Zohar foglio 43b - 45b

(pag. 249 - 265 I Volume)

 

Il quarto Palazzo è differente da tutti gli altri. É costituito, infatti, da quattro edifici, eretti l'uno nell'altro, ma che tuttavia ne modellano uno soltanto. Qui risiede uno spirito di nome Zecouth (Giudizio), perché questo, è il luogo in cui vi si giudicano tutti i Figli del mondo.

Da questo Hekhal s'irradiano settanta luci, che configurano i settanta sovrani che lo circondano, e ne custodiscono le porte. Sopra queste settanta luci se ne innalzano altre due, che completano il tribunale. Nel senso che le settanta luci rappresentano il sinedrio dinanzi al quale sono portate tutte le azioni degli uomini per esservi giudicate, mentre le due luci superiori raffigurano i testimoni.

É a tale lezione che fanno allusione le parole della Scrittura (Cantico VII,3): Il tuo ventre è un covone di grano, cinto da gigli. Queste settanta luci pronunciano, secondo le circostanze, sentenze fauste o avverse; ed è questa la ragione per cui tale luogo è indicato come Luogo di giustificazione. É qui, infatti, che le azioni degli uomini, presenti i settanta giudici, sono motivate e sanzionate sulle deposizioni dei due testimoni.

Le tre lettere: Yud, Hé, vav, unite le une con le altre, come l'uomo alla donna, segnano lo spirito che dimora in questo Palazzo, il quale diffonde una luminescenza riflettente nei quattro punti cardinali. Tale luminescenza origina a sua volta, altre tre luci che rappresentano i tre giudici di un tribunale ordinario. É dinanzi ad un collegio giudicante così costituito, che si presentano tutti i problemi pertinenti la ricchezza, la povertà, la malattia e la salute. Le sentenze pronunciate, iscritte su pergamena, sono consegnate a milioni di angeli con l'incarico di procedere, recapitandole nel mondo, alla loro esecuzione.

Sopra questo tribunale, siedono quattro Seraphïm che irradiano, per simmetria alle settantadue luci citate prima, altrettanti fasci di luce, e al di sotto, scorre un fiume di fuoco che consuma tutti gli angeli che vi si avvicinano e in cui vengono anche punti, se hanno maturato una qualche colpa. Questo fiume, però, non scorre nel Palazzo, poiché lo spirito che l'abita è segnato dalle lettere Yud, Hé e vav, le quali, garantiscono, con la solo loro presenza, la clemenza.

Tutte le decisioni, attinenti l'uomo, sia fauste sia infauste, provengono da questo Hekhal, eccettuate quelle che riguardano la fecondità, la vita e la qualità dell'esistenza, queste tre classi di deliberazioni non sono di sua competenza, ma emanano da più in alto. Nel centro [44a] di quest'edificio c'è un luogo in cui si radunano gli spiriti che salgono dal terzo Palazzo.

Questo Hekhal è edificato con dodici porte, sulle quali sostano numerosi comandanti che comunicano, ai loro sottoposti, le sentenze emanate e da eseguire nel mondo. Perché è scritto (Daniele IV,11): E gridò ad alta voce, abbattete l'albero dalle radici, e troncate i rami .... Gli angeli aiutanti, ascoltate le sentenze, le recapitano fino al firmamento chiamato Hama (Sole), e non appena questo si leva, sono diffuse ai quattro punti cardinali. A volte, la divulgazione è eseguita anche tramite dèmoni, diavoli, e persino dagli uccelli.

É in questo quarto Palazzo che, quando un uomo è ammalato, si decide se egli dovrà restare in vita o morire. Ma com'è possibile, s'obbietterà, se in precedenza si è affermato che la decisione sulla vita e sulla morte non è di pertinenza di questo tribunale? In effetti, tale problematica, non è di sua competenza, ma la decisione dell'alto è sempre conformata a quella che emette questo tribunale. Beato l'uomo che affezionandosi al Signore, vede la propria preghiera entrare in questo Palazzo.

