[291a] È scritto (Proverbi III,3): «Chiamerai l'intelligenza (Binâ), e la tua voce invochi la Prudenza (Thebounâ)». Per quale motivo il versetto aggiunge Thebounâ? Tutto deve spiegarsi così come noi lo abbiamo detto. Quale dei due è superiore? É Binâ, perché si compone del Figlio (Ben), del Padre (Ab) (Yud) e della Madre (Aima) (Hé). Thebounâ racchiude soltanto il Figlio (Ben) e la Figlia (Bath) e le lettere Vav (figlio) ed Hé (figlia). Il Padre (Ab) è unito alla Madre (Aima); la Madre (Aima) veglia sui suoi figli (Thebounâ), ma non si manifesta. La riunione dei due figli è chiamata Thebounâ; quella del Padre (Ab), della Madre (Aima) e del Figlio è chiamata Binâ. Ed è Binâ che sintetizza tutto. Il Padre (Ab), la Madre (Aima) ed il Figlio sono chiamati Sapienza (H’cmâ), Intelligenza (Binâ) e Sapere (Da’ath). Poiché il Figlio porta i segni caratteristici del Padre (Ab) e della Madre (Aima), lo si chiama «Sapere»: giacché è il loro testimone. E questo Figlio è chiamato «Primogenito», così come è scritto (Esodo IV, 22): «Israele è mio figlio, il mio primogenito». Come primogenito eredita due parti; e quando le sue corone si moltiplicano, prende tre parti. Ma che siano due parti o tre parti, non importa perché tutto ritorna allo stesso; giacché riceve l'eredità di suo Padre (Ab) e di sua Madre (Aima). Quale è questa eredità? Sono le due corone racchiuse in loro stessi e che trasmettono al Figlio. Dal Padre (Ab) riceve la corona chiamata «Grazia» (H'esed), e della Madre (Aima) la corona chiamata «Rigore» (Guebourâ). Queste corone vengono a posarsi sulla sua testa e le unisce. E quando queste corone si illuminano, il Padre (Ab) e la Madre (Aima) sono vicino a lui. Queste corone sono i filatteri della testa. Il Figlio prende possesso di tutto, eredita da tutto e si propaga dovunque. Il Figlio trasmette l'eredità alla Figlia che è nutrita da lui. Perché è la legge che il figlio erediti dal Padre (Ab) e dalla madre, e non la figlia; è tramite il figlio che essa è nutrita, così come è scritto (Daniele IV,12): «Ed in lui c'era il cibo per tutti». Il Padre (Ab) e la Madre (Aima) sono riuniti insieme; ma è il Padre (Ab) il più misterioso. Tutto dipende dall'Antico sacro, dalla santa “Beatitudine”, Gloria di tutte le glorie. Il Padre (Ab) e la Madre (Aima) edificano la Casa, come l'ho detto e così come è scritto (Proverbi XXIV,3,4): «È con la Sapienza (H’cmâ) che la Casa sarà costruita, e con la Prudenza (Thebounâ) che sarà irrobustita; e, con il Sapere (Da’ath), le camere sono colme di ogni ricchezza preziosa e piacevole». É scritto (Proverbi XXII,18): «… Perché è un piacere quando la (Da’ath) custodisci in te». Rabbi Shimon disse: Nell'Idra, non ho spiegato ogni cosa, e tutte queste parole misteriose le ho custodite fino ad oggi nel mio cuore; volendo riservarle per il mondo a venire; perché là una domanda ci sarà posta, così come è scritto (Isaia XXXIII,6): «E la fede sarà (la preoccupazione) dei tuoi momenti, il potere della salvezza, la Sapienza (H’cmâ) e il Sapere (Da’ath); il timore di Dio sarà il suo tesoro». Mi si chiederanno parole di Sapienza (H’cmâ). Ed il Santo, benedetto il suo nome, desidera che io ne parli. Entrerò nel suo palazzo, e mi presenterò dinanzi a lui senza vergogna. È detto (I Samuele II,3): «L'eterno è il Dio dei saperi». I “saperi” indicano «Da’ath», il Sapere che riempie tutto il palazzo così come è scritto: «Dal sapere (Da’ath) le camere saranno riempite». L'altro Sapere (quello supremo) non si rivela; perché il Misterioso lo penetra ed egli è illuminato dal Cervello, ed è di là che si sparge in tutto il corpo.

