
La sapienza Alchemica e Cabalista del
Principe di Sangro

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opera d'ingegno del Professor Giancarlo Elia Valori Honorable de l’Academie
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Niente si comprende della complessa figura del
Principe di Sangro se non si pone mente al fatto che egli è, in
primo luogo, un alchimista.
Anche le macchine anatomiche, come quelle che
realizzerà, con sbalorditiva sapienza e capacità innovativa (si
tratta della scoperta del sistema venoso) nel sotterraneo della
Cappella Sansevero, sono strumenti alchemici in senso proprio: in
esse l'uomo è artefice della ricerca ma è anche oggetto della
sperimentazione, come peraltro accadeva nelle innumerevoli “macchine
meravigliose” del Rinascimento.
Il punto alchemico di partenza di Raimondo è
quello di ogni tradizione sapienziale e iniziatica: tutto il corpo
umano è in correlazione con tutto il resto dell'universo e, come si
dice nella preghiera lasciataci direttamente da Gesù Cristo, “come
in Cielo, così in terra”.
Ovvero, tutto quello che è invisibile e “sottile”
non solo ha a che fare con il visibile, ma ne possiede la stessa
“forma”.
É questo anche il senso esoterico della Stella di
David. Come in alto così in basso. I due triangoli da cui è formato
il maghen Dawud vanno uno verso l'alto e l'altro in direzione
opposta, il Cielo che va sulla terra e il Mondo del basso e del
Sensibile che si dirige verso l'Alto.
Per mettere in correlazione microcosmo e
macrocosmo, come vuole Raimondo di Sangro, occorre soprattutto
invertire le cause con gli effetti, rompendo tutti i vincoli del
Reale.
Le catene rotte nella Cappella hanno questo
significato.
Per il Principe di Sangro, comunque, l'alchimia è un
procedimento propriamente cabalistico: ovvero si tratta di
purificare progressivamente ogni stato mentale e pratico (in
alchimia i due processi coincidono) che procedono a spirale (e la
spirale è un simbolo esoterico notissimo) dall'Uno (l'Ein Soph)
fino alla finitezza umana, e viceversa. Tramite l'illuminazione
cabalista (che è un processo alchemico) l'Uomo può divenire Dio, o,
appunto, Dio può incarnarsi nell'Uomo.
Ed in effetti, la composizione della Cappella
Sansevero, per quanto riguarda le Statue maggiori e minori, è la
riproduzione di un albero Sephirotico.
Ogni “punto”
dell'albero è una emanazione e quindi corrisponde ad una
Sostanza nel contesto alchemico, ovvero in quel meccanismo
sapienziale che collega la materia alle sue forme spirituali.
La Deposizione nella Cappella è al punto che in
Qabalah si chiama Keter, la Prima manifestazione dell'En Sof,
ovvero la “corona”.
Il Posto del “Disinganno”, in questa geografia
alchemico-cabalista della Cappella, corrisponde al punto dell'Albero
denominato “H'cmâ”, la Saggezza.
É l'intelligenza legata al mondo visibile, il
discernere, il separare, come peraltro accade anche
nelle preparazioni alchemiche, al loro inizio.
La “Pudicizia” sta nel punto, se proiettiamo la
Cappella Sansevero su un Albero cabalistico, di Binâ, che è
originariamente la comprensione, e peraltro la statua nella Cappella
allude esplicitamente all'iconografia di Iside, che peraltro era già
presente nei luoghi, essendo la Pietanella, la vecchia chiesa
dove sorge la Cappella Sansevero, un antico tempio isideo.
Al gruppo scultoreo denominato “La Sincerità”, si
collega la chiave cabalista H’esed, che è la Grazia e, in
particolare, la Misericordia.
La donna regge un cuore con la sinistra e un
caduceo, e questo è un preciso simbolo alchemico, ma è anche la
esplicitazione del nesso tra Creatore e Creatura, ed è il caduceo,
simbolo ermetico delle due nature, che ci fa intuire che solo unendo
i due opposti la conoscenza diviene completa.
La “Soavità del giogo matrimoniale” è al posto di
Guebourâ, che è giustizia e forza, con un simbolo alchemico (e
massonico) ben noto: il pellicano.
Al centro del Tempio c'è, ed è ben noto, il Cristo
Velato, che è nel punto di Thiphereth, l'Armonia legata alla
solarità del Cristo.
