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Tre Ordini di Lettere: le Madri

 

(Aleph)

 

La sua forma, costituita da due yud ed una vav centrale, spiega la funzione mediatrice che le si attribuisce.

Il punto in alto rappresenta quello che la Qabalah chiama Acque Superiori, acque che possiamo leggere come l’energia generata dall’altra lettera madre, la Shin.

Il punto in basso simboleggia invece le Acque Inferiori, quelle rappresentate dall’altra madre la Mêm.

La linea centrale dell’Aleph, disegnata dalla lettera vav, è il punto di passaggio tra questi due stati è l’indicazione di un ciclo ininterrotto di osmosi fra le Acque superiori e quelle inferiori.

Considerando questo ultimo aspetto di incessante osmosi lo stesso Sepher Yetzirah si presenta come un manuale iniziatico teso alla rigenerazione.

Fondamentalmente, il messaggio veicolato dalla raffigurazione della lettera Aleph, così come il Sepher Yetzirah descrive, è quello di dichiarare la necessità che le parti emotive ed istintive, con tutti i loro moti caotici, si fondino con la consapevolezza superiore, sede delle migliori qualità umane, quali intuizione, ragione, sentimento.

Ci sembra di individuare una differenza fondamentale tra il concetto Freudiano di Super Io e i principi cabalistici espressi. Infatti, mentre in Freud è presente lo schiacciamento dell’Io tra Es e Super io stesso, nella Qabalah il deflusso delle Acque Superiori con quelle Inferiori e vice versa, avviene con armonia, senza alcuna imposizione nei processi dell’autocoscienza.

I motivi che hanno associato la lettera Aleph all’aria, sono esclusivamente fonetici. La lettera, infatti, ha una pronuncia che assomiglia ad un soffio appena percettibile, come quello emesso un istante prima di iniziare a parlare. La Tradizione la colloca al centro del corpo umano sul tronco, zona dell’aria, dei polmoni, ma è anche la parte del cuore… del sangue, ed è tale liquido che trasporta l’aria sotto forma di ossigeno in tutto il corpo.

 

(Shin)

Secondo il Sepher Yetzirah, la Shin governa la testa umana., ed è forse in analogia a questo che la lettera è incisa sui filatteri del capo utilizzati dagli ortodossi durante la preghiera del mattino.

A testimonianza della necessità che l’energia della lettera si trovi in ogni parte del corpo, i filatteri vengono anche legati intorno a tre dita delle mani, proprio per riprodurre la sua figura a tridente.

Le tre punte della Shin rappresentano la triplice divisione dedicata del cervello, quella di destra, alla parte intuitiva, la sinistra, a quella logica e la parte centrale, alla sede del sentimento. La linea in basso riproduce la conoscenza unificatrice che corrisponde al ruolo della Sephirâ Da’at .

Le tre lingue della Shin simboleggiano tre lingue di fuoco, alimentate dallo stesso ceppo, con questo la Qabalah vuole informarci che la triade si appoggia su di una fondamentale esperienza di unità.

Spingendo oltre l’osservazione, possiamo sostenere che nei suoi tre punti in alto, la Shin allude alle tre estremità di Kether, racchiudendo uno degli insegnamenti più ragguardevoli della Qabalah. La prima punta in alto è l’Estremità Inconoscibile, luogo inaccessibile alla mente umana, dove giacciono le risposte alle domande umane. La seconda è l’Estremità del Nulla, sede del piacere estatico. Infine, troviamo l’Estremità Infinitamente Lunga, che unisce Kether al resto dell’Albero Sephirotico.

 

 (Mêm) (aperta)   (chiusa)

La lettera Mêm che, abbiamo visto, descrive gli stati inferiori dell’uomo e raccoglie come recipiente (Mêm), i frammenti (Aleph) delle luci (Shin) delle acque superiori, racchiude in sé un interessante simbolismo legato alla sua doppia grafia, seconda se si presenti in una parola (Mêm aperta: m) o alla fine (Mêm chiusa: \).

La doppia grafia, simboleggia i due stati dell’acqua (elemento a lei assegnato dal Sepher Yetzirah): quella proveniente da una "fonte aperta" (m), vale a dire una sorgente d’acqua posta in superficie, e da una "fontana chiusa" (\), vale a dire le acque nascoste nel profondo della terra. Questa doppia valenza è trasferita dalla Qabalah per l’insegnamento sull’anima umana, non per quanto concerne le sue componenti ma quella della sua allocazione, ecco allora che la Mêm con la sua doppia grafia va ad indicare l’anima che, scendendo dall’alto e quella che rimane legata ai mondi divini.

Esiste nel Sepher ha-Bahir una dotta analisi sulla lettera in cui si sostiene che le sue due grafie della lettera derivino dalla forma del ventre femminile: quando riceve la fecondazione (aperta) e durante il concepimento (chiusa). Ecco i passi del "Bahir" legati a questa spiegazione.

"… Cosa significa dunque la Mêm aperta? Che contiene il maschile e il femminile. E cosa significa la Mêm chiusa? É chiusa come un ventre visto dall’alto. Ma Rabbi Rehuma’y aveva affermato che il ventre è come la Teth. Quello che ha detto è relativo alla forma vista da dentro; io ho parlato della forma vista da fuori."

"Cosa significa Mêm? Non leggere Mêm, ma mayim (acqua). Come l’acqua è umida , così il ventre è sempre umido. E perché la Mêm aperta è composta di maschio e di femmina mentre la Mêm chiusa è solo maschio? Per insegnarti che il fondamento della Mêm è il principio maschile e che l’apertura è aggiunta per il principio femminile. Come il maschio non può generare che con quella apertura; e come la femmina genera attraverso l’apertura, così fanno la Mêm aperta e quella chiusa."

Il legame con l’elemento Acqua, lo si ritrova nella grafia della parola stessa. Mayim (acqua), scrive in ebraico, \ym. È agevole costatare come nella parola Mayim sia presente la Mêm nelle sue due grafie.

In essa dimora la forza sessuale, l’energia generativa dell’individuo, nel Bahir tale analogia si spinge oltre alludendo alla generazione e all’utero quale contenitore del liquido.

Sempre legato al concetto di acqua e alla sua condizione di elemento purificatore, si possono accennare alcune riflessioni che hanno attinenza con il valore numerico della lettera, il 40.

Nella tradizione ebraica 40 è il numero minimo di Sea (unità di volume) di acqua che un Mikve (vasca per immersioni purificatorie) deve contenere.

Quaranta sono i giorni del diluvio universale. Quaranta sono anche i giorni tipici di attesa e preparazione: come quelli di Mosè trascorsi sul Sinai per ricevere la Thorah, o quelli che precedono la "Festa dell’Espiazione", o il tempo trascorso da Israele nel deserto.

Nell’esoterismo legato alla Qabalah, si tratta di un periodo necessario per soggiogare le forze selvagge dell’immaginazione negativa e degli istinti animali.

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