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La sapienza Alchemica e Cabalista del Principe di Sangro

Il documento che segue è opera d'ingegno del Professor Giancarlo Elia Valori Honorable de l’Academie des Sciences de l’Institut de Frances ed è qui esposto con la sua sua autorizzazione.
Il Contenuto obbliga soltanto l'Autore e non riflette di necessità la visione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto è riconosciuto.

 

© Professor Giancarlo Elia Valori

 

La libera circolazione del documento è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link attivo) e dell'autore.

 

Niente si comprende della complessa figura del Principe di Sangro se non si pone mente al fatto che egli è, in primo luogo, un alchimista.

 Anche le macchine anatomiche, come quelle che realizzerà, con sbalorditiva sapienza e capacità innovativa (si tratta della scoperta del sistema venoso) nel sotterraneo della Cappella Sansevero, sono strumenti alchemici in senso proprio: in esse l'uomo è artefice della ricerca ma è anche oggetto della sperimentazione, come peraltro accadeva nelle innumerevoli “macchine meravigliose” del Rinascimento.

 Il punto alchemico di partenza di Raimondo è quello di ogni tradizione sapienziale e iniziatica: tutto il corpo umano è in correlazione con tutto il resto dell'universo e, come si dice nella preghiera lasciataci direttamente da Gesù Cristo, “come in Cielo, così in terra”.

 Ovvero, tutto quello che è invisibile e “sottile” non solo ha a che fare con il visibile, ma ne possiede la stessa “forma”.

 É questo anche il senso esoterico della Stella di David. Come in alto così in basso. I due triangoli da cui è formato il maghen Dawud vanno uno verso l'alto e l'altro in direzione opposta, il Cielo che va sulla terra e il Mondo del basso e del Sensibile che si dirige verso l'Alto.

 Per mettere in correlazione microcosmo e macrocosmo, come vuole Raimondo di Sangro, occorre soprattutto invertire le cause con gli effetti, rompendo tutti i vincoli del Reale.

 Le catene rotte nella Cappella hanno questo significato.

 Per il Principe di Sangro, comunque, l'alchimia è un procedimento propriamente cabalistico: ovvero si tratta di purificare progressivamente ogni stato mentale e pratico (in alchimia i due processi coincidono) che procedono a spirale (e la spirale è un simbolo esoterico notissimo) dall'Uno (l'Ein Soph) fino alla finitezza umana, e viceversa. Tramite l'illuminazione cabalista (che è un processo alchemico) l'Uomo può divenire Dio, o, appunto, Dio può incarnarsi nell'Uomo.

 Ed in effetti, la composizione della Cappella Sansevero, per quanto riguarda le Statue maggiori e minori, è la riproduzione di un albero Sephirotico.

 Ogni “punto” dell'albero è una emanazione e quindi corrisponde ad una Sostanza nel contesto alchemico, ovvero in quel meccanismo sapienziale che collega la materia alle sue forme spirituali.

 La Deposizione nella Cappella è al punto che in Qabalah si chiama Keter, la Prima manifestazione dell'En Sof, ovvero la “corona”.

 Il Posto del “Disinganno”, in questa geografia alchemico-cabalista della Cappella, corrisponde al punto dell'Albero denominato “H'cmâ”, la Saggezza.

 É l'intelligenza legata al mondo visibile, il discernere, il separare, come peraltro accade anche nelle preparazioni alchemiche, al loro inizio.

 La “Pudicizia” sta nel punto, se proiettiamo la Cappella Sansevero su un Albero cabalistico, di Binâ, che è originariamente la comprensione, e peraltro la statua nella Cappella allude esplicitamente all'iconografia di Iside, che peraltro era già presente nei luoghi, essendo la Pietanella, la vecchia chiesa dove sorge la Cappella Sansevero, un antico tempio isideo.

 Al gruppo scultoreo denominato “La Sincerità”, si collega la chiave cabalista H’esed, che è la Grazia e, in particolare, la Misericordia.

 La donna regge un cuore con la sinistra e un caduceo, e questo è un preciso simbolo alchemico, ma è anche la esplicitazione del nesso tra Creatore e Creatura, ed è il caduceo, simbolo ermetico delle due nature, che ci fa intuire che solo unendo i due opposti la conoscenza diviene completa.