Il Sole è qui un elemento propriamente alchemico:
l'oro, nel quale il Mercurio libera lo Zolfo, il punto di arrivo
della “Pietra dei Filosofi”.
Netzâ, la Vittoria, ha al suo posto la statua
del “dominio di sé stessi”, e Hod, la Sephirâ dell'Intelletto
analitico, è correlata alla statua dello “zelo delle religioni”, con
una simbologia piuttosto evidente.
Yesod, la Sephirâ del fondamento, è
connessa alla statua denominata il “Decoro”.
Malcouth, la Sephirâ finale è quella che ci
rappresenta integralmente come uomini, ed è il punto di arrivo della
potenza creatrice dell'En Sof, si collega alla statua dell'”amor
divino”.
La Grande Opera alchemica è, appunto,
l'umanizzazione della divinità, o, dall'altro lato, la
divinizzazione dell'uomo.
la statua dedicata alla madre del Principe, la
Pudicizia, è integralmente velata, e il velo è simbolo di
sapienza segreta, ed ha la stessa struttura iconografica delle
immagini di Iside-Ishtar.
Non bisogna poi dimenticare che il Principe Raimondo
era un massone del Rito di Memphis-Misraim, e quindi attento a tutte
le tradizioni che si dipartono dalla ritualità alessandrina e
egizia.
Allora, la Pudicizia è Iside e Conoscenza passiva e
intuitiva, Thiphereth è Sole e Cristo Velato, la Sapienza
Attiva, lo Zolfo, e per liberare lo Zolfo dal Mercurio (il Re dalla
Materia, lo Spirito dall'anima) si collega alchemicamente il Sole-Re
con Osiride, e Iside-Luna.
L'unione della Luna e del Sole, per compiere la
Grande Opera alchemica, genera un essere androgino, un elemento che
riunisce in sé perfettamente le caratteristiche di Sole-Zolfo e
Mercurio-Luna.
É quello che accade nella statua del
“Disinganno”, dove un genio alato, ovvero Mercurio, aiuta a liberare
dai vincoli un guerriero, imbrigliato in una rete (altro
simbolo iniziatico) che è la prigione dentro la quale lo Spirito è
costretto dalla doppia natura di Mercurio, che è anche simbolo,
biunivoco, delle pulsioni più profonde e oscure.
Quindi le tre statue sono i tre principi di cui ha
bisogno l'alchimista: lo Zolfo, il Mercurio e il Sale.
Il Cristo velato è, all'inizio proprio la
Putrefazione, il procedimento centrale dell'Opera al Nero, in cui si
producono gli elementi salini che generano l'Opera al Bianco. Cristo
è il Sale. E peraltro lo dice Lui stesso, nei Vangeli.
La Pudicizia (la Madre) è la Luna, sotto la quale i
sali della nigredo si purificano e diventano già “pietra
filosofale”, ma la pressione della Luna rende tutto il composto
instabile, ma l'”opera al Rosso”, la parte finale e il
raggiungimento della Pietra, si verifica nella statua del
“Disinganno” con la liberazione dello Zolfo.
Lo dice l'intestazione latina del Disinganno
stesso: “distruggerò le catene delle tenebre e della notte
interminabile nella quale sei imprigionato”.
La Resurrezione di Cristo, quindi, come
raggiungimento alchemico della Pietra Filosofale.
Ma qual'è il legame tra questa tradizione e la
Massoneria vera e propria?
La Fratellanza di Raimondo di Sangro è
particolarmente complessa.
Carlo III, con cui Raimondo aveva ottimi rapporti
personali in un quadro che diremmo di “illuminismo autoritario”,
come la Massoneria mozartiana con il “giuseppismo” austriaco, come
la Muratoria tedesca in relazione con Federico II di Prussia o la
stessa correlazione riformista tra i Liberi Muratori e la Monarchia
Francese prima del disastro rivoluzionario, nel quale la Fratellanza
perderà il suo fondamento esoterico, chiude la Massoneria napoletana
nel 1751.
La pressione dei Gesuiti, che poi, con il loro
scioglimento, entreranno in massa nei gradi del Rito, creandone
spesso di nuovi, ha avuto successo.
Ma il calor bianco massonico a Napoli
perdura.