Il rango di questo edificio è simboleggiato, nella preghiera, dalla prosternazione, faccia contro la terra; atto tramite il quale si cerca di attenuare il Rigore del giudizio. Infatti, è scritto (Deuteronomio XXXII,4): É un Dio fedele, senza iniquità. É colmo di giustizia e di rettitudine.

Il quinto Palazzo è quello in cui risiede lo spirito superiore chiamato Beraqa (Fulmine), e la luce che vi si diffonde, proietta su quelli inferiori, bagliori simili a quelli della folgore. Questi chiarori pur avvicinandosi il purpureo, comprendono anche altri colori, come il bianco, il nero, il rosso e il verde, ma essendo talmente miscelati tra loro, presentano una sola sfumatura: appunto il purpureo.

Sotto questa luce si trovano quattro Ophanïm girati verso i punti cardinali. Ciascuno di loro beneficia di uno dei colori sopra citati; ed è proporzionalmente al loro accostamento reciproco, in cui la peculiarità delle loro luci perde nitidezza, che sembrano confondersi con quelle degli altri.

Nell'unione dei quattro Ophanïm, ognuno si fonde con l'altro, ma possedendo ciascuno di loro una luce peculiare personalmente differente, anche dopo il congiungimento si distingue un Ophan nell'altro, così com'è detto (Ezechiele I,16): E un Ophan è al centro di un altro Ophan.

La molteplicità dei colori che compaiono in questo Palazzo, origina da quella spada fiammeggiante di cui la Scrittura racconta (Genesi III,24): E mise dei Cheroubim dinanzi il Giardino dell'Eden, i quali facevano roteare una spada di fuoco. Questa si trova, infatti, proprio nel quinto Hekhal, sospesa sopra i giudici che tengono le loro assise nel quarto. É questa la ragione per cui la tradizione, alludendo a questa spada di fuoco sospesa nel quinto Palazzo afferma: Ciascun giudice rammenti, nel momento della sentenza, che una lama è sospesa sopra la sua testa.

La Scrittura aggiunge che questa rotea incessantemente, poiché nel momento dell'accostamento dei quattro Ophanïm, sfuggono due faville, che involandosi al di fuori del Palazzo turbinano incessantemente dinanzi alla sua porta. L'essenza di queste due scintille è insondabile; talvolta prendono un aspetto maschile, e talaltra una forma femminile, a volte appaiono sotto sembianze di spirito, o ancora sotto quella di un angelo superiore.

Da dove scaturisce la molteplicità di apparenze, sotto le quali si manifestano queste faville? Queste scintille che prendono natale dallo choc prodotto dalla fusione degli Ophanïm, sono di due nature differenti; una perennemente splendente, costituisce il maschile, l'altra, luminescente ad intermittenza, il femminile. La scintilla maschile, illumina gli angeli messaggeri inviati in missione sulla terra, e poiché essi abbisognano di una gran quantità di luce, è lei ad essere loro assegnata e di conseguenza, si manifesta loro sotto tale sembianza. Al contrario, gli angeli che consumati sono rigenerati, hanno bisogno della luce della favilla femminile la quale, illuminandoli [44b] li restituisce nuovamente nel loro stato primitivo. In tale circostanza, ecco che si percepiscono le faville sotto sembianze femminili, e poiché entrambe sono originate dall'azione dei quattro Ophanïm, conservano il colore proprio a ciascuno di loro. E roteano incessantemente in tutte le direzioni, a causa della propria forza attrattiva.

Gli spiriti preposti alle due faville subiscono l'unione per effetto della preghiera. Ciascuno si fonde nell'altro in maniera tale che dei due ne rimane uno soltanto, contrariamente a quanto avveniva per gli Ophanïm, i quali, come abbiamo in precedenza detto, anche dopo la loro unione, si mantengono visibili l'uno nell'altro.

L'unione perfetta di questi due spiriti è determinata dal fatto che essa scaturisce per amore; e di una simile unione la Scrittura racconta (Cantico IV,5): I tuoi seni sono come due piccoli gemelli di una cerbiatta, che pascolano fra i gigli.