Nel Libro delle Tradizioni, è detto che la parola «dÉoth» (sapere) deve essere letta «'edouth» (testimonianza); perché è la testimonianza di tutto, la testimonianza delle due parti, così come è scritto (Salmi LXXVIII,5): «Ed egli stabilì una testimonianza in Giacobbe». Quantunque, nel Libro del Mistero Nascosto ( Siphra de-Tzeniutah), queste cose siano state dette in un altro modo, tutto ciò che diciamo nell'Idra a proposito del Padre (Ab) e della Madre (Aima) è esatto. Tutto è in essi; tutti i misteri sono contenuti in essi; essi stessi sono contenuti nel Santo, l'Antico degli Antichi: in Lui tutto è racchiuso; esso contiene tutto. Benedetto sia, e benedetto sia il suo nome eternamente! Tutte queste parole sono sante, e non declinano né a destra né a sinistra; solo gli iniziati le conoscono. Ho avuto timore, fino ad ora, di rivelarle. Tuttavia le rivelo oggi. Il Santissimo Re sacro sa che lo faccio non per la mia gloria, né per la gloria di mio Padre (Ab), ma unicamente per non provare vergogna quando entrerò nel Palazzo celeste. Del resto, vedo che il Santo, baruk ha-shem, e tutti i giusti spiriti di verità che sono qui presenti condividono le mie rivelazioni; vedo che tutti si rallegrano [291b] in queste mie nozze. Benedetta la mia sorte!

Rabbi l'Abba racconta: Che non appena la «Lampada Santa», la «Lampada Sublime», ebbe terminato la frase, sollevò le braccia in alto, piangendo e ridendo allo tempo stesso. Voleva rivelare un mistero, e disse: Tutta la mia vita sono stato in ansia di non potere rivelare questo mistero; ed ora non mi si autorizza a rivelarlo. Fece un sforzo, sedette e mosse le labbra; si prosternò tre volte, e nessuno poteva sollevare lo sguardo verso il luogo in cui si trovava, e meno ancora si poteva guardarlo. Infine esclamò: Bocca, bocca che sei stata giudicata degna di proferire tutte queste parole e la cui la sorgente non prosciuga mai, sei paragonata al fiume che esce dall' Éden; a te si applicano le parole: «Ed un fiume usciva dall' Éden», e le altre: «… Come una sorgente le cui le acque non vengono meno». Testifico di me stesso che, per tutta la mia vita, ho desiderato ardentemente di vedere questo giorno e ho ottenuto soltanto oggi la corona di cui mi vedo ornato. Ed adesso voglio rivelare delle parole che costituiranno delle corone in presenza del Santo, baruk ha-shem, che non si allontanerà più da qui per tornare nella sua regione, perché questo giorno ([1]) è nel suo potere. Comincio la mia rivelazione, affinché, senza vergogna, possa entrare nel mondo a venire. È scritto (Salmi LXXXIX,14): «Equità (tzedeq) e la Giustizia (mischpat) sono l'appoggio del tuo trono; misericordia e verità camminano dinanzi a te». Chi è quel saggio che potrà contemplare le vie dell'Antico eccelso; chi potrà contemplare i suoi giudizi di verità, chi i giudizi ornati di corone supreme? Perché ho detto che tutte le lampade sono illuminate da questa Lampada suprema, più misteriosa. É lei che illumina tutti i gradi. Tramite la sua luce sono rivelate le parti accessibili di ogni grado. Tutte le luci sono legate le une alle altre; una è illuminata dall'altra e non si separano. La luce di ogni lampada è chiamata «Conformazione del Re», «Corona del Re». Tutto è illuminato dalla Luce che è all'interno, ma che non fuoriesce all'esterno. Tutto è unito a questa Luce. E così tutto sale in un solo sentiero e tutto è incoronato dalla stessa parola; e l'uno non è separato dall'altro. Lui ed il suo nome sono uno. La luce che si rivela è chiamata «Vestito del Re». La luce che è all'interno è misteriosa, e là risiede Quello che non si manifesta né si rivela. Tutte le lampade sono illuminate dall'Antico sacro, il Misterioso dei misteriosi, la Lampada suprema. Tutte queste luci che si manifestano non esistono al di fuori della misteriosa Lampada suprema e occulta. Tra questi vestiti di gloria, ornamenti di verità, lampade di verità, si trovano due lampade che formano la conformazione del trono del Re, si chiamano Equità e Giustizia. Sono il principio e la fine di ogni fede; incoronano tutti i giudizi sia in alto sia in basso; tutto è chiuso nella Giustizia, e l’equità è da lei nutrita. Talvolta è chiamata «Malki Tzedek, re di Schalem»; ed allora i giudizi che si risvegliano con la Giustizia sono mitigati; tutto diventa misericordia e tutto è in pace. L’Equità è profumata da lui (Malki Tzedek); i rigori sono mitigati, e scendono nella pace e nella misericordia. È l'ora dell'unione del maschio e della femmina, e tutti i mondi sono nell'amore e nella gioia. Ma quando il peccato si moltiplica nel mondo, quando il santuario è profanato, quando il maschio si allontana dalla femmina, e il potente serpente comincia a svegliarsi ([2]), disgrazia al mondo che deve nutrirsi in questo momento di Tzedek (della Giustizia)! Numerosi esecutori di giudizi invadono, allora, il mondo e molti giusti sono sottratti da questa terra, e questo perché il maschio si è allontanato dalla femmina e Tzedek (Giustizia) non si è avvicinato a Mischpat (Giudizio). Ecco perché la Scrittura dice (Proverbi XIII, 23): «E ci sono quelli che muoiono senza Mischpat (Giudizio),»; difatti, quando «Mischpat (Giudizio)» è lontano di «Tzedek (Giustizia)» e non è da lui mitigato, allora Tzedek (Giustizia) attinge il suo cibo in un altro luogo. [292a] Ecco perché il re Salomone disse (Ecclesiaste VII, 16): «Ho visto tutto nei giorni della mia vanità (hebel); vi è un giusto che perisce nella sua Tzedeq (Giustizia)». «Hebel» non vuole dire «vanità», ma «soffio»; è uno dei soffi in alto chiamato «Narice del Re, regno sacro». Quando esso si sveglia con rigore, allora «vi è un giusto che perisce nella sua Tzedeq (Giustizia)», perché Mischpat (Giudizio) si è allontanato da Tzedek (Giustizia), ecco perché «vi è qualcuno che perisce senza Mischpat (Giudizio)».

