Zohar foglio 38a - 39b

(pag. 236 - 241 I° Volume)

[... 38a] Rabbi Shimon disse: sappiamo, grazie ad una tradizione, che quando il Santo, baruk ha-shem, creò il mondo, incise il Mistero della Fede con lettere di luce splendente. Bulinò questo mistero sia in alto come in basso, quindi esso è identico, qui come là. Del resto il mondo in basso è edificato secondo il modello di quello in alto, che n'è lo specchio, ed è stato così creato affinché tutto sia in un'armonia perfetta.

É questo il motivo per cui il Santo, baruk ha-shem, incise le lettere del Mistero della Fede in alto come in basso; gli stessi mondi furono creati grazie a questo mistero.

Considerate che il Santo, baruk ha-shem, creò il primo uomo nell'identica maniera in cui, Esso, diede origine al mondo.

Rabbi Shimon iniziò una sua assemblea nella maniera seguente: è scritto (Osea VI,7) Ma essi, come Adamo, hanno violato l'alleanza; e in questo luogo essi mi hanno tradito.

Creando l'uomo, il Santo, baruk ha-shem, lo incoronò di corone celesti e lo plasmò in maniera da dominare sulle sei direzioni; in altre parole, lo fece perfetto in ogni elemento. Tutti gli esseri lo temono; perché al tempo della sua creazione, l'uomo portava sul proprio viso il sigillo dell'alto e tutti tremavano alla sua presenza. In seguito, il Santo, baruk ha-shem, l'introdusse nel Giardino dell'Eden, affinché potesse godervi dei piaceri celesti, e gli angeli lo corteggiavano e gli rendevano onori, svelandogli i misteri relativi la dottrina del loro Maestro.

Sappiate che quando il Santo, baruk ha-shem, introdusse l'uomo nel Giardino dell'Eden, gli mostrò, affinché conoscesse la sua gloria, anche tutti gli "Insegnamenti Superiori" e ogni "Saggezza".

Così come esistono in alto sette Heikhaloth, che racchiudono il mistero della Fede, così vi sono in basso sette Palazzi simili a quelli in alto. Dei sette Heikhaloth in alto, sei soltanto sono accessibili alla comprensione dell'uomo. Il settimo, appartenendo ai Misteri superiori, è segreto e impenetrabile.

Considerato che i sette Palazzi in basso sono edificati sul modello di quelli in alto, se ne evince che, anche tra questi ve n'è uno superiore a tutti gli altri, perché compartecipe del cielo e della terra. É questo l'Hekhal che Dio assegnò all'uomo per residenza.

Dopo l'espulsione del primo uomo dal Giardino dell'Eden, il Santo, baruk ha-shem, riservò la felicità di gioire della propria presenza, soltanto alle anime dei Giusti, felicità conseguibile, riconquistando in alto quel viso del primo uomo [quello con impresso il sigillo divino] che compartecipava del cielo e della terra, così come abbiamo già detto [al foglio 13b, la "Nona Prescrizione"].  

 

Il foglio 13b si trova tradotto nella sezione dedicata al Sepher ha-Zohar   

Foglio 13b

 

Il primo Palazzo è quello che prepara il mondo al conseguimento di una perfezione simile a quella degli esseri nei cieli. Nostri colleghi costituiscono le legioni del Giardino dell'Eden, che nessun occhio può vedere, se non le anime dei Giusti, in diritto di entrarvi, poiché [38b] compartecipi del cielo e della terra. Qui possono meditare sui misteri del loro Maestro, gustando le beatitudini celesti. I Giusti, le cui anime vi hanno accesso, sono quelli che non abiurarono mai il Signore loro, neanche sotto la pressione di minacce.

É scritto (Proverbi XII,4): Una donna virtuosa è la corona di suo marito. In questo versetto si palesa il mistero della Fede. L'uomo deve rimanere sempre unito al Signore. Lo deve costantemente temere [Zohar foglio 11b, il "Timore del Signore" Prima prescrizione] e non deviare mai, né a destra né a sinistra, e, come abbiamo detto, non cedere alla paura delle minacce e rinnegare il Signore a causa di un assillo chiamato donna adultera.

