Una fronte larga e arrotondata è la combinazione dell’uomo migliore, esso, poiché s'impegna, è in grado di apprendere ogni cosa senza l’aiuto di un Maestro. É destinato a riuscire in tutte le iniziative per la propria felicità spirituale. Per ciò che concerne le attività economiche soltanto a volte conseguirà il successo. La sua maniera di ragionare si fonda nell’inferire fatti importanti da accadimenti insignificanti, per cui merita il riconoscimento di intelligente. Non subirà patimenti per i suoi affari materiali ed anche quando vivrà rovesci di fortuna [72b] non se ne curerà molto. Ha il cuore tenero. In quest'uomo si riconoscono due rughe profonde sulla sua fronte proprio sopra gli occhi. Generalmente presenta tre rughe sulla fronte, senza considerare quelle poste sopra gli occhi. É timoroso, ma le sue paure sono di breve durata. È facilmente propenso alla conciliazione. Nei rapporti con gli altri a volte palesa comportamenti elefantiaci ma anche da saggio.

Questo mistero è configurato dalla lettera Noun quando essa è sola e non è collegata alla Zaïn. Questi sono i misteri pertinenti i segni della fronte.

Il mistero che è attinente agli occhi è espresso dalla lettera Samekh.

L’uomo che presenta gli occhi a fior di testa, non ha nessuna malizia nella propria anima. L'individuo i cui occhi possiedono quattro gradazioni di colori: la sclera bianca, cosa comune in tutti gli uomini, la cornea di colore paglierino, l’iride di gradazione marrone, e la pupilla nera, è tipo sempre gaio e spensierato. Deciderà sempre per il meglio ma non concretizzerà mai le proprie decisioni, dal momento che regolarmente le dimentica. Si consacrerà totalmente agli affari materiali; ma se a volte si applicherà alle cose spirituali otterrà buon risultato. Sarà cosa meritoria, allora, consigliarlo di impegnarsi allo studio della Thorah.

L’uomo i cui sopraccigli sono sporgenti tanto da ricadere verso il basso e che presenta sulla sclera dell’occhio dei capillari rossi disposti verticalmente, [73a] è un rissoso. Il mistero dei capillari si trova espresso dalla lettera Samekh unita alla Hè.

Il colore blu degli occhi testimonia un uomo dal cuore tenero, ma che pensa esclusivamente al proprio profitto e non si cura dei danni arrecati agli altri. Nessuna cattiveria alberga nel suo cuore, ama i piaceri, ma soltanto quelli leciti; tuttavia, se cade nel vizio non riuscirà mai più ad emendarsi. Fedele verso chi ama, ma non con chi gli è indifferente. Riesce a custodire i segreti, questo però fino al momento in cui li crede ignorati dagli altri. Appena li suppone palesati si affretterà lui stesso a divulgarli, sarà opportuno, quindi, non confidargliene.

L’uomo che possiede occhi verdi e lucenti è generalmente messaggero di narcisismo, e frequentemente anche di manie di grandezza. Spesso si reputa superiore e per giunta tende a dimostrarlo. Se ha degli avversari saranno questi ultimi ad avere il sopravvento. È un soggetto inadatto per gli studi dei misteri della Thorah, dal momento che è troppo infatuato di se stesso. Questo mistero è contenuto nella lettera Hè in combinazione con la Zaïn e separata dalla Samekh. In questo tipo, sono presenti anche delle profonde rughe sulla fronte, le quali si rivelano soltanto quando parla.

L’uomo con occhi grigi tendenti al giallino è d'umore collerico, ma spesso gli scatti d'ira sono reazioni alle provocazioni. Negli stati d’ira non perdona e la sua animosità si spinge fino alla crudeltà, è tipo incapace di custodire i segreti confidatigli. Questo mistero è espresso dalla lettera Hè unita alla Samekh.

L’uomo i cui occhi sono di un colore grigio cupo, consegue buoni risultati nello studio della Thorah, e consacrandovisi [73b] ottiene costantemente dei progressi. I suoi nemici non potranno danneggiarlo e riporterà sempre delle vittorie su di loro. Questo mistero è espresso dalla lettera Caph unita alla Samekh.