 La “Soavità del giogo matrimoniale” è al posto di Guebourâ, che è giustizia e forza, con un simbolo alchemico (e massonico) ben noto: il pellicano.

 Al centro del Tempio c'è, ed è ben noto, il Cristo Velato, che è nel punto di Thiphereth, l'Armonia legata alla solarità del Cristo.

 Il Sole è qui un elemento propriamente alchemico: l'oro, nel quale il Mercurio libera lo Zolfo, il punto di arrivo della “Pietra dei Filosofi”.

 Netzâ, la Vittoria, ha al suo posto la statua del “dominio di sé stessi”, e Hod, la Sephirâ dell'Intelletto analitico, è correlata alla statua dello “zelo delle religioni”, con una simbologia piuttosto evidente.

 Yesod, la Sephirâ del fondamento, è connessa alla statua denominata il “Decoro”.

 Malcouth, la Sephirâ finale è quella che ci rappresenta integralmente come uomini, ed è il punto di arrivo della potenza creatrice dell'En Sof, si collega alla statua dell'”amor divino”.

 La Grande Opera alchemica è, appunto, l'umanizzazione della divinità, o, dall'altro lato, la divinizzazione dell'uomo.

la statua dedicata alla madre del Principe, la Pudicizia, è integralmente velata, e il velo è simbolo di sapienza segreta, ed ha la stessa struttura iconografica delle immagini di Iside-Ishtar.

 Non bisogna poi dimenticare che il Principe Raimondo era un massone del Rito di Memphis-Misraim, e quindi attento a tutte le tradizioni che si dipartono dalla ritualità alessandrina e egizia.

 Allora, la Pudicizia è Iside e Conoscenza passiva e intuitiva, Thiphereth è Sole e Cristo Velato, la Sapienza Attiva, lo Zolfo, e per liberare lo Zolfo dal Mercurio (il Re dalla Materia, lo Spirito dall'anima) si collega alchemicamente il Sole-Re con Osiride, e Iside-Luna.

 L'unione della Luna e del Sole, per compiere la Grande Opera alchemica, genera un essere androgino, un elemento che riunisce in sé perfettamente le caratteristiche di Sole-Zolfo e Mercurio-Luna.

 É quello che accade nella statua del “Disinganno”, dove un genio alato, ovvero Mercurio, aiuta a liberare dai vincoli un guerriero, imbrigliato in una rete (altro simbolo iniziatico) che è la prigione dentro la quale lo Spirito è costretto dalla doppia natura di Mercurio, che è anche simbolo, biunivoco, delle pulsioni più profonde e oscure.

 Quindi le tre statue sono i tre principi di cui ha bisogno l'alchimista: lo Zolfo, il Mercurio e il Sale.

 Il Cristo velato è, all'inizio proprio la Putrefazione, il procedimento centrale dell'Opera al Nero, in cui si producono gli elementi salini che generano l'Opera al Bianco. Cristo è il Sale. E peraltro lo dice Lui stesso, nei Vangeli.

 La Pudicizia (la Madre) è la Luna, sotto la quale i sali della  nigredo si purificano e diventano già “pietra filosofale”, ma la pressione della Luna rende tutto il composto instabile, ma l'”opera al Rosso”, la parte finale e il raggiungimento della Pietra, si verifica nella statua del “Disinganno” con la liberazione dello Zolfo.

 Lo dice l'intestazione latina del Disinganno stesso: “distruggerò le catene delle tenebre e della notte interminabile nella quale sei imprigionato”.

 La Resurrezione di Cristo, quindi, come raggiungimento alchemico della Pietra Filosofale.

 Ma qual'è il legame tra questa tradizione e la Massoneria vera e propria?

 La Fratellanza di Raimondo di Sangro è particolarmente complessa.

Carlo III, con cui Raimondo aveva ottimi rapporti personali in un quadro che diremmo di “illuminismo autoritario”, come la Massoneria mozartiana con il “giuseppismo” austriaco, come la Muratoria tedesca in relazione con Federico II di Prussia o la stessa correlazione riformista tra i Liberi Muratori e la Monarchia Francese prima del disastro rivoluzionario, nel quale la Fratellanza perderà il suo fondamento esoterico, chiude la Massoneria napoletana nel 1751.

