IL SEPHER HA-MESHIV

 

 

 

Mi occuperò ora di un fenomeno più tardo, che nella sua prima fase si sviluppa in Spagna, ed è legato a una corrente che non ha nulla a che fare con la Qabalah estatica. La seconda fase comincia invece dopo l’espulsione dalla Spagna, e rappresenta una combinazione fra la Qabalah teosofico-magica e alcuni elementi di quella estatica.

La domanda onirica raggiunge il suo apice in un insieme di opere che ancora attende un esame dettagliato, ovvero la letteratura legata al Sepher ha meshiv (“Il libro dell’Entità che risponde”). Questo vasto corpus letterario, trasmesso quasi esclusivamente in forma manoscritta, si diffuse in tutto il mondo ebraico, e ciò che ne resta ammonta a un migliaio di pagine in folio, probabilmente una piccola parte di una letteratura molto più ampia, oggi perduta. Ritengo che il materiale sia stato trascritto perlopiù in Spagna, forse in Castiglia, intorno al 1470.

In questo testo il sogno acquista, all’interno della Qabalah, un’importanza enorme, al punto che l’autore dell’opera si riteneva fosse, niente meno, Dio stesso, oppure uno degli arcangeli più rispettati, ad esempio ‘Azri’el. Nei sogni Dio e vari arcangeli parlano in prima persona, rivolgendosi direttamente al cabalista. A volte tentano di risolvere qualche problema personale, ma in genere trattano questioni di natura cabalistica. Non voglio addentrarmi nei dettagli dei sogni, che pure in questo caso sono molto interessanti, e decisamente curiosi. Preferisco concentrarmi sulle tecniche per indurli, in altre parole per convincere Dio e gli angeli a rivelarsi nei sogni.

Rabbi Avraham ben Eli‘ezer ha-Lewi, che era una delle figure più singolari tra gli ebrei espulsi dalla Spagna, e conosceva bene gli scritti composti nel circolo del Sepher ha-meshiv, ci offre una confessione particolarmente schietta del suo ricorso alla tecnica onirica: “Coloro che sono esperti nelle conversazioni con gli angeli officianti per mezzo della domanda [cui viene risposto] in sogno, o per mezzo della domanda [cui viene risposto] nello stato di veglia, sanno che l’angelo che risponde, risponde a volte in modo chiaro, con una risposta che è soddisfacente, e a volte per mezzo di un’allusione, e con una risposta ambigua, mentre a volte non risponde affatto, dal momento che non è un obbligo per gli angeli officianti rispondere a chiunque domandi, a fortiori quando qualcuno pone una domanda su un tema non appropriato, o che l’angelo non ha il permesso di rivelare, o di cui non conosce la risposta, poiché non tutti i temi sono noti agli angeli officianti”.

A volte i temi sui quali si dovrebbe evitare di porre domande sono i più avvincenti. Tanto per fare un esempio, a un ebreo spagnolo che viveva nelle terribili condizioni del periodo precedente all’espulsione poche cose potevano stare più a cuore della venuta del Messia. Eppure proprio su questo argomento ha-Lewi consiglia di non porre domande, benché egli stesso tenti di interpretare, ricorrendo a una tecnica onirica, la risposta data a qualcun altro in un sogno in cui il Re del Nord altri non sarebbe che Selim I, il conquistatore dell’Egitto nel 1517. Il Re del Nord era considerato un personaggio del dramma messianico, e la tensione escatologica in ha-Lewi è piuttosto esplicita.

In un primo momento ha-Lewi riceve in sogno risposte ambigue, ragione per cui si ostina a chiedere chiarimenti. La tumultuosa situazione politica tra la fine del XV e l’inizio XVI secolo, unita al dramma dell’espulsione, spingono il febbrile cabalista messianico a ricorrere a una tecnica che lui per primo raccomanda di non utilizzare. Egli chiede infatti esplicitamente quando verrà il Messia, e la risposta che riceve è: “Molto presto”. Ha-Lewi parla al plurale delle persone coinvolte nell’interrogazione agli angeli. È probabile che si riferisca a figure del passato, tuttavia potrebbe anche alludere a suoi contemporanei, dato l’uso di una formula come “l’angelo che risponde” (ha-mal’ak ha-meshiv), del tutto identica al titolo di una parte della letteratura cabalistica di cui stiamo parlando.