Considerate, quando un giusto si trova nel mondo, ed è amato dal Santo, baruk ha-shem, anche quando Tzedek (Giustizia) imperversa sola; il mondo può essere salvato dal suo merito. Il Santo, baruk ha-shem, desidera la sua gloria e (il mondo) non teme il rigore. Ma se questo giusto non è perfetto, allora esso [il mondo] teme anche Mischpat (Giudizio), a maggior ragione di Tzedek (Giustizia). Il re David disse dapprima (Salmi XXVI, 2): «Provami, Signore, provami e tentami», perché non temo i giudizi, né Tzedek (Giustizia) alla quale sono unito, così come è scritto (Salmi XVII, 15): «Vedrò il tuo volto in Tzedek (Giustizia)»; non temo di essere giudicato. Ma dopo che ebbe peccato, ebbe paura anche di Mischpat (Giudizio), poiché ha detto (Salmi CXLIII, 2): «Non entrare col tuo servitore in Mischpat (Giudizio)». Considerate che quando Tzedek (Giustizia) e Mischpat (Giudizio) sono uniti, Tzedek (Giustizia) diviene Tzedakah (carità), e la misericordia riempie la terra, così come è scritto (Salmi XXXIII, 5): «Esso ama Tzedek (Giustizia) e Mischpat (Giudizio), e tutta la terra è piena della misericordia del Signore». Testifico per me, che durante l’intera la mia vita ho temuto che il mondo cadesse sotto i rigori di Tzedek (Giustizia) e fosse distrutto dalle sue fiamme, così come è detto (Proverbi XXX,20): «La quale mangia e si pulisce la bocca». E in futuro ognuno (salverà il mondo) secondo i propri meriti e secondo la profondità dell'abisso. In questa generazione vi sono dei giusti; ma assai limitato è il numero di quelli che potranno difendere il gregge dai quattro lati. Fino ad oggi le mie parole erano collegate le une alle altre e spiegavano le cose nascoste nell'Antico sacro, il più misterioso; e ho mostrato come le une sono in relazione con le altre; da questo momento, andiamo ad intrattenerci con Zauir Anpin (Il Piccolo Volto) che non ho spiegato ancora nell'Idra. Tutto ciò che lo riguarda era nascosto nel mio cuore e non aveva preso ancora una forma netta; concepisco adesso nettamente tutte queste cose sacre e vado a rivelarvele. Felice la mia sorte e felice la sorte di quelli che saranno gli eredi, così come è scritto (Salmi CXLIV, 15): «Benedetto il popolo con cui è così». Quanto abbiamo detto a proposito di Padre (Ab) e della Madre (Aima) che sono uniti nell'Antico sacro con le loro conformazioni è esatto; giacché dal Cervello misterioso dipendono tutti i misteri che sono uniti a lui. E anche quando tutte le cose saranno svelate, soltanto l'Antico, e le sue conformazioni rimarranno nascoste. Il Cervello misterioso non è rivelato; il Padre (Ab) (H’cmâ) e la Madre (Aima) (Binâ) emanano da questo Cervello e sono legati alla “Beatitudine”. «Zauir Anpin (il Piccolo Volto)» dipende dall’Antico sacro ed è uno con lui, così come abbiamo già detto nell'Idra. Felice la sorte di chi entra e di chi esce e che conosce le vie senza deviare né a destra né a sinistra! Ma se qualcuno è entrato e non è uscito, meglio sarebbe per lui non essere mai nato, perché è scritto (Osea XIV, 10): «Le vie del Signore sono diritte». Rabbi Shimon disse: Ho approfondito per tutto il giorno questo versetto (Salmi XXXIV, 2): «La mia nephesch (anima) si gloria nel Signore; che l'umile ascolti e si rallegri». Ecco che questo versetto è confermato. «La mia nephesch (anima) si gloria nel Signore». Infatti la mia anima aderisce a Lui; brucia per Lui; è attaccata a Lui; medita su di Lui, e grazie a ciò risalirà al suo posto. «Che l'umile ascolti e si rallegri». Sono i giusti, i colleghi della «Scuola santa»; felice la loro sorte! Perché essi verranno con il Santo, baruk ha-shem. Tutti ascoltano le mie parole e si rallegreranno; per questo «glorificate con me il Signore e noi esalteremo insieme il suo nome». Rabbi Shimon cominciò a parlare così (Genesi XXXVI, 31): «Tali sono i re che regnarono nel paese di Edom prima che i figli d'Israele avessero un re». Ed è anche scritto altrove (Salmi XLVIII, 4): «Ecco i re; si sono riuniti e sono spariti». «Si sono riuniti» nella terra di Edom, terra dove regnano tutti i rigori. «Sono spariti», così come è scritto: «Esso è morto ed un altro ha regnato al suo posto». «Hanno veduto rimasero attoniti e sono fuggiti», perché non sono stati stabili nel loro luogo, dal momento che le conformazioni del Re non si erano ancora manifestate; e la Città santa e le sue mura non erano ancora state innalzate. Per questo, «appena abbiamo appreso, appena l'abbiamo veduto», siamo stati costretti a sparire. Tutti sono scomparsi, eccettuato uno che rimase nel lato maschile, così come è scritto (Genesi XXXVI, 39): «E Hadar regnò al suo posto; la sua città si chiamò Pa'ou e sua moglie Mehetabel, figlia di Matred, figlia di Mizaheb». Abbiamo già spiegato nell'Idra ([3]) chi è Mizaheb.

