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Secondo Logos
La dichiarazione, da parte dell'iniziato, della propria dignità stellare si ritrova frequente nella letteratura gnostico-caldaica ed ellenistica. È nota l'analoga allusione contenuta nelle lamine orfiche nei riguardi dei guardiani della fonte di Mnemosyne: La stirpe mia è celeste e voi pure lo sapete. La sete mi arde e consuma. Sono figlio della Terna e del cielo stellato. Celeste è la mia razza (Lamine di Petelia). - Sono della vostra stirpe beata. Ma la Moira e il balenane del fulmine mi abbatté inaridendomi, (Lamine Thurii, II). Ricordiamo, d'altra parte, l'identificazione paracelsiana dell'Uomo invisibile, (Uomo ineffabile dello gnosticismo alessandrino) con un astro: E l'Uomo invisibile è esso altra cosa fuor che l'astro stesso, raccolto invisibilmente nell'anima e nel pensiero umano, che appare e si manifesta attraverso la sua immaginazione ?
Riteniamo che nel nostro rituale la dichiarazione abbia un senso autodeterminativo, stabilente cioè l'omousia con le nature celesti nell'ordine delle quali si é entrati; le segue infatti il risveglio della visione solare, indicata dal Disco. - Il sibilare e il soffiare si riconnettono con grande probabilità alle pratiche col prâna, anzi non è azzardato un ravvicinamento con la cosiddetta purificazione delle nâîdi (nâdiçuddha), consistente appunto in una espirazione (sibilo) sincopata (soffio), agita mentalmente così da proiettare gli elementi torpidi ed impuri del corpo fluidico e renderne in atto tutte le a correnti. La relativa prescrizione segue infatti, nel testo, al tuono - abbiamo detto che significhi questo, e qui potremmo riferirci anche ad un analogo simbolo a cui Dante, nel suo viaggio ultraterreno, congiunge un venir meno (Inferno III, 130, segg.) - e sarebbe volta a confermare una fermezza in seno al disordine e al tumulto degli elementi interiori procedente dal tuono stesso.
La visione solare é identificativa e produttiva: ogni sua percezione é una proiezione, e lo spazio, il luogo degli enti, é la coscienza stessa, nella sua semplicità immateriale. Si potrebbe tentane l'interpretazione, che le stelle a cinque punte indicano che la visione si è volta agli esseri umani, in quanto questi hanno appunto il 5 per loro Numero. Allora l'immensa Ruota sarebbe la stessa Ruota delle rinascite, la Ruota del destino e della necessità che domina gli uomini nella vicenda del samsâra. Si confronti uno dei leit-motiv del Majhimanikâya buddistico: Allora con l'occhio celeste, rischiarato, sovraterreno, vede gli esseri sparire e riapparire, volgari e nobili, belli e non belli - riconosce come gli esseri sempre secondo le azioni riappaiono.
La necessità delle cose terrene si riflette nella chiusura delle porte celesti; e non è possibile andare innanzi se non si chiudono gli occhi a questa conoscenza tragica, il cui orrore pervade di sé la più antica Grecia, per travolgere lo smarrimento della natura umana con l'invocazione del Signore del Fuoco.

 

Indice

Il Testo Formula Propiziatoria Logos Invocatorio Prima Istruzione

I Logos e Seconda Istruzione II Logos III Logos IV Logos

V Logos VI e VII Logos VIII Logos IX Logos