Zohar Foglio 254b - 269a

(pag. 277 - 293 IV Volume)

 

Nel primo Palazzo, lo spirito che abbiamo menzionato e gli Hayoth che ne dipendono sono appoggiati ad otto colonne, disposte a coppia sulle quattro direzioni del mondo. Le colonne del Tabernacolo configuravano gli otto pilastri di questo Hekhal. Oltre a questo soffio, ve n'è un altro, chiamato Qariel, ai cui ordini sono dodicimila angeli.

Ai pilastri posti sul lato sud, sono appoggiati gli angeli Sahadiel e Satriel, i quali hanno come sottoposti dodicimila condottieri ciascuno. Questi due sono deputati alla pesa dei mariti e delle mogli; a ponderare, in altre parole, i meriti di ciascuno dei congiunti [255b]. Nel momento in cui, a volte, accade che uno dei due piatti inclini da un lato, fanno in modo di riportarlo in equilibrio.

Gli angeli appoggiati alle colonne del nord sono Pathiel e Atriel, anche loro sono alla testa di dodicimila governanti ciascuno, quelli appoggiati ai pilastri collocati ad ovest sono Padathiel e Thoumihael. Quando un uomo divorzia dalla sua prima moglie, poiché quest'atto determina la separazione dalle sette benedizioni [4] superiori, tutti i citati angeli piangono lacrime amare, mentre echeggia una voce celeste che dice (Isaia L,1): "Dove è l'atto di divorzio [5] con cui ho rifiutato vostra madre?"

Il secondo Hekhal possiede, come il primo, otto colonne, su cui sono appoggiati gli angeli dell'abbondanza. Iababniel e Gezouriah, sono i due posti ad est, quelli a sud Ahariel e Nariel, tutti e quattro vegliano sulle donne incinte, e dirigono dodicimila condottieri.

Gli angeli a nord si chiamano Halhiel e Qraspihael; [256a] quelli ad ovest Sougadia e Guedariah, e, come i precedenti, comandano su dodicimila spiriti celesti. Essi sono incaricati della custodia del Sangue dell'Alleanza(Circoncisione). Quando il Rigore agisce con severità nel mondo, Dio, tenendo conto di questo sangue, attenua la propria collera.

Anche il terzo Palazzo ha otto pilastri contro i quali sono appoggiati degli angeli. Quelli del lato sud sono Schacniel e Azouzia, Jehadia ed Ezriel sono posti ad est, a nord Azpiel e Qatatriel, infine quelli collocati a mezzogiorno Asasnia e Adiriria. Ognuno di loro legifera su dodicimila capi. Tutti hanno come incarico quello di controllare chi trasgredisce i comandamenti della Legge, o ne trascurano lo studio.

Il quarto Palazzo è più luminoso dei precedenti; possiede trentadue colonne e cinquecentomila angeli, amministrati dai quattro comandanti Hasdiel, Qasiria, Qadoumia e Dahariel, i quali vegliano su quanti si consacrano, giorno e notte, allo studio della Thorah.

Nel quinto Hekhal si trovano trecento sessantacinque guide, una per ogni giorno dell'anno, dirette dai quattro preposti Qarschihael, Tarsihael, Assiriah, Qadmiel. Hanno l'incarico di diffondere, nel mondo, la gaiezza, versare balsamo nei cuori affranti e sulle anime afflitte. Giungono in questo mondo, ad ogni veglia dello Shabath, contestualmente alle anime suppletive [6]. [Zohar foglio 12b, foglio 62b] 

 

Il foglio 12b si trova tradotto nella sezione dedicata

Foglio 12b 

 

Il sesto Palazzo è superiore a tutti gli altri. Ha cento colonne sul lato destro e altrettante sul sinistro. I rettori del lato diritto sono Malachiel e Schamaiel, mentre Massarsania e Zaphzaphia lo sono del sinistro [256b]. Felice la sorte di chi conosce i misteri del Signore, poiché ne gioisce in questo mondo e nel mondo a venire.

Questo Hekhal serve da intermediario tra il mondo superiore e quello inferiore, e Giacobbe ne è la memoria. Per unire lo spirito del basso con quello in alto, occorre, infatti, la mediazione di un soffio che abbracci l'uno e l'altro, cosa che equivale all'unione dei due estremi. Questo intermediario emana dagli stessi due spiriti; ; del resto, il solo desiderio ardente, che spinge il principio immateriale del basso ad avvicinarsi a quello superiore, è sufficiente a generarlo. Chi si trova nelle tenebre, aspira sempre di avvicinarsi alla luce; come, per fare un esempio, la fiamma nera inferiore, anela, sempre, di approssimarsi a quella bianca in alto. [Zohar 50b].

