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Conclusioni


Ma incombe ora il compito di trarre qualche conclusione e di fare qualche osservazione, in via generale.
In primo luogo, ci sembra necessario rifarsi a quelle, che furono le premesse di questa conversazione. Le tesi centrali di quest'opera, che sono poi le tesi centrali di tutta l'opera dello Schuré, sono dunque le seguenti:

1) Tutte le religioni a noi conosciute - dalla vedica alla braminica, dall'egiziana alla mosaica, dall'ellenica alla cristiana - hanno sostanzialmente due aspetti: uno pubblico, generalmente elementare, diverso in ciascuna di esse e che colpisce la fantasia popolare; uno segreto, mistico, altamente morale, profondamente vero e, in ultima analisi, eguale in tutte le religioni, pur sotto il velo di differenti simbologie.

2) Tale aspetto segreto delle religioni costituisce il patrimonio conoscitivo dei misteri, ed è la «scienza delle scienze», la sintesi di ogni possibile sapere intorno a Dio, alla Natura e all'Uomo; e si presenta, quindi, come filosofia, religione e scienza nel contempo, in altri termini come sintesi suprema e totale.

3) Il contenuto di questa sintesi si traduce in un assoluto spiritualista capace di spiegare, secondo principi unici, e profondamente armonici, ogni problema della moralità, della fede.

4) Il progresso sostanziale dell'umanità è legato al possesso e alla coscienza delle verità enunciate da questi dottrina; onde è da condannarsi ogni separazione fra religione scienza, filosofia e dottrina morale, ogni frattura di questa superiore e vivificante unità.

É lecito ora domandarsi se, e in quale misura, lo Schuré giunga, nella sua opera, a conseguire una dimostrazione di questi suoi assunti. E a questa domanda dobbiamo francamente rispondere che, se per dimostrazione intendiamo quella che s'intende nel nostro normale linguaggio scientifico, lo Schuré, indubbiamente non la raggiunge.
Ma dobbiamo indubbiamente riconoscere che non era neppure possibile che la raggiungesse e che, in certo modo, egli non si è neppure posto il problema di raggiungerla.
Quella scienza, infatti, da cui attingiamo i concetti di dimostrazione e di prova, e che questi concetti ci illustra quotidianamente con il suo incessante lavoro, è infatti - esprimendoci in termini esoterici - una scienza radicalmente viziata, proprio perché è una scienza staccata dalla religione e dalla filosofia, malata di naturalismo e di empirismo, organicamente estranea alle dottrine esoteriche e spiritualistiche.
Cercare, quindi, in essa, e nei suoi criteri sperimentali e probatori la dimostrazione delle verità esoteriche, significherebbe chiedere alla scienza la dimostrazione della sua radicale infondatezza.

In altri termini, sapere esoterico e sapere scientifico moderno rispondono a due diverse concezioni e visioni della realtà, che si escludono a vicenda; e sarebbe inutile e assurdo cercare nell'una le ragioni della validità o meno dell'altra.
In altri termini, ancora, l'esoterismo non si spiega con se stesso, o - se si preferisca - si accetta o si respinge in blocco, non in base alle conclusioni di una indagine storica o di un ragionamento scientifico, ma in base ad una specie di atto di fede, di adesione mistica, di intuizione diretta o di divina illuminazione, i quali erano appunto i presupposti, o meglio, l'aspetto soggettivo dell'iniziazione misterica, mentre ne erano l'aspetto obbiettivo, gli atti culturali, con cui la si riceveva ed i singoli insegnamenti impartiti dall'iniziatore all'iniziando.

