Oro e argento

Se scorrete la storia profana della medicina, oltre questo dualismo tra il mistico e lo sperimentale, non troverete nessun termine medio del conflitto: o i Numi fanno il miracolo o il medico cura per l'esperienza accumulata. Termine medio non vi è neppure oggi in cui l'ipnotismo è entrato nel dominio della medicina e le università hanno professori di psicologia sperimentale.

lo però devo indicare che un termine medio é esistito, misconosciuto, calunniato, deriso, perseguito: una utopia che per un lungo periodo di secoli ha assunto tutte le facce più curiose e strane del ciarlatanismo e dell'impostura - l'alchimia.

Io non so - e se lo sapessi non lo direi - se i cultori classici siano riusciti alla conquista dell'arcano grandioso della vita universale. Il certo é questo che il problema che si proponeva l'alchimia non era un problema chimico. La chimica vi prese origine per necessità degli sperimentatori, che, profani allo spirito dell'enunciato, si avvinghiarono alla parte strettamente lucrativa del problema finale di convertire i chiodi delle vecchie scarpe in barre di oro - ed anche perché l'enunciato della proposizione stabiliva una legge, possibile realtà scientifica dell'avvenire, che:

1° nella materia, tutti i metalli potevano convertirsi in altri, e per comodità e lucro, in oro e argento;

2° negli uomini, tutti gli imperfetti raggiungere il tipo perfetto.

3° nelle anime, tutte le intelligenze inferiori in superiori.

La filosofia ermetica e le tradizioni insegnavano che essendo Uno l'universo (materia e spirito) la legge trasmutatoria del meno perfetto nel più perfetto doveva essere identica in alto e in basso, nello spirito e nella materia. La parte esteriore di tutti i libri veramente scritti da praticanti profondi, non toccava il solo lato chimico o (ancora oggi è così) iperchimico della trasmutazione dei metalli in oro - forse chiamato e inteso come il più perfetto, perché se ne facevano monete. Ma non tutti i praticanti che ne scrissero con coscienza si erano dati al culto del vitello d'oro né di questo volevano parlare. Sarebbe un lavoro di facile pazienza rintracciare qui e là nella vasta biblioteca alchimica le frasi, i periodi, gli interi capitoli che dimenticano i crogiuoli sul fornello per esaminare gli spiriti che si sprigionavano dalle ebollizioni che non sono affatto i gas o i volatili della chimica odierna. Sarebbe ingenuo credere che uomini capaci di scrivere libercoli che hanno dato fisonomia determinata a tre o quattro secoli di ricerche palesi e clandestine si siano voluti prender sollazzo dell'imbecillità umana o semplicemente abbiano scritto per insegnare il modo di battere moneta coi ferri vecchi della spazzatura. Pico della Mirandola, per esempio, che ebbe fama di saggio e che dovette certamente essere un uomo onesto, afferma e conferma di aver viste e fatte parecchie trasmutazioni in oro, cosa che per un principe poteva essere un buon trastullo, ma che per un saggio come lui, se meritava la fama che ebbe, non doveva rappresentare la sola applicazione dell'opera di trasmutazione (10).

Questo lato trasmutatorio dell'opera alchimica o almeno della sua teoria era il perno occultato su cui si girano e si aggrovigliano tutti i giuochi di parole dei trattatisti che avevano le mani in pasta, molti dei quali pareva che sapessero non solo la pratica alta ma anche la lucrativa di fabbricar danaro. Il pio Raimondo Lullo e il suo discepolo Cremer, p.es. il Cosmopolita, Sendivogio e Ireneo Filalete. Gli scritti di quest'ultimo specialmente sono un misto enigmatico di tali panzane e tali suggestioni che é impossibile giudicarlo per uno scrittore di mala fede o di esaltata fantasia. Il capitolo XXV del suo Introitus apertus ad occlusum regis palatium é notevole per la sua duplice indicazione:

Colui che é riuscito a perfezionare questa opera (La Pietra) per la benedizione di Dio non può desiderare di più a questo mondo che essere coperto dalla malizia degli uomini ingannatori e perversi e servire Dio senza distrazione, poiché vano sarebbe per lui anelare la fama e la pompa esteriore. Chi conosce questo secreto disprezza tutte le vanità.

Se egli vivesse mille anni e che avesse tutti i giorni a nutrire un milione di uomini, non mancherebbe mai di niente perché se lo volesse e fosse in condizioni di moltiplicare la pietra potrebbe moltiplicare la pietra in virtù e peso e tutti i metalli imperfetti tingere in vero argento e vero oro.