 

Il foglio 50b si trova tradotto nella sezione dedicata

Foglio 50b - 51b

 

É proprio questo il mistero contenuto nelle parole della Scrittura (SalmiLXXXIII,2): "Élohïm, non darti riposo, non restare muto e inerte".

Quando Giacobbe entrò in questo sesto Palazzo, invocò il nome sacro dell'alto con la locuzione Jéhovah; tuttavia, questo non sottintende la totalità, il nome completo è "Jéhovah-Élohïm", e fin quando questi due non saranno uniti, non lo saranno neanche i Palazzi in alto, perché non contempleranno il nome completo. Soltanto quando ciò avverrà, la luce più elevata discenderà diffondendosi su ogni cosa operando l'unione del tutto. Le quattro spose di Giacobbe sono la memoria dei quattro capi celesti posti nel sesto Hekhal.

Quindi, per via naturale, è questo il Palazzo che mostra le mammelle del mondo celeste, e tale è il motivo per cui porta il nome di Shaddaï [257a] [7]. Il mondo fu rettificato, soltanto quando Abramo entrò in questo Palazzo, per questo Dio dice (Esodo VI,3): "Mi sono rivelato ad Abramo con il nome di Shaddaï".

Il nome sacro Élohïm è inciso in questo Palazzo, infatti, vi sono tre Élohïm: quello vivente in alto, nascosto e misterioso, l'Élohïm che giudica in alto e quello che sentenzia qui in basso, perché è scritto "C'è l'Élohïm che decide con sentenza sulla terra". Quello che vive in alto include i due Élohïm inferiori, ma tutti sono UNO. Anche Isacco entrò in questo Palazzo.

I settantadue raggi che ne scaturiscono, frantumano tutti i rigori del mondo inferiore. Qui sono esposte le sentenze pronunciate dai Tribunali d'Israele, ed ecco perché è fatto divieto agli israeliti di portare le loro cause e dispute nei tribunali dei gentili, le sentenze lì emanate, infatti, non sono esposte nell'Hekhal celeste [257b]. Felice il destino di Israele cui Dio ha donato la Thorah per indurlo a camminare le vie della verità.

Considerate che il giudice dovrà sempre simpatizzare per la difesa, cercando circostanze attenuanti in favore del colpevole, ed è proprio così che procedeva il Sinedrio. Sappiate che il demonio s'impossessa, sempre, di ogni giudizio non mitigato da circostanze attenuanti, per questo, il primo giorno dell'anno, si aggiunge la difesa alla accusa.

Le quattro condanne di morte prescritte dal Sinedrio erano la lapidazione, il supplizio del fuoco, la decapitazione e l'impiccagione. E il demonio fa sue tutte queste sentenze di condanna a morte.

Lo spirito impuro che s'impossessa del cadavere fissato sulla croce, è chiamato "Imprecazione di Élohïm".

I Profeti che configurano le due cosce del mondo superiore, in tal senso essi sostengono la Legge Sacra, attingono la loro visione nel Palazzo in cui si trovano i due spiriti, Bagliore e Luce Splendente. Come la Legge scritta, anche la Legge orale ha le sue cosce, e queste sono configurate da quanti si consacrano allo studio della Mischnah e della Beraitha [258a].

 

La Mischnah e la Beraitha sono state trattate nella sezione dedicata

La Mishnah

 

A causa dei peccati di Israele, la luminosità del secondo Tempio non eguagliava quella del primo, e quando Israele spinse la propria iniquità al culmine, fu scacciato anche da questo; e la Legge, fissata sui pilastri dell'Hekhal superiore, disparve da qua in basso. Non furono più le cosce a sostenere la Legge, ma i piedi.

L'iniziato, che sa penetrare i grandi misteri, può conoscere la durata dell'esilio attuale; ed è questo il motivo per cui tutti gli autori del Beraitha tutti i Tanaim e tutti gli Amoraïm, sono distinti secondo il loro merito, sebbene le loro sentenze siano tutte comprese sotto il nome di Legge Orale.

Giuseppe lo Tsaddîq (il Giusto) s'attaccò alla Colonna Centrale, che sosteneva il mondo, posta nel Palazzo e chiamato Saphir bianco. É questo il motivo per cui la Scrittura riporta (Proverbi X,25): "E lo Tsaddîq (il Giusto) è il fondamento del mondo", poiché tutto ciò che esiste nell'universo è edificato sopra di lui [258b].

