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L'origine rituale delle due colonne va dunque ricercata nei citati passi biblici e secondo alcuni commentatori (specie cristiani) anche nel “Cantico dei Cantici”, nel quale si alluderebbe simbolicamente alle due colonne quando si parla delle gambe della Sposa Sulamita che, per i cattolici, rappresenta la Chiesa. Il nostro rituale ha conservato i due nomi, il cui significato letterale è per Bohaz “la forza”, “la fermezza” e per Jachin “che (Dio) l'ha fermata”. [...]

Questo lavoro del carissimo F... Giuseppe Abramo, datato 1989, costituisce un opera della maestria del Fratello. Il suo contenuto non riflette necessariamente la posizione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto è riconosciuto.

© Giuseppe Abramo

 

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Sullo stesso soggetto sono presenti in archivio i seguenti documenti:

Le due Colonne: "Al di la dei limiti"

Simbologia delle Colonne del Tempio di Salomone

Le Colonne del Tempio

 


 

Nella Bibbia, nel primo libro dei Re al capitolo sesto si legge:
“Nell'anno quattrocentottanta dall'uscita dall'Egitto, nel quarto anno del regno di Salomone, nel mese di Ziv che è il secondo mese, costruì la casa consacrata al Signore”....
Al capitolo settimo:
- (13 - 16) “Il re Salomone mandò a prendere Chiram da Tiro. Egli era figlio di una donna vedova della tribù di Naftalì e suo padre era una abitante di Tiro, lavoratore del rame, ed era pieno di esperienza, di intelligenza, di conoscenza per eseguire qualsiasi lavoro in rame. Egli andò dal re Salomone ed eseguì tutto il lavoro. Fece la forma di due colonne di rame ciascuna dell'altezza di diciotto cubiti e un filo di dodici cubiti circondava l'una e l'altra colonna. Fece poi due capitelli da collocare sopra le colonne, fusi in rame, ciascuno dei due capitelli alti cinque cubiti”
- (21) “Eresse le colonne nel vestibolo del Tempio; a quella che eresse a destra diede il nome di JACHIN e quella che eresse a sinistra BOHAZ”
L'origine rituale delle due colonne va dunque ricercata nei citati passi biblici e secondo alcuni commentatori (specie cristiani) anche nel “Cantico dei Cantici”, nel quale si alluderebbe simbolicamente alle due colonne quando si parla delle gambe della Sposa Sulamita che, per i cattolici, rappresenta la Chiesa.
Il nostro rituale ha conservato i due nomi, il cui significato letterale è per Bohaz “la forza”, “la fermezza” e per Jachin “che (Dio) l'ha fermata”.
In verità il significato dei due nomi è incerto. Forse essi alludono alla stabilità del Tempio e presi insieme vogliono dire “(Dio) lo rende fortemente stabile”.
Com'è noto alle due parole sono collegate anche le parole sacre dei primi due gradi.
Quando il Tempio è architettonicamente completo le due colonne sono le prime delle file di colonne laterali e le contraddistinguono. I F:.F:. siedono fra le colonne e lasciano libera l'area centrale, il pavimento del Tempio, per Io svolgimento delle cerimonie rituali.
Più spesso le colonne sono poste ad Occidente, ai lati della porta di ingresso.
Se guardiamo alle dimensioni dettate dalla Bibbia, le cifre in cubiti riportate stanno a rappresentare piuttosto l'incommensurabilità delle due colonne, che una misurazione vera e propria, tanto più che compaiono anche qui i soliti numeri “sacri”: il 12, il 18 (9 x 2), il 5.
Tradizionalmente esse sono fuse in bronzo, il metallo inattacabile dalle intemperie, per indicare l'immortalità dei principi iniziatici, e sono “cave” perchè raccolgono simbolicamente i tesori destinati a pagare gli operai.
La colonna - come meglio preciseremo in seguito - è la stilizzazione estremamente sintetica dell'uomo nella sua posizione eretta, pertanto la cavità interna acquista un nuovo e
più concreto significato: l'abolizione cioè degli organi vegetativi sostituiti dai tesori della saggezza iniziatica.
In questo modo le due colonne, pur restando sostanzialmente ad indicare - come vedremo - la bipolarità, il Binario, tuttavia sono già una prefigurazione del Tempio interiore che l'iniziato deve costruire svuotando l'interno suo di ogni pesantezza saturniana , e d'ogni sozzura elementale.
La colonna J sostiene tre melagrane socchiuse e la colonna B a differenza della descrizione biblica , un globo rappresentante il mondo.
Le melagrane hanno significati molteplici, alcuni dei quali aggiunti piuttosto recentemente come quello della concordia e della fratellanza massonica: in realtà il più antico e vero significato esoterico è la fecondità. Il globo che, secondo qualche scrittore, sta ad indicare il regno etico della Libera Muratoria, in realtà rammenta la Creazione dell'Universo.
L'antitesi o polarità è la base del mondo manifestato.
È naturale quindi che l'antitesi costituisca la base del simbolismo elementare della Loggia, in quanto che il "Binario" è la base del "Ternario" espresso dal Delta sacro, nel quale la dualità trova un superamento dialettico e metafisico in una nuova Unità.
È logico pure che la Più aperta espressione della Dualità venga contrapposta al Delta Sacro situato all'Oriente: ed infatti le due colonne si trovano all'Occidente.
Questa disposizione risponde già di per sé alla ferrea logica del simbolismo massonico: infatti se il Delta Sacro rappresenta l'Unità riconquistata o "triunità" non può stare altro che all'Oriente, dove sorge il Sole, dopo la sua periodica caduta nel tenebroso mare occidentale. Inoltre l'Oriente rappresenta lo Spirito; di contro ad esso c'è l'Occidente che rappresenta il Mondo manifestato, soggetto alla legge di causalità, all'eterno ritmo di nascita e morte.
Ciò premesso, dobbiamo cercare di capire perchè la dualità fenomenica sia stata espressa attraverso il simbolo delle due colonne.