Nel libro di esegesi di Rav Hammenouna il Vecchio, è detto: «E Hadar regnò al suo posto». La parola «Hadar» ha lo stesso senso del (Levitico XXIII, 40): «il frutto dell'albero bello» (hadar). «Ed il nome della sua donna era Mehetabel», chiamata anche «ramo di palma» (Tamarim). Ed altrove (Salmi XCII, 3): «Il giusto fiorirà come la palma». Questo albero è maschio e femmina. È chiamato «figlia di Matred», la figlia della regione di dove l'inquietudine si sparge nel mondo. È chiamato Padre (Ab), così come è scritto (Giobbe XXVIII, 13): «L'uomo non ne conosce il valore e non si trova nella terra dei viventi». Secondo un'altra spiegazione, «figlia di Matred» vuole dire figlia della Madre (Aima) dal lato dal quale provengono i giudizi che spargono ansia nel mondo. «Figlia di Mizaheb» vuole dire che essa estrae il suo nutrimento e la sua luce dai due lati, quello della H'esed (Misericordia) e da quello del Din (Rigore). Prima della creazione del mondo attuale, il volto non guardava il volto (l'unione tra maschio e femmina non era fatta volto a volto) [292b], e questo è il motivo per cui i mondi preesistenti sono stati distrutti. Perciò questi mondi sono chiamati «scintille volanti». La cosa è paragonabile ad un artigiano che lavora il ferro; quando colpisce col martello il ferro rovente numerose scintille si spargono in tutte le direzioni; ma alla fine non ne resta traccia che per un istante: [queste scintille] sono i mondi preesistenti; ed è per questo che non hanno potuto durare, fino a quando l'Antico sacro non li irrobustì e l'artigiano dato la forma alla sua opera. Ecco perché abbiamo insegnato che una fiamma fece sgorgare delle scintille in trecento venti direzioni; sono queste scintille che sono chiamate i mondi preesistenti e la cui l'esistenza è stata effimera. Poi l'artigiano diede la forma alla sua opera; gli diede una forma maschile e femminile, e grazie a ciò tutto sussiste, anche le scintille spente. Dalla Lampada splendente fuoriesce una fiamma che colpisce come un potente martello e fa sgorgare delle scintille, i mondi preesistenti. Queste si immischiano ad un sottilissimo etere, ed il loro fulgore si addolcisce nel momento dell'unione di Padre (Ab) e della Madre (Aima).

