I limiti della Rabdomanzia

 

C'é - ahimé - chi va più in là ed attribuisce alla rabdomanzia dei poteri quasi trascendentali; la indicazione del sesso nell'uovo, quello del sesso del feto nell'utero materno (1).

Certo è che fra le donne della Toscana é tradizione adoperare un piccolo pendolo rudimentale costituito dall'anello nuziale appeso ad un filo sopra un uovo tolto dal pollaio per assicurarsi se quell'uovo sia o no fecondato a seconda che il pendolo oscilla o meno.

É classico l'episodio di Giacomo Alimar, contadino di Verau nel Delfinato.

Era un celebre rabdomante del suo tempo. Nell'esplorare alla ricerca di acqua, fece scavare un pozzo.

In questo fu rinvenuto il cadavere di una donna strozzata.

Egli argomentò che avendogli la bacchetta indicato il cadavere, gli doveva pure indicare chi avesse commesso il delitto; e, usata la bacchetta su tutte le persone che avevano avvicinata la donna, trovò che la bacchetta indicava con insistenza il marito.

Ne venne il tentativo di scoprire delitti e delinquenti colla bacchetta; al che seguì il chiasso che se ne fece da scrittori, filosofi e teologi, chiasso che ebbe la sua conclusione quando Malebranche, interpellato in proposito, se la cavò semplicemente col chiarire che tutto ciò era “opera del demonio”.

Potrà la rabdomanzia avere altre applicazioni; potrà adattarsi ad altre ricerche?

Lo dirà il tempo; lo diranno i nuovi tentativi, le nuove ricerche che potranno essere condotte in avanti.
Per intanto, é onesto riconoscere che la rabdomanzia, semplice empirismo o scienza occulta come si voglia classificarla, rappresenta una forza portentosa che può avere utilissime applicazioni.

Se i fenomeni cui essa dà luogo non sono ancora suscettibili di spiegazione, sarà utile ugualmente servirsi di tale forza così come facciamo per la fisica, per la chimica, per la elettricità che sappiamo utilizzare nelle varie applicazioni anche se molti dei loro fenomeni ci sono tuttavia oscuri nella loro origine e nella loro esplicazione.

 

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Cade qui in acconcio riprodurre ciò che intorno ai fenomeni rabdici, alla loro interpretazione ed all'attività dei rabdomanti ci ha risposto, da noi appositamente interpellato, il cav. De Vita, un rabdomante coscienzioso che abbiamo già ricordato e che fa procedere le sue ricerche ed i suoi esperimenti contemporaneamente a diligenti studi di geologia e di geofisica.

Negli esperimenti di rabdomanzia” - egli dice - “l'uomo non è altro che un apparecchio di misura, e potrebbe con molta ragione paragonarsi ad un galvanometro, in cui la bacchetta o il pendolo non sono altro che gli indici i quali segnano il passaggio di corrente”.

Perciò credo sia ormai giunta l'epoca di sfatare la leggenda che avvolge i fenomeni rabdici, e di salvaguardarsi da coloro che disonestamente li sfruttano, spacciandosi per individui dotati di particolare sensibilità, e che per dar più peso alle loro particolarità, si presentano sul terreno con pose più o meno tragiche, cercando di dare ad intendere di fare sforzi sovrumani e di provare sensazioni che sembrano addirittura fatali.

Costoro sono i disonesti che classifico nella prima categoria, poiché, specie fra costoro, ho più di una volta, dovuto riscontrare che nemmeno hanno avuto fortuna, qualora non fossero veramente anormali, di aver potuto imparare a tenere la bacchetta, perché hanno segnalato delle radiazioni ove assolutamente non ne esistono.

Ve ne sono poi degli altri della seconda categoria, che pur essendo meno tragici, sfruttano il fenomeno dandosi delle arie e decretando addirittura su quello che ritengono d'aver trovato; cioè hanno l'ardire di dire con sfrontatezza particolare il quantitativo al mezzo litro d'acqua, che, secondo loro, si trova in un dato punto, nonché di stabilirne la profondità al centimetro, ed in qualche caso di dire anche la prevalenza o pressione dell'acqua medesima.

Della terza categoria fanno parte coloro che, per la loro ignoranza o leggerezza, dopo essersi avveduti che nelle loro mani gira la bacchetta, anche nell'attraversare un corso d'acqua ad essi noto, si illudono di avere quella particolare sensibilità che, secondo essi, li mette nella possibilità di individuare le correnti sotterranee.

