Cosa è la Rabdomanzia

 

Rabdomanzia, dal greco rabdj (bacchetta), manteia (divinazione) significa: divinazione a mezzo della bacchetta.

Ecco una delle arti che sono state catalogate per tanto tempo fra le arti magiche e tale spesso apparve circonfusa di mistero o accompagnata da ciarlataneria: negromanzia, chiromanzia, oneiromanzia: inquieta, assillante brama di conoscere il nostro destino, le vie dell'avvenire, mediante mille segni e mille artifici.

Ma la rabdomanzia è esperienza più semplice, più circoscritta, limitata alla scoperta dei tesori nascosti nelle viscere della terra.

Il modo di tale scoperta a mezzo di una bacchetta, la rarità degli individui privilegiati atti ad adoperarla e ad interpretarne le manifestazioni, e, più, l'intervento stesso della bacchetta che fu spesso strumento di magia, diedero attributi di mistero all'arte di cui trattiamo.

Arte antica quanto i secoli!

 

Mercurio, il figlio di Giove e di Maia, apre con la bacchetta donatagli da Apollo, le porte dell'inferno. Bacco, buon dio allegro e giocondo, si serve della bacchetta per far scaturire ruscelli di vino spumante. Medea e Circe adoperano la bacchetta per le loro arti magiche. Ercole sentiva con la bacchetta scorrere le acque sotto i suoi piedi; e chissà che la bacchetta dei Maghi e delle Streghe, simbolo di potere, non si identifichi collo scettro, simbolo del comando?

 

Ma é nella civiltà Ebraica che la bacchetta acquista lo speciale potere di far scaturire le acque quando Mosè trova nel deserto la sorgente purissima per dissetare gli Ebrei.

È Iddio che glielo comanda. Si legge, infatti, nell'Esodo:  “Il Signore disse a Mosè: Passa davanti al popolo e prendi teco gli Anziani d'Israele, piglia  eziandio in mano la bacchetta con la quale tu percuotesti il fiume, e va’. Ecco, io starò ivi davanti a le sopra la roccia in Horeb; e tu percoterai la roccia, e da essa nascerà acqua e il popolo berrà. E Mosè fece così alla vista degli Anziani d'Israele”.

Gli Sciiti adoperavano verghe di salice per indovinare l'ignoto. Cornelio Tacito ci ricorda i Germani che adoperavano la bacchetta per i loro sortilegi; i Goti che scoprivano le sorgenti e che Cassiodoro raccomandò al re Teodorico.

I Latini appresero dagli Etruschi l'arte della divinazione colla verga; ma è pur possibile che - poiché ciò si applicava specialmente per designare i luoghi dove dovevano sorgere le abitazioni, come fece Romolo per determinare la posizione dove doveva sorgere Roma che egli indicò lanciando una verga di corniolo - che ciò facessero gli Etruschi per determinare prima se scorressero acque nelle vicinanze.

Agrippa, narra Frontino, condusse dall'Agro Luculliano l'acqua pura a Roma, dopo di che una vergine ebbe a scoprirla con la bacchetta, e perciò la denominò a acqua vergine.

Paolo Emilio, Console, fece cercar l'acqua da un rabdomante per dissetare l’esercito presso Monte Olimpo; e Pompeo la fece cercare egualmente nel campo che Mitridate aveva abbandonato per mancanza d'acqua.

Ma Terenzio Varrone lanciò satire e frecciate contro gli scopritori dei tesori, mentre altrettanto fece Cicerone accennando al lituo.

I Sassoni di Carlo Magno eseguivano sortilegi con bacchette recise dagli alberi. Gli stessi sistemi del IX° secolo, seguirono i Bulgari; e si arriva al secolo XV°, quando in Germania, come ne riferisce Basilio Valentino, si adoperava la bacchetta come mezzo sicuro per scoprire le miniere di metalli. Così, infatti, vennero scoperte quelle importanti del Tirolo.

É in questo secolo, ed é proprio il monaco Basilio Valentino, che raccomanda l'uso della bacchetta per scoprire le miniere del sottosuolo.

Da noi si ebbero, in quel secolo, la verga lucente che serviva a indicare l'oro; la candente per l'argento; la saliente per il rame; la battente per lo stagno; la trepidante per il piombo; la cadente per il ferro; e l'ovvia per il mercurio.

 

Frati e Romiti esercitarono allora l'arte di cercatori di tesori del sottosuolo e si ebbero un Frate Barat nel Vicentino, un Frate Eliseo a Ferrara.

Ma mentre eravamo nel tempo in cui l'astronomia non era che astrologia e la chimica era alchimia, i mineralogisti davano l'ostracismo ai ricercatori empirici di miniere e, per quanto essi adoperassero parole sacre e sacre invocazioni rivolgendosi a Dio e a Mosè, patrono delle acque, la Teologia, ritenendoli  mistificatori e superstiziosi tenuti dal demoni o, li sconfessava e dannava.

