ha assolutamente luce propria.

La Scrittura aggiunge era, il che vuol sottintendere tanto la sua preesistenza, quanto la propria condizione di Tohou e Bohou, nel momento della creazione. Infine la Scrittura riporta: E le tenebre...  per informarci che la terra, avendo chiesto, nel momento della creazione, un ridimensionamento in rapporto a quella preesistente, subì anche, per opera di Dio, analogamente e in maniera relativa [alla riduzione], un'attenuazione della propria luce.

La Scrittura enumera Tohou, Bohou, Tenebre, Spirito; questi sono i quattro elementi che costituiscono il fondamento del mondo. Un'altra lettura afferma che le parole: Ve eth ha-aretz indicano la terra del basso, la quale è suddivisa in diverse regioni, differenti da quelle poste in alto. A questo farebbe allusione il versetto: E la terra era Tohou, Bohou, Tenebre e Spirito; ed ecco i sette territori chiamati, Eretz, Adoma, Ghée, Nesia, Cia, Arqa, Thebel. Il più vasto di tutti è Thebel, perché è scritto (Salmi IX,9): Ed egli [40a] giudicherà la terra (Thebel) nell'equità.

Rabbi Yossé chiese: quale è la terra che sostiene il mondo Cia? Rispose Rabbi Shimon: è la terra sulla quale si trova lo Schéol, perché è scritto (Geremia II,6) Una terra secca e arida, immagine della morte.... Le parole: E le tenebre coprivano la faccia dell'abisso, alludono a questo mistero.

É allusivamente a Cia, luogo in cui si trova l'inferno e sede dell'angelo della morte, che tali parole fanno riferimento. La parola tenebre, fa riferimento a questa terra, perché il fuoco dello Schéol, che essa racchiude, annerisce i volti di tutti i dannati.

La parola Tohou, indica la terra Nesia, perché non è possibile guardarla, senza dimenticare tutto il passato. Bohou, distingue la terra Arqa, perché qui non esiste l'oblio. Rabbi Hiyà corresse: la parola Bohou, disse, indica la terra Ghée. Le parole: E lo spirito di Élohïm aleggiava sulle acque, alludono alla terra Thebel, che si nutre del soffio di Élohïm, il quale regola, anche, la nostra terrena Eretz.

Come in basso esistono sette regioni, così, nella terra celeste, vi sono altrettante residenze [3] collocate l'una sopra l'altra, e nelle quali soggiornano gli angeli superiori. Queste sette residenze sono collegate alla nostra terra Eretz, e sussistono grazie ed essa. In ognuna gli angeli, il cui livello è conforme alla residenza da loro occupata, cantano lodi al Santo, baruk ha-shem.

La prima residenza, ad iniziare da quella in basso, è una parte dello spazio in cui non esiste luce. Gli angeli che l'abitano somigliano ad uragani, di cui se ne percepisce però il solo passaggio. Sono invisibili, giacché non fruiscono né di luce né di tenebre, né d'alcun colore. In considerazione del fatto che nella loro regione non esiste alcun tipo di forma, sono incoscienti della propria stessa esistenza.

Questa residenza ha per guida un angelo di nome Tahariel [4], il quale dirige settanta sottoposti con cui percorre la regione. Gli angeli che qui dimorano, sono quotidianamente annientati da colpi di fulmine, invisibili ed impercettibili agli altri (angeli), ma rigenerati ogni mattina. Considerato che tali folgori si manifestano soltanto durante l'oscurità e mai durante il giorno, la distruzione e la rigenerazione degli angeli, cadenza, in questa regione, il periodo di luce e la notte.

La seconda residenza è una porzione dello spazio in cui vi è un poco più di luce della precedente. Serve da luogo di sosta agli angeli superiori preposti a vegliare sulle opere degli uomini, e a reinserirli, quando percorrono cattivi sentieri, sulla retta via.

Questo territorio è visibile e non rassomiglia, affatto al precedente. Gli angeli che lo abitano muovono talvolta guerra ai figli dell'uomo, si nutrono degli odori che salgono dalle loro buone opere e hanno per comandante un angelo di nome Qadomiel.

Iniziano a cantare inni a Dio: ma, appena principiano interrompono il loro coro e divengono invisibili, questo fino a quando in basso Israele inizia, a sua volta, a cantare le lodi del Signore. In quel momento ritornano visibili irradiando maggiore luminosità di quanto facevano in precedenza. Santificano il nome di Dio tre volte il giorno. E quando Israele si consacra allo studio della dottrina, tutti insieme si levano in volo per testimoniarne in alto; e il Santo, baruk ha-shem, ne rende merito.

La terza residenza è un luogo dello spazio, satura di fuoco e di fiamme. É da questa regione che sgorga il fiume di fuoco (Nahar dinour), che, dirigendosi nell'inferno, precipita sulla testa dei peccatori.

Vi soggiornano gli angeli della vendetta che tormentano, nella Géhenna, i peccatori. Sono proprio questi gli angeli delatori di Israele, cui producono diverse molestie, tranne quando fa' penitenza, impedendo, in tal modo, di esercitare il loro potere.

Hanno una guida che proviene dal lato sinistro; del resto tutti appartengono alla zona dell'oscurità, perché è scritto: E le tenebre coprivano la faccia dell'abisso. Vi si trova anche Samaël [5], il colpevole.

