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A guardar bene, l’alleanza di cui si parla nella Bibbia non è altro che l’alleanza tra Saggezza e Forza di cui troviamo testimonianza nel Catechismo di Compagno prima citato. Nella sua sapienza, infatti, Salomone percepì l’idea di costruire il Tempio e Hiram gli dette la forza per costruirlo, inviando strumenti, oro ed operai rigorosamente disciplinati e solidali tra loro. Questa, però, è anche l’alleanza tra la Sephirâ H'cmâ Sapienza e la Sephirâ Guebourâ Forza e rigore.

[Per ragguagli sulle Sephiroth consultare nella sezione Qabalah "Le Sephiroth"].

In un successivo versetto della Bibbia (I Re,6:1) si precisa che i lavori di costruzione del Tempio ebbero inizio allorché erano trascorsi 400 anni dall’uscita degli Ebrei dall’Egitto.

Per chi conosca appena la tradizione cabalistica, uscire dall’Egitto e 400 hanno un preciso significato. Uscire dall’Egitto significa abbandonare la via consueta e profana per intraprendere un cammino iniziatico. Quanto al 400, lo sappiamo corrispondere al valore numerico dell’ultima lettera dell’alfabeto ebraico: la t Taw. Settima lettera doppia e ultima delle 22 lettere dell' alfabeto ebraico, la Taw t è collocata tra le Sephiroth Malcouth e Yesod sul trentaduesimo e ultimo sentiero dell’Albero della vita, detto anche sentiero di Saturno.

Dio pose questo sigillo, la lettera Taw, sulla fronte di Caino a testimoniare la caduta e insieme la possibilità della risalita. Il suo valore numerico, il 400, simboleggia tutto ciò che di bene e di male c'è nel quaternario. Il simbolo si spiega con l’essere, questa, l’ultima delle lettere con cui Dio creò il mondo.

L’edificazione del Tempio, alla quale si accingono insieme Hiram e Salomone, non è soltanto un monumento elevato a gloria del Signore o Grande Architetto dell’Universo. É in realtà un tracciato da compiere, una via da seguire. É su questa via che Hiram e Salomone si trovano insieme. Inoltre, chiunque esamini nei dettagli quanto concede effettivamente Hiram e quanto in realtà Salomone dà in cambio, si rende subito conto che questo non fu un trattato commerciale ma un’alleanza speciale, fu appunto, come già sappiamo, l’alleanza tra la Sephirâ H'cmâ e la Sephirâ Guebourâ dell’Albero della vita.

Il richiamo della tradizione cabalistica ci consente ancora una piccola scoperta:

Hiram  Jryh  non solo rappresenta lo spirito, per i significati delle due radici ebraiche Hi e Ram (vita elevata). Hiram è la gimatreya di Arazim  Jyzra  che significa CEDRI. Ricordando che nella tradizione ebraica ogni lettera è numero e ogni numero è lettera, Hiram e Arazim hanno perciò lo stesso valore numerico (258) e dunque si corrispondono.

E ancora:  bhz  Zahav, oro in ebraico, ha valore numerico 14 (2+5+7) come Yad mano dy (4+10=14) e come David (la promessa del Tempio) dwd (4+6+4=14).

Ciò significa che senza i cedri del Libano, senza gli operai e senza l’oro, in una parola senza Hiram nessuna mano avrebbe innalzato il tempio suggellando il patto che il Signore aveva concluso con David, padre di Salomone (I Re, 9, 1-10).

Cosa rappresenta il cedro nella tradizione biblico-ebraica? Innanzi tutto il soffitto del Tempio era fatto di travi e assi di cedro, i pavimenti di legno di cedro, l’altare di cedro rivestito d’oro, le colonne tutte di cedro come pure i soffitti della Sala del Giudizio (I Re). Nel II libro di Samuele, 7,7 è Dio stesso a chiamare Casa di cedro il Tempio che gli deve essere costruito.

Il cedro, inoltre, è nella Bibbia di volta in volta simbolo di FORZA (Isaia, 9:9 …Le fragili travi di fico sono state abbattute ma noi useremo robuste travi di cedro…) di BELLEZZA (Salmo 92:13-14 … Bello come un cedro del Libano piantato nel cortile del Tempio; Cantico dei cantici 5:15 … Egli ha l’aspetto delle montagne del Libano, è magnifico come gli alberi di cedro) di SAPIENZA (Siracide 24:13 … Elogio della sapienza: sono cresciuta ( io la sapienza) come un cedro del Libano). Nella tradizione ebraica, inoltre, il cedro è simbolo di Dio nella sua veste di gloria, è simbolo di Abramo, del Sinedrio, dell’intero popolo ebraico e del cuore dell’uomo.

L’altro Hiram del racconto biblico è sempre di Tiro, ma è un artigiano non un architetto, ed è figlio di una vedova della tribù di Neftalì, dunque un discendente di Giacobbe e di Bila, la schiava che Rachele concesse al marito per avere discendenza. Egli è sommamente esperto nella lavorazione del bronzo: vasche, carrelli, gli oggetti bronzei all’interno del tempio e ogni tipo di arredo e soprattutto le due colonne erette nel portico del Tempio: Jachin e Boaz. Di questi stessi fatti si parla anche nei Libri delle Cronache.

Nel II libro delle Cronache, è citato ancora l’artigiano che Hiram re di Tiro invia a Salomone. Questa volta però lo si chiama Hiram-Abi, lo si dice esperto di costruzioni (2:12-13).

Inoltre, l’intero settimo capitolo del I Libro dei Re è dedicato alla descrizione di tutto l’arredo per l’abbellimento del Tempio che l’artigiano Hiram costruì.

Ed ecco, dopo la Sapienza e la Forza, l’altra luce del Tempio massonico: la Bellezza la cui Sephirâ corrispondente è Tiphereth, vero e proprio cuore dell’Albero della vita, armonia e bellezza in cui si manifesta l’equilibrio di ogni energia.

Così intese le due figure dell’Hiram biblico, non stupisce certo che entrino a far parte della leggenda massonica inserita nelle Costituzioni, fuse insieme nell’unica figura di Hiram grande architetto di Salomone. Inutile, dunque, cercare al di fuori ciò che è già ampiamente contenuto nel racconto biblico.

Indice

Preliminari Finalità della Massoneria La costruzione del Tempio Le tre Luci e le Sephiroth

Gli Assassini di Hiram Il Simbolismo dei Luoghi