Considerate: la Scrittura riporta (Genesi II,22) "E Jéhovah Élohïm plasmò la costola", in pratica Dio pose davanti all'uomo quanto prima gli era dietro. Creando la donna, e mettendola di fronte all'uomo, Dio aveva in vista lo Tsaddîq (il Giusto), egli voleva che l'unione tra loro si operasse nell'identica maniera in cui Jéhovah si unisce ad Élohïm, in altre parole, senza nessuna attrazione sensuale e impura, e questo perché i dèmoni non potessero esercitarvi qualche potere. Eva, però, entrò nel sesto Hekhal demoniaco, dimora di tutti i vizi e di tutti i piaceri della carne, ne gustò rimanendone sedotta, così com'è detto (Genesi III,6): "E la donna vide che i frutti dell'albero erano gradevoli da mangiare, ecc.".

Vi sono, infatti, dei piaceri della carne che non rallegrano minimamente l'anima, e dei diletti del soffio vitale che non deliziano il corpo.

L'unione di Giacobbe con le sue mogli, configurava quella di Jéhovah con Élohïm: il piacere dell'anima, e non quella del corpo. Il mistero dei due Templi, consisteva proprio in questo. Il primo rappresentava il piacere dell'anima, e il secondo quello della carne.

Il settimo Hekhal, al centro degli altri, è il più misterioso di tutti, perché non ha né forma né esteriorità, da qua dipartono canali celesti che diffondono la luce in tutte le direzioni. É il Kodesh ha-Kodashim [Santo dei Santi] è la meta finale dell'anima [259a].

Una tenda divide il Palazzo; e al di la di questa, vi è un luogo segreto e nascosto che contiene il seme supremo, lo spirito di vita, trasfuso ai mondi inferiori tramite il fiume che ne sgorga e le cui acque non cessano mai di fluire. Fuoriuscendo dal Santo dei Santi, il seme sacro, trasportato dal fiume, è introdotto nei canali che ne sono fecondati, proprio come la donna è fecondata dall'uomo.

Tutte le anime sante, e gli spiriti discesi in questo mondo, al loro ritorno, sostano in tali canali, rimanendovi fino all'avvento del Re Messia; tempo in cui ritorneranno al proprio luogo d'origine, per dilettare il Santo, che sia lodato il suo nome. Infatti, è scritto (Salmi CIV,31): "Il Signore si diletterà con le sue opere".

L'Hekhal, sede delle gioie celesti, è il luogo in cui s'opera l'unione del mondo inferiore con quello superiore, dell'uomo con la donna. Il suo nome è Arco dell'Alleanza, poiché da qua provengono tutte le anime. Due hanno conosciuto [259b] l'Arco dell'Alleanza: Giacobbe e Giuseppe. Operando, in questo Hekhal, l'unione superiore, Giacobbe colmò le mammelle celesti da dove stilla lo spirito di vita in questo mondo inferiore.

Sappiate che, quando tutti gli spiriti sacri tutti i Palazzi e ogni carne si uniscono al punto da costituire un'unità assoluta, questo "corpo" unico è animato con lo Spirito supremo che è il Punto nascosto. La noce è l'immagine degli Heikhaloth uniti, unione che si attua nel momento in cui il fumo s'innalza sopra dell'altare [260a], istante in cui è profittevole rivolgere la propria preghiera al cielo.

Questo settimo Hekhal è animato da uno spirito che è un punto nascosto, e tale punto è animato, a sua volta, da un altro principio immateriale superiore che costituisce ugualmente un Punto. E quando l'uno anima l'altro, l'unione celeste, simile all'innesto di una pianta, è perfetta. Sventura a chi innesta un ramo su di un albero straniero! Perché la Scrittura dice (Genesi II,7): "E Jéhovah Élohïm fece l'uomo", in altre parole il Principio maschile innestato al Principio femminile. "Jéhovah Élohïm uomo", ecco il nome completo. "Uomo", opera del Carro; è innestato su Élohïm, e questo a sua volta lo è su Jéhovah.

Noi sappiamo che il mondo inferiore è edificato sul modello del Carro in alto, per cui, come questo è contornato dai quattro Hayoth, il mondo più basso lo è dalle quattro lettere che costruiscono il nome Adonaï. Il Nome sacro di quarantadue lettere, pronunciato dal gran sacerdote, nel Santo dei Santi, non è altro che la spiegazione del nome di nove [Jéhovah ed Élohïm riuniti ] [8].

