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La Bolla di Clemente V, secondo alcuni esperti del XVI e XVII secolo - tenuto anche conto delle risultanze dei processi ecclesiastici promossi dallo stesso Pontefice fuori di Francia contro i Templari, e della generale esecrazione suscitata in Europa dai roghi accesi da Filippo il Bello - non sanzionava una abolizione definitiva dell'Ordine del Tempio, riconosciuto dai Sovrani di tutti gli Stati cristiani, i quali, anche per ragioni di prestigio politico, non ritenevano che il Sommo Pontefice avesse potuto esercitare univocamente il diritto di soppressione. Si volle vedere nella Bolla, più che una abolizione definitiva, una sospensione pro tempore dell'Ordine, e ciò sottilizzando sulle parole «... non per modum definitive sentenzia; cum eam super hoc secundum inquisitiones, e processus praedictus non possemus fere de iure, sed per viam provisionis, e Ordinationis Apostolicae...» secondo le quali Clemente V, ammettendo di non poter agire «de iure» aveva abolito l'Ordine «de facto», motu-proprio, ma con sentenza non definitiva.

Tale interpretazione apriva la strada, se non ad una revisione od annullamento della decisione papale, ad un eventuale ripensamento da parte della Santa Sede, che avrebbe potuto portare alla sospensione della «non definitiva sentenza».

Su queste considerazioni si basa la seconda fonte del Templarismo, quella che si riferisce alla continuazione legittima dell'Ordine nella sua esteriorità, fonte alla quale abbiamo già accennato, e che ora prenderemo in esame.

Intorno al 1690 apparve in Francia un movimento a carattere templaristico che affermava di essere in possesso dei cimeli dell'antico Ordine del Tempio, fra cui i sigilli originali, l'armatura e le decorazioni di Giacomo de Molay, nonché di un Decreto di trasmissione dei poteri della Gran Maestranza, rilasciato il 13 febbraio 1324 dal Gran Maestro Jean Marc Larmenius (investito dei poteri nel 1312 dallo stesso Molay) al suo successore Theobald d'Alexandrie. Detto Decreto portava la firma di tutti i successori di Larmenius e di Theobald, dal 1340 al 1681. Nel 1705, il nipote di Luigi XIV, Filippo d'Orleans, ebbe la successione da Jacque Henry de Durfort, ed indisse una adunanza generale dei Cavalieri, che si tenne a Versailles 11 aprile dello stesso anno, con la promulgazione di nuovi Statuti che assumevano all'Ordine le promissioni di conservare lo spirito cavalleresco della tradizione; professare un Teismo illuminato; reclutare i propri membri nella più alta aristocrazia.

Questa improvvisa riapparizione in forze dell'Ordine templare provocò non pochi commenti. Si volle vedere nella sua riesumazione da parte degli Orleans un tentativo di révanche della nobiltà umiliata e compressa da Luigi XIV, nobiltà che vedeva nel cadetto della Casa regnante l'uomo che avrebbe ripristinato le perdute guarentigie in parte soppresse da Richelieu e del tutto dal Re Sole. Si insinuò che le morti del Duca e della Duchessa di Borgogna non fossero estranee ad una congiura dei nuovi Templari per aprire la via del trono a Filippo, e si opinò, poi, che la ben nota cabala ordita dal Duca di Saint - Simon per garantire la Reggenza allo stesso Filippo alla morte di Luigi XIV, e ciò contro l'indicazione reale nella persona del Duca del Maine, fosse tutta una manovra organizzata in seno al rinato Ordine aristocratico e nemico della Monarchia assoluta. D'altra parte la revisione parziale degli Statuti che prevedevano «un Teismo illuminato» in tempi di grande avanzata dei protestanti (e il ricordo di Carlo I Stuart e di Cromwell era recente) con l'appoggio dato dal Reggente ai Giansenisti, furono giudicati come una prova di tale manovra.