Inoltre, ha-Lewi è la prima fonte conosciuta a descrivere l’impresa messianica della più nota figura del circolo di cabalisti che gravitavano intorno al Sepher ha-meshiv: Rabbi Yosef Della Reina, illustre rappresentante della magia ebraica. Della Reina tentò l’impresa di attrarre verso il basso i due prìncipi delle potenze del male, Sama’el e Ammon di No, allo scopo di legarli e permettere così la venuta del Messia. Particolari come questo, oltre ad affinità più marginali tra l’opera di Della Reina e la letteratura del Sepher ha-meshiv, porterebbero a ritenere che nella sua epistola ha-Lewi descrivesse non solo tradizioni antiche o medioevali, ma anche pratiche adottate in un circolo attivo in quegli anni in Spagna.

Ora vorrei proporre una citazione tratta dal Sepher ha-meshiv, dove si confrontano le rivelazioni del profeta Elia agli antichi perfecti con le rivelazioni contemporanee. In questo brano, Dio si rivolge in prima persona al cabalista: “Quando egli [Elia] è asceso in cielo, ha acquistato il potere della spiritualità, proprio come un angelo, di ascendere e di farsi corporeo e discendere [poi] in questo mondo inferiore dove tu vivi, per compiere miracoli o per rivelare la Mia potenza e la Mia dynamis nel mondo. Ed egli causa la discesa della Mia potenza nel mondo, con forza e costrizione, dal Mio grande Nome, che è parte di lui (1).

E per via di questo grande segreto non ha assaggiato la morte, cosicché sarà in grado di causare la discesa della Mia potenza e rivelare il Mio segreto attraverso il potere dei Miei Nomi preziosi. Ed è chiamato “l’uccello del cielo porterà la voce” (Qoelet X,20 ) e nessuno deve avere alcun dubbio su questo. Egli si rivelava agli antichi devoti in un corpo spirituale, che era avvolto e incarnato nella materia, ed essi parlavano con lui in virtù della loro devozione, ed egli si rivelava in corpore et in spiritu. Questa è la ragione per cui coloro che sognano un sogno causano la discesa della Mia potenza, attraverso la sua mediazione, dentro di te, senza una parola o una voce, e questo è il segreto [del versetto]: “Ché questa è la vostra saggezza e intelligenza agli occhi dei popoli” (Deuteronomio IV,6 ). E la Mia potenza è legata a lui [ossia a Elia o al suo nome] ed egli è legato alle vostre anime e rivela a voi i segreti della Mia Torah, senza una parola. E verrà un tempo, molto presto, in cui egli si rivelerà a te in corpore et in spiritu e questo sarà un segno della venuta del Messia.

E scendendo in terra insieme a lui [il Messia] allora [Elia] si rivelerà in corpore et in spiritu e molti altri lo vedranno”.

Il divino oratore distingue l’era messianica e i tempi antichi, in cui gli uomini devoti erano in grado di vedere il profeta Elia in corpo e in spirito, dalla situazione presente, nella quale una rivelazione diretta e corporea sembra impossibile. In luogo della visione forte in stato di veglia viene qui accordata una rivelazione onirica, in cui la potenza divina è legata a Elia, a sua volta legato alle anime dei dormienti, e ai loro sogni. In altri termini, Elia continua a rivelarsi, almeno nei sogni di alcune persone, recando con sé la potenza divina. In questa citazione, è interessante che la rivelazione senza parole del tempo presente sia considerata inferiore a quella corporea dei giorni antichi e futuri.

La visione del corpo e la parola udibile sono ritenute superiori alle rivelazioni in sogno, percepibili solamente dal sognatore, mentre le rivelazioni spirituali, oniriche e private sono giudicate forme meno potenti di captazione dei messaggi celesti.

La redenzione comporta, fra l’altro, la possibilità di vedere in stato di veglia ciò che nei sogni possiamo solo intuire.

Nel sogno Elia rivela i “segreti della Torah”, espressione usata per indicare temi cabalistici. Sognare significa dunque aprirsi al mondo in cui l’incontro con il divino è ancora possibile, benché in qualche modo mediato da un potere quasi angelico.

