Il dotto studio che presentiamo ai ricercatori esoterici fu pubblicato nel lontano 1909 da un autore di cui sono note soltanto le iniziali G.C. (o G.B.). A lui il nostro sentito ringraziamento.

 

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Stando ai diversi catechismi, della Massoneria, la parte materiale del Tempio termina con un merletto a denti che gira tutt'intorno all'architrave, che poggia sulle colonne; e sull'architrave sovrasta la volta azzurra stellata.

Parecchi trattatisti di simbologia massonica hanno confuso il merletto a denti con i lacci e nodi d'amore, i quali vanno ricercati tra le due colonne Jockin e Boaz, e nulla hanno da vedere con questo altro simbolo.

Ricordiamo che anche Cadano, quando volle costruire Tebe, la città sacra ad imitazione della Tebe Egiziana, seminò dei denti del Drago da lui ucciso. Ed il mito esoterico riferisce:

"Cadmo, l'eroe che costruì la Tebe di Beozia, sul modello della Tebe Egizia, dopo un lungo viaggio in cerca di Europa trova sul posto ove vuole edificare la nuova città, un drago. Egli lo uccide, e seguendo i consigli d'Atenei, semina i denti del mostro nella terra. Questa diede la nascita a due gruppi di guerrieri armati, che appena nati si attaccarono e si sterminarono tutti, senza, il suo intervento".

È necessario ricercare il senso allegorico di questo mito.

Cadmo è lo sviluppo della radicale ebraica C’hd, con l'aggiunta dell'aumentativo m e che significa: tutto ciò che partecipa dell'unità relativa, dell’isolamento e della divisione.

In un senso materiale: una scintilla, il chiarore di una cosa fragile l'inviluppo etereo dell'anima. [Per tutte queste radicali, confrontare Fabre d’Olivet "La Lingua Ebraica restituita].

Tebe, poi, se da un lato è il nome simbolico dato dagli Egiziani alla loro città sacra, considerata come l'asilo, il rifugio, la dimora degli Dei, dall'altro lato significa: un circuito, una orbita, un globo, uno scrigno, un'arca, un mondo, il sistema solare stesso, l'Universo infine: e che lo si simboleggiava in una specie di vascello: il vascello d'Iside, Nel senso geroglifico, Thebah denota l'azione di muoversi su se stesso, di rivenire, di rilevarsi, e di attirare per mezzo del desiderio.

Europa, cioè oscurità occidentale - e da questo concetto gli antichi greci diedero il nome di Erebo al luogo di tristezza nel quale erano divorati gli esseri che cadevano nel suo seno - nel senso geroglifico significa: il piano della materia fisica densa, opaca, scura, dotata di movimento turbiglionare atto allo aggregamento.

Atenea è un composto di due radicali: aeth-hallon e significa: apertura, ma più specialmente l'energia che presiede l'azione di prendere una forma stabile, esistenza in atto quale ombra riflessa di una esistenza in inviluppo etereo.

Per spiegarci il significato del drago, e non del serpe, e delle due specie di guerrieri che tra loro, combattendosi, si sterminarono dobbiamo ricorrere al commento che il Fabre d'Olivet fa sulla parola Nahash (l'ardore cupido) al primo versetto del III capitolo del Sepher Berechith di Mosé

E qui riporto la traduzione che il detto autore ci dà del testo mosaico, e la libera interpretazione libera ch'egli ne fa:

 

Traduzione letterale.

Ora Nahash, l’ardore cupido, era una passione generale in tutta l'animalità della Natura elementare che aveva fatta Yhvh-Egli-gli-Dei: ed essa disse ad Aishah: a cagione di che, dichiarò Egli-gli-Dei, voi non vi alimenterete di tutta la sostanza dell’inviluppo organico?

 

Traduzione libera.

Però, Nahash, l'adescamento originale, la cupidigia, questo ardore interno desiderante, era la passione affascinante della vita elementare, il principio interiore della Natura, opera di Yhvh. Ora, questa Passione invidiosa disse ad Aïsha, la facoltà volitiva di Adamo: perché vi ha raccomandato Egli-gli-Dei, di non alimentarvi di tutta la sostanza della sfera organica?

 

Il d'Olivet annota:

II motto chn; Nahash così com'è impiegato in questa circostanza, non significa affatto una serpe. È invece un ardore cupido, invidioso, interessato, egoistico, che serpeggia, è ben vero, nel cuore dell'uomo, e lo circonda con le sue spire, ma che non ha di serpe, altro, se non il nome che gli si da, talvolta, per metafora. L'analisi geroglifica può dare la chiave di questo mistero, le quante volte il lettore segua con attenzione la formazione difficilissima dei significati occulti e sacri.

La radicale della parola Nahash e hesh che indica sempre un ardore interno, un fuoco centralizzato, che si agita con movimento violento, e che cerca di distendersi. Da questa radicale il caldaico fa derivare molte espressioni che hanno rapporto con il concetto di ansietà, angoscia, dolore e di passioni che danno pena. In arabo, questa stessa radicale, nel senso proprio, significa abbrustolimento, torrefazione; mentre al figurato significa: un ardore cupido; così nel siriaco vale: sofferenza, passione dolorosa; infine, in Etiopico housh denota: agitazione violenta.

Nello stesso Ebraico, questa radicale dà origine ad un verbo che denota, l'azione d'andare con veemenza verso una cosa; ed i verbi analoghi, sia in etiopico che in siriaco ed in arabo, mantengono lo stesso significato; quindi niente ci costringe all'idea di un serpe.

In ebraico si adoperavano due radicali: ra: ar ed ca: ash per designare ugualmente i1 primo Principio, il principio elementare, il principio sconosciuto delle cose; ma i sacerdoti Egizi concepivano una importante differenza tra queste due radicali, differenza che rileveremo subito dal modo geroglifico come esprimevano le due radicali stesse.