Questo mistero è noto ai santi [260b] che sanno combinare, sull'esempio del gran sacerdote, le lettere del Nome divino. Tale è, anche, il senso recondito della visione di Ezechiele, in cui delle mani d'uomo appaiono sotto le ali degli Hayoth. Le "mani d'uomo" indicano la regione in cui sale la preghiera dei mortali, e da dove procedono le rivelazioni dei nomi sacri che governano tutti i gradi.

Nella liturgia recitata ogni mattina, prima della preghiera delle diciotto benedizioni, si fa' allusione a questi sette Palazzi.

Le parole: "... che crea la luce e le tenebre", indicano il primo Hekhal. "Il Dio benedetto e di grande sapere ...", il secondo.

Le parole: "... cantare lodi a Dio benedetto", sottintendono il terzo, "... che nella sua bontà rinnova ogni giorno l'opera della creazione", indicano il quarto Palazzo. "L'Amore eterno", il quinto, "... veritiero ed equo", sottintendono il sesto Hekhal. Infine, "Signore dischiudi le mie labbra ...", il settimo [261a]. Quest'ultimo Palazzo, è superiore a tutti gli altri, perché racchiude la sorgente della vita da dove emana la benedizione.

Tutti gli Hayoth, tutti i Seraphïm e tutte le Ruote, possono arrivare fino al sesto Palazzo, ma conoscono le luci del settimo soltanto per il riflesso visibile nel sesto. La parola "Athah", sottintende la luce che serve da tratto di unione fra il settimo Hekhal e quelli inferiori. A tale luce fanno allusione le parole della Scrittura (Ester II,13): "É con quella (Zeh) che la giovane andava a trovare il re; e lui gli donò tutto ciò che chiese". La giovane sottintende "Athah", cui il Re supremo non rifiuta nulla. É in quest'edificio che il Re s'incorona delle corone che gli hanno intrecciato i Patriarchi [261b].

A causa di questa caratteristica di Athah [tratto di unione], il nome Élohïm si permuta in Acdatam e quello di Jéhovah in "Couzou", e a tali permutazioni dei nomi sacri, fanno allusione le benedizioni: "Scudo di Abramo", "Che risveglia i morti", "Dio Santo", ecc. Felice l'uomo che conosce il valore della preghiera! perché tutte le sue richieste saranno esaudite.

L'uomo deve sapere, anche se questo può apparire inattendibile, che il mondo inferiore è unito a quello in alto, così come il fuoco è legato all'acqua e l'acqua al fuoco, il Sud al Nord e viceversa, l'Est all'Ovest e inversamente. Recitando la preghiera in maniera consona, l'uomo è giudicato degno del dono della profezia e della visione, [262a] concesse, durante la notte, dagli angeli. La liturgia "Noi conveniamo", è un'allusione alle rivelazioni degli angeli, poiché vi si parla di visioni.

I nomi divini El e Élohïm si trasformano in Bam e Bemoucan, del resto tutti i nomi sacri originano dai tre El, Élohïm e Jéhovah, tre che sono UNO. Sarebbe meglio per l'uomo, non essere mai nato, che recitare preghiere senza intenderne il significato.

Dopo la preghiera, l'uomo deve, anche, confessare i propri peccati, affinché l'altro lato non abbia potere su di lui. Con la confessione, l'uomo, innalza la propria preghiera in cielo e sospende le punizioni decretate da Dio, questa è la parte data al demone impuro [262b].

Se l'uomo non si confessa, il demonio impossessandosi dei suoi peccati, consolida la propria autorità su di lui. Ma se nella preghiera, azione che determina l'unione dell'alto e richiama le benedizioni in basso, confessa tutti i suoi peccati, il demonio li prende come propria parte. É il mistero del capro espiatorio, sul quale il Gran sacerdote doveva confessare tutti i peccati di Israele.

Sventura all'uomo che dopo la confessione, ricade nel peccato, giacché  parrebbe che esso voglia togliere al demonio, la parte accordatagli con la confessione. Lo stesso mistero dell'offerta sacrificale ha l'identico significato: accanto a quanto offerto a Dio, si concedeva al demonio la sua parte.

A questo fanno riferimento le parole della Scrittura (Proverbi XXV,21): "Se il tuo nemico è affamato, fagli mangiare del pane". Questo passo della Scrittura, può servire da mnemonico a tale sentenza (Ester V,4): "Che il Re venga con Aman alla festa". La preghiera, per rappresentare l'unità dell'alto, deve unire il pensiero, la volontà del cuore, la voce e la parola.

 

 

Indice

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foglio 42a - 45b (2) foglio 244b - 269a (1) foglio 244b - 269a (2)

foglio 257a - 257b

 

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