 La pressione dei Gesuiti, che poi, con il loro scioglimento, entreranno in massa nei gradi del Rito, creandone spesso di nuovi, ha avuto successo.

 Ma il calor bianco massonico a Napoli perdura.

 E i tanti centri sapienziali della città partenopea si fondono progressivamente in un Rito e in una Tradizione particolare: Rito di Misraim, Alta Massoneria, Ordine della Stella Fiammeggiante, e si tratta sempre di filoni legati alla sapienza osiridea, alla magia caldaica e alle tradizioni pitagoriche che erano tutte rimaste in qualche modo presenti nel Sud d'Italia e, in particolare, a Napoli.

 La Loggia della “Perfetta Unione” che progressivamente diventerà la primaria Loggia è obbediente al Supremo Consiglio di Torino, e attua alcuni suggerimenti proposti dal massone britannico, e presidente della Royal Society, Martin Folkes, allora presente a Napoli.

 Il Sansevero, quando divenne Venerabile della Perfetta Unione, rimodellò la struttura interna, ampliò il piè di lista dei Fratelli, creò quindi in questo modo tre Logge: La Di Sangro, la Carafa e la Moncada.

 La “Di Sangro” presentava trecento fratelli e aveva nel suo interno un nucleo di ispirazione rosicruciana e alchemica, collegata all'attività in Massoneria del barone Tschoudy, e operava come, diremmo oggi, come una “superloggia” con il titolo di Rosa d'Ordine Magno, con rituali egizi e ebraico-egizi.

 É l'inizio della tradizione massonica detta oggi di “Memphis-Misraim” che unisce la tradizione simbolica caldaico-egizia con quella ebraico-cabalista.

 Quando la Massoneria verrà proibita definitivamente nel Regno di Napoli, nel 1751, sulla base di una bolla del Papa Benedetto XIV, Raimondo di Sangro accetterà tranquillamente la persecuzione e, nel 1751, invierà al Papa una sottile lettera non di abiura, ma di ritrattazione.

 Fu una azione politica sapiente da parte di Raimondo: le sanzioni contro i liberi muratori furono ridotte al minimo e pochissimi furono i condannati, fra i quali il già citato barone Tschoudy.

 C'era di più, nella “linea” di Raimondo di Sangro, oltre alla sapienza politica: il problema è che la Massoneria, e questo certamente lo si percepisce nel lavoro sapienziale del Principe, è una azione che non deve avere assolutamente sanzioni dal potere politico, qualunque esso sia, e questo per ragioni iniziatiche, non certo politico-organizzative.

 Se la Fratellanza si muove contro un”sistema” politico, diviene ipso facto profana e perde ogni sacralità rispetto alla ricerca della Sapienza Originaria.

 Dopo il tentativo, andato a vuoto, di portare il Principe di Sansevero a Castel Sant'Angelo, egli si vide costretto a chiudere la sua tipografia, nella quale stampava manoscritti suoi o da lui tradotti, sempre con uno pseudonimo.

 Senza poter pubblicare nulla, tallonato da vicino dai Gesuiti Pepe e Molinari che riferivano all'intelligence del Papa, Raimondo si gettò completamente nel progetto della Cappella Sansevero, il suo vero “Gran Libro” sapienziale.

 Solo dopo la morte di Raimondo, Vincenzo, il figlio, pagherà i molti debiti contratti dal padre per costruire la Cappella e, soprattutto, ricostruirà la Loggia Della Perfetta Unione, riconosciuta dalla Gran Loggia d'Inghilterra.

 In essa, ma questi elementi erano presenti anche durante la Grande Opera di Raimondo, si costituì una operatività segreta che veniva da Malta, dove il cugino di Vincenzo era stato iniziato, e che si diceva fosse legata sempre all'antica sapienza sacerdotale egizia e caldea.

 Fu una Loggia dove lavorarono figure come Gaetano Filangeri, Mario Pagano, Domenico Cirillo e, in particolare, Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro, che probabilmente riprese qualche rituale per costruire la propria autonoma Obbedienza.