 

Il foglio 11b si trova tradotto nella sezione dedicata al Sepher ha-Zohar   

Foglio 11b

 

Per tale motivo la Scrittura raccomanda (Proverbi VII,4 e 5): Dite alla Saggezza, siete mia sorella, e chiamate l'Intelligenza (Binâ), vostra amica, affinché vi difendano dalla donna straniera, dalla straniera che usa un dolce linguaggio.

In questo Hekhal vi si trovano soltanto anime che saliranno più in alto. Quando le anime dei Giusti lasciando il mondo, giungono in questo Palazzo situato nell'Eden inferiore, vi sostano il tempo strettamente necessario alla loro preparazione, per entrare nell'Eden superiore.

In ognuno dei Palazzi dell'Eden inferiore si trovano, quindi, delle anime che hanno già l'esteriorità di quelle dell'Eden superiore, e altre con la conformazione di quelle poste nell'Eden in basso. Negli Heikhaloth, infatti, esse si rivestono con tegumenti, la cui essenza corrisponde a quella del Palazzo. Esse si compiacciono di tali vesti, che cingono per il periodo di permanenza nell'Hekhal, ma quando giunge il momento di salire in una Regione più alta, le abbandonano. Le anime, nonostante questo tegumento che le avvolge, percepiscono le forme celesti e contemplano la gloria del Signore.

In questo Hekhal, possono anche ammirare la luce diffusa dalle anime, che salgono o scendono, dei convertiti alla fede. Prima di salire nel Palazzo superiore, si rivestono di un abito molto luminescente, ma appena percettibile dalle altre anime.

Questo Palazzo, più luminoso [1] delle pietre preziose e dell'oro, ha una porta che apre sullo Schéol, attraverso la quale i Tsaddîqîm osservano i peccatori che rifiutarono di entrare nell'Alleanza sacra e le loro anime bruciare, gettate dagli Angeli di devastazione nella fornace ardente. Considerando le loro sofferenze, le anime dei ravveduti si rallegrano per esserne sfuggite.

Tre volte il giorno, grazie a quest’uscio socchiuso, la luce dell'Hekhal, filtra nello Schéol, portando qualche sollievo ai tormenti dei peccatori.

Tra le anime che vi risiedono [nel primo Palazzo], si trovano quelle di Abdias [2] e di Onkelos [3] il Convertito. Il rango goduto dalle anime, in questo Palazzo, è, una volta giudicate degne di esservi trasferite, mantenuto anche nel corrispondente Palazzo dell'Eden superiore.

Il secondo Palazzo, a differenza del primo, si trova nella regione più interna del giardino dell'Eden, accanto alla tomba dei Patriarchi. Diffonde una luce più sfavillante del precedente, e sorpassa in splendore lo scintillio di tutte le pietre preziose. La sua luminosità, provocata dall’unione della luce con tutti i colori, proietta dei lampi dall'alto verso il basso.

É il luogo di sosta di quelli che, per la salvezza delle loro anime, nonostante le sofferenze fisiche e morali sofferte sulla terra, ringraziarono quotidianamente il Signore non dimenticando mai la preghiera. È anche la destinazione di quanti santificarono, con tutte le loro forze, il nome del Maestro e corrisposero con tutto il proprio fervore alla formula liturgica: Amen! Che il suo grande nome sia benedetto [4]. Sono proprio queste le anime che abitano l'Hekhal, e sono illuminate da quella luce mescolata con tutti i colori, grazie alla quale possono contemplare altri bagliori, a volte unite con lei, altre volte separatamente.

Sopra queste anime c'è il Messia; nel Palazzo con il proposito di farle salire nel terzo, luogo di riposo per chi, durante la propria vita soffrì grandemente a causa di gravi malattie [5], e luogo di riposo per quei giovani deceduti prima di raggiungere l’età adulta. Vi si trovano, anche, le anime di chi patì e pianse per la distruzione del Tempio. Tutte queste anime, abitano il terzo Palazzo. Il Messia le conforta, e le eleva da questo luogo, introducendole nel quarto.