É da tale unione che origina il Palazzo Ahabah (Amore), infatti, dopo la fusione, il quinto edificio cambia il nome Beraqa in quello di Ahabah.

É qui che si realizza, per merito del loro attaccamento comune al Mistero dei Misteri, l'unione di tutti gli esseri. A proposito di questo Hekhal la Scrittura riferisce (Cantico VII,13): É là che ti offrirò il mio amore.

Quando le due luci si uniscono in una, originano migliaia e migliaia di angeli, chiamati Mandragole, Uva e Melograni, il cui movimento rimane però circoscritto tra il quinto Palazzo e la stella Nagah; infatti, non sono autorizzati ad oltrepassare questa regione, perché è scritto (Cantico VIII,7): Quando un uomo donerà tutte le ricchezze della sua casa per amore (Ahabah), in altre parole per attirare gli angeli dell'Hekhal di Ahabah, questi le rifiuteranno. La prosternazione con le braccia tese, si identifica con questo Palazzo, per il fatto che è un gesto compiuto da chi desidera unirsi in amore con il proprio Signore.

Il sesto Palazzo è il soggiorno dello spirito chiamato Nastro Scarlatto. Le parole della Scrittura (Cantico IV,3): Le tue labbra sono come dei nastri di porpora, espongono il mistero di questo Hekhal.

Il suo nome è Palazzo della Volontà, giacché tutti gli spiriti inferiori manifestano la determinazione di unirsi con quello superiore residente in questo edificio, desiderano, in altre parole, fondersi con lui nel bacio d'amore.

Tale Hekhal è in affinità di relazione, tanto con i sei Palazzi inferiori come con i sei superiori, di cui in precedenza si è detto, ed è grazie a questa affinità relazionale che diffonde dodici luci, scaturenti dalla fusione di quelle dei sei edifici inferiori, con quelle dei Palazzi superiori. É chiamato Palazzo della Volontà, anche perché chiunque sappia realizzare [45a] l'unione di questi edifici, richiama la volontà di Dio dall'alto in basso. In questo Palazzo si trova Mosè, morto per un bacio d'amore [5], per cui questo Hekhal è conosciuto, anche, come Palazzo di Mosè.

Lo spirito che vi risiede è un soffio d'amore e d'unità; ed è lui che realizza la fusione, per attrazione, delle sei luci inferiori con quelle superiori. Le scintille che irraggiano da queste luci originano quattro Hayoth sacri, in bontà ed amore, chiamati i Grandi Hayoth, che si uniscono con quelli inferiori, più piccoli di loro, infatti, è scritto (Salmi CIV,25): Dei grandi e dei piccoli animali .... La loro unione si opera nelle quattro direzioni, proprio come avviene per i gherigli all'interno del guscio di noce. In ragione di ciò l'Hekhal è anche indicato con il nome: Giardino dei Noci, com'è detto (Cantico VI,11) Sono sceso nel giardino dei noci.

Che cosa significano le parole: Sono disceso nel giardino dei noci? Giacché è il Palazzo dell'amore, io vi sono disceso per unire il maschile e il femminile. Questi quattro Hayoth, si suddividono in dodici, in modo tale che ciascun lato del Palazzo ne conti tre.

Tutti gli esseri inferiori dipendono da loro, ed esistono grazie a loro; gli spiriti in basso in virtù di quelli in alto, le luci inferiori grazie a quelle superiori, le une per le altre, in modo da costituire un'unità perfetta. Unità che lo Spirito del tutto testimonia in alto, rimettendo una corona allo Spirito Supremo e unendosi con lui.

É così che ha luogo l'unione di tutti gli spiriti con quello Superiore; ed è a quest'evento che fanno allusione le parole della Scrittura (Cantico I,1): Che mi doni un bacio della sua bocca. Questa parafrasi esprime la grande, la perfetta, e l'eterna gioia che provano tutti i mondi nell'unirsi con lo Spirito Supremo.

Quelli imperfetti, grazie a questo, conseguiranno la perfezione. Gli spiriti manchevoli di luce, grazie a questa unione, diffonderanno in seguito una gran luminescenza, e tutta questa armonia unitiva dipende esclusivamente dalla preghiera dell'uomo.