E i tanti centri sapienziali della città partenopea
si fondono progressivamente in un Rito e in una Tradizione
particolare: Rito di Misraim, Alta Massoneria, Ordine della Stella
Fiammeggiante, e si tratta sempre di filoni legati alla sapienza
osiridea, alla magia caldaica e alle tradizioni pitagoriche che
erano tutte rimaste in qualche modo presenti nel Sud d'Italia e, in
particolare, a Napoli.
La Loggia della “Perfetta Unione” che
progressivamente diventerà la primaria Loggia è obbediente al
Supremo Consiglio di Torino, e attua alcuni suggerimenti proposti
dal massone britannico, e presidente della Royal Society, Martin
Folkes, allora presente a Napoli.
Il Sansevero, quando divenne Venerabile della
Perfetta Unione, rimodellò la struttura interna, ampliò il piè
di lista dei Fratelli, creò quindi in questo modo tre Logge: La
Di Sangro, la Carafa e la
Moncada.
La “Di Sangro” presentava trecento fratelli e aveva
nel suo interno un nucleo di ispirazione rosicruciana e alchemica,
collegata all'attività in Massoneria del barone Tschoudy, e operava
come, diremmo oggi, come una “superloggia” con il titolo di Rosa
d'Ordine Magno, con rituali egizi e ebraico-egizi.
É l'inizio della tradizione massonica detta oggi di
“Memphis-Misraim” che unisce la tradizione simbolica caldaico-egizia
con quella ebraico-cabalista.
Quando la Massoneria verrà proibita definitivamente
nel Regno di Napoli, nel 1751, sulla base di una
bolla
del Papa Benedetto XIV, Raimondo di Sangro accetterà
tranquillamente la persecuzione e, nel 1751, invierà al Papa una
sottile lettera non di abiura, ma di ritrattazione.
Fu una azione politica sapiente da parte di
Raimondo: le sanzioni contro i liberi muratori furono ridotte al
minimo e pochissimi furono i condannati, fra i quali il già citato
barone Tschoudy.
C'era di più, nella “linea” di Raimondo di Sangro,
oltre alla sapienza politica: il problema è che la Massoneria, e
questo certamente lo si percepisce nel lavoro sapienziale del
Principe, è una azione che non deve avere assolutamente sanzioni dal
potere politico, qualunque esso sia, e questo per ragioni
iniziatiche, non certo politico-organizzative.
Se la Fratellanza si muove contro un”sistema”
politico, diviene ipso facto profana e perde ogni sacralità
rispetto alla ricerca della Sapienza Originaria.
Dopo il tentativo, andato a vuoto, di portare il
Principe di Sansevero a Castel Sant'Angelo, egli si vide costretto a
chiudere la sua tipografia, nella quale stampava manoscritti suoi o
da lui tradotti, sempre con uno pseudonimo.
Senza poter pubblicare nulla, tallonato da vicino
dai Gesuiti Pepe e Molinari che riferivano all'intelligence
del Papa, Raimondo si gettò completamente nel progetto della
Cappella Sansevero, il suo vero “Gran Libro” sapienziale.
Solo dopo la morte di Raimondo, Vincenzo, il figlio,
pagherà i molti debiti contratti dal padre per costruire la Cappella
e, soprattutto, ricostruirà la Loggia Della Perfetta Unione,
riconosciuta dalla Gran Loggia d'Inghilterra.
In essa, ma questi elementi erano presenti anche
durante la Grande Opera di Raimondo, si costituì una operatività
segreta che veniva da Malta, dove il cugino di Vincenzo era stato
iniziato, e che si diceva fosse legata sempre all'antica sapienza
sacerdotale egizia e caldea.
Fu una Loggia dove lavorarono figure come
Gaetano Filangeri, Mario Pagano, Domenico Cirillo e, in particolare,
Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro, che probabilmente riprese
qualche rituale per costruire la propria autonoma Obbedienza.
Ma torniamo indietro: è dopo il 1744, a conclusione
del suo eroico battersi nella Battaglia di Velletri, che Raimondo
viene ricevuto dal Papa Benedetto XIV e riceve il permesso di
leggere “ogni sorta di libri”.
Nella rinata attività massonica napoletana, Raimondo
di Sangro si muove a favore dei Rito Scozzese, anche negli alti
gradi.
