Zohar foglio 41a - 43b

(Pag. 249 - 265 I Volume)

 

[... 41a] Vi sono altri sette Heikhaloth sacri, dotati di porte attraverso le quali [41b] le preghiere degli uomini giungono fino al Signore; preci di chi sa conciliarsi con lui evidenziando, così, l'unità perfetta con l'alto. É proprio di costoro, vale a dire di quanti riescono a concertare questa unità del mondo inferiore con quello superiore e l'identità dello spirito del basso con quello in alto, che la Scrittura riferisce (Isaia XXVI,16): Signore, ti hanno cercato nei loro incalzanti mali, e voi li avete istruiti con l'afflizione che li ha obbligati ad indirizzarvi le loro umili preghiere. [1]

Il primo Palazzo è quello di cui la Scrittura dice (Esodo XXIV,10): Essi videro il Dio d'Israele; sotto i suoi piedi vi era una costruzione fatta di zaffiro, che rassomigliava al cielo quando è serenolucore di una candela; in cui si distinguono numerose scintille irraggiarsi dalla fiamma centrale, ma che in realtà sono soltanto frazioni della vampa unica, così la molteplicità di luci che si accertano in questo Palazzo, altro non sono che riflessi dell'unica luce. Migliore sarà la comprensione se l'analogia è tra questa e i riverberi di una superficie di rame sfavillante. É questo il motivo per cui la Scrittura riferisce: E delle scintille si liberavano da loro, come ne appaiono sulla superficie del rame lucente.

Lo spirito sopra nominato si tiene a destra del Palazzo; a sinistra, invece, se ne trova un altro di nome Lebanah, la cui luminescenza è soltanto il riflesso di quella del primo. E, dal momento che il colore che gli è proprio è il rosso, se ne evince che la luce che diffonde è bianca e rossa. É bianca, perché in realtà è identica a quella che irradia Saphira, la quale è appunto bianca, ma è anche ugualmente rossa, perché filtrata tramite Lebanah che è, infatti, scarlatto. Quelli che percepiscono la luce di Lebanah, non hanno dubbi sul fatto che questa sia proprio la luminescenza di Saphira, perché Lebanah l'assorbe in maniera inavvertibile.

L'identico esempio può adoperarsi a proposito di quanto la Scrittura racconta delle sette vacche nel sogno del Faraone (Genesi XLI,20): Queste ultime divorarono e consumarono le prime senza che apparissero sazie. É quest'insegnamento che si sottintende con le parole: Uno spirito è nell'altro e tutte e due non ne formano che uno. Sono le due luci, l'una compendiata nell'altra, ma che in fondo non sono che una.

Questo primo Palazzo ha due porte che consentono l'accesso ai cieli superiori, chiamati cieli dei cieli.

Saphira e Lebanah irradiano scintille che generano gli angeli chiamati Ophanïm.[2] Questi sono sacri come gli Hayoth. Perché è scritto (Ezechiele I,16): E l'aspetto degli Ophanïm, per la maniera con cui sono fatti, rassomiglia all'acqua. Tale è anche il senso delle altre parole della Scrittura (Ezechiele I,13) E gli Hayoth appaiono alla vista come carboni di fuoco fiammeggiante e lampade ardenti. Si vedono muovere tra questi esseri fiamme di fuoco e bagliori che escono dal fuoco. Queste parole sottintendono lo spirito sacro dal quale essi emanano e da cui sono illuminati, perché è scritto: E gli Hayoth vanno e vengono, come bagliori che balenano.

Quando uno spirito si unisce ad un altro, una gran luce bianca si diffonde sopra dei quattro Ophanïm, ciascuno dei quali, con sembianze di leone e ali d'aquila, governa su mille e trecento volte diecimila Ophanïm sottoposti. Questi quattro Ophanïm configurano le ruote del carro celeste, che muovono in tutte e quattro le direzioni.

Poiché la luce suprema, si manifesta con tre colorazioni diverse, le quattro degli Ophanïm sembrano, a loro volta, palesarsi con dodici sfumature. Sono proprio questi Ophanïm a formare le quattro figure che si trovano sul carro di Dio; ognuna delle quali guarda verso uno dei punti cardinali. [3]

Quando le ruote del carro si muovono, tutte le immagini degli Ophanïm si girano le une verso le altre, mentre una voce dolce e melodiosa si ode in questo basso mondo, riflesso di quello superiore. Infatti è scritto (Esodo XXXVI,12.): Affinché serrandosi i cordoni l'un l'altro, le tende, medesime, si ritrovassero unite insieme.