Ma Elia, e Dio, non erano i soli visitatori notturni dei cabalisti, che potevano sognare, ad esempio, anche i due grandi prìncipi delle potenze del male, e non a caso Dio fornisce una tecnica, o una formula, per richiamarli: “Il modo lecito in cui potrai far discendere qualunque potere maligno o satanico, è quello di invocare il suo nome, e il modo che ti sarà detto, sarà quello vero. Devi dire così: Io ti scongiuro, tal dei tali Ammon di No, ministro dell’impurità, che siedi alla sinistra di Sama’el, [vieni] con un arco teso nella tua mano destra, e l’abominio della croce nella tua mano sinistra, vieni questa stessa notte, in un sogno, o questo giorno, in un sogno, e fa’ il mio desiderio con la parola o senza parola. Menziona quindi ciò che desideri, e lui verrà e si rivelerà a te nell’aspetto di un uomo che cavalca un asino nero o un asino bianco, in questi due aspetti si rivelerà a te”.

L’invito rivolto ai prìncipi dei demoni può avere effetti pratici importanti, come la rivelazione di segreti alchemici o di tesori nascosti. Ma, come dicevo, non vorrei affrontare qui il contenuto dei sogni. Quella che precede non è, evidentemente, una semplice invocazione, ma una formula che Dio rivela al cabalista, consentendogli di provocare la discesa delle potenze del male. Non si tratta dunque di un’iniziativa dei poteri maligni, ma del risultato del ricorso a una tecnica che è stata svelata da Dio e che deve essere intesa come cabalistica.

Al pari del profeta Elia, Ammon di No “viene” in un corpo spirituale, e può rivelare il suo messaggio servendosi o meno della parola. Mentre il profeta giunge insieme al Messia, Ammon di No può arrivare su un asino bianco, chiaro accenno al ruolo messianico della rivelazione. Tuttavia, il fatto più sorprendente è che, proprio come Elia, il demone sia ritenuto in grado di produrre Qabalah. 

Appunto per questo si raccomanda al cabalista di non porre domande sciocche riguardo alla Torah, perché in quel caso il demone non sarebbe in grado di fornire alcuna risposta. Ciò significa che se qualcuno pone ad Ammon di No una buona domanda può ricevere una buona risposta. A mio avviso, il cabalista si preoccupa anche di mostrare come angeli e demoni si manifestino tra noi in modo del tutto simile. Egli afferma che le potenze demoniche possono operare con o senza parola, e possono anche essere emissari di Dio nel mondo inferiore: “Sappi che le potenze dell’impurità quando scendono in terra possono compiere le mie missioni in due modi: con la parola e senza la parola. E udirai una voce vera se lo vorrai, e parlerà in un sogno come quando due amici parlano l’uno con l’altro, e ascolterai una risposta a ogni cosa tu potrai chiedere a lui, anche sulle vanità di questo mondo, ma non sulla Torah. E qualunque cosa dica sui suoi argomenti [ovvero sulla demonologia], dovrai crederla, a eccezione del culto idolatrico, cui non si deve prestar fede”.

Inoltre, se nel tempo che precede la redenzione non è possibile vedere Elia in stato di veglia, parimenti l’invocazione di Ammon di No in stato di veglia sarebbe considerata, di fatto, una trasgressione. Il Sepher ha-meshiv è piuttosto esplicito al riguardo: “Ed è vietato farlo venire [Ammon di No] in stato di veglia, perché in tale stato non puoi evocarlo senza l’incenso, per veder[lo] con i tuoi occhi, come abbiamo già scritto all’inizio di questa visione riguardo al segreto di Giacobbe; malgrado il fatto che egli [Giacobbe] fosse un profondo cabalista, più sapiente di quelli che lo precedettero e di quelli che vennero dopo di lui, non fu capace di vederlo se non in sogno, ma solo Mosè ... e ti ho già detto che non ti è permesso farlo venire in stato di veglia e ascoltare la sua parola nel modo e nel segreto in cui parlo oggi con te”.

Nello stesso contesto è detto anche: “Tutti gli atti di Sama’el sono legati all’incenso, e io ti proibisco il segreto dell’incenso, ed è proibito nella Torah. E il segreto dell’incenso è di attrarre il potere dei demoni e degli esseri maligni in modo esplicito, in modo che tu li possa vedere con i tuoi occhi, e questo è il segreto che si trova nell’incenso, e tutti i suoi poteri e tutte le antiche [nazioni] e quelle contemporanee operano con l’incenso, ma non conoscono il suo segreto. Sappi che il segreto dell’incenso è un grande segreto, e riguarda la Mia Divinità, e questa è la ragione per cui questo segreto è scritto nella Torah, per allontanare da te il potere di tale impurità, e il potere del puro incenso sarà spiegato altrove, la sua tradizione è che il suo segreto sia quello di legare lo sposo alla sposa”(2).