Comunque sia, i Cavalieri si riunirono nuovamente in Convento, a Clermont nel 1754, sotto la Maestranza di Louis François de Conty, succeduto a Luigi Augusto di Borbone e a Louis Henry de Condé, sanzionando la modifica degli Statuti e confermando il mandato al principe de Conty, al quale succedette, nel 1776, il Duca de Cossé de Brissac, morto eroicamente durante la rivoluzione difendendo il Trono di Francia senza poter nominare il suo successore.

Una Reggenza provvisoria, nei tempi calamitosi della rivoluzione, fu affidata a Claude Radix de Chevillons, in attesa di tempi migliori.

Il 28 marzo 1808, Gran Maestro l'abate Bernard Raymond (alias Fabré Palabrat), nella chiesa di San Paolo a Parigi, addobbata con i colori dell'Ordine del Tempio, il Coadiutore generale dei nuovi templari, Fra' Pietro da Romano (il canonico abate Clouet), pronunciò il panegirico dei martiri dell'Ordine e celebrò una Messa in suffragio del Gran Maestro Giacomo de Molay e dei Cavaliere bruciati vivi da Filippo il Bello, dando l'assoluzione al catafalco. Un'analoga cerimonia ebbe luogo nel 1824 nella Chiesa di Saint Germain - l'Auxerrois.

Intanto, nel 1813, il Duca Charles Gabriel de Choiseul aveva provocato una scissione visto che Bernard Raymond stava allontanando l'Ordine dalla tradizione cattolica avvalendosi degli Statuti di Versailles e di Clermont che prevedevano la professione di un «Teismo illuminato». Avvicinatosi molto probabilmente allo gnosticimo di Lione, dove il Rito Templare seguiva la dottrina joannita, Palabrat intendeva indirizzarlo su quella via. Nel 1833, nonostante le defezioni in massa, Bernard Raymond istituiva un culto pubblico joannita in una sala della Corte dei Miracoli, celebrando egli stesso una Messa in stola e rocchetto.

Ciò determinò una scissione definitiva, e il Duca de Choiseul fu nominato presidente di una commissione esecutiva che dichiarò decaduto Palabrat, e fece pubblica professione di fede alla Chiesa Cattolica.

Mentre il caos continuava a regnare in Francia e altrove, il 29 maggio 1838 la Reggenza dell'Ordine fu affidata al Conte de Mouton con nuove proteste di fedeltà a Roma che, tuttavia, con la prudenza e la saggezza che sempre distinsero la Chiesa Cattolica, non raccolse mai l'invito a pronunciarsi.

Le scissioni proseguirono nel 1840 e 41. Nel 1857 i Cavalieri tedeschi elessero Gran Maestro Re Giorgio V di Hannover; in Francia si giunse, nel 1866, alla Reggenza del dott. Vernois, depositario dell'Archivio dell'Ordine, che, durante la Comune del 1871, di sua spontanea iniziativa, fu da lui depositato, il 15 agosto, nelle mani del dott. M. Maury, allora direttore dell'Archivio nazionale di Francia.

L'Ordine, in Francia, era ormai completamente esautorato. In Inghilterra la Gran Maestranza venne offerta al futuro Edoardo VII, allora Principe di Galles, e qualche anno dopo i Cavalieri tedeschi chiamarono a loro capo lo stesso Guglielmo II d'Hohenzollern.

A Parigi, peraltro, non si disarmava nonostante le scissioni ed il caos. Nel 1892 la Gran Maestranza fu assunta da un uomo di genio, Josephin Péladan, più noto come il Sâr Péladan, che, dopo aver avuto strette relazioni con varie associazioni mistiche e teosofiche, fra cui l'Ordine della Rosa + Croce kabbalistica, ne uscì, fondando quello della Rosa + Croce Cattolica e facendo giuramento di fedeltà alla Chiesa Romana.