Ma vi era anche una tegolatura ebraico-egizia
parallela, nella R. L. “Di Sangro”, lo abbiamo visto.
Che riguardava però solo alcuni membri del Rito
Scozzese e che si strutturerà negli alti gradi del rito di Misraim,
la “scala di Napoli” della Massoneria moderna.
É un Arcanum Arcanorum che è finalizzato,
secondo Raimondo di Sangro, alla conoscenza pratica delle tecniche
trasmutative e alchemiche.
Il fine è quello di raggiungere, attraverso i
misteri isidei e osiridei, il Corpo di Gloria, ovvero
l'immortalità.
Ci fu ancora una pressione forte di Chiesa e
Monarchia, alla quale Raimondo rispose con l'assicurazione che la
Fratellanza non complottava né contro il Re né, tantomeno, contro la
Religione.
Come si fa, del resto, a complottare contro la parte
essoterica della nostra stessa dottrina?
Ma come funziona esotericamente il sistema
iniziatico di Raimondo di Sangro?
Secondo l'”Ordine della Rosa d'Oro di Antico
Sistema”, il “cerchio interno” del Rito Scozzese, le dottrine
segrete egizie sarebbero state cristianizzate da un sacerdote
alessandrino chiamato Ormus, battezzato dall'evangelista Marco.
Le dottrine segrete sarebbero state trasmesse poi da
un mago veneziano che viveva in Egitto.
Il mito, ancora, riguarda una colonna egizia
che si trovava a Napoli, nella Regio Nilensis, a sud-ovest
del centro.
Centri pitagorici e caldaici reali si sovrappongono
a questa tradizione egizia napoletana.
Una religione isidea si sarebbe poi tramandata,
latomicamente, tra Napoli e Cuma, per poi trasferirsi, dopo la
repressione teodosiana, nei sotterranei, lunghissimi, della città
partenopea.
Non dobbiamo nemmeno trascurare qui l'angelologia
cristiana e le sue tecniche di evocazione gnostica, il “chiamare gli
spiriti” che è divenuto popolare nella tradizione napoletana
profana.
Tutto rimane però nel sottofondo psichico,
simbolico, culturale della popolazione e riemerge senza particolari
difficoltà, date le condizioni favorevoli.
Ma l'origine storica dei riti egizi si fa risalire a
Cagliostro, che portò da Malta a Napoli, nel 1767, i rituali della
nuova loggia.
Non dobbiamo dimenticare nemmeno che l'Ordine di
Malta, in questa fase, non trascurava le tradizioni
alchemico-iniziatiche.
Il principe di Caramanico, cugino di Raimondo di
Sangro, e lo stesso Cagliostro, ricrearono dopo la morte di Raimondo
la “Scala Napoletana” degli alti gradi di Mistraim, sempre
all'interno delle logge scozzesi.
Il rito di Misraim nasce comunque, ufficialmente, a
Venezia, nel 1801, fondato dal conte Tassoni sulla base di una
loggia similare già operante a Zante (il luogo di nascita di Ugo
Foscolo) mentre molti dei Fratelli che entrano nel Rito di Misraim
proseguono la loro vita iniziatica all'interno del Martinismo.
Quindi, Raimondo di Sangro opera in un contesto
iniziatico in cui, malgrado la c.d. “fondazione” della Massoneria a
Londra nel 1717, tutto si muove ancora in ambito locale o al massimo
nazionale, e la Fratellanza è in gran parte, diversamente da quanto
accadrà nelle more delle Grandi Rivoluzioni della fine del '700, un
sistema mistico-iniziatico senza particolari legami con il mondo
della politica e della società “profana”.
E se proprio questa fosse la vocazione naturale
della Massoneria, invece della tradizione franco-britannica che
privilegia la pedagogia politico-sociale del Trinomio
rivoluzionario?
Raimondo, in effetti, influenza grandemente tutte le
Logge operanti a Napoli in quegli anni, le abbiamo già viste:
L'Ordine Osirideo Egizio, il Rito di Misraim, il Centro Egizio
napoletano, la Fratellanza Terapeutica di Miriam.
Il cugino di Raimondo, lo abbiamo notato, Luigi
d'Aquino di Caramanico, opera nella Loggia di Malta in cui era stato
iniziato Cagliostro, il quale costituisce in seguito il Rito
Egiziano di Lione.