 Ma torniamo indietro: è dopo il 1744, a conclusione del suo eroico battersi nella Battaglia di Velletri, che Raimondo viene ricevuto dal Papa Benedetto XIV e riceve il permesso di leggere “ogni sorta di libri”.

 Nella rinata attività massonica napoletana, Raimondo di Sangro si muove a favore dei Rito Scozzese, anche negli alti gradi.

 Ma vi era anche una tegolatura ebraico-egizia parallela, nella R. L. “Di Sangro”, lo abbiamo visto.

 Che riguardava però solo alcuni membri del Rito Scozzese e che si strutturerà negli alti gradi del rito di Misraim, la “scala di Napoli” della Massoneria moderna.

 É un Arcanum Arcanorum che è finalizzato, secondo Raimondo di Sangro, alla conoscenza pratica delle tecniche trasmutative e alchemiche.

 Il fine è quello di raggiungere, attraverso i misteri isidei e osiridei, il Corpo di Gloria, ovvero l'immortalità.

 Ci fu ancora una pressione forte di Chiesa e Monarchia, alla quale Raimondo rispose con l'assicurazione che la Fratellanza non complottava né contro il Re né, tantomeno, contro la Religione.

 Come si fa, del resto, a complottare contro la parte essoterica della nostra stessa dottrina?

 Ma come funziona esotericamente il sistema iniziatico di Raimondo di Sangro?

 Secondo l'”Ordine della Rosa d'Oro di Antico Sistema”, il “cerchio interno” del Rito Scozzese, le dottrine segrete egizie sarebbero state cristianizzate da un sacerdote alessandrino chiamato Ormus, battezzato dall'evangelista Marco.

 Le dottrine segrete sarebbero state trasmesse poi da un mago veneziano che viveva in Egitto.

 Il mito, ancora, riguarda una colonna egizia che si trovava a Napoli, nella Regio Nilensis, a sud-ovest del centro.

 Centri pitagorici e caldaici reali si sovrappongono a questa tradizione egizia napoletana.

 Una religione isidea si sarebbe poi tramandata, latomicamente, tra Napoli e Cuma, per poi trasferirsi, dopo la repressione teodosiana, nei sotterranei, lunghissimi, della città partenopea.

 Non dobbiamo nemmeno trascurare qui l'angelologia cristiana e le sue tecniche di evocazione gnostica, il “chiamare gli spiriti” che è divenuto popolare nella tradizione napoletana profana.

 Tutto rimane però nel sottofondo psichico, simbolico, culturale della popolazione e riemerge senza particolari difficoltà, date le condizioni favorevoli.

 Ma l'origine storica dei riti egizi si fa risalire a Cagliostro, che portò da Malta a Napoli, nel 1767, i rituali della nuova loggia.

 Non dobbiamo dimenticare nemmeno che l'Ordine di Malta, in questa fase, non trascurava le tradizioni alchemico-iniziatiche.

 Il principe di Caramanico, cugino di Raimondo di Sangro, e lo stesso Cagliostro, ricrearono dopo la morte di Raimondo la “Scala Napoletana” degli alti gradi di Mistraim, sempre all'interno delle logge scozzesi.

 Il rito di Misraim nasce comunque, ufficialmente, a Venezia, nel 1801, fondato dal conte Tassoni sulla base di una loggia similare già operante a Zante (il luogo di nascita di Ugo Foscolo) mentre molti dei Fratelli che entrano nel Rito di Misraim proseguono la loro vita iniziatica all'interno del Martinismo.

 Quindi, Raimondo di Sangro opera in un contesto iniziatico in cui, malgrado la c.d. “fondazione” della Massoneria a Londra nel 1717, tutto si muove ancora in ambito locale o al massimo nazionale, e la Fratellanza è in gran parte, diversamente da quanto accadrà nelle more delle Grandi Rivoluzioni della fine del '700, un sistema mistico-iniziatico senza particolari legami con il mondo della politica e della società “profana”.

 E se proprio questa fosse la vocazione naturale della Massoneria, invece della tradizione franco-britannica che privilegia la pedagogia politico-sociale del Trinomio rivoluzionario?

 Raimondo, in effetti, influenza grandemente tutte le Logge operanti a Napoli in quegli anni, le abbiamo già viste: L'Ordine Osirideo Egizio, il Rito di Misraim, il Centro Egizio napoletano, la Fratellanza Terapeutica di Miriam.