Non è un'ipotesi supporre che l'Uomo, non appena fu capace di costruirsi delle abitazioni, abbia pensato di usare tronchi d'albero per sorreggere il tetto delle sue capanne e che quando il materiale ligneo fu sostituito da quello più solido (pietra, laterizi, ecc.) il ricordo del tronco originario non si cancellò, ma fu conservato nella colonna che ne divenne il simbolo.
Quindi prima di diventare elemento portante verticale, la colonna già rappresentava qualcosa di più e di diverso dal semplice elemento architettonico.
Infatti essa da sempre compare nella storia dell'uomo come rappresentazione, estremamente sintetica ed efficace, prima di tutto dell'albero e poi dell'Uomo fisico: dell'Uomo che solleva al cielo la fronte, orgoglioso della sua conquista più degna: la stazione eretta che lo distingue dagli animali e gli dà potere su di essi.
Così probabilmente, in un solo elemento funzionale, si fuse sia una esperienza pratica, o tecnica che dir si voglia, sia un intimo bisogno di dare forma a verità metafisiche che urgevano dentro l'anima dell'Uomo.
Tutto ciò che l'uomo ha creato, aveva in origine questa impronta di necessità e funzionalità perfette, come avviene del resto in tutte o quasi le manifestazioni della natura.
Il tronco d'albero originario diventato colonna conservò i suoi significati simbolici e pertanto venne usata anche al di fuori dell'architettura propriamente detta, come elemento fine a sé stesso, ornamentale o rituale o commemorativo.
A questo punto scaturisce l'altro simbolismo legato alla colonna; simbolismo che è conseguente a quanto fin qui considerato. Parliamo del simbolismo fallico.
Quando l'uomo, dopo la sua caduta nel mondo fenomenico cercò affannosamente una lingua sacra adatta a fissare nella sua memoria indebolita dall'insaturnamento, la verità del mondo metafisico o Eden dal quale proveniva e al quale tuttavia aspirava sotto la sferza della più cocente nostalgia, vedendo che la vita scaturiva misteriosamente dall'atto sessuale, cominciò ad usare il simbolismo fallico per esprimere il mondo delle cause, la ragione prima dell'esistenza.
Il “Phallos” divenne l'espressione della capacità creativa sia dell'Uomo (Microposomo) sia della Divinità (Macroprosopo), proiettata fuori dei limiti troppo angusti dell'Io e ipostatizzata nella parola “Dio”.
La colonna quindi fu uno dei primi simboli fallici. E tale è restata, si può dire, fino ai nostri giorni, specialmente quando non è usata come sostegno architettonico.
I tre elementi simbolici descritti albero, uomo e fallo sono quindi tutti e tre racchiusi nelle due colonne del Tempio Salomonico e pertanto della Loggia muratoria.