Più tardi, il Vescovo di Volture, presso Napoli, parla senza disapprovazione della bacchetta, accennando a quella di nocciolo che ha simpatia con l'acqua e col metallo.

 

La bacchetta serve agli alchimisti, e la scienza la condanna; ma Fromman, valente medico (secolo XVI) rileva che “vi sono uomini insensati che accompagnano l'uso della bacchetta con riti superstiziosi, e questi sono condannevoli; come molti ve ne ha che il fenomeno della sua rotazione attribuiscono ad opera diabolica mentre esso é cosa affatto naturale”.

Padre Bernardo Cesi, gesuita, precettore dei Principi d'Este, ammette nelle sue opere di mineralogia il fenomeno della bacchetta che si agita nelle mani di taluni individui presentendo acque e minerali per “moto di attrazione come quello che producono la calamita e l'ambra”.

Anche Padre Kircher, il celebre archeologo del Collegio Romano, fondatore del noto Museo dal suo nome, voleva spiegare il fenomeno della bacchetta come una manifestazione di attrazione dei metalli e delle acque verso la bacchetta.

Nel 1600 la rabdomanzia ebbe numerosi cultori in Francia e in Inghilterra. Il cardinale di Richelieu incaricò i coniugi ungheresi Barone di Belsole e Madame di Bertereau (1630) di indicare tutte le miniere del regno che avessero segnalate con la bacchetta, ed essi ne indicarono ben 150 di cui molte furono poi identificate.

E i due celebri rabdomanti ebbero uguali incarichi dall'imperatore di Germania e dal Duca di Baviera con buoni risultati.

Ma si torna alla persecuzione: Padre Lebrun (1689) domanda al famoso Malebranche il suo giudizio sui miracoli della bacchetta.

Malebranche, il famoso autore delle Ricerche sulla Verità, risponde: “Se realmente la bacchetta gira sulle sorgenti e sulle miniere sotterranee non può essere che opera del demonio”; e nel 1701 un'apposita commissione proscrive la bacchetta ritenendone l'uso una impostura che oltraggia la scienza.

Intanto, sempre in Francia, il dottor Thouvenel, usando, quasi come un medium, un rabdomante, tal Bartolomeo Broton, gli fece scoprire sorgenti d'acque al Trianon al cospetto di Maria Antonietta, Regina di Francia, e fece con lui altre esperienze raccogliendo poi i risultati e le operazioni in un'opera intitolata: “Note fisiche e mediche dimostranti rapporti evidenti fra i fenomeni della bacchetta divinatoria, il magnetismo e l'elettricità”.

  

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Ed eccoci al secolo XIX in cui la rabdomanzia si trascina empiricamente fra i prodigi di qualche isolato, spesso guardato con diffidenza, talvolta elevato all'onore della discussione. In Francia il rabdomante si chiama con voce propria Sourcier, quasi scopritore di sorgenti, fontaniere, e ivi dedica i suoi studi il prof. Mager, geografo, fisico, geologo, chimico, divenuto egli stesso rabdomante e al quale si deve una serie di trattati, di studi, di ricerche e la organizzazione di un Congresso a Parigi, seguito quindi da altri, così da interessare il mondo dei geologi e degli scienziati.

Pubblicarono altre opere i francesi Padey e Landesque e gli inglesi W. Barrett e T. Bestermann.

Si volle applicare anche il pendolo magnetico alle ricerche d'acque e di minerali; e anche da noi studiosi, sacerdoti e scienziati soprattutto si dedicarono alle interessanti ricerche.

Citiamo: l'abate Castelli di Bivigliano che scrisse in proposito un buon trattato, piccolo di mole, ma denso di notizie e di osservazioni.

Il clamore che la pubblica stampa ha levato intorno a Maria Mataloni, una ragazza di provincia, che l'Istituto Geofisico di Grosseto conduce e controlla nella ricerca di resti archeologici celati nel sottosuolo, ha pur richiamata la rabdomanzia o radiomanzia, come oggi si vuol chiamarla, alla curiosa attenzione del pubblico.

I miracoli portentosi della radio che é riuscita a lanciare nello spazio dall'uno all'altro emisfero le diverse voci dei popoli, hanno aperto le possibilità di spiegazioni dei più grandiosi fenomeni elettrici; ed anche alla rabdomanzia va data la spiegazione di un fenomeno radiologico proveniente dalle irradiazioni radioattive degli strati idrici e metalliferi.

Indice

Cosa è la RabdomanziaChi è il RabdomanteCome si esercita la RabdomanziaLa Rabdomanzia con il Pendolo

La Rabdomanzia al vaglio della ScienzaI limiti della RabdomanziaConclusioni