 Il cugino di Raimondo, lo abbiamo notato, Luigi d'Aquino di Caramanico, opera nella Loggia di Malta in cui era stato iniziato Cagliostro, il quale costituisce in seguito il Rito Egiziano di Lione.

 Lo stesso principe di Caramanico introduce a Napoli il rituale degli Arcana Arcanorum, che riguarda gli ultimi gradi di quella, lo abbiamo già notato, che viene chiamata “La scala di Napoli”.

 Ma è il già citato Barone Tschoudy, emigrato in Francia, allievo e vero collaboratore di Raimondo di Sangro, a costituire l'Ordine della Stella Fiammeggiante, ovvero l'ordine dei Filosofi Incogniti.

La Stella è da associare al pianeta Venere, ed è il simbolo egizio tramite il quale gli antichi indicavano il dio Horus.

 É “l'uomo-stella risorto”, e infatti il pentalfa che, come tutti i simboli esoterici, ha anche una lettura “nera”, è anche una “porta” tra due stati diversi della vita e dello spirito.

 La Stella Fiammeggiante si trova sulla fronte della dea Iside, e significa la stella Sirio ovvero l'uomo-dio, la perfezione dell'umano.

 Faceva parte, la Stella Fiammeggiante, del lungo rituale del “libro dei morti” egiziano.

 In tutta la Francia il Rito di Tschoudy rappresenterà il punto di collegamento di tutte le massonerie degli “alti gradi”, che continuano, malgrado la svolta politico-sociale della massoneria inglese, a operare alchemicamente e con tecniche esoteriche di “deificazione” dell'uomo.

 Per il Barone Tschoudy, degno allievo ed erede di Raimondo di Sangro, la Massoneria è Alchimia: tutto il mondo si è creato per simboli che sono legati alla tradizione più antica e universale che ci sia, l'alchimia.

 Il Barone vuole “far brillare la luce nascosta nel profondo dell'uomo”, per arrivare alla produzione della “res bina” l'Androgino.

 Ovvero, alchemicamente, si tratta di una femmina (l'argento vivo) che attende la congelazione del suo uomo (lo zolfo) il quale attende di essere dissolto da lei.

 Nel piacere della fusione, non vogliono più separarsi, ed è questo il Rebis alchemico, l'Androgino mistico.

 L'Adepto deve quindi, come è il suo fine nell'obbedienza, essere diretto a costituire questa natura “una e duplice”, capace sia di sciogliere che di fissare. Solve et Coagula.

 Se saprai imitare la Natura e osservarla (ecco che l'Alchimia è tutt'altro che diversa dalla scienza “positiva”) dice Tschoudy, e sembra di leggere Raimondo, “vedrai crescere il tenero infante”.

 Prima apparirà il Nero ma, diminuita l'umidità, apparirà un chiarore come il Sole che sta arrivando all'orizzonte, e a questo punto “muore il corvo fetido” (il nero) e “compariranno splendidi uccelli dai colori variopinti”.

 Il Re in candide vesti splenderà come la Luna. Ovvero, il Re (maschile) sarà splendido con i colori dell'elemento femminile, avremo allora compiuto l'Androgino, il Rebis.

 Raimondo di Sangro, nelle sue rapide osservazioni alchemiche, ripete essenzialmente le procedure del suo seguace franco-svizzero.

 Certo, conta qui anche il “sangue”, come afferma spesso Raimondo in alcune sue lettere ai familiari.

 In effetti, Torremaggiore, l'inizio della fortuna feudale della sua famiglia, era nota a Raimondo anche come luogo in cui i Templari avevano operato “riti che non era possibile compiere a Roma”.

 E certamente il genius loci di Torremaggiore fu ferale a Raimondo di Sangro, che sentiva, oltre che conoscere, la lunga catena iniziatica che va dai Riti Egizi fini alle tradizioni caldaiche, che incontrano il Vangelo di Marco, e i Templari e poi ancora le lunghe e diversificate catene massoniche che arrivavano fino a lui.

 Ma il punto è la tradizione egizia della Massoneria, che approfondisce e rinnova il mito giovanneo alla base del Rito Britannico.