Essi annettevano ad entrambe le radicali l'idea del movimento; ma consideravano ar come simbolo del movimento proprio, rettilineo; e consideravano Ash come simbolo del movimento relativo, circolare.

Il carattere geroglifico che corrispondeva a questi due movimenti era ugualmente un serpe; ma un serpe talvolta dritto passante attraverso il centro d'una sfera, per rappresentare la radicale Ar; tal'altra un serpe ripiegato su se stesso, ed avviluppante, con le sue spire, una sfera, per rappresentare la radicale Ash.

Allorché questi stessi sacerdoti volevano indicare la riunione dei due movimenti, o dei due principi, essi dipingevano un serpe ritto dispiegantesi in linea spirale, o meglio, due serpenti allacciantesi tra di loro, con flessibili anelli. È quest'ultimo simbolo che diede origine al caduceo dei Greci.

 

In merito poi alla natura intima di questi due principi, essi tacevano. Ma impiegavano sempre con indifferenza le due radicali Ar ed Ash per caratterizzare il principio etereo, igneo, aereo, acquoso, terroso e minerale, quasi avessero voluto far intendere che non ritenevano semplici ed omogenei questi principi, ma sibbene composti. Nullameno, quello che capitava più sovente nell'uso, era l'indicazione del fuoco.

In questo caso intravedevano il principio igneo sotto i suoi differenti rapporti sensibili o intelligibili, buoni o cattivi, e modificavano, allora, la radicale che lo rappresentava, per mezzo dei segni.

Così, per esempio, il primitivo ra diventava rra per designare il fuoco elementare; rda: la luce: rya lo splendore intelligibile, ecc.

Se s' induriva la vocale iniziale, prendeva un significato sempre più veemente; così: rh denota una esaltazione tanto nel senso proprio quanto al figurato; rj: un focolare ardente;ru: un ardore di passione, ardente, disordinato, cieco. Lo stesso accadeva della primitiva radicale ca.

Il solo movimento distingueva ancora i due principi, sia che denotassero elevazione, che abbassamento. Il movimento rettilineo inerente e proprio al primitivo Ar, impediva di confondere i suoi derivati con quelli del primitivo Ash, nel quale dominava il movimento circolare.

Le due radicali rh ed ch rappresentavano egualmente un focolare, ma il primo era un focolare nel quale il principio igneo irradiava con violenza, mentre nel secondo era un focolare, al contrario, nel quale lo stesso principio igneo, per movimento circolare, si concentrava sempre più, divorandosi da se stesso. Ciò premesso, il segno che governa questa radicale nella parola Nahash è quello dell'azione passiva, individuale e corporale; in modo che l'ardore divorante espresso nella radicale ch diventa, per mezzo di questo segno, un ardore passivo, freddo nella sua veemenza, rinchiuso, astringente, compressivo.

Così nel senso proprio denota qualsiasi corpo duro e refrattario, per esempio il rame che questa radicale denota nel significato più materiale; mentre nel significato figurato denota: qualsiasi sentimento penoso, rinserrante, truce, come l'invidia, l'egoismo, la cupidigia, ed in una parola: il vizio.

È questo il vero significato della parola Nahash per la quale abbondammo nelle prove, data l'importanza che meritava.

La parola Sertz xrc ebraico indica un serpe, e vi si scorge facilmente la stessa radicale tanto nel latino che nel francese e nell'italiano: e nel celtico sertz come nell'occitanico moderno, si è conservata senza alterazione.

Dopo le dotte note del Fabre d'Olivet tentiamo di interpretare l'insegnamento che si nasconde sotto il mito exoterico di Cadmo.

Le anime-scintille (Cadmo), per innata energia, venendo nell'orbita immensa del sistema solare e nel sublunare (Tebe, ed il vascello d' Iside) cadono nel piano della materia fisica (Europa) e per l'energia iniziale dotata di movimento turbiglionare, costrette ad assumere una forma (Atenea) - passaggio in atto di una esistenza in potenza - perdendo le facoltà precipue dell' inviluppo etereo luminoso - dato che l'etere è luce condensata - (Drago) sviluppano nell'involucro fisico, nel corpo materiale, due ardori (i due gruppi di combattenti, frutto della semina dei denti del drago): lo spirituale ed il materiale, e per i quali l'uomo esplica la sua vita o in male o in bene.

Orbene, il merletto a denti del Tempio Massonico, messo nell'architrave ove termina la costruzione materiale, in contatto quasi immediato con la volta stellata, simboleggia il doppio ardore spirituale e corporale, e messo non in cielo né in terra, c'insegna l'equilibrio che tra queste due vibrazioni di vita è necessario mantenere.

Il suo svolgersi continuo intorno all'architrave senza alcuna interruzione è simbolo di eterno rinnovellamento, la vita nascente dalla vita, la successione delle generazioni, la forza misteriosa ed occulta che regna dappertutto ed in tutto; poiché i denti del merletto sono denti di fuoco, è certo che ciò che presiede a questo continuo rinnovellamento è il principio igneo delle cose.

Il suo disegno, nella disposizione del fregio che lo compone, con denti in alto al quale segue la disposizione dei denti in basso, ci ricorda la favola smeraldina di Ermete Trismegisto: ciò che è in alto è come ciò che è in basso, e ciò che è in basso è come ciò che è in alto, per compiere i prodigi della Cosa unica.

Esso ci ricorda il nodo salomonico. Il merletto a desti, è l'emblema del fuoco e dell'acqua, simbolo doppio dello spirito e della materia; il creatore e la creazione, la vita e la resurrezione! É un merletto magico denotante l'eterna trasformazione; è rappresentazione grafica della legge d'analogia.