Questi sono i misteri noti ai maestri della saggezza sui segnacoli degli occhi.

I misteri dei tratti del viso sono conosciuti soltanto dai saggi che penetrano la saggezza. I segni distintivi del viso si differenziano da tutti gli altri esaminati per il fatto che non sono congeniti ma modificano secondo la condotta dell’individuo.

Le ventidue lettere sono incise in ogni anima e questa, a sua volta, le trasferisce al corpo che vivifica. Se la condotta del soggetto è corretta, le lettere sono armonicamente disposte sul viso; altrimenti subiscono un'inversione che lascia testimonianze sul volto.

Rabbi Shimon, che ascoltava attentamente, chiese ai propri discepoli: "Quindi voi non ammettete la trasmissione dei tratti del viso dalla madre ai figli?", risposero: - Maestro, ecco quanto ci hai esposto su tale argomento. La madre trasmette, soltanto, la fisionomia per grandi linee e per tratti generali, mentre l’anima trasfonde le diverse sfumature.

I tratti generali trasmessi dalla madre formano quattro tipi diffusi: viso d’uomo, viso di leone, viso di bue e viso d’aquila. L’anima trasfonde, invece, le sfumature differenti [74a] tramite le quali l’uomo si riconosce.

Come la madre trasmette al bambino uno dei quattro lineamenti generali, ugualmente fa l’anima con altrettanti tipi generici.

Il primo è quello che cammina nella verità. Questo tipo corrisponde alla vera figura d’uomo che si trasmette tramite la madre. Gli iniziati ai misteri riconoscono l’uomo virtuoso dai seguenti tratti. Esso presenta sul suo volto i seguenti segni distintivi: due piccole vene orizzontalmente poste sulle tempie; quella sulla sinistra si ramifica formandone, alla propria estremità, altre due le quali sono divise verticalmente da un'altra. Questi quattro segni testimoniano della virtù dell’uomo. Siffatto mistero è espresso dalle lettere vav e Taw [4], com'è scritto (Salmi LXXXI,6): ha dato questa testimonianza a Giuseppe. Chiunque guardava Giuseppe, infatti, avvertiva per lui amore e simpatia. L’etnia di David fu inizialmente privata di questi segni della virtù. Questo spiega come mai il profeta Samuele si sbagliò scambiando un uomo vizioso per David, com'è scritto (I Samuele XVI,7): il Signore disse a Samuele, non considerò né il suo aspetto né la sua figura, in effetti Èliab apparteneva "all’altro lato". Dio in seguito, restituì alla genia di David questi segni distintivi, affinché la loro virtù fosse conosciuta da tutti, com'è scritto (I Re XVI,12): ed egli era molto bello di viso, ed ancora (I Re XVI,18) e il Signore era con lui. L’uomo che presenta questi segni distintivi è di carattere riflessivo, dimostrandosi sereno anche nella collera; è di temperamento affabile e facile alla conciliazione [74b]. Questo è il segno caratteristico della schiatta di David. È comunque, anche vendicativo come un serpente, difetto che gli deriva "dall’altro lato", dal momento che (l’altro lato) circonda tutto ciò che è buono e santo, proprio come le meningi avvolgono cervello. A dispetto di questo difetto, il cuore di un simile uomo è leale e straordinariamente buono. Il volto dei malvagi, al contrario, non annuncia soltanto questo difetto, ma informa che in loro ogni cosa è cattiva. Il secondo tipo è quello dell' uomo il quale, dopo aver camminato nella strada del peccato, ritorna al Signore. Questo volto corrisponde a quello del leone che la madre trasmette al figlio. Considerato che durante una vita scellerata, l’uomo segna il proprio viso con un'espressione malevola, il ritorno alla virtù non cancella completamente questi segni, ma li attenua soltanto.

 

 

 

[4] du significa “testimone”, aggiungendovi le lettere w e t , si ottiene la parola twdu. É quanto spiega la citazione del versetto del Salmo che segue.[Torna al testo]

 

 

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