Il Padre (Ab), è lo spirito nascosto nell'Antico dei giorni, in cui è racchiuso questo sottilissimo etere. Questo ultimo si unisce alla fiamma che esce della Lampada splendente, nascosta nelle viscere della Madre (Aima). Quando i due sono congiunti, un Cranio potente esce e si distendono dei due lati. Come il Santissimo Antico si manifesta con tre teste formandone solamente una, così ogni cosa si manifesta con tre teste, come abbiamo detto. Una rugiada cade dalla Testa bianca su «Zauir Anpin (il Piccolo Volto)». Questa rugiada è di due colori; è lei che feconda il campo dei «Meli sacri», ed è con essa che si prepara la manna ([4]) dei giusti nel mondo a venire. É essa che risusciterà i morti. Questa manna, preparata con la rugiada celeste è caduta soltanto una sola volta sulla terra, al tempo in cui gli israeliti erano nel deserto. Da allora non è più accaduto. L'Antico li nutrì da questa regione, così come è scritto (Esodo XVI, 4): «Ecco che farò piovere per voi del pane dal cielo». Ed altrove (Genesi XXVII, 28): «Ed Élohïm ti darà la rugiada del cielo». Queste parole si riferiscono a questo tempo. Per gli altri tempi, è detto che il cibo dell'uomo tramite il Santo, baruk ha-shem, si ottiene con grande difficoltà. È subordinato alla “Beatitudine” e al Momento. É per questo che si dice che i figli, la vita e la sussistenza non dipendono dal merito, ma della “Beatitudine”. Ogni cosa dipende da questa “Beatitudine”, come abbiamo già spiegato. Novemila decine di miliardi di mondi ricevono la loro sussistenza da questo Cranio. E in tutte le cose è racchiuso questo sottilissimo etere, e tutte le cose vi sono comprese. Il suo volto si estende in due lati tramite le due luci che in esse contengono tutte le cose. E quando il suo volto contempla il Volto del Santissimo Antico, tutte le cose sono chiamate «Arikh Aphim (Grandezza del Volto)». Quale è il significato? È l'indulgenza di cui il Santo fa prova anche verso i colpevoli. La guarigione si produce soltanto nel momento in cui la faccia guarda la faccia, ecco perché l'indulgenza è indicata con «Arikh Aphim (Grandezza del Volto)». Nella cavità del Cranio, ci sono tre luci. Si obietterà: perché tre? Ve ne sono quattro ([5]), così come è stato detto: l'eredità di suo Padre (Ab) e di sua Madre (Aima) ed i loro due tesori che formano una corona intorno alla Testa; questi sono le quattro coperture dei filatteri della testa. In seguito si riuniscono da ogni lato; brillano e penetrano nelle tre cavità della Testa. Ciascuno esce dal suo lato e si diffonde in tutto il corpo. Si riuniscono nei due Cervelli, ed il terzo li congloba e li unisce. Ciascuno continua a spargersi da ogni lato del corpo e da' nascita a due colori che si stemperano in uno solo che illumina la Faccia. Questi colori della Faccia testimoniano al riguardo del Padre (Ab) e della Madre (Aima) (Aima), e questo si chiama Da’ath (Conoscenza) di Da’ath (della Conoscenza), così come è scritto I, Sanuele II, 3: «El Daoth (plurale di Da’ath), è il Signore». Perché si manifesta con due colori, «e davanti a lui le azioni sono pesate», ma non davanti all'Antico sacro. Perché sono consolidate (le azioni)? Perché ha ereditato le due parti (H’cmâ e Binâ). Ed è detto (Salmi XVIII, 26): «Con l'uomo misericordioso ti mostrerai misericordioso; integro con l’uomo integro … astuto con i perversi»

