La pratica dell'accettazione degli scienziati e le finalità speculative

 

Di grande interesse, per noi massoni moderni, è anche la regola posta nel punto III° che prevede l'accettazione nella fratellanza di persone estranee al mestiere di costruttore, ammettendo persone praticanti «le matematiche, l'astronomia e le altre scienze».

In quel tempo per matematiche si intendevano tanto la matematica vera e propria quanto lo studio del simbolismo dei numeri, legato in gran parte alle dottrine pitagoriche-platoniche e della Qabalah, allora in auge fra gli «umanisti», nonché la geometria, la fisica, l'alchimia.

Per astronomia s'intendeva principalmente la c.d. astronomia naturale, rivolta allo studio degli astri e delle leggi del cosmo che regolano il loro movimento. Studi che, a quel tempo, erano di grande rilievo anche per la teologia e la filosofia, come dimostrano le opere di Cusano, Cartesio, Cremonini, Cesalpino, Pomponazzi, Agrippa di Nettesheim, Bruno, Copernico e successivamente Keplero (1).

Nell'ambito della astronomia veniva poi ricompresa anche la c.d. astrologia giudiziaria o divinatoria, rivolta allo studio delle previsioni degli eventi naturali ed umani, che, almeno per certi aspetti, si connetteva anche alla magia c.d. morale o bianca (in contrapposto alla c.d. magia nera o di stregoneria) anch'essa in quel tempo da molti elevata al livello di speculazione filosofica nel novero delle c.d. scienze occulte che interessarono particolarmente uomini come Agrippa, Paracelso, Scoto, Bruno, Pico della Mirandola, Reuchlin, Cardano, Porta, Renano, Desiderio Erasmo, Lefevre d'Etaples e lo stesso Massimiliano I°, Imperatore fino al 1519.

 

Per altre scienze si possono intendere quelle latamente applicate o professionali, come la medicina, la biologia, lo studio della natura, le attività artistiche e di architettura, nonché la letteratura, il diritto, l'oratoria, l'estetica, mentre la filosofia e la teologia venivano a quel tempo considerate il compendio di tutte le scienze.

D'altra parte nel Rinascimento, ad immagine di quello italiano, l'uomo di cultura, cioè il dottore od il dotto, era sovente cultore di molteplici discipline definibili scientifiche e le Università, le Scuole, le Accademie erano principalmente corpi di dotti (o dottori) e discepoli che portavano innanzi, quasi collegialmente, una varietà di studi e ricerche e tutto era sovente ricondotto nella teologia, nella filosofia e nello studio della natura e dell'uomo; sulle quali si accentravano (non sempre incruentemente e con tolleranza) le dispute del secolo.

 

Inoltre, gli uomini di cultura del Rinascimento avevano una mentalità cosmopolita, ed erano sovente chiamati da una Università, Scuola, Corte all'altra, tenevano contatti personali ed epistolari fra loro, si scambiavano pubblicazioni e notizie, partecipavano ad impegnati dibattiti promossi dai sovrani nelle loro Corti, sovente erano fra loro associati in società segrete o meno.

Nella Carta si precisa che con tali persone «accettate» «si stabilì un commercio reciproco di dottrina e di luce». Ciò fa chiaramente intendere che la pratica della «accettazione» dei dottori, estranei all'arte muratoria e da prospettive corporative del mestiere, aveva accentuato una finalità speculativa, quanto meno collaterale a quella operativa del mestiere ed alla filantropia e nella Carta si afferma che tale indirizzo era stato praticato da tempo; almeno per quelle Logge raggruppate nella Società dei Fratelli di Giovanni.

 

Non si può escludere però che altri filoni massonici potessero avere conservata una struttura più rigidamente corporativa o di fratellanza, nell'ambito del mestiere, ed un indirizzo più marcatamente operativo. Ciò è concepibile, perché in quel tempo, come in precedenza, le Logge godevano di una vasta autonomia e di una sorta di «sovranità», pur nell'ambito di eventuali raggruppamenti, quasi federativi, attorno ad una c.d. Loggia Madre.