Tutti gli angeli al di fuori e di sotto a questo Palazzo, volgono i loro occhi verso la luce che ne emana e riescono a scorgerla fino alla stella chiamata Sabathai, quelli che sostano al di sopra, non la scorgono più. Quelli che percepiscono la luce di questo Palazzo, ne sono anche nutriti, perché è scritto (Ezechiele I,20): Ovunque è lo spirito e ovunque il soffio si muove, le ruote si spostano nell'identica direzione e lo seguono, perché lo spirito di vita è nelle ruote.

Ogni spirito che si trova nei pressi della luce, distingue direttamente quella di Saphira, mentre gli altri godono soltanto di quella filtrata attraverso Lebanah proprio come fa' un uomo quando osserva il riflesso del sole nell'acqua. L'essere umano, benché al di fuori della portata di questo Palazzo, gode, in ogni caso, grazie alla sua preghiera, la vista della luce di Saphira. La preghiera dell'uomo, infatti, penetrando in quest'edificio, vi opera la perfetta unione tra [42a] lo spirito superiore e quello inferiore. La luce discende, allora, dal cielo avvolgendolo e rallegrando il suo cuore, e lo prepara alla contemplazione dei misteri del secondo Palazzo.

L'unione dei quattro Ophanïm si realizza in questo preciso istante, come anche quella del Fuoco con l'Acqua e dell'Acqua con il Fuoco, del Sud con il Nord e del Nord con il Sud, dell'Est con l'Ovest e quella dell'Ovest con l'Est. É la preghiera dell'uomo, quindi, a determinare l'accordo dello spirito inferiore con quello superiore e, grazie a ciò, l'unione del tutto.

Lo spirito che risiede in questo Palazzo ha gli occhi rivolti in alto, verso il secondo edificio, mentre gli Ophanïm di questo Hekhal guardano verso gli Hayoth del secondo Palazzo e questi guardano verso gli Ophanïm; attendono tutti il momento in cui la preghiera dell'uomo determini l'unione di tutti i Palazzi. Questa unione si opera tramite una Colonna, posta al centro del Palazzo inferiore, che s'innalza fino alle sommità di quello superiore. Tutti gli spiriti che si trovano nelle regioni poste tra il Palazzo superiore e quello in basso, devono unirsi a questa Colonna Centrale, così com'è detto (Ecclesiaste III,19): E uno spirito, li vivifica tutti.

Il secondo Palazzo è quello di cui la Scrittura racconta (Esodo XXIV,10): ... simile al cielo, quando è cristallino. É il luogo di uno spirito chiamato Zohar. Questi, emana una luce sempre bianca e mai frammista con altri colori, come avviene, invece, per quella di Lebanah, ed è per tale motivo che la Scrittura lo paragona ad un cielo cristallino.

La luce di questo Hekhal è in stretto rapporto con quella del primo, proprio come lo è la forza visiva della pupilla alla cornea. Per percepire un oggetto, infatti, non è sufficiente che sia posto di fronte all'occhio; ma occorre, ancora, che la pupilla vi sia girata. L'identica cosa, avviene per quanto detto a proposito della luce del secondo Palazzo, la quale, unica, permette di percepire contemporaneamente sia il lato destro sia quello sinistro; cosa non possibile, senza il concorso di quella del primo Hekhal.

Le parole della Scrittura (Cantico VII,2): Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d'artista, sottintendono questo mistero. Fortunata la sorte di chi sa servirsi di questa luce per guardare in tutte le direzioni.

A questo spirito ne è associato un altro, il cui colore è nero. Ed è proprio questa associazione con il nero, che rende in intensità il candore della luce del secondo Palazzo. É questo la ragione per cui la Scrittura lo equipara ad un cielo sereno.

Da questa luce scaturiscono i Seraphïm, così com'è detto (Isaia VI,2): I Seraphïm erano intorno al trono e avevano ciascuno, sei ali. Hanno sei ali, perché è la luce del sesto Palazzo, contando dall'Hekhal superiore, che li origina, e sono così chiamati perché la loro missione consiste nel bruciare tutti quelli che non si dedicano alla gloria del Signore. Questo mistero è accennato nelle parole della tradizione: Chiunque profani la Corona, sarà consumato. Tutti quelli che hanno studiato la Scrittura e le sei serie della Mishnah [4], sono in grado di ben formulare la propria preghiera operando, tramite essa, l'unione del tutto con il Signore.