I nostri colleghi hanno spiegato veridicamente il versetto (Genesi XXIX, 12): «E Giacobbe dichiarò a Rachele che era il nipote di suo padre e figlio di Rebecca», affermando che questo versetto racchiude il mistero della Sapienza. «Figlio di Rebecca» e non «figlio di Isacco» (che era del lato del Rigore); ecco perché Giacobbe è chiamato «perfetto»; è lui il Simbolo della fede; ed è il motivo per cui il versetto dice «dichiarò» e non «disse»; esso apprese i colori che brillano nella corona della testa, che penetrano nelle cavità del cranio e si spargono infine in tutto il corpo che li riunisce tutti. Nell'Antico sacro, non c'è che unità; la libertà e la vita emanano per tutti da lui e non c'è Rigore. Non è quindi davanti all'Antico sacro che le azioni degli uomini sono giudicate. Dal Cranio della Testa dipendono tutti i capi ed i grandi; essi sono legati alle estremità dei Capelli che sono neri. I Capelli sono intrecciati, attaccati alla Luce suprema che incorona la Testa del Padre (Ab) ed al Cervello che è illuminato dal Padre (Ab). Altri capelli sono illuminati dalla corona della Madre (Aima) e con gli altri cervelli. Gli uni e gli altri sono mischiati; di conseguenza sono tutti uniti al Padre (Ab), e tutti i cervelli sono uniti al Cranio del Cervello superiore. Ogni emanazione proviene dalle tre cavità del Cranio; tutto è unito al Cervello; tutto è mischiato nel puro come nell'impuro.

In tutte queste spiegazioni e misteri, vi sono delle cose nascoste e delle cose rivelate. Nel versetto: «Sono l'eterno, il tuo Dio, ecc»., si trovano delle allusioni ai Cervelli, alle luci della corona della Testa ed alla loro penetrazione nelle cavità del Cranio. Tutte le estremità dei Capelli neri cadono dal lato degli Orecchi. Ecco perché è detto (II Re XIX, 16): «Signore, porgi il tuo orecchio, ascolta». Questo è il motivo per cui quello che desidera che il Re porga il suo orecchio verso lui ha il dovere di scostare prima i capelli dalle sue orecchie; allora il Re esaudirà la sua preghiera (in altre parole ha il dovere di allontanare prima i signori del Giudizio). Nel mezzo dei Capelli, si vede una separazione; è il sentiero che conduce verso l'Antico dei Giorni; è il punto di partenza di tutte le vie della Legge. I signori dei gemiti e dei lamenti (del Rigore) sono sospesi alle estremità dei Capelli. Questi tendono delle trappole ai colpevoli che non conoscono queste vie, così come è scritto (Proverbi IV, 18): «Il sentiero del malvagio è come l'oscurità». Tutti questi signori sono sospesi alle estremità dei Capelli rigidi, ecco perché sono intransigenti. Ai Capelli lisci sono legati i signori della misericordia, così come è scritto (Salmi XXV, 10): «Tutte le vie del Signore sono (H'esed e Emeth) misericordia e verità». E ciascuno si manifesta secondo la via da cui emana. Un Cervello dà nascita ai Capelli lisci di dove procedono i Signori della Misericordia, così come è scritto (Salmi XXV, 10): «Tutte le vie del Signore sono misericordia e verità». Dal secondo Cervello, dalle estremità dei Capelli rigidi, procedono e dipendono i signori dei gemiti e delle lacrime. É di essi che la Scrittura dice (Proverbi IV, 9): «Il sentiero del malvagio è come l'oscurità, egli non sa dove (bamah) inciampa». «Non sa», non vuole sapere. Non si legga «bamah», ma «be-imah» nella Madre (Aima) inciamperà. A causa dei signori dei gemiti e delle lacrime che sono legati dal lato della Madre (Aima), ossia inciamperà nel lato del Rigore. Dal terzo Cervello, dalle estremità dei Capelli che sono nel mezzo della Testa dipendono i signori dei signori che sono chiamati «facce che brillano e non brillano»; ad essi si riferiscono le parole (Proverbi IV, 26): «Porta con precauzione i tuoi passo». Tutto si trova nelle estremità dei Capelli della Testa.

