Per parlare di questo argomento, dobbiamo necessariamente partire dalla vicenda di tradimento a noi più nota: la leggenda di Hiram.

I tre compagni uccidono Hiram per ambizione, fanatismo e ignoranza. Rompono quindi, col loro gesto, l'Ordine e tutto precipita nel Caos. Da quel momento la parola è perduta e, da quel momento, inizia la sua incessante ricerca. [...]

Questo lavoro, offerto allo studio e alla lettura dei nostri Ospiti, opera d'ingegno del carissimo Fratello Pierluigi Winker è stato pubblicato su "Hiram" numero 2/2005 Erasmo Ediutore.

Lo scritto costituisce un opera della maestria del Fratello. Il suo contenuto non riflette di necessità  il punto di vista della Loggia o del G.O.I.

Ogni diritto gli è riconosciuto.

 

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Per parlare di questo argomento, dobbiamo necessariamente partire dalla vicenda di tradimento a noi più nota: la leggenda di Hiram.

I tre compagni uccidono Hiram per ambizione, fanatismo e ignoranza. Rompono quindi, col loro gesto, l'Ordine e tutto precipita nel Caos. Da quel momento la parola è perduta e, da quel momento, inizia la sua incessante ricerca.

Ma prima di addentrarci nei particolari propri della vicenda hiramitica, occorre vedere quale significato dare a queste due parole. L'etimo è chiaro, ma si presta ad ambigue interpretazioni. Entrambe hanno la stessa radice sanscrita ed entrambe derivano dal latino tradere. Entrambe però, sembrano giocare, appunto, sulla loro ambigua semanticità.

Il verbo tradere significa "trasmettere" e più precisamente "consegnare". Ma consegnare che cosa e a chi? Consegnare la tradizione a chi verrà dopo? Oppure consegnare, attraverso il tradimento, la precedente tradizione per farne una nuova, in modo che quest'ultima sostituisca la prima?

Si contrappone inoltre, in termini letterali al tradimento, la fedeltà, che vuol dire obbedire e amare la tradizione, ovvero, ciò che ci è stato consegnato.

Rompere questo processo statico, vuol dire tradire il passato nella sua immobilità.

Ma noi, Uomini del dubbio, possiamo rimanere immobili, con lo sguardo fisso rivolto all'indietro? Non credo. Ciò può avvenire solo in percorsi dogmatici, non trova spazio però, sulla via della ricerca e dell'inevitabile dubbio, proprio del ricercatore. All'immobilità, rispondiamo con l'azione, col movimento, col processo naturale e ineluttabile della vita e della morte.

Tutto ciò però deve avvenire in un processo che, forte delle conquiste passate, si proietti nel futuro, vivificando e "ammodernando" ciò che ci è stato consegnato e, se per fare questo, occorre in senso innovativo, anche tradire, ben venga il tradimento.

Non bisogna però confondere il passaggio ad un nuovo Ordine, attraverso il Caos creato dal traditore, con l'eliminazione invece, di tutto ciò che era tesoro della tradizione. Non bisogna, per meglio dire, vedere il tradimento, nella mera ottica del vizio. Ottica, dai profili meramente distruttivi e perciò, per noi costruttori, dagli esiti tipicamente contro-iniziatici.

In questo senso sulla via iniziatica, il vero e proprio tradimento che porta, alla contro-iniziazione è l'ottundimento della propria coscienza che fa straripare le energie negative. Nella vicenda di Hiram, questo è il tema centrale. Il traditore in genere è sempre un individuo prossimo e vicino al tradito. Il traditore, in effetti, tradisce solo se stesso. Gli archetipi universali in materia ce lo spiegano. Adamo viene tradito da se stesso, per superbia ed ignoranza. Osiride trovò la morte per il tradimento del proprio fratello Set. Gesù fu tradito da un suo discepolo. Come vedete, nel caso dei traditori, si tratta sempre di fratelli o uomini vicini al tradito, che sembrano condividere con lui un percorso, degli ideali, delle tensioni spirituali, pronti però a rinnegarle alla prima occasione, per trenta denari, per il potere, spinti dalle forze negative, che li fanno illudere di essere invincibili. Allora, la superbia e l'orgoglio prendono il sopravvento.