Nel quarto Hekhal riposano sia le anime di chi soffrì per Sion e per Gerusalemme, sia quelle di chi fu ucciso dai popoli pagani. Alla loro vista, il Messia si rattrista e si duole [39a], ed anche se consolato da tutti i capi della stirpe di David, radunati intorno a lui, la sua sofferenza continua fin quando il sospiro di sofferenza, salendo in alto, non si unisce alla Voce per eccellenza.

Quando scende in questo quarto Hekhal, accompagnato da numerosi raggi di luce destinati a sanare ed a confortare le anime di chi fu ucciso o soffrì per causa sua, esso cinge un mantello purpureo, sul quale sono ricamati tutti i nomi di queste anime. Il manto, sollevandosi verso l'alto, imprime questi nomi nella porpora del Re Celeste, e ve li trasferisce.

Giungerà il giorno in cui il Santo, baruk ha-shem, indosserà questo mantello purpureo per giudicare i popoli, così com'è scritto (Salmi CX,6): Eserciterà il suo giudizio nel mezzo delle nazioni.

Nell'attesa di quel giorno, il Messia visita i martiri per consolarli, accompagnato, come sopra si è detto, da numerosi raggi di luce e da innumerevoli legioni d’angeli.

In questo Palazzo, risiedono, anche, i dieci grandi maestri di Israele, come: Rabbi Aquiba [6] con i suoi colleghi, ed altri [7]. Tutti vi ottengono il dono di godere il riverbero di questa Luce Gloriosa e Suprema, di cui la Scrittura afferma (Isaia LXIV,13): Nessun occhio l'ha vista, eccettuato voi, o Dio. Il Messia si ferma, in questo Palazzo, fino al novilunio.

Il quinto Hekhal è il soggiorno di quei penitenti sinceri, i quali, venuti a resipiscenza e convertitesi, restituirono alle loro anime lo stato della purezza. É anche il luogo di sosta per chi santificò il nome del Signore, sfidando la morte per la gloria di Dio, e di chi, nel momento del decesso, provò un sincero rincrescimento per le commesse cattive azioni. Sulla porta di questo Hekhal c'è Manosses [8], re di Giuda, di cui il Santo, baruk ha-shem, apprezzò la penitenza. Tutte vi compartecipano della felicità paradisiaca. Per tre volte il giorno, una luce celestiale, irrompendo in questo Palazzo, inebria ogni anima secondo il particolare grado di santità, e ognuna di loro, a sua volta, ne irraggia infiammando la propria vicina, sia essa di condizione superiore o inferiore.

Questo Hekhal è superiore ai quattro precedenti: e neanche i Giusti perfetti vi possono entrare o soggiornarvi, per cui, come si evince, i penitenti occupano nel cielo, un rango superiore a quello dei Tsaddîqîm, ma non degli Zelatori, le cui anime si situano in posizione più elevata.

Il sesto Palazzo è la dimora degli Zelatori, ed è, certamente, quello superiore a tutti gli altri in cui le anime possono entrare; ma è riservato ai soli santi Zelatori e a quanti amarono il Signore d'amore perfetto. [Zohar foglio 12a "L'Amore Perfetto" Seconda Prescrizione]

 

Il foglio 12a si trova tradotto nella sezione dedicata al Sepher ha-Zohar   

Foglio 12a

 

Nei pressi della porta sostano tutti quelli che, nella loro vita, proclamarono l'unità del proprio Maestro. Sostano accanto alla porta, perché quando giungerà il momento di uscire, per salire nei Palazzi dell'Eden superiore, saranno i primi ad avviarsi.

Presso una delle porte di quest'edificio si trova Abrahm, che configura la mano destra del Santo, baruk ha-shem. Su di un'altra Isacco, che fu legato sull'altare e offerto come perfetto olocausto al Santo, baruk ha-shem. Sulla terza è, invece, Giacobbe, circondato dai dodici capi delle tribù d'Israele sopra i quali aleggia la Shekhinah [9]. Ogni qualvolta Israele è in pericolo, i tre patriarchi intercedono affinché sia protetto; allora la Shekhinah, discendendo, pone sulla propria testa una corona, e vigila su di esso.

Come esistono dei Palazzi in basso, nel giardino dell'Eden, ve ne sono altrettanti in alto, e tutti insieme integrano e completano il Mistero della Fede.

