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La Regola delle Pietre e delle Case

 

"Come le combinò? Due pietre edificano due case. Tre pietre sei case. Quattro, ventiquattro case. Cinque, centoventi case. Sei edificano settecentoventi case. Sette edificano cinquemila e quaranta case. Di qui in poi procedi a calcolare quel che la bocca non può pronunciare, l’occhio non può vedere né l’orecchio ascoltare."

È alquanto inesistente o, quando presente, di certo superficiale la letteratura su tale passaggio.

Proveremo, come spesso abbiamo fatto per questo lavoro, ad ipotizzare alcune letture.

Umberto Eco, nel suo saggio "La ricerca della lingua perfetta", individua nel nostro passo la possibilità combinatoria della lingua ebraica, specifica nel testo, ma generale nel principio.

Nella lingua c’è la strutturale possibilità, partendo da pochi elementi finiti, di produrre un numero vertiginoso di combinazioni.

Il Sepher Yetzirah, anticipa quello che in analisi matematica si chiama "calcolo fattoriale".

Questo calcolo serve a "contare" il numero di permutazioni di "n" elementi.

Il processo del calcolo fattoriale del Sepher Yetzirah non è molto complicato, unica accortezza è tenere presente che le pietre e le case sono a questo livello d’analisi, lettere e parole.

Due pietre si risolvono fattorialmente in due case. Il calcolo è eseguito moltiplicando tutti i termini dall’unità fino al numero di riferimento, ossia: 1x2= 2. Poi, a seguire, tre pietre generano sei case (1x2x3= 6), quattro pietre ventiquattro case (1x2x3x4= 24), cinque pietre centoventi case (1x2x3x4x5= 120), sei pietre settecentoventi case (1x2x3x4x5x6= 720), sette pietre, ultimi elementi espressi nel Sepher Yetzirah, si permutano in cinquemila e quaranta case (1x2x3x4x5x6x7= 5040).

É interessante, come sostiene Umberto Eco, che il sistema fattoriale, oltre a determinare la quantità di combinazioni avendo un numero di elementi dati, potrebbe essere usato anche per delineare "scenari possibili". Lo stesso autore ci precisa che "perché tuttavia la combinatoria lavori al massimo regime, occorre assumere che non vi siano restrizioni nel pensare tutti gli universi possibili. Se si inizia ad affermare che alcuni universi non sono possibili perché sono improbabili rispetto ai dati della nostra esperienza passata, o non corrispondono a quelle che riteniamo le leggi della ragione, allora entrano in gioco criteri esterni non solo per discriminare tra i risultati della combinatoria, ma anche per introdurre restrizioni all’interno della combinatoria stessa".

L’interessante affermazione di Eco circa la non restrizione nei risultati degli "universi possibili" deve, necessariamente, fondare lo statuto di qualsiasi ricerca. Questo, oltre ad essere deontologicamente irrinunciabile, favorisce il libero pensiero e non permette la formazione di sempre nuovi ed insospettabili dogmi.

Ogni ricerca, quindi, non può aprioristicamente essere limitata, come storicamente accade, dalle leggi della religione, della scienza o della ragione. Se non è particolarmente sensato affermare "gli asini possono volare", non possiamo però scartare in partenza questa possibilità, che va certamente analizzata, sperimentata, provata e, infine, scartata, accettata o lasciata probabile.

Questa analisi di Umberto Eco, che condividiamo certamente, va riportata alla realtà del testo.

Per prima cosa, consideriamo che la combinazione delle pietre e la costituzione della case è operata tramite la stessa mano di Dio. Non va dimenticato che, nella Qabalah anche se insondabile, c’è un Dio "vero" che opera nella realtà, quindi, l’autore del Sepher Yetzirah sostiene realmente che Dio abbia operato la creazione per mezzo di energie che si sono fissate su dei "segni", che noi chiamiamo lettere. Dato il parallelismo tra Dio e uomo, quest’ultimo può, attraverso le lettere che condivide con la Divinità, comprendere la creazione nei suoi meccanismi interni e tentare la risalita attraverso un suo percorso iniziatico o, nel caso della Teurgia, operare egli stesso similmente al creatore.

Analizziamo ora quanto la tradizione identifica con la parola "casa".

Questo termine è usato spesso per definire la dimora di Dio. Dio è il costruttore per eccellenza, e ciò è confermato in molti passi dei testi sacri.

Gli stessi termini che valgono per Dio, dato anche il parallelismo strutturale tra Lui noi e il creato, (il mondo, anno e anima del Sepher Yetzirah), valgono anche per l’uomo. Questo ci dà la possibilità di tradurre in attività umane un concetto divino ed utilizzare in un percorso iniziatico gli insegnamenti che la Qabalah propone.

Secondo lo Zohar, infatti, l’uomo, per potersi accostare al mistero della costruzione divina deve calarsi in un percorso d’introspezione.

Sepher ha- Zohar (I, 141/b), leggiamo: "Quando un uomo comprende il mistero della sapienza e si rafforza in esso, si ha il compimento del versetto; edifica la tua casa (Prov. 24.27) che equivale all’anima superiore del corpo umano, di cui egli si è ornato così da divenire un uomo completo"

Nel pensiero mistico, quindi, la vera casa dell’uomo è la sua anima; un riparo non di mattoni ma di luce, che contiene e precede tutte le dimore fisiche.

É importante analizzare anche un aspetto, niente affatto insignificante, che riguarda l’ultima frase del passo che il Sepher Yetzirah dedica alla "regola delle pietre e delle case".

Qui si recita, dopo aver calcolato i numeri delle case:

"Di qui in poi procedi a calcolare quel che la bocca non può pronunciare, l’occhio non può vedere né l’orecchio ascoltare".

La vista (l’occhio) simboleggia l’attività della seconda Sephirâ H’ocmâ, la Sapienza, che porta il lampo dell’intuizione. L’udito (l’orecchio), invece, è la funzione della Sephirâ Binâ, la sede delle facoltà razionali e logiche.

Delineatosi questo scenario, possiamo collegare il vocabolo "bocca" agli altri due, giacché insieme descrivono uno stadio delle tecniche estatiche, libro della formazione, sepher yetzirah, che meglio vedremo nel prossimo paragrafo dedicato ad Abulafia e alla meditazione.

Introduzione Epoca ed influenze Il Soggetto Le Sephiroth Sviluppo del Testo Analisi della Lettera Ebraica

Tre Ordini di Lettere Le Madri Le Doppie Le Semplici I Trentadue Sentieri

 Le Tecniche Ermeneutiche Regola delle Pietre e delle Case Introduzione alla Meditazione

 • La Meditazione in Abulafia Tecniche estatiche di Abulafia Conclusioni