Beata la sorte di chi sapendo pregare in maniera conveniente, produce l'unione di tutti questi Palazzi e di tutti questi spiriti, i quali attendono soltanto che la preghiera dell'uomo permetta loro di elevarsi, di gradino in gradino, fino allo Spirito Supremo. Le parole della Scrittura (Genesi XXIX,11): E Giacobbe baciò Rachele, espongono questo mistero.

Abramo, che siede alla destra dello Spirito Superiore, presiede questo Palazzo chiamato Ahabah (Amore). É lui che consacrandosi all'unione di questo Hekhal con lo Spirito Supremo, realizza la perfetta unità. Si trova un riferimento al mistero di questo Palazzo nelle parole della Scrittura (Genesi XII,11): Io so che sei bella. É noto, infatti, che la bellezza della donna corrisponde ai suoi seni.

Isacco, che siede a sinistra, presiede al Palazzo assegnato alla giustizia, quello in cui si sentenzia, ed è lui che si attiva per l'unione dello spirito chiamato Zecouth con quello Supremo, affinché costituiscano un'unità. Gli altri profeti tutelano i due Palazzi i cui spiriti si chiamano Nagah e Zohar. Questo mistero è presentato dalle parole della Scrittura (Cantico VII,2): Le curve dei tuoi fianchi sono come gioielli.

Giuseppe lo Tsaddîq (il Giusto), Colonna del mondo, presiede l'Hekhal chiamato Saphira. Le parole della Scrittura (Esodo XXIV,10): Sotto i suoi piedi ..., alludono a questo edificio ricolmo di gloria e posto sotto i piedi di Dio, per testimoniare la gloria del Re.

É da qua che la Colonna Centrale eleva tutti gli spiriti al settimo Palazzo, Hekhal che configura il Mistero dei Misteri e in cui tutte le gradazioni trovano soluzione, poiché ogni cosa vi si riconosce compartecipe al punto da costituire un'unità assoluta. La Scrittura dichiara di questa unione finale e perfetta (III Re,XVIII,39): Jéhovah è Élohïm, Jéhovah è Élohïm.

Beata qui, e nel mondo a venire, la sorte di quanti saprà realizzare quest'unione, e riuscirà ad unirsi al proprio Signore. La genuflessione, l'adorazione, e la prosternazione seguita dal gesto di tendere le braccia appoggiando la fronte in terra, corrispondono a questa unione finale. Questi sono, infatti, i gesti compiuti da chi desidera richiamare su di se il soffio dello Spirito Supremo, l'Anima di tutte le anime; atti di chi aspira a far giungere le proprie preghiere fino all'Essere Supremo, l'Infinito, dal quale emanano tutte le luci e tutte le benedizioni.

Quando l'unione perfetta, fra il mondo superiore e quello inferiore, si compirà, tutti i decreti di Rigore saranno sospesi, e la volontà di Dio si realizzerà in alto come in basso. Per tale motivo la Scrittura riferisce (Isaia XLIX,3): E mi ha detto, Israele, tu sei il mio servitore e io mi glorificherò in te, e altrove (Salmi CXLIV,15) Beato il popolo che ha il Signore per suo Dio.

Il settimo Palazzo è privo di ogni forma. Esso configura il Mistero dei Misteri, dinanzi al quale è tirato un velo che lo isola da tutti gli altri Heikhaloth e impedisce, a tutti, di guardare i due Cheroubim che si trovano al di là. É chiamato il Santo dei Santi, perché è lui soltanto a vedere lo Spirito degli spiriti, lo Spirito superiore che anima e ispira tutti gli altri.

Nel momento dell'unione di tutti i soffi con quello Supremo, tutte le luci del settimo Palazzo si riversano fuori del Santo dei Santi [6] inondando i mondi. Ogni luce che discende in basso, è simile, per finalità, al seme che l'uomo trasferisce nella donna; per cui non potrà compiersi l'unione perfetta, fin quando lo sperma non sarà trasfuso dal settimo Hekhal superiore, al settimo Palazzo inferiore, solo allora, così come si conviene, l'Unità [45b] sarà assoluta.

