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Formula di Propiziazione

Possiamo connettere la Provvidenza e la Fortuna invocate nella formula di propiziazione alla Hvarenô, alla Presenza radiante o Gloria, o Fuoco soprannaturale che, secondo la più antica tradizione irànica, scenderebbe dall’empireo ad investire i Re e gli Adepti, confermando la spiritualità con la regalità e la regalità con la spiritualità, poiché li testimonia col manifestarsi della vittoria. Donde, nella formula stessa, la sua relazione per noi chiara, con la forza tradizionale di iniziazione e di consacrazione che l'invocatore dichiara di avere già ricevuta, onde può volgersi all'ulteriore compimento e passare dal grado di Figlio al grado di Aquila, secondo il rito dato dal testo.
In ogni caso prÐnia é uno degli epiteti di Athena, dea della Sapienza, che, conseguentemente al suo infinito sapere, ha anche la facoltà della previdenza degli avvenimenti futuri, e quindi può conferire la scienza opportuna affinché nulla possa turbare l'esito del la operazione sacra. tdch é l'equivalente della dea Fortuna dei Romani, rappresentata solitamente con ali, appoggiata su una palla o ruota, emblemi della sua rapidità. Talora é anche velata, ad indicare come essa proceda nella sua via senza che nulla abbia dinanzi
a sé per l'atto del suo dono. L'invocazione alle due dee suggerisce il significato che il neofita, nel tentare la conquista dell'immortalità, non solo invoca la Fortuna, cioè la forza imprevedibile ed istantanea che ha tanta parte nelle operazioni magiche (a cui si potrebbe riferire la cristiana azione delle grazie e la superiore e possente vîryâ del buddismo), ma anche la necessaria sapienza per saper riconoscere i doni, non respingerli, per saperli raccogliere quando più é opportuno.
Figlio va inteso come Figlio dell'Arte, ed anche nato secondo potenza per l'anfibologia, non priva di senso, del termine dÚnamj, che peraltro nella letteratura gnostico-cristiana si estende sino a comprendere i significati di forza sotèrica, miracolo, sacramento; come tale va riferito al soggetto del Mysterion, rispetto al Padre, che é chi nell'atto iniziatorio in lui trasfonde il principio, la forza del risveglio e della rigenerazione, il germe della coscienza trascendente. Alla fine del rituale vedremo che questa forza di iniziazione si attua nella natura stessa di Mithra da cui procede originariamente e che porta in sé che l'iniziato se ne impadronisce e la fissa in sé, divenendo a sua volta, con tale atto, un centro e un Padre, grado massimo nella gerarchia di questi misteri. E il Padre é il compimento dell'Aquila - dell'animale capace non solo di staccarsi dalla terra e di librarsi nell'aria (secondo quanto dirà la prima istruzione), ma anche di guardar fisso il Sole - di vedere Dio senza morirne come è voluto dallo splendore della legge di colui che ha vinto il Sole: Dio-Mithra.
A questo proposito riteniamo col Dieterich e col Mead che l'espressione Sole-Mithra sia una glossa di un malcolto amanuense, giacché nella tradizione in parola Mithra non é il Dio Solare, ma colui che gli va contro, e che lo investe e lo prende come suo alleato ed annunciatore (come sua luce e suo vestimento di potere, per esprimersi più esotericamente) solo dopo averlo vinto, li Sole così equivarrebbe al Drago Verde alchemico, alla Materia non ancora digesta, alla forza universale allo stato libero ed impuro, non soggiogata ancora dai Salvati dalle Acque.
Nella tradizione occidentale e pagana l'Aquila é l'uccello sacro a Giove, ed é raffigurata con un fascio di folgori rosse tra gli artigli (le folgori bianche venivano da Minerva, le nere da Vulcano - e lo studioso di scienze ermetiche potrebbe trovare riferimenti coi colori della materia nell'Opera). Essa é il simbolo della forza e del potere sovrano; insegna di Roma imperiale, e quasi dea protettrice delle legioni (abbiamo detto, corrispondentemente, che la Hvarenô si testimoniava nella vittoria), fu anche attributo di altre città, particolarmente di Egitto, dove il suo geroglifico indicava Eliopoli - la Città del Sole. - Per questo ha riferimento alla iconografia di Giove, si nota brevemente che il Supremo é raffigurato seduto, indicando, questo, che la potenza somma che regge l'universo é stabile e ferma né mai si altera. Il nudo torso del Dio indica che egli si manifesta alle intelligenze divine, mentre le parti inferiori, coperte, significano l'inconoscibile per l'uomo.
Ancora un riferimento; nel trattato ermetico, Le Vergine del Mondo Iside dichiara che la sovranità della Sapienza e nelle mani di Harnabeschinis - nome che Prietschmann restituisce in Hor neb en Xennu (Oro il Signore di Xennu), il cui geroglifico è appunto un'aquila d'oro che vola presso il Sole e lo fissa senza batter ciglio.
L'espressione mysterion ha il senso di atto iniziatorio - ci riconduce dal mithracismo alla dottrina generale della traditio e del tradere sulla base di una presenza - che nella Qabalah è la Šekinahh, nelle tradizioni arabe la Baraka o benedizione e qui quella stessa della prdnia caˆ tdch Hvarenô invocata in principio dal teurgo.
Curioso notare come la formula propiziatoria data dal testo, sia molto simile a quella data nel rituale magico di Pietro D’Abano (Eptameron, § XI): ... Padre mio celeste ... se é concesso al peccatore, chiarifica in me, in questo giorno, se é lecito al degno tuo figlio, il braccio della tua potenza, contro questi spiriti pertinacissimi: affinché io, te volente, possa essere illuminato con ogni sapienza, e sempre glorificare, ed adorare il tuo Nome.

 

Indice

Il Testo Formula Propiziatoria Logos Invocatorio Prima Istruzione

I Logos e Seconda Istruzione II Logos III Logos IV Logos

V Logos VI e VII Logos VIII Logos IX Logos