Accanto all'importanza architettonica ed artistica, portanza derivante da un gruppo di figurazioni per le quali si ritiene oggi che la basilica sia sorta per l'iniziativa di un gruppo di aristocratici romani colti e facoltosi, i quali sarebbero stati conquistati dalle dottrine dei neopitagorici.

I filosofi neopitagorici professavano, come è noto, la teoria della purificazione dello spirito, e credevano nella metempsicosi, per la quale, a seconda dei meriti o dei demeriti, l'uomo sale o scende, nelle varie reincarnazioni, nell'infinita scala degli esseri.

Queste teorie dell'immortalità dell'anima e della necessità di liberarsi, mediante l'austerità della vita, di ogni scoria dei sensi, a fine di prepararsi alla morte e assicurarsi la felicità vera e perenne nell'oltretomba, erano, come afferma anche Cicerone, le teorie di Pitagora.

Queste teorie si legarono presto a pratiche di spiritismo e di divinazione; ma, comunque, apparvero pericolose al Senato Romano del I secolo dell'Impero, il quale ordinò la chiusura della basilica, che non porta traccia di restauri e mostra di essere stata attiva solo per brevissimo tempo.


A contrastare l'ipotesi che sia da dare un così grande peso a questo gruppo di figurazioni, per le quali studiosi di alta fama quali Franz Cumont, Girolamo Carcopino e, tra i nostri, Goffredo Bendinelli hanno ritenuto e ritengono che la basilica sotterranea di Porta Maggiore ci serbi, con la Villa dei Misteri di Pompei, il più organico complesso pervenutoci dall'antichità su credenze filosofiche religiose, si potrebbe obiettare che assai numerose sono le figurazioni che non hanno - si direbbe - alcun legame con le teorie pitagoriche, ma attingono la loro ispirazione dalla vita quotidiana.

Abbiamo già ricordato scene quali il pigmeo che ritorna dalla caccia alla gru, e i giocolieri africani; possiamo aggiungere che non mancano scene di palestra e di scuola, di cui sono attori fanciulli e maestri; nè mancano una scena nuziale e scene tratte dal mondo del mito, delle quali par difficile veder la connessione col mondo dei misteri (per esempio, le scene di Medea che, come folle, rimira i corpi dei figli uccisi, alla presenza del pedagogo, di Giasone che, aiutato da Medea, conquista il vello d'oro, di Calcante e Ifigenia in Aulide, del centauro Chirone ed Achille, ecc.
Ma è certo che altre figurazioni si prestano assai bene a qualificar la basilica come un luogo di culto per misteri. Così, oltre le figure del tiaso dionisiaco, i quadri che rappresentano Demetra col giovane Trittolemo che riceve le spighe dalla dea, Ercole che riceve i pomi da una delle Esperidi, la punizione delle Danaidi, la punizione di Marsia per cui Olimpo supplica Apollo dopo la gara musicale, ma sopratutto Ermete psicopompo, l'arrivo di un'anima alla sede dei Beati, le scene di culto agreste, le mense sacre, ecc.

Un significato mistico danno poi gli studiosi ai quadri che rappresentano il ratto di Ganimede e il ratto di una Leucippide, e infine il quadro della conca absidale, con Saffo che, sospinta da un erote, scende nel mare, e vi è accolta da un tritone, il quale spiega un largo drappo per riceverla e condurla allo sposo sulla sinistra della figurazione, mentre Apollo appare su una roccia con la destra protesa verso colei di cui egli è stato l'ispiratore costante e sommamente benevolo.
Gli studiosi non mancheranno di discutere ancora l'argomento, d'alto valore speculativo.

 


 

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