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ARGOMENTO. - I. Si spiega ciò che significhino i nomi Dominazioni, Virtù, Potenze, e come questa seconda gerarchia riceva l'illuminazione divina. - II. Si fa intendere in qual modo gli spiriti inferiori ricevano la luce per mezzo degli spiriti superiori.

 


 

I. Passiamo ora alla seconda classe dell'intelligenze celesti e, con occhio spirituale, proviamoci a contemplare le Dominazioni e le ammirabili falangi delle Potenze e delle Virtù; poiché ogni nome dato a questi esseri superiori rivela le proprietà auguste per mezzo delle quali si accostano alla divinità. Così il nome di sante Dominazioni indica, credo, la loro sublime spiritualità, libera da ogni impedimento materiale, e la loro autorità, libera e severa a un tempo, non macchiata mai dalla tirannia di alcuna vile passione. Poiché, non subendo né la vergogna di alcuna schiavitù, né le conseguenze d'una degradante caduta, questi nobili intelletti non sono assillati che dal bisogno insaziabile di possedere Colui che è la dominazione essenziale e l'origine di ogni dominazione. Esse si formano da se stesse e formano gli spiriti subalterni a somiglianza della Divinità. Disprezzando ogni cosa vana, esse rivolgono la loro attività verso l'essere verace e partecipano al suo eterno e santo principato.

Il nome sacro di Virtù, mi sembra indicare quel virile ed invincibile vigore che esse spiegano nell'esercizio delle loro divine funzioni e che impedisce loro di ripiegarsi e di cadere sotto il peso delle auguste verità che sono loro manifestate. Così, sospinte energicamente ad imitare Dio, esse non si abbattono vilmente sotto l'influsso celeste, ma contemplando con occhio attento la virtù sopraessenziale, originale, ed applicandosi a riprodurne una perfetta immagine, si innalzano con tutte le loro forze verso il loro archetipo, e, a loro volta, si protendono, a guisa della Divinità, verso le essenze inferiori per trasformarle.

Il nome di celesti Potenze, che sono della stessa gerarchia delle Dominazioni e delle Virtù, indica il perfetto ordine col quale si presentano all'influenza divina, e l'esercizio legittimo della loro sublime e santa autorità. Poiché non si abbandonano agli eccessi di un potere tirannico, ma slanciandosi verso le cose superiori con ordinato impeto, e trascinando amorosamente verso la stessa meta le intelligenze meno elevate, da una parte tendono ad accostarsi alla potenza sovrana e prima, e dall'altra la riflettono su gli ordini angelici per mezzo delle ammirabili funzioni che è dato loro di adempiere. Adornata di queste sacre qualità, la seconda gerarchia degli spiriti celesti ottiene purità, luce e perfezione, nel modo che abbiamo detto, per mezzo cioè degli splendori divini che a lei trasmette la prima gerarchia., e che in tal modo non le giungono se non al secondo grado della loro manifestazione.

 

II. Così la comunicazione della scienza che vien fatta ad un angelo da un altro angelo, spiega come i doni celesti sembrino perdere del loro splendore in proporzione dell'allontanarsi dalla loro origine per abbassarsi su esseri meno elevati. Perché come i nostri maestri insegnano, parlando delle cose sante, che l'intuizione pura c'istruisce più perfettamente che ogni comunicazione mediatamente ricevuta, così io penso che la partecipazione diretta alla quale sono chiamati gli angeli superiori, manifesti loro assai meglio la divinità che se vi fossero iniziati per mezzo di altre creature.

E dunque anche per questo che la nostra tradizione sacerdotale insegna che gli spiriti del primo ordine purificano, illuminano e perfezionano le intelligenze meno nobili, le quali per tal mezzo si innalzano verso il principio sovraessenziale di tutte le cose e partecipano, per quel tanto che la loro condizione lo permette, alla purità, alla illuminazione ed alla perfezione mistica. Perché, per una legge generale stabilita dalla divina saggezza, le grazie divine non vengono comunicate agli inferiori se non per il ministero dei superiori.

Voi troverete questa dottrina espressa nella Scrittura. Così quando Dio, per clemenza paterna, ebbe punito Israele prevaricatore, consegnandolo, per la sua conversione e la sua salvezza, al giogo odioso delle nazioni barbare, volle anche, studiandosi di ricondurre al bene i teneri oggetti della sua sollecitudine, spezzare le loro catene e ristabilirli nella dolcezza della loro antica felicità. Ora in questa circostanza un uomo di Dio, chiamato Zaccaria, vide uno di quegli angeli del primo ordine che circondano la divinità (Zaccaria I. 22) (poiché, come già dissi, la denominazione di angeli é comune a tutte le celesti essenze) il quale riceveva da Dio stesso consolanti parole; e verso di lui s'avanzava uno spirito d'ordine inferiore per conoscere ciò che era stato rivelato. Questi, informato della volontà divina per mezzo di quella iniziazione misteriosa, la comunicò a sua volta al profeta, il quale seppe così che la città di Gerusalemme, in mezzo all'abbondanza, si rallegrerebbe della moltitudine dei suoi abitanti.

Un altro teologo, Ezechiele, ci fa sapere che il Signore gloriosissimo che regna sui Cherubini, emanò nella sua adorabile giustizia questo decreto che sotto ai paterni castighi che dovevano correggere, come è stato detto, il popolo d' Israele, gli innocenti sarebbero stati benignamente separati dai colpevoli. Questa disposizione fu comunicata al primo dei Cherubini, i cui fianchi brillano sotto una cintura di zaffiri ed è vestito con la veste ondeggiante dei pontefici. Nel tempo stesso ricevette l'ordine di trasmettere il segreto divino agli altri angeli armati di scuri. A lui poi venne particolarmente ordinato di traversare Gerusalemme e di apporre un segno sulla fronte degli uomini innocenti; e agli altri fu detto: «Seguitelo attraverso alla città; colpite, e che l'occhio vostro non si lasci commuovere; ma non accostatevi a quelli che portano il segno». E non é per simile ordine che un angelo dice a Daniele: «Il decreto è pronunziato»? (Daniele IX, 23) e che uno spirito del primo ordine va a prendere dei carboni ardenti in mezzo ai cherubini? (Ezechiele X) E non riconosciamo ancor più nettamente questa distinzione gerarchica degli angeli, vedendo un cherubino porre quei carboni nelle mani di quell'altro, che é rivestito della stola sacra? vedendo che chiama l'arcangelo Gabriele e gli dice: «Fai intendere questa visione al profeta» (Daniele VIII, 16) e imparando infine tutto ciò che riferiscono i teologi che trattano dell'ammirabile subordinazione dei cori angelici? Tipo augusto che la nostra gerarchia deve riprodurre con quella perfezione che le é possibile, per essere come un riflesso della bellezza degli angeli e per elevarci, con l'aiuto del loro ministero, verso il principio assoluto d'ogni supremazia e d'ogni autorità.

 


 

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