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Prendere è facile; tenere è difficile

Et astu at viribus

 

Nel simbolo della Bilancia ritroviamo un’idea di equilibrio, una forza di coesione, e una forma di unione. In questo segno il Mito pone la nascita di Venere e dà un precetto definito inaccessibile, perché si riferisce ai misteri religiosi dello sverginamento della Dea. Noi, dal nostro punto di vista, che é quello pratico dell’amore, ne trarremo l’ammonimento che ogni cosa va fatta ponderatamente, energicamente e nella forma dovuta.

Come dettagliatamente esporremo nel presente capitolo, all’uomo che conosca tutte le astute vie della seduzione, non capiterà quasi mai di trovarsi di fronte ad una “torre che non crolla” perché non esistono  né sono mai esistite  donne che non cadono; ma esistono e sono sempre esistiti uomini che non sanno farle cadere. Vedremo, quindi, che la così detta conquista é affare di ben poco momento, sempre quando la donna non abbia già un solido legame di cuore con altro e che questo altro non sia tale da mantenerla lungamente e vivamente avvinta a sé. Quel che invece é molto arduo é appunto mantenere l’orientamento cuoristico nella nostra direzione; prolungare, cioè, fino a quando ci piaccia, lo stato di amore in un soggetto capriccioso e volubile;

La donna è mobile...” dice il duca di Mantova nel Rigoletto, e non ha torto. Fissare questa mobilità é il problema che risolveremo in questo capitolo, dopo aver messo in luce le cause profonde che fanno il cuore della donna così poco stabile ed insicuro.

La delicatezza nervosa della donna, la sua natura vana e superficiale, lo scarso controllo razionale delle sue determinazioni, la espongono ad essere facile preda della sua stessa fantasia, la quale non frenata da gravi preoccupazioni contingenti; facilmente si esalta e si esaspera ai più piccoli motivi che vi agiscono sopra.

È, dunque, nella fantasia che bisogna combattere la volubilità muliebre, impegnandola continuamente a nostro pro, ed allontanando, fin dove é possibile, tutte le cause estranee che possano in qualunque modo turbarla e dirigerla verso pericolose costruzioni.

Per ottenere tutto questo, l’iniziato dovrà far tesoro del dogma magico sull’analogia dei contrari e sul loro potere equilibrante.

Il segno zodiacale della Bilancia, sotto il quale è stato rubricato questo capitolo, esprime precisamente il fatto universale che, per mantenere l’equilibrio, sono necessarie due forze uguali e contrarie, e quindi, per analogia, nel campo superfisico come nel sentimentale, lo stesso principio acquista caratteristiche dogmatiche, epperò indiscutibili. Essendo l’Amore, in ultima analisi, uno stato di polarizzazione astrale anormale, per mantenere la tensione di questa polarizzazione é necessario applicarvi successivamente forze opposte. Ecco perché le carezze continue, anche le più ambite, stancano e portano alla sazietà, la quale ben presto conduce all’indifferenza, che è l’estinzione di ogni affetto.

Affinché l’impulso amoroso non si affievolisca e cada, é dunque indispensabile sottoporre l’animo della persona innamorata ad un regime alternativo di gioia e di disappunto, di caldo e di freddo.

In tal modo la fantasia, che amplifica e dà corpo ad ogni ombra, é costretta ad occuparsi sempre dell’oggetto amato, ora immaginandolo tenero e dolce, come l’animo lo esige, ed ora creandolo duro e crudele come il cuore lo teme.

Mantenere una donna in questa altalena di felicità e di disperazione, di speranza e di timore, di certezza e di dubbio, significa essere il padrone assoluto del suo spirito ed averne il perfetto controllo.

Si capisce che l’applicazione di un regime così fatto va operata con discernimento e con cautela, in quanto bisogna tener conto della specie cui il soggetto appartiene e regolarsi in conformità.

Noi diamo soltanto delle linee generali di condotta, che debbono essere, poi, adattate a seconda dei casi; vi sono, infatti, donne per le quali non è necessario un trattamento simile a quello su adombrato e che, anzi, sarebbero scosse e turbate nella loro costanza da un tale regime di fatica sentimentale.

Ma sappiamo riconoscerle?

Non facilmente, perché la costanza, diremo così apparente, può esistere indipendentemente dal gioco delle inclinazioni e dal mutare profondo di sentimenti, potendo la costanza stessa essere imposta da una buona educazione di costumi, da un rilevante senso del dovere, da una religiosità molto sentita. La simulazione, in materia di cuore, non é soltanto proverbiale nella donna; ma é effettiva e generale, per cui non é da tutti poter penetrare nel suo animo e leggervi chiaramente.

V’é, poi, l’altro fatto indiscutibile della estrema credulità dell’uomo innamorato, che lo spinge a prestar fede cieca alle più infantili finzioni della sua donna, sì ch’egli é sempre nelle peggiori condizioni per un’esatta valutazione dello stato affettivo di lei.

Risulta, dunque, più che utile, necessario, occuparsi e preoccuparsi di mantenere veramente viva la fiamma dell’amante e quindi conformare la propria condotta a quella più adatta per raggiungere lo scopo. Così, se si ha da fare con una donna che nulla ci autorizza a sospettare volubile ed incostante, basterà mantenere alto il proprio prestigio.

Il prestigio!

Sapete che cosa racchiude di possente questa semplice parola?

Il prestigio è precisamente la fucina e la sorgente di tutti i successi, perché esso è l’arma che permette agli uomini di passare di vittoria in vittoria, di gloria in gloria.

Mettere a nudo le proprie miserie morali e fisiche, invece di dissimularle ferocemente sotto il magico mantello del prestigio, sotto questa sacra toga che fa e disfà le reputazioni, le fortune, i felici e gli infelici della vita, significa rinunziare a quella parte di gioia che il cielo ci ha elargito. Perdendo il prestigio che ci eleva al disopra della folla amorfa, si rientra nel circolo della turba volgare, nel gran mare dell’ordinario e del comune, ove ogni nostra felicità, ogni nostra fortuna, ogni nostra ambizione, sono destinate ad essere sommerse.

Claretta Petacci fu sincera ed ardente amante di Benito Mussolini, fino a dividere la infelice fine di lui sotto il piombo giustiziere, perché quell’uomo dalla smisurata ambizione, aveva assunto nella immaginazione di lei la grandezza di un Dio; Carlotta Cordai amò follemente il butterato Marat, che alla repellenza fisica accoppiava la più spregevole orridezza morale, precisamente in virtù dell’infame prestigio che godeva.

La fascinazione si ottiene principalmente col prestigio, ed in magia amorosa esso rappresenta la chiave di volta di tutti i segreti dell’arte.

 

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