Non è necessario insistere molto sulla importanza artistica della basilica sotterranea di Porta Maggiore. La basilica conserva il complesso più ricco di stucchi decorativi che il mondo romano ci abbia fino ad oggi tramandato.

Stucchi che appartengono al periodo di maggior fiore dell'arte degli stucchi, dato che quest'arte, nata nel I secolo a.C., visse rigogliosa fino a tutto il II secolo dell'Impero, pur durando sino a quando l'architettura imperiale romana serbò in Roma nobiltà e fastosità di forme. Estremamente sobrio è il tipo di partizione degli scomparti decorativi nelle volte delle tre navate: partizione condotta essenzialmente secondo linee diritte, così che gli scomparti risultano tutti di rettangoli o di quadrati variamente succedentisi o innestantisi.

Nelle volte delle due navate laterali appaiono anche rari quadrati immessi di punta in altri quadrati, e losanghe incluse in rettangoli; mentre più varia e vivace è la partizione degli scomparti del vestibolo, in cui, accanto ai campi quadrati e rettangoli, appaiono quadrati in cui sono immessi dischi, e rombi a lati inflessi. La cornice dei campi figurati è costantemente costituita dagli ovuli del kyma ionico.
Naturalmente ciò che ha maggiore importanza nell'opera d'arte è lo schema compositivo delle figurazioni, e il vigore o la finitezza del rendimento dei particolari.

Dell'eccellenza dello schema compositivo delle figurazioni sono testimonianza eloquente tutti indistintamente i quadretti: tra cui, a solo titolo di esempio, citiamo quelli di Saffo che si getta in mare dalla rupe di Leucade, il Dioscuro che rapisce una Leucippide, il quadro con Paride ed Elena (od Orfeo ed Euridice), o quelli coi giocolieri egiziani (?), o col Pigmeo che torna dalla caccia portando alle due estremità di un bilico curvo una gru e i suoi piccoli.

Ed è superfluo, per questi e per gli altri quadri condotti con maggior finitezza, insistere sul felice rendimento dei particolari, sia nella modellazione dei corpi, sia nella varietà e nell'armonico disporsi o cadere del panneggiamento attorno alla persona.
Ma anche nei quadri in cui l'artista mostra di prediligere una tecnica più impressionistica, trattando le sue figure a rapidi tocchi, senza lisciare amorosamente carni e drappi, la vigorosa bravura della modellazione fa di queste figure delle creazioni squisite.

Si veda ad esempio il quadro che raffigura Agave in danza orgiastica, mentre leva in alto la tronca testa del figlio Penteo, e brandisce la spada nell'altra mano; e si osservi il quadro con la Menade che offre il cibo a un serpente attorcigliato a un tronco nodoso. Mirabile la composizione d'insieme della danza orgiastica; stupende le agitate capigliature e le fluttuanti vesti delle due danzatrici, che lasciano trasparire l'armonico slancio dei corpi giovanili sotto il tenue velo dei chitoni presi dal vento. E superba, nel quadro della Menade e del serpente, la trattazione del tronco d'albero, a vigorosi colpi di stecca, e a modellato condotto con una padronanza del soggetto e della materia plastica quale solo è possibile in un artista d'alta vaglia.
E infine è debito ricordare le piccole composizioni, in cui non si sa se più ammirare la grazia o l'eleganza delle figurette (il puttino con la face), l'Erote con la biga dei caprioli , la Vittorietta in volo, o la fantasia creativa dell'orafo innamorato del rilievo e del pathos, quali ci appaiono ad esempio in talune maschere gorgoniche.

 


 

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