Tutti e sei i Palazzi, sopra descritti, sono collegati tra loro e hanno il settimo come perno.

Questo è il più misterioso e il più segreto di tutti. Nel suo centro s'innalza una Colonna [39b] di luce multicolore: verde, bianca, rossa e nera, e mentre i sei Palazzi descritti sono destinati alla sosta delle anime, questo settimo non lo è; infatti, esse vi sono introdotte soltanto per un breve istante, e in ragione del colore percepito, saranno inviate nel Palazzo che gli corrisponde. Un’anima vedrà una differente colorazione (della Colonna), allora essa sarà avviato nel Palazzo che corrisponde a questo diverso colore, e così di seguito. Il nome di Sheth espone la lezione di questi sei Palazzi.

Ed è questo il motivo per cui la Scrittura riporta: Berechith che rivela, Bara schith (creò sei), alludendo ai sei Palazzi che costruiscono i sei gradi inferiori, tutti compresi nello stesso mistero. Considerate che il Genesi inizia con la parola Berechith.

Rabbi Yehouda prese la parola: esistevano due templi, uno era collocato in alto, l'altro in basso. Ugualmente, nel nome di HWHY, sono presenti due Hé (h), di cui una è in alto, l'altra in basso, quantunque esse siano una sola lettera. La Beth (b) manifesta questa particolarità, essa disegna la forma di una casa con la porta aperta, e ruotando la lettera, il suo uscio rimane sempre aperto in ogni direzione. É questo il motivo per cui la Scrittura inizia con la parola Berechith, il che vuol dire Beth reschith, in altri termini: chi è la Porta, disegnata dalla lettera Beth, rappresenta il principio e la base (reschith) di tutto l'edificio (baith).

Rabbi Isaac aggiunse, completando l'esposizione di Rabbi Eléazar: con la parola Berechith la Scrittura indica proprio questa figura, sintesi di tutte le altre, ricordata, anche, nell'altro passo della stessa (Ezechiele I,28) Tale mi appare l'aspetto della gloria del Signore. É immagine nella quale sono condensate tutte le altre sei. La parola Berechith può, dunque, interpretarsi nella maniera che segue: Be-reschith bara schith, in altri termini, è grazie alla Figura per eccellenza, Berechith, che Dio creò le differenti sei figure, Bara schith, (creò sei).

 

Lo Zohar prosegue con la descrizione delle Sette Residenze e delle Sette Terre; esposizione che va dal foglio 39b al 41a, per poi riprendere il racconto dei Palazzi alla stessa sezione.

Anche se il soggetto può sembrare estraneo alle visioni contenute nel capitolo sciolto degli Heikhaloth, è anche vero che questo passaggio, analogicamente, li presuppone per cui ne è proposta, di seguito, la traduzione.

Le visioni del mistico, del resto, che concertano le sette Terre, i sette Cieli, le sette Residenze, sebbene sembrino avere esclusivamente un carattere cosmologico, presuppongono sicuramente l'ascensione dell'anima dinanzi al Trono.

Questa forma di speculazione, ignora ancora, conferma lo Scholem, gli Heikhaloth veri e propri, o anche semplicemente, le Camere della Merkavah.

Autorevoli studiosi, hanno formulato che le due presentazioni fossero coeve, ma sostenute in cenacoli differenti. Ad ogni modo, la visione dei Palazzi, inizialmente intesa come "ascensione" in seguito come "discesa", fu quella che, infine, prevalse.

Vi si trattano dei misteri e dei segreti della trama su cui posano la perfezione del mondo, e la catena del cielo e della terra, con la quale tutte le ali dell'universo e quelle delle altezze celesti, sono collegate, cucite insieme, avvinte e concatenate.

I brani che seguono confermerebbero, quindi, che l'ipotesi di "raccolta", attribuita allo Zohar, sia in posizione più attinente di quella di "redazione" individuale.

 

 

Indice

foglio 38a - 39b foglio 39b - 40b foglio 41a - 41b foglio 42a - 45b (1)

foglio 42a - 45b (2) foglio 244b - 269a (1) foglio 244b - 269a (2)

foglio 257a - 257b

 

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