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Plotino nacque nel terzo secolo d.C. (203-270) ad Alessandria. Egli era egiziano di nascita, con un nome romano e un'educazione greca. Nella sua prima gioventù, fu attratto profondamente dalla filosofia, ma passò, irrequieto ed insoddisfatto, da maestro a maestro fino a quando incontrò il suo degno precettore - Ammonio Sacca...

Il documento che presentiamo, ai nostri Ospiti, per lo studio e le considerazioni è opera d'ingegno di Sri Thiagarajan ed è tratto da "The Divine Life" Febbraio 1977.

Ogni diritto gli è riconosciuto.

© Sri Thiagarajan

 

La libera circolazione del lavoro è subordinata all'indicazione della fonte ed dell'autore.

Plotino nacque nel terzo secolo d.C. (203-270) ad Alessandria. Egli era egiziano di nascita, con un nome romano e un'educazione greca. Nella sua prima gioventù, fu attratto profondamente dalla filosofia, ma passò, irrequieto ed insoddisfatto, da maestro a maestro fino a quando incontrò il suo degno precettore - Ammonio Sacca. Plotino studiò, sotto la sua guida, filosofia, misticismo, teologia, platonismo, ecc., ed alla fine si stabilì a Roma dove rimase fino alla sua morte e dove fondò una scuola di filosofia che in seguito diventò famosa.
Nella vita ordinaria, Plotino impersonò la santità in mezzo alla ricchezza e al lusso di Roma. Egli non si curava del suo corpo; mangiava soltanto pane e frutta e praticava la completa continenza. Era gentile nei modi e semplice nelle abitudini. Plotino era completamente assorto nello studio e nella contemplazione di Dio; un mistico del più alto ordine. Egli fu spesso visto assorto in comunione con l'Uno; il suo altrettanto famoso discepolo Porfirio lo vide in quattro occasioni rapito in estatica unione con l'invisibile. Durante gli anni della sua vecchiaia, Plotino mise per iscritto, con riluttanza, le sue conclusioni filosofiche e mistiche. Le sue opere, chiamate Enneadi, sono degli scritti molto profondi sulla filosofia e sul misticismo.
La filosofia di Plotino è singolarmente originale e le sue opere non fanno mai accenno alla religione cristiana. Tuttavia, i concetti che esprime anticipano il meglio degli ideali cristiani e rappresentano la continuità delle idee platoniche. La sua filosofia rivela anche l'influenza dei culti orientali ed i misteri del più autentico paganesimo di quei tempi. La nota dominante della sua filosofia trascendentale è la prepotente passione per la Divinità Assoluta - l'Uno tra i molti. La sua influenza sulla Cristianità è stata profonda e di grande significato. Parlando di lui, il Dott. Will Durant osserva nella sua grande opera 'Cesare e Cristo': «Plotino è l'ultimo dei grandi filosofi pagani; e come Epitteto ed Aurelio, è un cristiano senza Cristo. La Cristianità accettò quasi ogni sua riga, e molte delle pagine di Agostino echeggiano l'estasi del mistico supremo».
Plotino riconosce la realtà relativa dell'universo oggettivo. Ma la materia, secondo lui, costituisce la potenzialità della forma. Vale a dire, la materia assume la forma tramite la sua energia propulsiva interiore o anima che egli chiama "psiche". Quindi, la Natura rappresenta la somma totale di energia o anima e questa anima in tutte le cose produce le forme della materia. La materia, il grado più basso dell'esistenza, è subordinata alla volontà dell'essere superiore, l'anima. In altre parole, l'anima produce le forme corporee, cos). che l'uomo biologico non è altro che uno schiudersi graduale del principio vitale dentro di lui. Il corpo fisico viene modellato e determinato dai desideri e dai dettami dell'anima chiamata da Plotino anche principio vitale.
Plotino osserva che l'anima istintivamente sa che il corpo fisico è allo stesso tempo il suo strumento e la sua prigione. Essa intuisce che il corpo, in realtà, appartiene alla più alta, alla più vasta Realtà trascendente, eterna sorgente di tutto il potere creativo. Questa consapevolezza rende l'anima irrequieta ed essa incomincia ad aspirare al raggiungimento della sua basilare unità con l'Uno Supremo da cui sembra essersi dissociata a causa di qualche accidente dimenticato. Qui, la filosofia di Platino diventa completamente vedantica e cabalista. Egli crede che ogni anima si muova avanti e indietro attraverso il processo della trasmigrazione, secondo i suoi meriti e demeriti. La vera anima agognante ricerca persistentemente la sua sorgente primigenia divina attraverso i cicli delle nascite e delle morti, ed alla fine sale al suo Dio e vero Essere. Allora, la nascita e la morte cessano e l'anima ritrova per sempre la sua identità con Dio.
Per riconquistare questa identità, ogni anima deve liberarsi dalle catene dei sensi e dei desideri. Plotino scrive: «Quindi, è necessario affrettare la nostra partenza da qui, e distaccarci per quanto è possibile dal corpo al quale siamo incatenati, così che, interamente, possiamo abbracciare il Divino e non avere alcuna parte priva di contatto con Lui».
Il semplice sforzo intellettivo o indagine filosofica su Dio non ci condurrà verso la mèta, perché Dio è al di là della ragione e dell'intelletto. Egli può essere realizzato tramite visioni intuitive e samâdhi spirituali attraverso aspirazioni e impulsi yogici. Nella salvezza o unità dell'anima con Dio non c'è colui che vede e quello che viene visto; tutte le differenze del piano empirico si perdono nell'unità. Lo stato di unità o visione, come la chiama Plotino, è al di là della comprensione umana. Egli esprime la grande idea nel suo modo inimitabile: «Vedere e aver visto quella Visione non è più ragione. É più che ragione, prima della ragione e oltre la ragione, com'è anche la visione che viene vista ... E forse non dovremmo dire vista: poiché ciò che viene visto non viene distinto da colui che vede».
Plotino pensa che lo scopo basilare dell'uomo rappresenta il viaggio dell'anima che aspira a Dio, e la bellezza non è altro che l'emblema vivente della divinità insita in tutto. La bellezza è l'espressione dell'Uno Supremo interiore - in tutto ciò che costituisce l'intero universo. Più di ogni altra cosa essa consiste nella vittoria dell'anima sulla carne, nel trionfo della ragione sulle cose in generale. In ultima analisi, la bellezza e la virtù sono tutt'uno perché entrambe rappresentano la suprema armonia divina. L'anima raggiunge la virtù e la bellezza più grandi nella sua unità con Dio. Quindi, Plotino non crede, come Platone e Aristotele, che la bellezza sia semplicemente armonia e proporzione. Essa è l'anima vivente o la divinità nascosta nelle cose. Concludo questo articolo con una memorabile citazione dai suoi scritti immortali: «Ritirati in te stesso e guarda. E se ancora non ti vedi bello, imita l'autore di una statua ... egli in parte scalpella, in parte appiana; qui leviga, lì affina, sino a quando avrà espresso un bel volto nella statua. Similmente anche tu togli il superfluo, raddrizza ciò che è storto ... e non cessare dal tormentare la tua statua fino a quando il divino splendore della virtù ti brilli dinanzi, finché non avrai visto che la temperanza s'è assisa saldamente sul santo piedistallo».

 

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