Dunque Ammon di No si può incontrare solamente in sogno, dal momento che la tecnica per indurlo ad apparire in stato di veglia comporta un ricorso all’incenso, considerato idolatrico. Il passo che definisce demoniaco il rituale dell’incenso è apertamente anticristiano. Per evitare qualsiasi forma di imitazione dei riti cristiani, il cabalista deve invocare i demoni solo in sogno: “Ti supplico di venire immediatamente, senza alcun ritardo o impedimento, vieni a me in un sogno notturno o in un sogno diurno, mentre sono addormentato, non mentre sono sveglio”.

I cabalisti che composero il Sepher ha-meshiv intendevano dunque evocare, nei sogni, le potenze soprannaturali. E dedicavano molta attenzione anche al modo in cui tali potenze comunicano con il sognatore, ad esempio, in molti casi, proponendo un versetto biblico che costituisce un indizio della risposta, come del resto si usava nelle pratiche oniriche in voga tra gli ebrei nel Medioevo. Così, il legame tra le potenze soprannaturali e l’uomo sono i versetti biblici, conosciuti da “tutte le parti” coinvolte nell’impresa onirica. Questa tecnica ha alcuni punti di contatto con la bibliomanzia, l’arte di trovare risposte aprendo la Bibbia a una pagina qualsiasi. In altri casi era considerato come una forma di profezia l’affiorare di un versetto alla mente. Tali tecniche possono contribuire a una migliore comprensione dei processi psicologici in questione nel Sepher ha-meshiv. In uno stato di coscienza indotto da particolari preparazioni emerge un versetto, che collegato dall’interpretazione a circostanze o dettagli diventa una risposta.

In un altro brano sulla rivelazione di Elia a grandi maestri dell’Ebraismo il ruolo dell’interpretazione nelle visite notturne è ancora più evidente: “La questione della “veste” (3) dell’angelo parlante che andrà da qualcuno e gli insegnerà la Torah. Ho trovato scritto nel libro Mar’ot le-Maggid: e l’angelo [che si rivela] è chiamato ‘Azri’el ed egli ha rivelato a lui [al cabalista] segreti grandi e nascosti che nessuna bocca può rivelare ... Devi sapere che il segreto che porta alla discesa del libro celeste è il segreto della discesa del carro celeste,(4) e quando pronunci il segreto del Grande Nome, immediatamente discenderà in basso la potenza della “veste” che è il segreto di Elia, menzionato nelle opere dei saggi. Fu grazie a tale segreto che Shim‘on bar Yohay e Yonatan ben ‘Uzzi’el appresero la loro sapienza meritando il segreto della veste, per potersene rivestire. Hanina, Nehunya ben ha-Qanah, R. Aqiva, Yishma’el ben Elisha e il nostro santo Rabbi [Yehudah ha-Nassi] e Rashi e molti altri la appresero similmente. 

E il segreto della “veste” è la visione della “veste” indossata dall’angelo di Dio, con occhio corporeo, ed è lui che ti parla, poiché non hai meritato di vederlo come essi lo videro;essi ricevettero questo privilegio poiché avevano uno spirito puro e avevano meritato la visione. E il segreto della veste fu rivelato a coloro che temono Dio e meditano sul Suo Nome; essi l’hanno visto, gli uomini di Dio degni di tale stato. [Ognuno di loro] digiunava quaranta giorni ininterrottamente e durante il suo digiuno pronunciava il Tetragramma quarantacinque volte,(5) e il quarantesimo giorno [la veste] discendeva su di lui e gli mostrava tutto ciò che voleva [conoscere], e rimaneva con lui fino al completamento [dello studio] del soggetto che voleva [conoscere]; ed essi [Elia e la veste] stavano con lui giorno e notte. Così accadeva ai giorni di Rashi al suo maestro, e questi insegnò a lui questo segreto [della veste] e per suo tramite Rashi compose ciò che compose, per mezzo del suo mentore e maestro (6).