Il tradito, può divenire però innovatore, ed allora costruisce con gli occhi rivolti al passato, i piedi fermi sul presente e uno sguardo rivolto al futuro. L'ambizioso, il fanatico, l'ignorante (come nella vicenda hiramitica), distrugge con lo sguardo rivolto solo su se stesso, preso dal narcisismo delle proprie ragioni, prigioniero della superbia. La sua meta è il potere per il potere. La storia è lastricata da tanti di questi esempi: gli occupanti romani e il potere dell'ortodossia religiosa del tempo, uccidono il Cristo per il potere e Giuda ne è il traditore di turno; il veneziano Giovanni Mocenigo, attrae a sé Giordano Bruno per consegnarlo ai suoi aguzzini, che pur di affermare il loro potere non esitano a servirsi delle fiamme. E di esempi ne potremmo fare tanti altri, compresi quelli, cui sopra abbiamo accennato, che fanno del traditore un vero e proprio mito. D'altro canto, i temi iniziatici ci sono stati tramandati attraverso miti, allegorie e simboli per poterci compenetrare meglio nel dramma dell'Uomo, per poter quindi percepire le passioni che lo muovono e i vizi che albergano in lui e con ciò suscitare e provocare un insegnamento, che segni la sua coscienza e lo conduca ad una migliore consapevolezza. Tutti i miti, agendo nel profondo, svolgono questa funzione, anche se i più superficiali credono di rimanerne immuni, praticando, il più delle volte e solo per difesa, il materialismo, il mero edonismo, l'apparente indifferenza.

E allora che dire dei compagni assassini di Hiram. Essi non propugnano certo il nuovo, uccidono per ambizione del potere, per fanatismo, accecati dalla superbia, per ignoranza, perché non sanno che per conoscere, come gli ricorda Hiram prima di morire, occorre lavorare, perseverare ed imparare.

Vogliono strappare la conoscenza al Maestro, senza lavorare, senza perseverare, senza imparare. Non sanno che la strada della conoscenza non è mai passata e mai passerà per vie brevi, ma solo per sentieri stretti, irti, tortuosi e lunghissimi, infiniti. Non esitano però, a tradire, colui che li guidava sulla via, che gli indicava il cammino,che insegnava loro come fare un passo dopo l'altro. Vogliono carpirgli i segreti dell'Arte con la forza. Non sanno attendere, aspettare. Non capiscono che uccidendo Hiram tutto precipiterà nel Caos. La Parola morirà con lui e sarà il momento della non-parola e solo lo sforzo di chi conosceva per aver conservato la Tradizione potrà riportare la vita, facendo rinascere Hiram e allora sarà il tempo della parola che però, non sarà più la stessa, l'originale, ma il suo termine sostitutivo e l'Uomo vivrà per sempre nella struggente nostalgia della scoperta di quella delle origini. Vedete come il tradimento nella tradizione, nella sua esemplare ambiguità, è evoluzione, processo vita-morte parola non-parola, dinamica fantastica della vita, ma può anche essere morte, tenebre limacciosità statica, rigidità funesta, quando il tradimento è solo ambizione, fanatismo, ignoranza e perpetuazione del vizio.

Noi abbiamo bisogno di costruttori illuminati, che tradiscano la tradizione per costruire il nuovo, facendo tesoro del vecchio e non di cariatidi dedite al vizio, che non potranno tradire perché non avranno nulla da consegnare all'Umanità. Essi purtroppo non tradiscono l'Umanità ma solo se stessi.

 

 

Indice

Le fonti Tradizionali  La Leggenda Le Origini   Hiram Habif l'Architetto

  Il Primo fra i Primi   Il Senso del Tradimento   Re e Uomo dell'Arte

 

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