Questa categoria di uomini, se dotata di sentimenti onesti, anche se ignorante, presto si avvede che il pensiero fatto dapprima é completamente errato, ed allora abbandona la bacchetta, il più delle volte senza essersi reso alcun conto delle cause che conducono in errore; ma resta con la fiducia nel fenomeno ed in qualche rabdomante più sfrontato che si ritiene bravo ed esperto forse solo perché sa che dalla bacchetta trae profitto.

 

Per stabilire un po' di quanta disonestà fanno uso coloro delle prime due categorie, basta riferirsi alle innumerevoli difficoltà che presentano le radiazioni tutte, che in genere non danno altra particolarità che quella di indicarci un punto, sul quale la bacchetta si solleva, il pendolo gira, ed un galvanometro od una bilancia di torsione segnano una certa declinazione magnetica o gradiente; fenomeni che sarebbero ugualmente riscontrati se i suddetti apparecchi, compresa la bacchetta, fossero portati in prossimità di una massa metallica qualunque, di un corso d'acqua o di quant'altro nella vita può esistere, poiché é scientificamente constatato che tutto ciò che “è”, vibra, e tutto ciò che “vibra” irradia, e per conseguenza tutto ciò che “irradia” può azionare gli apparecchi suddetti (2).

Ordunque, la scienza attuale, nell'affannarsi a scoprire ciò che esiste nel sottosuolo, non ponendo troppa fede nei fenomeni rabdici, si sforza a trarre profitto dai suoi apparecchi in massima parte dotati di sensibilità alle radiazioni ed il cui principio é sempre basato sulla forza radiante o fluido magnetico; ma purtroppo, se facciamo un bilancio dei successi, vediamo che codesti apparecchi seppure adoperati da persone competenti, dicono poco di più, se non addirittura di meno, di ciò che può dire la bacchetta usata da un individuo normale che sappia soltanto impugnarla nel modo giusto.

Perciò, ora che abbiamo finalmente riscontrato le radiazioni, che siamo sicuri della loro esistenza, il nostro compito sarà quello di interpretarle, di analizzarle sì da poterci portare alla scoperta del corpo o minerale che le ha emesse.

Per eseguire tali analisi ed interpretazioni, certamente un uomo, se pure dotato della stabilità e precisione di una macchina, per lo meno é più sollecito e più pratico, perché egli si può spostare dove vuole con facilità ed in breve tempo, e perciò avrà migliore possibilità di rintracciare sul terreno quelle linee sulle quali la bacchetta gira e sulle quali sarà possibile fare uno studio scientifico, specie riportandosi ai fenomeni spettroscopici, così da ricavare quei dati che possono illuminarci e dirci che cosa esiste nel sottosuolo.

Certamente, questa è la parte più difficile, quella che seleziona gli individui onesti, quella che li disorienta e li avvilisce; quella che darà un giorno lontanissimo qualche grande soddisfazione a coloro che avranno potuto mettere a disposizione di questi studi tutta la loro coltura, tutta la loro fede, e soprattutto, la loro perseveranza.

 

Per dedicarsi allo studio vero e proprio della scienza dei fenomeni rabdici, alla scienza delle scienze, insomma (perché forse in questa scienza sono compresi tutti i fenomeni su cui è basato il motivo d'essere del nostro pianeta e della nostra vita), sono quindi indispensabili: una buona coltura, una forza di volontà non comune e parecchi mezzi a propria disposizione.

 


 