I Seraphïm si prendono cura, anche, di chi quotidianamente santifica il nome sacro di Dio. E quando grazie alla preghiera degli uomini le ruote del carro di Dio si muovono, i Seraphïm sprigionano una tale fiamma, da consumare tutti quei serpenti posteri del primo ofide causa della morte nel mondo, e che mordono l'uomo al tallone per disturbarne la preghiera.

I Seraphïm, che hanno sembianze d'aquila, volgono lo sguardo verso l'immagine dell'Aquila scolpita sul carro di Dio, infatti, è scritto (Proverbi XXX,19): Le tracce dell'aquila nel cielo... Lo spirito che dimora in questo secondo Palazzo, dirige tutti i Seraphïm.

Quando le ruote del carro si avviano, diverse legioni degli stessi Seraphïm, agitandosi e scuotendosi, ardono per il loro medesimo fuoco; ma immediatamente rigenerati, si dispongono sotto l'ala dell'aquila del carro di Dio, posta tra i quattro Hayoth che lo circondano.

[42b] Quando la luce si sprigiona al di sopra, tutte le ruote si muovono. Quella dell'Est è ostacolata nel suo procedere dalle altre tre ruote girate verso direzioni diverse; identica è la condizione di quella posta ad Ovest, come anche di quella collocata a Sud e di quella a Nord. Però, quando il carro è sollevato in alto, tramite il mozzo, può muoversi in ogni direzione, senza ostacoli nel movimento delle ruote.

É la Colonna Centrale che solleva il carro e fa' muovere tutte le figure nella direzione voluta. É questa stessa Colonna che avvia e ostacola l'avanzata del carro di Dio, e, conseguentemente, chiude e apre anche, la porta alle preghiere.

Non appena si ode in cielo il salmodiare della preghiera, gli angeli di tutte le regioni si muovono: gli Ophanïm di quelle inferiori salgono in quelle dell'alto; e tutti insieme cercano di avvicinarsi allo Spirito supremo che dà loro vita e movimento. Beato l'uomo la cui preghiera consente siffatto accostamento.

Non appena la preghiera dell'uomo giunge in questo secondo Palazzo, lo spirito che vi risiede la indirizza al terzo. É così che si attua l'unione del secondo con il terzo Hekhal.

É l'unione del Fuoco e dell'Acqua, dell'Acqua e del Fuoco, dell'Aria e della Terra, della Terra e dell'Aria, dell'Est e dell'Ovest, dell'Ovest e dell'Est, del Nord e del Sud, del Sud e del Nord. La prima unione fra gli elementi si realizza in questo Palazzo. Da qua la Colonna Centrale fa' ascendere gli spiriti nel terzo Palazzo, in cui l'unione si presenta ancora più perfetta di quanto avviene nel secondo, infatti, è scritto: E tutti hanno un solo spirito.

Nel momento di uscire dal secondo Palazzo, per salire al terzo, gli spiriti si sentono elevati ad un grado superiore di santità. La genuflessione equivale a questa sublimazione, poiché testimonia il momento in cui si cerca l'unione con il proprio Signore.

Il terzo Palazzo è quello in cui risiede lo spirito chiamato Nagah, la cui luce è di una purezza assoluta, monda da ogni colore, non è né bianca né verde, né nera né rossa. Per questo è qualificata come pura, vale a dire esente da ogni mescolanza.

A causa di questa purezza, gli spiriti possono percepirla solo per contrasto con le due luci già note dei due Palazzi inferiori. É questa la ragione per cui, nonostante la sua purezza, sembra presentare tre sfumature. In realtà, tali sfumature sono determinate soltanto dalle due luci precedenti tramite le quali, questa è resa percettibile.

La luce di questo Palazzo proietta dei fasci che costruiscono un cono luminescente di ventidue colori differenti. Questo terzo Hekhal, però, non attiva la propria luminescenza fin quando non sopraggiunge, dal basso, un fioco lucore; questo fioco lucore è la preghiera degli uomini, ed è come la vampa di un truciolo che incendia un'intera legnaia. Quando tutto ciò accade, il cono si attiva proiettando i suoi ventidue raggi che corrispondono alle lettere delle Scrittura. In seguito, tutti questi fasci, si uniscono in un'unica Colonna di luce.

La luminescenza di quest'edificio emana dallo spirito che vi risiede, il cui desiderio è quello di avvicinarsi al quarto, contribuendo, così, all'unione di ogni cosa. Le scintille che si propagano da questa luce generano Hayoth sacri e potenti, le cui fattezze sono identiche [43a] agli altri. Essi compendiano in se stessi, le sembianze del leone e dell'aquila. Sopra questi Hayoth si trovano i quattro Ophanïm, simili nel colore all'Acqua, e riflettenti tutte le variazioni di tonalità. Sottoposti alle loro direttive sono seicentomila volte diecimila angeli aiutanti.