 Raimondo sapeva peraltro leggere i geroglifici, ben prima della decifrazione “napoleonica” da parte di Champoillon, nella sua biblioteca sono stati trovati i Hyeroghiphica di Valeriano e, nei suoi anni romani, il Principe di Sansevero aveva conosciuto e frequentato il Padre Athanasius Kircher, che aveva tradotto i testi degli obelischi romani.

 Basti pensare qui agli obelischi che Raimondo pone nella Cappella, che si stagliano di fronte alle figure femminili e agli altri due obelischi che sono presenti al termine della navata, con una sfera in cima, evidente simbolo solare.

 Anche i Rosa+Croce sono presenti nel contesto della cappella di Sansevero, dato che Raimondo era in contatto con il Gualdi, alchimista rosacruciano napoletano che fungeva da collegamento con le reti Rosa+Croce del Nord, soprattutto a Venezia.

 Né si deve dimenticare che Raimondo aveva frequentato gli ambienti dell'esoterismo romano, quelli intorno a Cristina di Svezia e al Palombara, l'autore della “Porta Magica” di Piazza Vittorio.

 É tutto un contesto elitario che sta programmando una “riforma” del Cattolicesimo in termini esoterici e tradizionali, che permetta alla Chiesa di Roma di mantenersi nella Tradizione Occulta (l'alchimia) e di comprendere così la nuova rivoluzione scientifica, nata peraltro dall'esoterismo pitagorico-platonico.

 Peraltro Raimondo, al tempo della sua permanenza tra i gesuiti del Collegio Romano, frequenta il P. Anton Maria Ambrogi, che in un suo testo di interpretazione della Bibbia fa esplicito riferimento al “significato arcano” delle lettere ebraiche usate nel brano del Genesi in cui Dio crea la Luce.

 Cabalismo cristiano? Con ogni probabilità e, certamente, dimostra la presenza di filoni di Sapienza Tradizionale all'interno di quell'Ordine che sarà, di lì a poco, soppresso.

 Raimondo però aveva studiato l'esoterismo ebraico da Giuseppe Athias, amico di Giambattista Vico, che era fortemente legato a sua volta al Principe di Sangro.

 Athias era nato a Livorno, il punto portuale di incontro tra Gran Bretagna e Italia, all'epoca, ed era con ogni probabilità un Massone, dato che è in contatto epistolare con Gad Bedarrida, un ebreo francese che “opera” con il Barone Tschoudy nell'Ordine della Stella Fiammeggiante.

 É però curioso pensare ancora alla particolare passione che Raimondo ebbe per il Rito di Memphis-Misraim, allora solamente di Misraim.

 C'è una probabile soluzione: l'Ordine suddetto si pone quello che, in effetti, era l'obbiettivo iniziatico del Principe di Sangro: unire in un solo Rito massonico le tre principali tradizioni sapienziali: quella nordatlantica, quella italico-mediterranea e quella genericamente definita “occidentale”.

 Il problema, per il Principe, era trovare il fil rouge tra tutte le varie tipologie di ordine massonico, e soprattutto si tratta, per Raimondo, di trovare il nucleo alchemico iniziale di tutti i riti, compresi quelli profanizzati.

 Infatti, la sua “linea” massonica fu quella di inserire, tramite l'attività alchemica e la sua “retta esecuzione”, gli Alti Gradi Cabalistico-Mistici nell'insieme dei gradi del Rito Scozzese Antico e Accettato, il che voleva dire trasformare la Massoneria da una esperienza di “iniziazione razionalista” nella quale l'Uomo è già “quasi esse Deo videtur” ad una Fratellanza specificamente “alchemica”; in cui Dio viene costruito a partire dall'Uomo e l'Uomo a partire da Dio, secondo il doppio livello dell'Arte cabbalistico-alchemica.

 Ha vinto invece dopo il Principe di Sangro una Tradizione Massonica di tipo “illuministico” che ha collaborato con il mondo profano alla desacralizzazione del Mondo, invece di costruire una Fratellanza alchemica che arricchisse anche il mondo profano delle infinite possibilità che si aprono a chi sa vedere i simboli e sa soprattutto costruirli con l'Alchimia.

 

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