Non credere che Rashi abbia scritto solo sulla base della sua ragione; operò così in virtù del segreto della “veste” dell’angelo e del segreto della mnemotecnica, per risolvere le domande che venivano poste o per comporre qualsiasi libro si desiderasse comporre; in questo modo venivano ricopiate (7) le scienze, una per una.

Con queste tecniche gli antichi saggi hanno appreso da lui innumerevoli scienze. Ciò accadde al tempo del Talmud, all’epoca del maestro di Rashi e anche ai giorni di Rashi, dal momento che il suo maestro iniziò questo [uso] e Rashi lo concluse; ai loro tempi questa scienza [come ricevere rivelazioni] si trasmise oralmente da un uomo all’altro, ed ecco perché i saggi d’Israele si basano su Rashi, perché a quel tempo conoscevano il segreto. Pertanto non credere assolutamente che Rashi abbia composto il suo commento al Talmud e al significato letterale della Bibbia sulla base della sua ragione, ma per mezzo di questa potenza del segreto della veste e della [potenza] che la indossava, la quale era un angelo, poiché per mezzo suo poteva conoscere e comporre ciò che voleva.

Questa è [la potenza] che eleva le lettere del Nome divino verso l’alto, (8) e attrae in basso il segreto del Carro e il pensiero di Dio.

E coloro che erano in grado di vedere erano come profeti e all’epoca del Talmud molti ne fecero uso. In seguito, coloro che seguivano questa scienza divennero meno numerosi, e fecero ricorso alla “figlia della voce” [Bat Qol ], e la figlia della voce è chiamata “voce superna”. Si ode una voce proprio come quella umana, e non si vede nessun corpo, solo una voce che parla”.

In molte fonti cabalistiche Elia è considerato un angelo, e quindi per discendere in questo mondo deve, secondo la dottrina del Sepher ha-meshiv, utilizzare una veste. Tuttavia, come risulta dai passi citati, egli stesso è una veste della potenza divina che scende quaggiù. Dio, nascosto dentro Elia, discende per mezzo di una veste che consente sia a Lui che all’angelo di agire nel mondo materiale. La veste richiama le teorie gnostiche e neoplatoniche sulla discesa delle entità spirituali nel mondo materiale. In base alle citazioni precedenti, ritengo che questo passo debba essere messo in relazione con la discesa del profeta Elia e con la sua apparizione in sogno a grandi personaggi della storia ebraica, per lo più protagonisti della letteratura mistica. Così, per esempio, i primi due nomi citati sono quelli di due celebri “mistici” dell’Ebraismo antico: il primo è l’eroe principale del libro dello Zohar, al quale è stato apocrifamente attribuito il testo; il secondo è l’autore di quella traduzione della Bibbia in aramaico che nel Medioevo divenne un classico. Può darsi che l’autore del Sepher ha-meshiv li menzioni assieme poiché entrambi furono “interpreti” della Torah, così come Rabbi Shelomoh ben Yitzhaq, detto Rashi, il principe degli esegeti ebrei, che interpretò sia la Bibbia sia il Talmud. Secondo questo testo, tutti i loro risultati furono conseguiti grazie alla conoscenza del segreto della veste, che permette di ottenere rivelazioni da Elia, fonte diretta delle loro opere.

Se le principali attività letterarie sono notturne, e indotte così da svolgersi in sogno, la parte più significativa dell’Ebraismo canonico è concepita come una rivelazione ininterrotta, che si va affievolendo da quando i maestri hanno dimenticato il segreto della veste. L’attività letteraria in stato cosciente è dunque sintomo di oblio, di decadenza, della mancanza di un contatto diretto con la fonte ultima della conoscenza e del potere. Questa è una critica radicale a ciò che qualcuno chiamerebbe razionalità, ma che il cabalista designa come “filosofia greca”, stigmatizzandone le “deleterie” ripercussioni sull’Ebraismo. L’abbandono della Torah è causa dell’esilio perché la filosofia ha invaso la cultura ebraica.

Il ritorno al sogno è dunque un ritorno a una relativa autenticità, in quanto solo in sogno è ancora possibile incontrare Dio, solo in sogno i segreti dimenticati della Torah possono essere rivelati, o recuperati. In termini che ricordano quelli dei manifesti dadaisti o surrealisti, il cabalista invoca una rivoluzione mentale che restituisca al sogno il ruolo creativo che gli è proprio. In questa visione, il giorno favorisce il chiarore della filosofia, la notte la più misteriosa conoscenza cabalistica. Non si tratta di un suggerimento teorico; una parte significativa del vasto corpus letterario che appartiene a questo circolo è stata infatti scritta in forma di risposte alle domande dei cabalisti, risposte fornite in sogno da Dio o dagli angeli.