Ciascuno di questi Ophanïm ha otto ali; tutti sono generati dalla luce degli Hayoth che si trovano sotto di loro, ed è questa stessa luminescenza, che procreandoli anche li alimenta. Le quattro guide degli Ophanïm sono poste sui punti cardinali, e ciascuna è la sintesi di altrettante immagini, di cui due volgono verso gli Hayoth, e due sono invece coperte dalle loro stesse ali, per impedire loro di contemplare il movimento del Carro di Dio, poiché tale vista li annienterebbe. Il loro timore per Dio, genera altre legioni e diverse armate d'angeli, il cui numero è incalcolabile, e tutti lodano Dio, intonando, senza interruzione, inni alla sua gloria.

Il terzo Palazzo ha quattro porte poste sui quattro punti cardinali, e presidiate da dieci Arconti 39. Nel momento in cui le preghiere, salendo dai Palazzi inferiori, raggiungono il terzo, tutte le porte si aprono, e la grande sintesi si compie. I condottieri si fondono con altri condottieri, le armate con le armate, gli Ophanïm con gli Hayoth, e gli Hayoth con gli Ophanïm, le luci con le luci, e i soffi con i soffi, e tutti con lo spirito che risiede in questo Hekhal.

Esiste in questo edificio un luogo riflettente la luce, proprio come la rifletterebbe una placca d'oro lucente, in cui sostano innumerevoli legioni di angeli impediti a procedere oltre, prima che non sia avvenuta, con l'aiuto della preghiera, l'unione tra questo Palazzo e il quarto. Questi angeli, messaggeri di Giustizia, sono inviati nel mondo per eseguirvi i giudizi superiori, ma poiché sono i preposti ai flagelli e alle sofferenze, indugiano nel terzo Palazzo per attendervi le preghiere che salgono dal basso, le sole capaci di bloccare il loro cammino. Portano il nome di Maestri d'armi, perché nell'ottemperare ai giudizi superiori muovono, talvolta, guerra al mondo.

In questo terzo Hekhal, su sessanta pareti sono fissati seicentomila fili d'oro, sui quali, prima d'introdursi nell'edificio, questi guerrieri appendono le proprie armature. Uscendone essi non procedono oltre la regione della stella chiamata Maadim, luogo in cui il loro andare s'arresta nell'attesa delle preghiere.

Non appena queste vi giungono, il loro zelo s'attenua, e finiscono con il confondersi agli angeli messaggeri latori di gioia e di decreti fausti, poi tutti confluiscono nella Colonna Centrale, da dove salgono al quarto Palazzo.

Sappiate che questi Palazzi, attraverso i quali transitano le preghiere, sono tutti essenziali, costituendo, ciascuno di loro il complemento dell'altro. L'unione, per compiersi perfettamente, deve iniziarsi nei Palazzi inferiori, tramite la preghiera.

Beato è l'uomo che sapendo determinare simile unione, si lega al Signore, evitando, così, i flagelli e richiamando le benedizioni celesti sul mondo. Un simile uomo è chiamato Tsaddîq e Colonna del mondo; la sua preghiera non sarà, in nessuna occasione, vanamente rivolta al cielo e godrà della propria ricompensa nel mondo a venire, dove sarà annoverato tra i Bambini della Fede.

Considerate che tutti questi Palazzi, tutti questi Hayoth, tutte queste legioni di angeli, tutte queste luci, e tutti questi spiriti sono essenziali nell'ordine celeste. Tutti sono uniti tra loro, da legami tanto indissolubili quanto indispensabili; proprio come, per fare un esempio, le diverse parti dell'occhio sono essenziali alla vista.

Per cui, come la pupilla non potrebbe funzionare senza il supporto della cornea, così tutti questi Palazzi e tutti questi angeli sono indispensabili sia all'unione perfetta dei gradi inferiori, sia all'unione con la Colonna Centrale. É tramite tali gradazioni che la preghiera deve transitare, affinché pervenga a costituire, in modo degno, una corona [43b]. Il passaggio della preghiera dal terzo al quarto Palazzo rappresenta un'elevazione nella santità, il che equivale all'adorazione dell'uomo quando si contempera con il proprio Signore.

 

 

Indice

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foglio 42a - 45b (2) foglio 244b - 269a (1) foglio 244b - 269a (2)

foglio 257a - 257b

 

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