La quarta residenza è una porzione dello spazio risplendente di luce. É qui che soggiornano gli angeli del lato destro. Questi iniziano a cantare le lodi e le terminano, conseguentemente si differenziano da quelli della seconda regione, i quali non le finivano, e da quelli che sono [40b] combusti dai fulmini e rigenerati tutte le mattine, della prima residenza.

Essi si conservano in manifestazione stabile, perché sono gli angeli della misericordia, la quale non subisce, mai, nessun mutamento. É a proposito di questi angeli che la Scrittura afferma (Salmi CIV,4): Tu che trasformi i tuoi angeli come il vento, e i tuoi ministri come le fiamme ardenti... . Tali esseri hanno incarichi di missioni sulla terra, e appaiono agli uomini in sogno, o in altra maniera secondo la levatura spirituale del soggetto cui si mostrano.

Hanno un mentore di nome Padael, e sono preposti alla custodia delle chiavi che aprono le porte della misericordia a quanti, ravvedendosi, fanno penitenza. Serbano, in pratica, le chiavi giuste per l'apertura di quelle porte, attraverso le quali transitano le preghiere e i voti formulati.

La quinta residenza è una parte dello spazio in cui la luce si manifesta con maggiore luminosità di quelle precedenti. É la dimora degli angeli composti di una parte di fuoco e di una di acqua [6], utilizzati come messaggeri: alcune volte per la Clemenza altre per il Rigore. I primi soggiornano da un lato della regione, i secondi dall'altro, e, a volte, sono i primi ad essere luminosi e i secondi oscuri, altre volte è il contrario. Cantano nel mezzo della notte lodi al loro Signore e hanno un capo, chiamato Qodaschiel.

Quando giunge mezzanotte e il vento del nord soffia, il Santo, baruk ha-shem, raggiunge il giardino dell'Eden per intrattenersi con i Tsaddîq. É questo vento di tramontana che avvisa, allora, gli angeli preposti, del momento propizio per iniziare a cantare le lodi di Dio.

All'alba, quando l'oscurità del crepuscolo si sposa con il chiarore del giorno, tutti gli altri angeli, come anche tutte le stelle del cielo, e tutti gli spiriti qui in basso, accompagnano il loro canto, infatti, è scritto (Giobbe XXXVIII,7): ... mentre gli astri del mattino, tutti assieme, gioivano in coro, e plaudivano tutti i figli di Dio. Questa melodia, prosegue fin quando Israele inizia a suo turno a cantare le lodi.

La sesta residenza è quella situata più dappresso al regno celeste. É percorsa da navi che solcano fiumi e laghi, originati dal mare, e dove vi si trovano pesci che nuotano in tutte le direzioni. La regione ha diversi reggenti: quello superiore, posto sopra di tutti gli altri, è Uriel [7].

I sottoposti hanno ore e minuti precisi in cui inizia e termina il loro governatorato. Quando i navigli si dirigono verso il Sud, è Michaël [8] che governa questa regione, se è la direzione del Nord che le navi seguono, sarà Gabriel a [9] dirigere; e giacché simile angelo è posto sul lato sinistro del Carro Celeste, Michaël è [collocato] su quello destro. Raphaël [10] governa questa regione, quando le navi veleggiano verso Est, e anche lui si trova sul lato destro del Carro celeste. Infine, quando le navi seguono la direzione dell'Ovest, è lo stesso Uriel ad assumere la reggenza, ed è quindi lui che regola, la regione, per ultimo.

La settima residenza è superiore a tutte le altre. Qui entrano, soltanto, le anime dei Tsaddîqîm per gioirvi dello splendore celeste e deliziarsi dei suoi piaceri. In questa regione, in cui sono accumulati i tesori della pace, della benedizione e della grazia, non vi si trova alcun essere al di fuori dei fortunati, sopra, ricordati.

Come abbiamo, in precedenza, accennato, poiché il mondo inferiore è edificato su quello superiore, se ne evince che anche questo è ugualmente suddiviso in sette residenze, in cui vi sono individui, con sembianze simili alle nostre, che celebrano il Santo, baruk ha-shem, rendendogli onori. Alcuni, però, non intendono pienamente la gloria del Santo, baruk ha-shem, così come al contrario, avviene per quelli che dimorano la terra superiore chiamata Thebel; infatti, qui, vi abitano i Tsaddîqîm, i cui corpi sono santificati. [41a] Per cui, come la settima residenza celeste è esclusivamente riservata alle anime dei Tsaddîq, la settima terra è abitata, soltanto, dai loro corpi, in virtù della corrispondenza analogica con la regione in alto.

 

Nello Zohar, esiste ancora un altro passaggio che tratta delle sette Terre e delle sette Residenze; esso si trova al §9 del foglio 257a del II volume, all'interno di un altro capitolo sciolto, il trattato dei Sithré Thorah (Segreti della Legge).

Il testo è tradotto nell'ultima pagina di questa sezione.

 

 

Indice

foglio 38a - 39b foglio 39b - 40b foglio 41a - 41b foglio 42a - 45b (1)

foglio 42a - 45b (2) foglio 244b - 269a (1) foglio 244b - 269a (2)

foglio 257a - 257b

 

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