Felice la sorte di chi sa operare questa unione; un uomo simile è amato in alto e in basso. Le punizioni comminate dal Santo, baruk ha-shem, possono essere sospese da un uomo simile, ma non si pensi che si opponga alle decisioni del proprio Signore, questo sarebbe assurdo; ma realizzando l'unione, così come si è detto, ogni decreto di Rigore è neutralizzato per se stesso, poiché in presenza di una simile fusione non avrebbe ragione d'essere. Felice il destino di un simile uomo, sia in questo mondo sia in quello a venire.

É di un tale Tsaddîq che, durante la sua via in questo mondo inferiore, la Scrittura afferma (Proverbi X,25): E il Tsaddîq è il fondamento del mondo, ed è sempre per lui che una voce celeste declama ogni giorno (Isaia XLI,16): Tu gioirai nel Signore, troverai le tue delizie nel Santo di Israele.

Come il fumo dei sacrifici sale al cielo, mentre il pontefice officia e i leviti cantano inni, così l'elevazione degli spiriti da un Palazzo ad un altro, si realizza nel momento in cui l'uomo rivolge la propria preghiera alla Luce suprema, alla Luce delle luci. Soltanto allora tutti gli spiriti, simili a faville, saranno riassorbiti dalla grande luce e tutti si riverseranno, come acque sgorganti da una sorgente inesauribile, nel Santo dei Santi.

In questo settimo Hekhal risiede il Mistero dei Misteri, inconcepibile ad ogni speculazione e per qualunque elaborazione mentale. Là, risiede la Volontà eterna, la Volontà dell'Infinito, la Volontà che determina tutti i mondi in alto come quelli in basso, la Volontà che è percettibile solo per contrasto con l'atto che la segue, la Volontà regnante in basso come in alto.

Felice il destino dell'uomo che nel momento dell'unione; sa come congiungersi al proprio Signore, un simile individuo è beato in alto e felice in basso, infatti, è scritto (Proverbi XXIII,25): Gioisca tuo padre e tua madre, e si rallegri chi ti ha generato. Considerate che, nel momento in cui l'unione perfetta si compie, ogni cosa si concentra nel Pensiero supremo, qualsiasi forma e tutte le immagini si dissolvono per manifestarlo così com'è; unico, anima vivifica e illuminante il tutto.

In questo momento, aggiungiamo noi, ogni forma e qualsiasi immagine, esistente soltanto per consentire alla mente di concepire il Pensiero supremo, il quale è sopra di qualsivoglia principio intelligibile e di ogni apparenza, come anche al di fuori di tutte le formulazioni mentali, si dissolve, lasciandolo manifestare in tutta la sua purezza. Ora, poiché la Volontà suprema risiede nel Pensiero, se ne deduce che l'uomo l'attiva qui sulla terra, tramite la sintesi espletata con la preghiera. Sono riferite a questo Mistero le parole della Scrittura (Salmo CXLIV,15): Fortunato il popolo che possiede tutti questi beni, beato il popolo che ha il Signore per Dio.

Chiunque ha la buona ventura di congiungersi in tale maniera, con il proprio Signore, prende parte all'unione di tutto il mondo con la misericordia superiore. La preghiera di un simile uomo non è mai infruttuosa, perché presenta le proprie petizioni dinanzi al Signore, proprio come farebbe un figlio con suo padre, e Dio realizza le attese di un simile uomo, perché ispira il timore in tutte le creature; egli ordina e il Santo, baruk ha-shem, esegue.

É di un simile uomo che la Scrittura recita (Giobbe XXII,28): Traccerai dei disegni e si realizzeranno; e la Luce splenderà sulle vie in cui camminerai.

 

 

Indice

foglio 38a - 39b foglio 39b - 40b foglio 41a - 41b foglio 42a - 45b (1)

foglio 42a - 45b (2) foglio 244b - 269a (1) foglio 244b - 269a (2)

foglio 257a - 257b

 

Torna ad indice Sepher ha-Zohar