Tuttavia, in un pensiero orientato in senso evolutivo, e in attesa di un’imminente redenzione, il sogno non è destinato a rimanere per sempre il luogo della creatività. Nel tempo messianico sarà infatti superato dal ritorno all’incontro pieno e “normale” tra la forma corporea di Dio ed Elia, e dalla ricezione effettiva della voce superna. Nel frattempo, i sogni possono salvare il cabalista dalle insidie della filosofia.

L’immagine della veste è centrale in molte discussioni sulla rivelazione contenute nel Sepher ha-meshiv. Qui ne riportiamo solo due tra le molte che trattano della vestizione nell’ambito della discesa.

Dio scende in una doppia veste: è presente nell’angelo Elia e rivestito di lui, e a sua volta l’angelo per scendere nel mondo indossa una veste. Le vesti indossate dalla Divinità servono da una parte a rivelare il Suo potere in questo mondo, e dall’altra a svelare i segreti della Torah. Dio si copre solo per potersi scoprire. Questo scoprirsi, o rivelarsi, è insieme rivelazione della potenza divina e dei segreti della Torah. Apprendiamo ad esempio che “la Mia Torah è stata dimenticata in questa generazione malvagia, che è colpevole, e verrà dimenticata [anche] di più. Questa dimenticanza della Mia Torah è stata la causa dell’esilio, poiché essa porta la libertà al mondo. E poiché è stata dimenticata, d’ora innanzi voglio rivelarla e mostrare la Mia mano e la Mia potenza nel mondo. Questa è la ragione per cui in questo libro, chiamato Il rivelatore dei segreti della Torah, tutti i segreti e le tradizioni mistiche verranno spiegati, e annunceranno chi sono Io e chi è la Mia potenza e che cos’è la mia dynamis. E il tempo per rivelarlo è giunto”.

Più avanti l’autore scrive: “Ecco la nuova Torah, giacché non comprendi affatto i segreti della Mia Torah e il segreto dei Miei prodigi, ma li rivelerò a te, come vedrai più tardi, e [allora] saprai e capirai che “c’è Dio in Israele”.

 


 

1. Della natura angelica. Assistiamo qui a un’interessante forma di immanenza tramite la presenza del Nome divino in creature ipodivine. [Torna al Testo]

2. Questa è la classica interpretazione cabalistica dell’incenso; basandosi su un’etimologia erronea, i cabalisti, nello Zohar e nel Sepherha-temunah, interpretavano il termi ne qetoret come una forma aramaica della radice ebraica qcr (QShR), ossia “legare”. [Torna al Testo]

3. In ebraico, malbush, la veste che ogni entità spirituale deve indossare quando discende nei mondi inferiori per rivelarsi agli uomini. [Torna al Testo]

4. A quanto pare la discesa alla Merqavah è identificata con la lettura mistica o magica della Torah, tema che compare nell’Ebraismo in fonti più antiche.            [Torna al Testo]

5. Il digiuno di quarantacinque giorni è già menzionato nella letteratura delle Hekaloth in relazione al tentativo di acquisire la conoscenza mistica; nel nostro contesto è legato ai processi di spiritualizzazione, che permettevano ai saggi di ottenere la visione. È interessante osservare che il digiuno era connesso alla profezia.          [Torna al Testo

6. Ossia la guida angelica. [Torna al Testo]

7. In ebraico la radice tq (tq) significa “copiare, trascrivere”. Tuttavia, si tratta della trasmissione delle scienze dalla loro fonte celeste al nostro mondo tramite la trascrizione dei libri divini. [Torna al Testo]

8. Questo sembra essere il modo in cui opera la magia nel presente sistema cabalistico. L’idea è che le lettere delle invocazioni ascendano e raggiungano la Divinità. [Torna al Testo]

 

 

- Tecniche Oniriche nella Qabalah -

- Le Tecniche Oniriche - La Qabalah Estatica - Il Sepher ha-Meshiv -

 L'Oblio, inizio di una nuova rivelazione - Lo Spettro della Coscienza -