Le colonne della Loggia sono di forma - o come si dice - di ordine diverso l'uno dall'altro; di solito una è di ordine dorico e l'altra di ordine corinzio (talvolta possono essere rispettivamente di ordine tuscanico e jonico).
Questa diversità formale non è certo casuale: infatti, senza voler entrare in una disquisizione sui vari ordini architettonici, salta agli occhi che le colonne doriche o tuscaniche presentano caratteristiche opposte a quello corinzie o joniche.
Poiché in questo caso le colonne hanno in primo luogo il significato di immagine stilizzata della persona umana, le caratteristiche formali di cui sopra intendono rappresentare il maschio e la femmina.
La colonna dorica e anche la tuscania, per le proporzioni particolari del piedritto e dell'echino, per la sobria scanalatura, per il capitello di estrema semplicità, hanno in sé la forza e l'eleganza del corpo maschile; mentre la colonna Jonica, ed ancor più la corinzia ci richiama subito alla mente il personale morbido, flessuoso e slanciato della donna, tanto più che il capitello a volute o a foglia d'acanto è l'espressione stilizzata della chioma fluente ed ondulata della donna.
È logico quindi pensare che la diversità di sesso delle due colonne ombreggi il mistero della procreazione e delle polarità.
La significazione fallica diventa pertanto assolutamente preponderante: ed ancor più lo era nelle colonne del Tempio di Salomone, specialmente per la calotta emisferica che le sormontava e per le melagrane, simbolo della fecondità.
Le colonne erano frequenti in Fenicia dove l'aspetto fallico era ritualmente accentuato. Anche nei templi etirenei non mancavano le due colonne, una in onore del Fuoco o principio maschile e una del Vento o principio femminile (elemento Aria). Lo stesso o analogo significato avevano i due obelischi posti all'ingresso dei Templi egizi. (L'obelisco infatti si differenzia dalla colonna solo perchè quest'ultima è a sezione circolare).
Le colonne della Loggia non hanno più la forma fallica delle loro antenate fenicie, ma, come si è visto, appartengono ad ordini architettonici greco-romani: trasformazione logica, se si pensa all'apporto che il Pitagorismo e il neo Platonismo hanno dato alla corrente iniziatica occidentale.
Le due colonne quindi sono il simbolo della vita e della creazione degli Enti, sul piano del mondo fenomenico. L'arcano delle due colonne, dice Eliphas Levi, è pertanto l'arcano della vita stessa, che appare dovuta all'equilibrio di due forze contrarie: per questa ragione le due colonne corrispondono al sigillo di Salomone o stella sei punte. Esse sono l'espressione della lotta eterna fra i due sessi, lotta naturale che rende l'uomo aggressivo e conquistatore e la donna gelosa, custode e conservatrice.
Probabilmente fu proprio questo simbolismo a suggerire agli architetti ed ai Maestri muratori del Medio Evo di costruire due torri sulle facciate delle cattedrali gotiche o addirittura di porre due colonne di forma e significato diverso ai lati della porta maggiore dei Templi che andavano edificando.
Questo significato legato alla polarizzazione maschile-femminile delle colonne sembra delinearsi con sufficiente chiarezza. D'altronde la Dualità, il mistero del “binario” viene in Loggia ribadito più e più volte: così ad esempio dal pavimento a mosaico o scacchiera bianco-nera, che indica la mescolanza sul piano esistenziale del Bene e del Male, della Luce e delle Tenebre: simbolo completamente sovrapponibile a quello dello Yin-Yang coreano, nel quale però la polarità che nella scacchiera ha un aspetto fatalmente statico ed è legata al quadrato, cioè al mondo fisico, nel simbolo orientale assume un aspetto di moto vorticoso, ed abbraccia tutta la realtà cosmica anche più sottile.
Ora dal pavimento a mosaico si alzano le due colonne, almeno nelle Logge ritualmente costruite. Appare con chiarezza che il simbolismo insiste volutamente sulla polarità e sul binario, per poi porre l'iniziato di fronte alla raggiante e luminosa bellezza della riconquistata unità del Delta Sacro posto all'Oriente.
In conclusione dunque le colonne rappresentano il binario ermetico e cabalistico.
A questo proposito molto è stato detto e scritto: la squadra, la livella e la perpendicolare (gioielli dei due sorveglianti) e tanti altri simboli a noi noti hanno tutti lo stesso significato.
La dualità è simboleggiata anche nel racconto biblico della colonna che guidava gli Ebrei nella marcia attraverso il deserto; una colonna di fumo durante il giorno e di fuoco durante la notte. Così, dice la Bibbia, il fumo serviva da cortina protettiva contro i nemici di Israele durante le ore diurne, quando la luce creata accresce i pericoli e come luce increata o divina irradiava il popolo di notte, quando la luce creata è tramontata e sorge nell'intimo nostro il “sole di mezzanotte” della Tradizione.
La colonna B si ricollega al culto vedico di Agni e rappresenta il Fuoco, l'eterno mascolino, l'intelletto creatore o spirito; la colonna J al contrario, corrisponde al Soma, l'eterno femminino, l'Anima Mundi, la sostanza astrale o eterica, matrice di tutte le cose. A questi significati possiamo assimilare, in due serie di polarità ben distinte soggetto ed oggetto; agente e paziente, positivo e negativo; intelletto e sentimento; moto e riposo; dispari e pari destra e sinistra; linea retta e linea curva; bene e male e così via abbracciando tutti gli enti conoscibili.
Nella Cabala le due polarità sono rappresentate dallo Yud e dalla Beth; nel Tarocco dal Bastone e dalla Coppa ( Phallos agens e Cteis recepiens); nell'Astrologia dal Sole e dalla Luna; in Alchimia dall'Oro e dall'Argento.
Nel Tarocco inoltre alle due colonne è dedicato il secondo degli Arcani maggiori, quello che comunemente porta il nome di “Papessa” o “Iside”. Questa lama appunto indica la conoscenza, la lotta e la distinzione degli opposti, la limitazione di tutto ciò che è mutevole e contingente, che nasce e muore.
In questo senso le due colonne hanno l'identico significato dei due segni Yang --- e Yin - - nei trigrammi di Fo Hi.

