Esposizione metafisica dell'Enigma


La tradizione ci consegna un altro enunciato dell'enigma che è l'esposizione metafisica della domanda. Come si riconduce il quaternario al binario ed il binario al ternario? Del resto due termini possono opporsi come contraddittori, come contrari, o come eterogenei.

La contraddizione riporta direttamente il binario all'unità. Infatti consiste nel presentare contemporaneamente soltanto uno dei suoi termini; ed i suoi due termini si riferiscono ad un solo oggetto, che si trova affermato o negato.
La contraddizione è fondata sulla contingenza dell'essere e sul rapporto dello stato di atto allo stato di potenza. Fuori dal pensiero la coesistenza dei contraddittori corrisponde al caos; il loro rapporto diviene realizzabile per mezzo del tempo. Il pensiero ed il tempo sono i soli "substratum" che abbracciano i due termini di una contraddizione. E la successione dello stato di potenza e dello stato di atto è il principio della ripetizione e della numerazione.
Ma poiché il non essere assoluto non esiste, la soppressione di un stato provoca la sostituzione di un altro. L'opposizione di due stati che si sopprimono reciprocamente è ciò che definisce i contrari. Ogni contrario è in se un essere che riempie la funzione del non essere al riguardo del termine opposto.

L'opposizione dei contrari separa l'esistenza dal modo di esistere; l'esistenza è affermata da ciascuno dei due termini, ed i due termini sono tuttavia distinti perché ciascuno di essi nega il modo di esistere che produrrebbe l'altro. C'è dunque nei contrari, prima, il loro modo di esistere, poi la funzione di negare quella del proprio opposto. Ma è soltanto con la loro funzione negativa che i due termini rivelano la loro esistenza, finché sono determinati semplicemente come dei contrari. Si conosce ciò che essi operano uno sull'altro; si ignora ciò che essi sono in se stessi.
Ora, per il fatto che sono determinati soltanto a riguardo uno dell'altro, i contrari partecipano ad un rapporto comune. La natura di questo rapporto, considerato indipendentemente dai suoi valori particolari, è una funzione, una materia o un genere, ossia un principio di azione, di esistenza o di intelligibilità determinato in modo incompleto. La determinazione si compie con lo stato rispettivo dei contrari. E così i termini opposti si trovano determinati, non per la funzione distruttiva che li oppone, ma per la funzione costruttiva che li annette ad un "substratum" comune. E sotto questo aspetto, si distinguono come irriducibili tra essi, vale a dire come eterogenei.

Mentre i contrari sono conosciuti soltanto grazie al loro rapporto reciproco, gli eterogenei, al contrario, sono definiti solamente dai caratteri posseduti, al di fuori di ogni rapporto. Estranei uno all'altro essi non si escludono né si coinvolgono suscettibili di essere riuniti o separati dall'intervento di un agente. Questo agente sarà la misura della loro comunità e della loro distinzione.
L'eterogeneità applicata ai termini che costituiscono dei contrari riceve soltanto per questo un elemento di comunità. I contrari rappresentano, quindi, il limite che separa l'omogeneo dall'eterogeneo; e mentre l'omogeneo introdotto nell'eterogeneo si distingue come pluralità, l'eterogeneo che reagisce in seno all'omogeneo costituisce il contrasto.

La funzione di contrasto risulta dalla combinazione dell'omogeneità e dell'eterogeneità compiuta dai contrari. I contrasti sono i limiti al di la dei quali le differenze smettono di determinare le specie di un stesso genere e danno adito agli oggetti che non sono suscettibili di nessuno rapporto comune.
Applicati successivamente, i termini opposti produrranno, in quanto puri contrari, un'oscillazione; la combinazione della ripetizione e del cambiamento darà nascita al contrasto successivo.
Applicati simultaneamente, questi termini opposti come puri contrari porteranno l'occultazione assoluta o l'espansione senza limiti, a seconda che li si rapporteranno all'esistenza individuale o all'esistenza universale. Determinandosi come eterogenei stabiliscono il contrasto simultaneo.

In tutti i casi, il contrasto fonda la diversità sintetica delle modalità di essere. È il punto di partenza della differenziazione di un tutto. Ed il tutto organico, che risulta dal gioco dell'antagonismo e della diversità, è la Natura.
Si comprende bene, quindi, per quale motivo il quaternario era considerato dagli antichi come fondamento della Natura; del resto il contrasto riposa da una parte sulla doppia funzione dei termini opposti come contrari e d'altra come eterogenei.
La considerazione del contrasto simultaneo, ci ha condotto a supporre che lo sviluppo dello spazio dovesse essere compiuto dalla quarta dimensione. Ed è probabilmente anche dal contrasto simultaneo che si deduceva l'antica concezione dei quattro elementi trasformati dalla scienza moderna in quattro stati della materia.

Il quaternario realizzato dalla funzione di contrasto, può essere ricondotto al binario in due modi. Si può opporre i contrari riuniti, agli eterogenei riuniti, o, in ciascuno dei termini opposti, confondere in una funzione unica ed irriducibile l'eterogeneità e la contrarietà.

Nel primo caso, i contrari riuniti si cancellano in una funzione generica, o in una grandezza omogenea le cui le variazioni diventano i gradi di una quantità. I contrari segnano allora i gradi o le tendenze estreme; per esempio, il freddo ed il caldo costituiranno i valori limiti della temperatura. Quanto alla collettività degli eterogenei, forma, allora, una pluralità di fenomeni diversi, refrattari ad ogni sintesi. Allora ogni sintesi oggettiva o soggettiva diviene impossibile, l'unità è rigorosamente omogenea, e l'eterogeneo rimane irriducibilmente diverso.
Sia che si ponga l'unità dal lato del pensiero e la diversità dal lato del mondo, sia che si faccia il contrario, il pensiero ed il mondo rimangono irrimediabilmente isolati: una barriera invalicabile si innalza tra il soggettivo e l'oggettivo.

Il secondo caso è quello in cui la contrarietà e l'eterogeneità non si distinguono più in seno ad ogni termine. In questo caso, ogni termine, si pone direttamente come esistente senza essere rapportato all'altro ed allo stesso tempo la sua esistenza contraddice quella del termine opposto. La contraddizione inerente ai contrari smette di essere avvolta dalla sintesi del genere; e da relativa, che era, diviene apparentemente assoluta. È là ciò che caratterizza lo stato antinomico.
In un'antinomia ciascuno dei termini si pone come positivo, ossia come avente un'esistenza oggettiva che pretende assorbire in se soltanto tutta l'esistenza possibile.

L'antinomia è illusoria, se uno dei contrari è negativo: questo termine non ha più che un'esistenza soggettiva (idealismo o materialismo.) Ma quando l'antinomia è vera, occorre, per risolverla, un principio superiore che divide in seno ai termini opposti, l'eterogeneo ed il contrario, in modo da permettere la loro combinazione.
È quindi tramite il ternario che si risolve il binario antinomico (1). Ma resta da trovare come ciò può avverarsi.
Bisogna scoprire la natura del termine nuovo e la funzione con la quale interviene. Questo problema riassume i più alti problemi della filosofia speculativa, pratica ed estetica.



 


1. Notare che nel seno del ternario riappare lo sdoppiamento dell'opposizione dei contrari e del rapporto degli eterogenei, ed è in tal senso che il ternario racchiude un quinario.