1. In realtà questi poteri trascendentali non sono attribuiti alla rabdomanzia nel senso popolare della parola, ma piuttosto alla radiomanzia, cioè alla facoltà di percepire le radiazioni dei vari corpi. (Tolgo queste considerazioni da alcune note apparse sulla Rivista Luce e Ombra - Anno XXIX fasc. 8 - a proposito di due articoli pubblicati sulla Tribuna il 13 e il 28 Luglio 1929: uno di E. Leonardi, l'altro di N. De Simone-Paladini).
Le esperienze dei due studiosi si ricollegano alle ricerche del Colonnello del Genio ing. Cesare Bardeloni. Ammesso che “esiste una radiazione universale per cui ogni corpo risulta dotato di una vibrazione” il Bardeloni ha voluto captare quelle dell'uomo e pare ci sia riuscito, specialmente applicando i suoi apparecchi riceventi alla umana scrittura.
Il Bardeloni afferma che mediante la scrittura si può determinare la vibrazione specifica propria a un dato individuo; la direzione nella quale si trova l'autore dello scritto, cd eventualmente anche il luogo preciso. Se l'individuo è morto si hanno due centri di radiazione: uno che corrisponde ai suoi resti mortali, l'altro a un quid che sopravvive alla materia come  centro di energia radiante”
Di maggiore interesse sono le vibrazioni clic riguardano la gravidanza.
La vibrazione dell'embrione soverchia quella della madre e dalla sua modalità si può determinare il sesso del nascituro.
(La tradizione che conservano a questo riguardo le contadine della Toscana e del Napoletano, e forse di non poche altre regioni, non é, quindi, priva di fondamento. Come tutte le tradizioni popolari, essa ha una base di verità che noi non sappiamo se ritenere come frutto di una scoperta naturale o accettare come un frammento residuale del sapere di razze umane vissute centinaia di secoli prima di noi).
Il centro vibratorio del feto si sposta nello spazio sino al parto, e dopo il terzo giorno dalla nascita si trova nel fanciullo. Durante la gestazione il centro vibratorio fetale, nelle ore notturne si polarizza sulla madre e sul padre, obbedendo alle stesse leggi dei defunti”.
In conclusione: “Dalle esperienze sui viventi, sui defunti e sulla gestazione si desume un fenomeno unitario, pel quale la vibrazione sopravvivente del defunto e quella dell'embrione fino al terzo giorno dopo la nascita, seguono le stesse leggi. Cioè: tanto l'essere che lascia questa terra, quanto quello che viene ad abitarla offrono le particolarità della doppia vibrazione, l'una delle quali spaziale e collegata alla materia solo da un rapporto di risonanza.
Al pari dell'articolista di Luce e Ombra, io non entro nel merito delle conclusioni formulate dal Leonardi, principalmente perché esse possono essere tuttora premature.
Mi piace però rilevare come la ricerca scientifica vada sempre più sostituendosi alla concezione semplicistica e tipica dell' ignoranza, la quale, nei misteriosi fenomeni della natura, non ha saputo vedere che “il demonio” e non ha saputo prescrivere che il velo.
In verità, anche i deboli e brevi passi compiuti finora dalla scienza bastano a farci comprendere come l'uomo rappresenti, nel suo complesso psico-fisico, un meraviglioso apparecchio dinamico, capace di emettere e di ricevere radiazioni in armonia con tutto ciò che lo circonda.
Si tratta di studiare profondamente questa misteriosa macchina che costituisce il nostro io, di saper captare le sue sorprendenti energie, di riuscire a comprendere le sue infinite e portentose possibilità.

2. A complemento della nota precedente, relativa alla radiazione di tutti i corpi, riporto qui il secondo passo che tolgo egualmente da Luce e Ombra, a proposito, delle applicazioni della “radiomanzia” descritte negli articoli della Tribuna già citati.
Si tratta dell'applicazione della radiomanzia al grano.
Il signor Valentini, valendosi del pendolo rabdomantico adoperato dal professor S. G. Mercati della R. Università di Roma nei suoi ben noti esperimenti, é giunto, con la collaborazione di quest'ultimo, alla conclusione che su circa 60 cariossidi di una spiga di grano, tanto le 10 formanti la cima quanto le 10 formanti il piede, sono negative, mentre le 40 del centro agiscono positivamente sul “pendolo” radiomantico. Queste, più vigorose delle prime, dovrebbero dare un prodotto assai migliore; d'onde l'opportunità di seminare soltanto le cariossidi centrali delle spighe. Secondo questo criterio, e dopo gli accertamenti già eseguiti in vari istituti di fisiologia e biochimica, é stato impiantato un campo sperimentale a cura della Cattedra ambulante di agricoltura di Lecce, diretta dal professor Blasco. Se i risultati saranno quelli che si attendono, é indubbio che l'applicazione Valeutini-Mercati, come dice il titolo dell'articolo, affretterà la vittoria del grano; e, aggiungiamo noi, segnerà un passo decisivo nel cammino delle ricerche psichiche. Quae sunt in votis”.

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La Rabdomanzia al vaglio della ScienzaI limiti della RabdomanziaConclusioni