Esaminato questo aspetto del simbolismo, quello cioè della colonna come rappresentazione stilizzata della figura umana ci resta da considerare l'altro aspetto: la colonna come simbolo dell'albero.
A questo proposito visto che le nostre due colonne non sono affatto un elemento portante architettonico, possiamo considerarle come i cippi “limina” dei Romani, ed analogicamente come le due colonne di Ercole o di Melkart, che in corrispondenza della odierna Gibilterra, segnavano la fine del mare navigabile, al di là del quale c'era solo il Regno della Morte e del Terrore il mondo profano, potremmo dire considerando un aspetto immediato ed esteriore, ovvero “le Grandi Acque”, avendo riguardo ad una realtà più sottile ed interiore.
Al di qua delle colonne, dunque, è possibile muoversi in quelle “Acque” e ciò in quanto la Tradizione iniziatica costituisce veicolo e protezione per affrontarle , conoscerle e navigarle.
Ricordiamo tutti come Dante, nell'episodio di Ulisse mette in guardia contro i pericoli cui si espone chi voglia senza la guida di un Maestro e di una Tradizione iniziatica qualificata affrontare le Grandi Acque e trascendere i limiti della Conoscenza umana.
Presso le colonne di Melkart c'era l'orto delle Esperidi (Esperia = Occaso) nel lontano occidente, verso l'Amenti, località dalla quale non si torna e che il morto deve affrontare dopo la dipartita dal piano dell'esistenza fenomenica.
L'orto delle Esperidi, inoltre, con i suoi pomi aurei, si ricollega all'albero della Conoscenza dell'Eden e quindi al pomo del “peccato” e della “caduta” originaria. Forse a questi mitici frutti si ricollegano anche le melagrane poste sulla colonna J; mentre il Mondo, posto sulla colonna B ci rammenta la creazione dell'Universo e quindi, attraverso l'albero edenico della Vita, la Croce di Cristo o Legno di Vita (Della Riviera) cui si collega il mito del Re del Mondo, che tiene nella sinistra il simbolo della Terra.
Per questo gli apprendisti ricevono la loro mercede presso l'Albero della Conoscenza (apprendisti da apprendere) ed i compagni presso quello della Vita. Il Compagno infatti deve trovare e separare in sé l'Anima Mundi, il Mercurio dei Saggi - Ermete Psicopompo - capace di guidare i morti sulla via della resurrezione.
Ecco quindi un altro significato occulto delle due colonne esse rappresentano i due alberi edenici, quello della Conoscenza e quello della Vita i due alberi che sono gli estremi limiti tra i quali sono contenuti l'arco dell'esistenza umana e la speranza di una riconquista dell'Eternità.
L'uomo terreno conosce solo il primo dei due alberi, quello della Conoscenza, è quindi ancora un apprendista che attraverso le “12 Fatiche” si affanna a ritrovare l'albero della Vita.
Tra i due, invisibile nella sua possanza spirituale, c'è l'architrave ideale, la Maestria, che sostanzialmente rappresenta il superamento del Binario e la conquista del Ternario vale a dire la costituzione del Rebis o Androgino Ermetico che è superamento della polarità sessuale e morale.
Il Rebis è il Re Sacerdote, che sta al di là del maschio e della femmina, del Bene e del Male, e che sottopone ambedue al suo spirituale comando.

 

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