Caratteri più operativi, di corporazione libero muratoria, che si riscontrano infatti in altri filoni massonici anglo-sassoni, come in Logge di Jork e di Londra, nelle quali però già sussisteva una certa pratica dell'«accettazione» di ecclesiastici e di «signori», com'è dimostrato dal noto Poema Regius del 1390, nel quale si fa richiamo al Re Atelstano regnante nel 997 (2), dall'Editto del vescovo di Bàle del 1260 ed altri documenti inglesi.

Analogamente un maggiore indirizzo operativo appare nel filone massonico degli Scalpellini e tagliatori di pietra; dei quali sono rilevanti le Assemblee generali di Ratisbona del 1459 e di Spira del 1464 (3) che avvalorano una fioritura scalpellina in quel tempo e che, per certi aspetti, rivelano delle analogie con il Convegno di Colonia, giacché anche in tali assemblee, approvando lo Statuto della Loggia di Strasburgo, accennano al fine di «evitare tutte le discordie, dissapori, torti».

Marcatamente corporative erano poi le strutture francesi di Compagnonnage, che però solo latamente possono definirsi massoniche.

 

 

 

1. Sull'incidenza dell'astronomia sulla filosofia del tempo e sugli autori citati nel testo, per tutti cfr. DE RUGGERO, Rinascimento, Riforma, Controriforma, cit. vol. I e II; anche per una analisi delle opere dei suddetti Autori. In antichi testi massonici si indicano fra gli scopi della Fratellanza lo studio delle sette scienze, ed alle stesse si fa riferimento nel simbolismo dei rituali massonici d'iniziazione (ad esempio nel 2° grado e nel Rito Scozzese antico ed accettato nell'immagine della «scala dei sette gradini» del 300 grado) sia pure con diversificate partizioni delle scienze stesse a seconda dei tempi nei quali i rituali vennero elaborati. Vi è comunque la costante dell'esaltazione del lavoro che da muratorio si trasmuta in intellettuale e speculativo. Caratteristica che ulteriormente induce a prospettare una antichità del fenomeno muratorio della accettazione di persone in ragione delle loro conoscenze «scientifiche» e culturali in genere nella massoneria c. d. operativa.

2. Sull'argomento rinviamo a quanto scritto in BONVICINI, La massoneria nella storia, ecc., in Rivista Massonica 1978, n. 5 e nel volume A.A., La libera moratoria, ecc., Ed. Sugar /Co., Milano 1978. Si noti che l'accostamento a S. Giovanni Battista è comune in tutti gli antichi documenti massonici e sovente con tale nome sono definite le Fratellanze libero muratorie, che ebbero S. Giovanni come patrono. Va considerato inoltre che nel Rinascimento non vi erano «scomuniche» contro le Istituzioni massoniche e che anzi i primi accepteds erano gli ecclesiastici e lo stesso Poema Regius fu redatto nel 1390 da un prete.

3. Sull'Editto di Bäle del 1290 cfr. NYS, Idee moderne, diritto internazionale e massoneria, Ed. Bastogi 1974, p. 12. Sull'Assemblea di Ratisbona del 1459 cfr. NYS, supra p. 10 seg.; GRISOLIA, La trascrizione del Poema Regius ecc., in Rivista Massonica, 1974, n. 8, p. 453 segg.; CAMPAGNOL, Scalpellini e liberi muratori a Venezia, in Rivista Massonica 1977, n. 7, p. 387 segg.; CAMPAGNOL ...sulle fraterne di mestiere e le scuole di devozione a Venezia, in Rivista Massonica 1977, n. 2, p. 69 segg. Sui Fratelli del libero spirito cfr. VALJANEC, Storia dell'Illuminismo. Ed. Il Mulino, Bologna 1973, p. 48 segg. Sui Fratelli della vita comune ed Erasmo da R. cfr. DESMEN, Umanesimo e Rinascimento, cit., p. 114. È sintomatico che nell'Assemblea di Spira del 1464, si nominasse Arbitro finale di tutte le Logge scalpelline, il Maestro Venerabile di Strasburgo e che già allora la «Città libera» di Strasburgo era fra le più tolleranti d'Europa