[293a] La Fronte del Cranio serve al castigo dei colpevoli. Quando la Fronte è scoperta, è rossa come una rosa, ed i signori del Giudizio imperversano contro quelli che non hanno vergogna delle loro cattive azioni. Quando è bianca come la neve, quando è scoperta, è allora l'ora propizia alla preghiera, giacché la Clemenza regna dovunque. Nel libro di esegesi di Rabbi Yebba l'Anziano, è detto: Questa fronte ([6]) dell'Antico Uno è pura; altrimenti «metzah» (fronte) diventa «maliatz» (colpisce), così come è scritto (Numeri XXIV, 17): «Colpirà (mahatz) le estremità di Moab»; ed è anche chiamata Netzâ (Vittoria). Vi sono parecchi tipi di vittorie; alcune dominano soltanto su di un solo sentiero e le altre si spargono su tutte le parti del corpo. Ma nel giorno di Shabath, all'ora dei vespri, affinché il Rigore non si risvegli in quel giorno, la fronte de Santissimo Antico si scopre. Tutti i rigori si placano e non infieriscono. Da questa Fronte dipendono i ventiquattro tribunali che giudicano quelli che peccano con arroganza, quelli che dicono (Salmi LXXIII, 11): «Come El può sapere? Vi è conoscenza nell'Altissimo? » I tribunali in alto, non condannano il peccatore prima che esso abbia raggiunto l'età di vent' anni. I ventiquattro tribunali corrispondono ai venti anni dei colpevoli ed ai quattro tipi di morte che i tribunali di quaggiù comminano ai colpevoli, il tutto come per i tribunali in alto. Questo numero ventiquattro corrisponde anche ai ventiquattro libri della Legge.

Gli Occhi della Testa sono quegli Occhi davanti a cui i colpevoli non possono nascondersi, gli Occhi che dormono e tuttavia non dormono, come dice la Scrittura: «I suoi occhi sono come quelli degli yonim (colombe)». «Yonim» non deve essere tradotto per «colombe»; ma ha lo stesso senso [293b] del versetto: «Non vi ingannerete (thonou) l'un l'altro». Ecco perché è scritto (Salmi XCIV, 7): «Ed essi dicono che Yah non vede». E la Scrittura aggiunge (Salmi XCIV, 9): «Colui che ha stabilito l’orecchio non udrà? E colui che ha formato l’occhio non vedrebbe? » La conformazione degli Occhi è formata dalle Ciglia disposte regolarmente. Dalle Ciglia dipendono millesettecento signori dell'ispezione che trasmettono il combattimento; ed allora gli intermediari si levano ed aprono gli occhi. Sui tegumenti che coprono gli occhi sono posti le palpebre. Migliaia di miriadi di signori degli scudi sono legati ad esse, e li si chiamano «Palpebre degli occhi». Tutti quelli che sono chiamati «Occhi del Signore» non sono aperti e non si svegliano, eccetto quando le sopracciglia e le palpebre dell’alto si separano da quelle del basso. Gli occhi sono allora aperti; come quando si è appena strappati dal sonno. Gli Occhi guardano da ogni lato e vedono «l'Occhio aperto»; essi sono lavati dal suo bianco fulgore; e, una volta purificati, i signori del Rigore si sottomettono a Israele. Ecco perché la Scrittura dice (Salmi XLIV, 24): «Svegliati; perché dormi? Destati».