In secondo luogo potrebbe fare per la medesima via dei diamanti e delle pietre preziose più belle e perfette delle naturali.

In terzo luogo possederebbe la medicina universale per prolungare la vita e sanare tutti i morbi. Un solo adepto vero può curare tutti i malati che sono nel mondo.

Dobbiamo credere che costui abbia posseduto il segreto e fargli il rimprovero di non aver sanato tutti i malati del mondo? che ci importa? é il presupposto alchimico che ci interessa.

Quando hai fatta la pietra puoi fare l'oro, convertendo tutti i metalli in oro, puoi fare le gemme preziose, puoi fare il farmaco perfetto.

A convertire tutti i metalli in oro ci penserà la chimica del domani - a noi non importa questo lato del problema se non in relazione al farmaco perfetto. L'aurum, tipo convenzionale di perfezione, perché monetabile, é l’identico identico metallo solare per eccellenza che nel simbolismo ermetico ha sempre rappresentata l'Intelligenza umana (corpo solare dei magi-ermetisti, cioè l'uomo nella sua essenza pensante separata dal corpo umano e nello stesso corpo). La pietra che deve prepararlo è una medicina per se stessa, cioè ha poteri medicali o guaritivi.

Voglio sperare che la cortesia del lettore non mi domandi che cosa sia questa pietra, perché io credo che solo conoscendola prima si può capir poi che cosa gli alchimisti hanno inteso per pietra filosofale nei suoi dettagli di fabbricazione, se pure non sia pietra per metafora o per antonomasia. Però quello che risulta chiaro è il problema che ispira l'artefice ricercatore (11).

Gli uomini sono metalli bassi come valore - per ridurli all'oro perfetto (Intelligenza-Oro) occorre un processo trasformativo il cui fermento o lievito è una polvere o pietra, che data a piccole dosi trasmuti rapidamente la materia umana in spirito intelligente. Una volta diventato intelligenza aurea possiede la medicina del mondo, perché come egli é sanato, può sanare gli altri di tutti i morbi.

Semplifico.

Esiste un medicamento, un minerale (pietra?) vegetabile (misto ad un elemento vegetale?) che introdotto nel corpo umano ne rende padrone l'intelligenza affinché questa domini tutto l'organismo con un potere superiore?

Ripeto: a noi non preme di sapere ora che sia un tale minerale o una data cipolla che compie il miracolo e a lungo andare lo fissi, noi restiamo ammirati di un programma di ricerche che, se realizzate e provate, dovrebbero risolvere la parte superiore ed inesplorata di quella scienza medica sperimentale che ancora bambinescamente affronta il problema dell'intelligenza e dell'azione psichica sull'organismo umano.

È da questo punto di vista che invito a leggere i libri alchimici, senza curarsi delle sciocchezze, spesso umoristiche, che per arte o per ignoranza delle epoche in cui furono scritte vi sono disseminate. E capirne il problema imposto che è di tale smisurata grandiosità che basterebbe una realizzazione

anche approssimativa per scuotere dalle fondamenta tutte le idee fatte sullo spiritualismo dei mistici e sulla soluzione biochimica del problema della medicina moderna.

Tutte le favole di Faust diventerebbero fiabe da mocciosi, le idee più pazze, più inverosimili sulla potenzialità psichica dell'uomo non sarebbero che giuoco di infanti. Tutti gli assurdi mistici della fede nella immaterialità diventerebbero possibili nella materia. Il segreto della Sfinge umana e della divinità incarnata dovrebbe rinvenirsi sulla terra (pietra) per portare le facoltà intellettuali dell'uomo a tale potere energetico da guarire tutti i malati dell'universo, secondo l'espressione di Ireneo, con la volontà di una sola persona, diventata elixire o farmaco universale secondo l'autore della Chymica Vannus, che lo forma dal mestruo universale di tutti i metalli e minerali.

Un grano di questa polvere mirabile, dice l'alchimista, impercettibile polviscolo, gettato sul piombo in fusione lo converte in un blocco di oro. Quantità della polvere: un granello. Quantità di tempo: un attimo. E sull'uomo? Come una dose di morfina addormenta, un millesimo di grammo della pietra sana di qualunque morbo. Qualche cosa di più o di meno di un millesimo di grano converte l'intelligenza umana in Lucifero. Le XVII proposizioni degli Experimenta finiscono con queste parole: Costrutto che avrai il tuo forno che valga a conservare il fuoco continuo, in tale fuoco il corpo muore e si rinnova lo spirito, l'anima nuova si glorificherà unita al corpo immortale e incorruttibile e così è fatto un nuovo Cielo.

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