Fissati questi concetti, non c'è affatto da meravigliarsi se le affermazioni dello Schuré non trovino il suffragio dei documenti e delle testimonianze, su cui normalmente si basa uno storico; se le sue tesi siano smentite, in buona parte, da una critica storica condotta secondo criteri di obbiettività e rigore scientifico; se egli colmi, con appassionati slanci lirici, da artista notevole, le lacune dei testi e delle tradizioni; se leghi, con nessi audaci e scientificamente per lo meno improbabili, fatti ed insegnamenti lontani fra loro nel tempo e nello spazio; se, in sintesi, segua metodi assai diversi da quelli della storia scientificamente intesa.
Il fatto è che questi «Grandi Iniziati» sono essi stessi un'opera, un atto di iniziazione, rivolto all'uomo moderno in un linguaggio quanto più possibile moderno, ma sostanzialmente analogo, nella struttura e negli intenti, a quelli, di cui ci siamo intrattenuti.
Da una parte, lo Schuré, ha voluto ricostruire la storia dell'esoterismo misterico e ha compiuto quest'opera con lo spirito e la mentalità di un iniziato, servendosi, cioè, delle armi squisitamente misteriche ed iniziatiche dell'intuizione, della sintesi diretta, della rappresentazione simbolica e artistica.
Dall'altra, si è fatto egli stesso iniziatore nei confronti dei suoi lettori e, da questo punto di vista, la narrazione, altamente poetica e fortemente pervasa, permeata di misticismo, che egli ci fa di questa storia segreta delle religioni, ha lo stesso valore e la stessa funzione degl'insegnamenti dei quattro gradi pitagorici o del racconto della «visione di Ermete», fatto dal gran sacerdote al novizio, nel segreto dei templi di Tebe.

Ma è tutto qui? Crediamo di no. La verità è che, anche se non possiamo rinunciare alle nostre premesse razionalistiche di uomini moderni, non possiamo sottrarci, almeno in parte, alla suggestione profonda, che promana da queste pagine, scava dentro di noi e suscita innegabili vibrazioni emotive.
La verità è che, pur se riconosciamo che sovente rasenta il romanzo, è più fantasia di poeta che conclusione di indagatore, è più atto di fede che conquista nella ragione, non possiamo sentirci estranei alla sete di verità, di bellezza e di bontà, che balza da ogni capitolo, da ogni pagina.

E - si noti - è proprio sul piano di questo tormento umano per una tal sete sempre inappagata e sempre ritornante, è sul piano della moralità e della ricerca del segreto che si cela in noi stessi e nelle cose, che noi sentiamo la nostra anima vibrare con quella dello Schuré e - in un senso tutto traslato e spirituale – lo sentiamo «vero», nel momento stesso in cui non ci convince razionalmente.
Ed entro questi limiti ben precisati, possiamo senz'altro riconoscere, in quest'opera, il significato ch'essa riveste in un tempo così difficile, come il nostro, per la vita dello spirito, così disorientato e così turbato dalla coscienza di una crisi profonda e sconvolgitrice.

Con le sottili armi della scienza potremmo forse cancellare queste pagine in poche battute; ma come possiamo evitare di domandarci a che valga questa nostra scienza, che non sa, non può darci l'appagamento interiore, la serenità suprema, che forse compiutamente e serenamente trovavano gli iniziati nei misteri antichi? Come possiamo cancellare quel bisogno di unità e di armonia che percorre le fibre sotterranee nell'anima e della civiltà nostra, come una suprema esigenza di salvezza dalle contraddizioni sanguinose della società e della vita moderna?

A ben guardare, vedremo che anche il più rigoroso degli scienziati può apprendere da queste pagine: vi può apprendere come uomo nel senso tutto morale e interiore di cui abbiamo detto; vi può apprendere indubbiamente come sapiente, perché certo vi coglierà qualche verità, conquistata di balzo con l'ala dell'intuizione e sfuggita, invece, all'indagine metodica, ma talvolta arida, della pura ragione.
Vi può apprendere un sapiente; vi può apprendere, diversamente e per altre vie, un uomo di religione o un artista; vi possiamo apprendere, senza dubbio, anche noi.

Non sarà inutile, credete, averle lette e un po' meditate.


Edoardo Schuré La dottrina esoterica di Edoardo Schuré I Grandi Iniziati Rama (Il Ciclo Ariano) Krishna (L'India e l'Iniziazione Braminica) Ermete (I Misteri d'Egitto) Mosé (La missione d'Israele) Orfeo (I Misteri Dionisiaci) Pitagora (I Misteri di Delfo) Platone (I Misteri Eleusini) Gesù (La missione di Cristo) Conclusione