La Leggenda di Edipo


Esaminiamo la leggenda l'Edipo.

Laius, re di Tebe, spaventato da un oracolo sinistro, ordina la morte di suo figlio Edipo. Il bambino è risparmiato dal boia, e allevato da un pastore, e poi da un re. - Ecco l'immagine di una società che riposa sulla soddisfazione degli appetiti immediati. È una vita animale sufficientemente equilibrata, dove non si concepisce niente altro che il benessere quotidiano. Non si vede nulla da guadagnare e tutto da perdere in ciò che costituisce il progresso.

Laius non osa uccidere, lui stesso, il bambino, si accontenta di legargli i piedi. - È l'emblema dell'istinto paralizzato e non distrutto, impacciato dalla servitù ma non riformato con la saggezza.
Il pastore, meno civilizzato e più vicino alla natura, non condivide le crudeltà di Laius. Segue la sua ispirazione naturale e si affeziona al bambino.
Anche l'accoglienza del re di Corinto si spiega. Edipo non minaccia immediatamente che Tebe, la città sacra, ricettacolo dei principi superiori vittima dell'usurpazione delle gerarchie temporali che hanno soffocato la spiritualità. Tutto ciò non interessa Corinto.

Edipo apprende presto la sua origine straniera. - Ha il risveglio della coscienza: l'uomo presente che è della razza del Kadmon. Ma vuole illuminarsi e va a consultare l'oracolo di Delfi - Ecco la chiamata intuitiva dell'uomo superiore, cosa che il benessere fisico non soddisfa e che cerca la luce.
Ma Edipo ignora che, per essere illuminato, occorre prepararsi. L'oracolo non risponde alla domanda, ma fa delle terribili predizioni. - In effetti, l'ardore generoso che spinge l'uomo verso il sapere è un danno temibile. Cercando la luce senza guida, ci si espone a crimini incoscienti di cui le conseguenze sono più temibili di quelle del vizio: sono le false dottrine, la falsa scienza.

Fatalmente Edipo arriva al crocevia di tre strade. - Giacché il pensiero che cerca i principi finisce inevitabilmente al ternario. Ma, uno per la sua natura, diverso per quanto lo costituisce non sa come adattarsi. Oscillerà tra l'unità e la diversità; e, rinnegando il ternario, sarà paralizzato dalla crisi antinomica. Può uscire dall'alternativa con l'azione, senza preoccuparsi della ragione. È ciò che va' a fare Edipo.

Laius, sconosciuto da suo figlio, era sul suo carro, assistito da un cocchiere e da tre guardie. Scosta Edipo con violenza: tirannia dei costumi e dei pregiudizi che si oppongono ad ogni invenzione ed ad ogni progresso. Edipo uccide prima il cocchiere: rivolta contro il potere esecutivo. - Il vecchio colpisce Edipo alla testa con la sua frusta guarnita di un doppio pungiglione; ecco i due strumenti della tirannide pacifica: la nobiltà ed il clero. - È allora che Edipo colpisce Laius con un bastone e l'uccide, massacrando poi i suoi compagni.

Come l'ha notato Eliphas Lévi, la storia di Edipo sembra essere l'emblema della Rivoluzione Francese. Ma i fatti storici non sono essi stessi che le applicazioni dell'evoluzione metafisica. Ora, l'incontro di Edipo e di Laius si riferisce al quinario. Laius ed i suoi compagni erano cinque: è il numero dell'individualizzazione e dell'uomo. E l'uomo è figlio del principio di individualizzazione. Per rigenerarsi, non occorre né dissociare, né distruggere l'individuo, bisogna unirlo all'universale per trasformarlo in personalità. È là ciò che non ha compreso Edipo, e ciò che ha ignorato la Rivoluzione Francese i cui i principi sono fondati esclusivamente sul principio individuale.
La chiave delle antinomie consiste proprio nel sintetizzare l'individuale e l'universale con la personalità, ad identificare il finito e l'indefinito con l'infinito definito, ossia con l'essenza.
Del gruppo dei cinque personaggi, uno tuttavia fugge. L'individuo non può essere annientato, ma riportato solamente allo stato elementare, perché ha le sue radici in un principio ontologico primordiale. Respinto, diventa una forza minacciosa, irriducibile, acquista una tensione temibile. È questo superstite che, senza malizia, per la forza delle cose, va' a provocare la distruzione di Edipo.

Edipo ha ucciso l'individualizzazione invece di rigenerarla: questo perché non si è evoluto sufficientemente, perché non è preparato all'alta missione dell'uomo. Esso è l'uomo istintivo, capace di impulsi generosi ma il principio dell'egoismo si manifesta in lui con la collera. Non tollera la resistenza né consigli. Probabilmente la coscienza del suo vigore l'emanciperà e gli permetterà di raggiungere una certa luce e di dominare la natura; ma questa si vendicherà terribilmente. Credendo vincere l'individualismo, Edipo rompe, in verità, solamente l'inerzia dell'organizzazione fondata su questo principio esclusivo. Laius, infatti, era situato si di un carro cubico. Era possessore del mondo materiale, ma non l'aveva elaborato; aveva l'autorità senza l'azione, rimettendosi ad un cocchiere per condurlo, e appoggiandosi su dei servitori per destreggiarsi attraverso il mondo sensibile (1).

Ma Edipo non ha corretto il vizio inerente al principio dell'individualismo separato dal suo contrario. Ha domato l'egoismo di altri, ma esaltando in sé il germe di questo egoismo: la collera. Rompendo l'ordine tradizionale e l'equilibrio di inerzia che attenuavano l'influenza di questo principio gli ha restituito la sua energia temibile.

Molto differenti sono le condizioni in cui Siegfried incontra Wotan. Il dio non ha bandito i suoi figli che a malincuore, per ubbidire ad una legge superiore. Ha augurato l'emancipazione di Siegfried che deve, tuttavia, rovesciarlo. Ed egli tenta, per acquisizione di coscienza, un supremo sforzo al fine di fermare il giovane eroe. È con una tristezza affettuosa che gli parla. Ma Siegfried ignora il rispetto; rompe la lancia consacrata con la spada che Wotan stesso gli ha consegnato. - Ora, la lancia si fissa penetrando al centro delle carni, la spada le attraversa. Esse si oppongono come la sostanza e l'azione. La prima neutralizza i movimenti con un centro di equilibrio, la secondo libera il movimento in seno all'inerzia drago Fafner, principio dell'egoismo. Ha abbandonato il tesoro; e la bruciatura causata dal sangue di Fafner l'ha istruito sull'inferno interiore causato dalla cupidigia. Si è immerso nel sangue del drago, cioè ha esternato il fuoco dell'egoismo con la disciplina dei sensi; si è reso invulnerabile agli attacchi dell'esterno. Esso può subire la prova del fuoco dell'amore senza perire all'egoismo sensuale, ed il suo cuore sarà degno della Walkyrie.


 

 

1. Dal punto di vista cosmico, il carro cubico sul quale è posto Laius, sembra indicare un periodo dove lo stato solido (elemento terra) predomina nel regime del nostro pianeta. La scienza futura c'illuminerà forse su questo punto.