Lo stesso principe di Caramanico introduce a Napoli
il rituale degli Arcana Arcanorum, che riguarda gli ultimi
gradi di quella, lo abbiamo già notato, che viene chiamata “La scala
di Napoli”.
Ma è il già citato Barone Tschoudy, emigrato in
Francia, allievo e vero collaboratore di Raimondo di Sangro, a
costituire l'Ordine della Stella Fiammeggiante, ovvero
l'ordine dei Filosofi Incogniti.
La Stella è da associare al pianeta Venere, ed è il
simbolo egizio tramite il quale gli antichi indicavano il dio Horus.
É “l'uomo-stella risorto”, e infatti il pentalfa
che, come tutti i simboli esoterici, ha anche una lettura “nera”, è
anche una “porta” tra due stati diversi della vita e dello spirito.
La Stella Fiammeggiante si trova sulla fronte della
dea Iside, e significa la stella Sirio ovvero l'uomo-dio, la
perfezione dell'umano.
Faceva parte, la Stella Fiammeggiante, del lungo
rituale del “libro dei morti” egiziano.
In tutta la Francia il Rito di Tschoudy
rappresenterà il punto di collegamento di tutte le massonerie degli
“alti gradi”, che continuano, malgrado la svolta
politico-sociale della massoneria inglese, a operare alchemicamente
e con tecniche esoteriche di “deificazione” dell'uomo.
Per il Barone Tschoudy, degno allievo ed erede di
Raimondo di Sangro, la Massoneria è Alchimia: tutto il mondo si è
creato per simboli che sono legati alla tradizione più antica e
universale che ci sia, l'alchimia.
Il Barone vuole “far brillare la luce nascosta nel
profondo dell'uomo”, per arrivare alla produzione della “res bina”
l'Androgino.
Ovvero, alchemicamente, si tratta di una femmina
(l'argento vivo) che attende la congelazione del suo uomo (lo zolfo)
il quale attende di essere dissolto da lei.
Nel piacere della fusione, non vogliono più
separarsi, ed è questo il Rebis alchemico, l'Androgino
mistico.
L'Adepto deve quindi, come è il suo fine
nell'obbedienza, essere diretto a costituire questa natura “una e
duplice”, capace sia di sciogliere che di fissare.
Solve et Coagula.
Se saprai imitare la Natura e osservarla (ecco che
l'Alchimia è tutt'altro che diversa dalla scienza “positiva”) dice
Tschoudy, e sembra di leggere Raimondo, “vedrai crescere il tenero
infante”.
Prima apparirà il Nero ma, diminuita l'umidità,
apparirà un chiarore come il Sole che sta arrivando all'orizzonte, e
a questo punto “muore il corvo fetido” (il nero) e “compariranno
splendidi uccelli dai colori variopinti”.
Il Re in candide vesti splenderà come la Luna.
Ovvero, il Re (maschile) sarà splendido con i colori
dell'elemento femminile, avremo allora compiuto l'Androgino, il
Rebis.
Raimondo di Sangro, nelle sue rapide osservazioni
alchemiche, ripete essenzialmente le procedure del suo seguace
franco-svizzero.
Certo, conta qui anche il “sangue”, come afferma
spesso Raimondo in alcune sue lettere ai familiari.
In effetti, Torremaggiore, l'inizio della fortuna
feudale della sua famiglia, era nota a Raimondo anche come luogo in
cui i Templari avevano operato “riti che non era possibile compiere
a Roma”.
E certamente il genius loci di Torremaggiore
fu ferale a Raimondo di Sangro, che sentiva, oltre che conoscere, la
lunga catena iniziatica che va dai Riti Egizi fini alle tradizioni
caldaiche, che incontrano il Vangelo di Marco, e i Templari e poi
ancora le lunghe e diversificate catene massoniche che arrivavano
fino a lui.
Ma il punto è la tradizione egizia della Massoneria,
che approfondisce e rinnova il mito giovanneo alla base del Rito
Britannico.
Raimondo sapeva peraltro leggere i geroglifici, ben
prima della decifrazione “napoleonica” da parte di Champoillon,
nella sua biblioteca sono stati trovati i Hyeroghiphica di
Valeriano e, nei suoi anni romani, il Principe di Sansevero aveva
conosciuto e frequentato il Padre Athanasius Kircher, che aveva
tradotto i testi degli obelischi romani.
