"Muito sse deven ter"

Cantigas de Santa Maria secolo XIII

 

Rivelazioni declassanti

 

Immagino che uno dei momenti più drammatici nella storia dell'uomo sia stato quello in cui, al di là di ogni ragionevole dubbio, la rivoluzione scientifica ha dimostrato che la Terra, e con essa l'umanità, non è fisicamente al centro dell'universo.

Da questa declassazione della nostra posizione fisica forse ne è derivato che, anche sul piano spirituale, non siamo il centro dell'universo. Ci siamo tolti un bel peso dalle spalle. Non essere il centro, non essere la creazione mirata di un Creatore, se ne esiste uno, significa la libertà dagli obblighi nei confronti di quella creazione e tuttavia, nonostante il fardello della nostra vita ne sia risultato alleggerito, continuiamo ogni giorno a scoprire che non di solo pane vive l'uomo (Deut. 8,3), che c'è un aspetto della vita che trascende ciò che è tangibile sul piano intellettuale e che, in breve, in ciascuno di noi esiste un aspetto spirituale che desidera risposte che eliminano dubbi e incertezze sulla ragione del nostro scopo su questa terra, sui motivi che giustificano questa esistenza.

 

È verosimile supporre che, avendo definito l'uomo polvere di stelle, un'indagine sulle stelle, oltre che sulla loro origine, anche sulla loro composizione, potrebbe aiutarci a concretare qualche elemento utile per formulare quelle risposte.

 

Dopo anni, anzi secoli di ricerche, finalmente, solo qualche anno fa, una scoperta scientifica portò alla conclusione che stelle e Sole erano costituiti di idrogeno e di elio, che bruciavano o reagivano in qualche maniera emanando luce e calore.

Era una scoperta di per se stessa rilevante per la scienza. Ma sul piano filosofico la cosa più importante era l'aver stabilito che il Sole non è affatto diverso dalle altre stelle. Una rivelazione, in definitiva, assai più declassante per l'umanità di quanto non lo fossero le stesse osservazioni di Galileo che la terra non è il centro di ogni cosa. Il Sole, cuore del nostro sistema planetario, lungi dall'essere unico, era solo una stella fra miliardi di stelle, tutte formate da due elementi, idrogeno ed elio, in qualche modo combinatisi per spandere calore e luce nell'universo.

A quanto pareva, il nostro posto nell'universo appariva sempre più casuale, finito e insignificante.

Intanto i telescopi, sempre più potenti, sembravano dar ragione a chi come Newton, e sotto altri aspetti come Giordano Bruno, era convinto che non ci fosse alcun motivo per porre limiti all'universo. Giordano Bruno fu immolato sul rogo, ma gli altri continuarono a guardare in quegli strumenti infernali costruiti dall'uomo che al di là delle stelle più prossime, rivelavano solo altre stelle e il tutto poteva estendersi oltre la nostra portata, all'infinito.

Ma, a questo punto, non c'era più posto per la creazione, con tutto quel che segue. L'universo era immutabile, infinito ed eterno; semplicemente c'è sempre stato e la scienza avrebbe potuto raggiungere una completa comprensione del funzionamento dell'universo e perfino dell'uomo, che con tutti i suoi pensieri, le sue credenze, le sue speranze diventava un fenomeno scientificamente spiegabile.

 

Creazione ex nihilo

 La creazione dei cieli e della Terra dal nulla è alla base della fede biblica: colui che non crede in questo e pensa che i cieli e la terra siano sempre esistiti nega il principio essenziale e basilare della religione (biblica)

Maimonide, La Guida degli Smarriti, parte II, cap. 27

 


 

I problemi delle nostre origini non sono stati risolti affatto e non saranno risolti a breve scadenza. Tuttavia molti pensatori scientifici se avessero avuto modo di apprezzare le affermazioni di Maimonide, non avrebbero accantonato i convincimenti creazionistici di questo pensatore e a dire il vero, non solo suoi.

Fu la stessa scienza infatti che, dopo ulteriori scoperte, dovette ricredersi constatando che le stelle - sono sempre esse le protagoniste - qui sono gli ammassi di stelle, cioè le galassie, si allontanavano da un centro universale comune a una velocità proporzionale alla loro distanza da quel centro. Vale a dire che più una galassia è lontana più velocemente si sposta. Lo schema che ne deriva è logico: se tutta la materia ha avuto origine a partire dallo stesso punto nello stesso istante, la materia che ha ricevuto la spinta iniziale maggiore, viaggia ancora a velocità più alta e quindi si è allontanata di più da quello che era il centro. La materia che ha ricevuto una velocità minore all'inizio si è spostata più lentamente e quindi si è allontanata di meno dal centro.

È stupefacente pensare come si sia potuto scoprire questa proprietà dinamica dell'universo dalla sola analisi della luce stellare e come gli scienziati che avevano saldamente abbracciato l'idea di un universo immutabile, infinito ed eterno, dovettero rinunciare alle proprie convinzioni.

Una cosa che si sta espandendo non può dirsi immutabile. La scoperta fu stimolante per molti e in particolare per un prete cattolico, astronomo e fisico, Georges Edouard Lemaitre, che, desideroso di trovare una prova che indicasse che l'universo era finito e che perciò doveva aver avuto un inizio, secondo le concezioni creazionistiche della Bibbia, costruì un modello dell'universo su una spiegazione decisamente spettacolare.

Si supponga di adottare un modello matematico di un universo in graduale espansione. La forza espansiva, superando quella gravitazionale, consente all'universo una graduale crescita sicché ogni giorno esso diventa più grande, domani più di oggi. Ieri dunque dovrà essere stato più piccolo di oggi, per essersi potuto espandere alle dimensioni di oggi. Quindi, quanto più addietro si risalga nel tempo tanto più le dimensioni diminuiscono fino a raggiungere quelle minime possibili. È qui che troviamo il punto di partenza dell'universo, il momento della creazione, il momento in cui l'universo viene creato da un atomo primordiale e che continua a crescere e a espandersi come una quercia dalla sua ghianda.

Questo modello di universo contemplante un momento di creazione, che, sia detto per inciso, non contrastava con la descrizione biblica poteva trovare addirittura una precisa data di nascita.

Infatti, calcolando la velocità a cui si muovevano le galassie e conoscendo quanto lontane fossero dalla Terra in epoche diverse, si poteva risalire fino al momento in cui dovevano essere state agglomerate insieme nel medesimo punto. Questo, che doveva essere stato il momento della creazione previsto da Lemaitre, risultava risalire all'incirca 15 miliardi di anni or sono.

L'immagine di un universo dinamico in crescita da un preciso momento iniziale comportava che l'idea di un universo infinito e immutabile fosse completamente errata.

Nasceva in questo modo la corrente visione cosmologica dell'universo, il cosiddetto modello standard della creazione, che ormai vede pochi e scarsamente agguerriti contraddittori e che sostanzialmente pone l'origine dell'universo in una imponente esplosione, il Big Bang, che ha avuto luogo in un singolo punto.

 

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