Dopo un Convento tenuto a Bruxelles il 7 gennaio 1894, che alcuni fonti sostengono non abbia mai avuto luogo risolvendosi in un annuncio di convocazione sui giornali, ma che, in effetti, si svolse con la partecipazione di alcune persone, fu decisa la costituzione di una Segreteria internazionale dei Templari. Mancano poi

notizie precise fino al 1934, epoca nella quale (1° ottobre) la Segreteria trasmise i poteri ad un Consiglio di Reggenza sedente a Bruxelles, che il 7 marzo 1935 li trasferì a Frà Teodoro Covias. Durante la guerra l'Archivio di Bruxelles fu inviato in Portogallo in custodia al Gran Priore della provincia Lusitana. Il 23 dicembre 1942 questi, Fra' Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes, fu nominato Reggente e Guardiano dell'Ordine, che, sotto il titolo di Sovrano Militare Ordine del Tempio di Gerusalemme, rilascia patenti per i gradi di Cavaliere, Commendatore, Grande Ufficiale e Gran Croce; per croci di merito e per Dame. Alcuni Cavalieri godono della trasmissione da padre in figlio. Gli Statuti basano sui seguenti punti essenziali: 1°) L'istituzione del Regno di N.S. Gesù Cristo nella società sotto i precetti della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana; la difesa dell'ordine sociale; la pratica delle opere di misericordia, beneficenza e carità; 2°) La propagazione delle nobili tradizioni della Cavalleria; 3° La protezione degli studi storici, araldici e genealogici.

In Italia, fin dagli inizi del 1815, le scissioni verificatesi in Francia ed altrove, la situazione politica, la mancanza di disposizioni da parte di una Gran Maestranza che potesse comprovare la sua legittimità, e le tendenze joannite di Bernard Raymond, decisero il Gran Priorato d'Italia a staccarsi da Parigi proclamando la sua fedeltà alla linea ormai tradizionale del 1705, e dando mandato al Capitolo Generale d'Italia, sotto la doppia Reggenza di Fra' Giovanbattista di Valpezzola e di Fra' Alvise di Valsile, di governare e tramandare prudentemente l'Ordine in Italia fino alla completa chiarificazione.

In un Capitolo tenutosi a Venezia il 13 marzo 1867 i Cavalieri italiani - non più di una ventina - riconfermarono le decisioni prese nel 1815, stabilendo che la Reggenza dovesse continuare: il Gran Priorato per la Provincia italiana, sotto il titolo di Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio, fu diviso in quattro Regioni o Priorati (San Marco - San Giovanni - Santo Stefano - Sant'Ilario) e dodici Valli o Commendatorie, affidati a sedici Cavalieri che ne assumevano il predicato e le armi gentilizie come già era in uso da tempo.

Tale ordinamento dovrebbe esser ancora vigente ai nostri giorni anche se l'Ordine si limita - a quanto pare - ad accogliere nelle sue file un limitatissimo numero di Cavalieri che s'impegnano con solenne giuramento a difendere fino alla morte il Cristianesimo ed i valori della tradizione, a sostenere i deboli e gli oppressi, a far opera di comprensione e di bontà, ma anche adessere irriducibili in questioni d'onore ivi inteso l'amor di Patria e la fedeltà allo Stato con l'obbligo di accorrere volontari in caso di minaccia delle frontiere e di pericolo per il Cristianesimo. Ogni Cavaliere deve dare garanzie di ordine morale, religioso e politico, tali da garantire in modo assoluto la continuazione della linea tradizionale dell'Ordine e del suo carattere aristocratico.

Esistono due categorie di Cavalieri: di Giustizia e di Grazia, con i gradi tradizionali di Cavaliere, Commendatore e Gran Croce.

L'ultimo Reggente di cui si abbia notizia fu Fra' Alessandro di San Marco e Valdorica, che dovrebbe esser deceduto nel 1937 dopo aver decretato l'assoluta incompatibilità del marxismo con l'Ordine.

 

Indice

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  Cronologia processo Templare Riflessioni Conclusive

La Tragedia del Tempio