Basti pensare qui agli obelischi che Raimondo pone
nella Cappella, che si stagliano di fronte alle figure femminili e
agli altri due obelischi che sono presenti al termine della navata,
con una sfera in cima, evidente simbolo solare.
Anche i Rosa+Croce sono presenti nel contesto della
cappella di Sansevero, dato che Raimondo era in contatto con il
Gualdi, alchimista rosacruciano napoletano che fungeva da
collegamento con le reti Rosa+Croce del Nord, soprattutto a Venezia.
Né si deve dimenticare che Raimondo aveva
frequentato gli ambienti dell'esoterismo romano, quelli intorno a
Cristina di Svezia e al Palombara, l'autore della “Porta Magica” di
Piazza Vittorio.
É tutto un contesto elitario che sta programmando
una “riforma” del Cattolicesimo in termini esoterici e tradizionali,
che permetta alla Chiesa di Roma di mantenersi nella Tradizione
Occulta (l'alchimia) e di comprendere così la nuova rivoluzione
scientifica, nata peraltro dall'esoterismo pitagorico-platonico.
Peraltro Raimondo, al tempo della sua permanenza tra
i gesuiti del Collegio Romano, frequenta il P. Anton Maria Ambrogi,
che in un suo testo di interpretazione della Bibbia fa esplicito
riferimento al “significato arcano” delle lettere ebraiche usate nel
brano del Genesi in cui Dio crea la Luce.
Cabalismo cristiano? Con ogni probabilità e,
certamente, dimostra la presenza di filoni di Sapienza Tradizionale
all'interno di quell'Ordine che sarà, di lì a poco, soppresso.
Raimondo però aveva studiato l'esoterismo ebraico da
Giuseppe Athias, amico di Giambattista Vico, che era fortemente
legato a sua volta al Principe di Sangro.
Athias era nato a Livorno, il punto portuale di
incontro tra Gran Bretagna e Italia, all'epoca, ed era con ogni
probabilità un Massone, dato che è in contatto epistolare con Gad
Bedarrida, un ebreo francese che “opera” con il Barone Tschoudy
nell'Ordine della Stella Fiammeggiante.
É però curioso
pensare ancora alla particolare passione che Raimondo ebbe per il
Rito di Memphis-Misraim, allora solamente di Misraim.
C'è una probabile soluzione: l'Ordine suddetto si
pone quello che, in effetti, era l'obbiettivo iniziatico del
Principe di Sangro: unire in un solo Rito massonico le tre
principali tradizioni sapienziali: quella nordatlantica, quella
italico-mediterranea e quella genericamente definita “occidentale”.
Il problema, per il Principe, era trovare il fil
rouge tra tutte le varie tipologie di ordine massonico, e
soprattutto si tratta, per Raimondo, di trovare il nucleo alchemico
iniziale di tutti i riti, compresi quelli profanizzati.
Infatti, la sua “linea” massonica fu quella di
inserire, tramite l'attività alchemica e la sua “retta esecuzione”,
gli Alti Gradi Cabalistico-Mistici nell'insieme dei gradi del Rito
Scozzese Antico e Accettato, il che voleva dire trasformare la
Massoneria da una esperienza di “iniziazione razionalista” nella
quale l'Uomo è già “quasi esse Deo videtur” ad una
Fratellanza specificamente “alchemica”; in cui Dio viene
costruito a partire dall'Uomo e l'Uomo a partire da Dio, secondo
il doppio livello dell'Arte cabbalistico-alchemica.
Ha vinto invece dopo il Principe di Sangro una
Tradizione Massonica di tipo “illuministico” che ha collaborato con
il mondo profano alla desacralizzazione del Mondo, invece di
costruire una Fratellanza alchemica che arricchisse anche il mondo
profano delle infinite possibilità che si aprono a chi sa vedere i
simboli e sa soprattutto costruirli con
l'Alchimia.
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Raimondo di Sangro G:.M:.
La Cappella dei Sansevero
Analisi del simbolismo esoterico

Raimondo di Sangro
Principe dei Sansevero
Lettera Apologetica
Il Carteggio dell'accusa

Di Sangro:
la biografia come "Viaggio Alchemico"
La Sapienza Alchemica e Cabalista del Principe

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