Quattro colori appaiono in questi Occhi e illuminano le quattro coperture dei filatteri attraverso gli effluvi del Cervello. Ce ne sono sette che sono chiamati «occhi del Signore», e la Provvidenza emana dal colore nero dell'occhio, così come è detto (Zaccaria III, 9): «Egli ha sette occhi su una pietra»; e questi colori brillano alle estremità. Altri provengono dal colore rosso; sono chiamati «I signori dell'ispezione» del Giudizio. É di essi che la Scrittura dice: «Gli occhi del Signore che vanno per tutta la terra». La Scrittura adopera una forma femminile, Meshotetoth (che vanno) e non Meshotetim al maschile per indicare che sono del lato del Rigore. Altri provengono dal colore verde; sono preposti per fare conoscere le azioni sia buone sia cattive, così come è detto (Giobbe XXXIV, 21): «Perché i suoi occhi sono sopra le vie dell'uomo». Sono chiamati «gli occhi del Signore che ispezionano». Qui la Scrittura si serve del maschile, perché ispezionano i due lati, il bene ed il male. Altri provengono, infine, dal colore bianco; questi sono preposti alla Misericordia, e a tutti i beni che si trovano nel mondo per colmare Israele di “Beatitudine”. Ed allora i tre colori si confondono e si uniscono; uno stempera l'altro, salvo il bianco che mantiene sempre il suo colore, riunisce tutti gli altri, li copre tutti e li trasforma nel suo proprio colore. Tutti gli esseri del mondo non potranno cambiare i colori inferiori, il nero, il rosso ed il verde in bianco. Ma qui, con un solo sguardo tutti sono uniti e si trasformano in bianco. Le palpebre sono acquietate soltanto dal colore bianco; sono le palpebre che permettono di vedere tutti i colori; non si potrebbe guardare diversamente. Non sono fisse e si muovono continuamente aperte e chiuse a causa dell'occhio aperto che li domina. Ecco perché la Scrittura dice (Ezechiele I, 14): «Ed i Hayoth vanno e vengono». L'abbiamo già spiegato. È scritto (Isaia XXXIII,20: «Il tuo occhio [ayinakh] vedrà Gerusalemme, casa pacifica»; ed altrove (Deuteronomio II, 12): «Sempre, gli occhi del Signore, il tuo Dio, sono fissati su di lei dal principio dell'anno…» è Gerusalemme che lo richiede, così come è scritto (Isaia I, 21): «La Tzedeq (Giustizia) soggiorna in lei». Questo versetto si riferisce a Gerusalemme e non a Sion; perché «Sion sarà redenta dalla Tzedeq (Giustizia - Rigore)»; ma qui tutto è misericordia. Notate, «Il tuo occhio [ayinakh]» è scritto al singolare; è l'Occhio dell'Antico sacro e misterioso. Ed altrove è detto: «Gli occhi del Signore, il tuo Dio, sono su Gerusalemme», nel bene come nel male, secondo il colore. Ecco perché non hanno fissità. Ma per l'Occhio dell'Antico sacro, tutto è in bene, tutto è in misericordia, così come è scritto (Isaia LIV, 7): «Ti riunirò per la mia grande misericordia». La parola «réschith» (principio) è scritto senza Aleph nel versetto: «Gli occhi del Signore, il tuo Dio, è fissato su lei dal principio [réschith] dell'anno fino alla fine»; perché è della Hé inferiore che la Scrittura parla, mentre l'Hé superiore (Lamentazioni II, 1) «É stata gettata dal cielo sulla terra, la gloria dell'Israele». Perché? Perché è scritto (Isaia L, 3) «Rivestì i cieli di tenebre»; gli occhi sono coperti dal nero, con il colore nero. È la regione chiamata «gli Occhi del Signore» che guardano Gerusalemme. «Dal principio [réschith] dell'anno…» La parola «principio» è scritta senza Aleph, perché il Rigore si è unito a questo lato, sebbene non appartenga interamente al Rigore. «Fino alla fine dell'anno…» Là, è veramente il Rigore, poiché è scritto (Iaia I, 21): «Il rigore abita in lei»; perché questo è «la fine dell'anno». Notate che la lettera «Aleph» da sola è chiamata «primo»; quindi il maschio [primo] si nasconde nell'Aleph; è chiuso senza farsi conoscere. Quando l'Aleph si unisce con l'altra parte, è chiamata «principio» (réschith). Non si tratta di una e vera e propria unione; ma l'Aleph si rivela in lui e l'illumina, ed allora lo si chiama «Principio». Anche questo Principio non si trova in Gerusalemme; perché, se fosse vero, esisterebbe sempre. É per tale motivo che la parola «réschith» è scritta senza Aleph. Ma, per il mondo a venire, è scritto (Isaia XLI, 27): «Il primo dirà a Sion; guardali ecc»..

 

 

[1] Intendendo che il periodo della rivelazione di questo argomento non è esattamente un giorno di ventiquattro ore, ma un giorno nel senso scritturale e cabalistico.

[2] In altre parole, dove vi è forza non bilanciata, là è l’origine del male.

[3] Maggiore Santa Assemblea cap. XLII

[4] Occorre notare che manna è anm, ed è una metatesi delle lettere nma, Amen, che è uguale per ghematria a hwhy e ynda

[5] A prima vista questo sembrerebbe una contraddizione, ma dopo attenta considerazione la difficoltà scompare. Un triangolo è una espressione adatta del numero 3. Esso ha tre angoli e tre lati, ma vi è anche la figura interna che è la sintesi dei tre angoli e dei tre lati. Così vi sono i tre angoli e l’intera figura che li contiene e che così completa la Trinità nel quaternario.

[6] La parola che traduciamo con fronte è Metzach [MTzCh], se facciamo una metatesi di questa parola ponendo l'ultima lettera fra la prima e la seconda, otteniamo Maliatz [MVhTz].

Indice

Introduzione Foglio 287b - 290a Foglio 291a - 293b

Foglio 294a - 296b