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Nell'VIII secolo, l'intera Europa avrà forse ospitato 27 milioni di abitanti con 2,7 abitanti per chilometro quadrato; agli inizi del XIV secolo gli abitanti erano circa 70 milioni e 7 abitanti per chilometro quadrato. Dall'VIII al XIV secolo gli abitanti in Europa erano triplicati; dal 1050 al 1250, circa, assistiamo infatti ad un intenso processo di popolamento che trasformò il volto dell'Europa.
Monaci e coloni furono tra i principali attori delle trasformazioni che consentirono di mantenere questo crescente numero di persone, creando nuovi campi e strade e mercati; e così, nel XIII secolo mangiare e bere abbondantemente diviene un segno di credito e di ricchezza ed il pane non è più quella rara leccornia che era stata nel X secolo, quando anche i monaci non potevano permetterselo tutti i giorni; ora anche il povero può aspirare al suo pezzo di pane e lo stesso vale per il vino, di qualità discreta.
Pane e vino si diffusero poiché le bonifiche e le distruzioni forestali aumentarono lo sfruttamento delle aree di coltura, incrementate dalle innovazioni tecniche del torchio e del mulino, dall'incremento dei trasporti, frutto della costruzione di strade e di una fitta rete di mercati.
Nell'XI e XII secolo, nelle famiglie benestanti l'alimentazione consiste in pappe e passati; la carne era riservata agli aristocratici che cacciano la selvaggina ed i contadini la mangiavano poche volte l'anno, soprattutto nel giorno della macellazione del maiale; d'altra parte così è stato anche per la nostra popolazione sino a sessant'anni fa.
Negli altri giorni si mangiavano prodotti del latte e vegetali; se la prevalenza dell'alimentazione erano vegetali, era necessario mangiarne molti per saziarsi, per altro il ricco non si nutriva meglio del povero, ma semplicemente di più; nelle corti si ingentilivano gli alimenti con spezie, salse e vini pregiati.

All'inizio del secondo millennio le popolazioni europee basavano la loro sopravvivenza su terre che fornivano a mala pena il sostentamento a coloro che la coltivavano; questa grave crisi alimentare fu resa palese da papa Urbano II (1) durante il Concilio di Clermont del 1095; proprio in quell'anno la siccità durò da marzo a settembre e portò carestie ed epidemie in tutto il nord Europa.
Nel 1099 si consolidò una situazione catastrofica; durante la semina, ci furono inondazioni che fecero ammalare il grano ed in primavera ci fu una gigantesca proliferazione di insetti.
I Crociati della I Crociata, che aveva assorbito parte della massa dei bisognosi e che aveva fatto nascere il miraggio di favolosi bottini, tornarono dall'Oriente portando con sé la lebbra.
Le cronache dell'anno 1115 ci ricordano che nel giorno dei funerali di Matilde di Canossa, presso il monastero di San Benedetto di Polirone, i monaci sfamarono ben 4000 poveri. Nel 1122 nuovi segni di calamità investirono prima il Portogallo per propagarsi poi, nel 1124, in Germania dove infuriarono carestie ed epidemie.
Nel 1142/43 una nuova serie di calamità colpì l'Europa, in generale, e nuovamente la Germania, in particolare; ci furono numerose trombe d'aria, piogge sovrabbondanti e clima rigido anche d'estate.
Nel 1161/62 un'altra carestia, che si protrasse fino al 1166, investì la Francia, i Paesi Bassi, e, nuovamente, la Germania; un numero incalcolabile di persone morì di fame ed i monasteri non riuscirono più a sfamare, con le elemosine disponibili, le ingenti masse di affamati.
Nel 1186 la siccità compromise i raccolti della pianura padana e nel 1190 eccezionali piogge ne rovinarono i raccolti; il prezzo del grano decuplicò e pure l'orzo e il sale salirono di prezzo.
La carestia si protrasse fino al 1198, anno che vide inondazioni, intemperie e raccolti tardivi e la fame, in tutto quel tempo, stremò l'Europa; dopo più di un secolo di fame, malattia e miseria la stragrande maggioranza della popolazione europea era povera.
Il povero era rappresentato "nudo", era l'immagine dell'indigenza completa, la magrezza indicava la sua fame, le ulcere attestavano le deformazioni, il bastone indicava le sue deficienze fisiche, il cane accanto rappresentava l'assenza di compagnia umana; il povero era coperto di stracci, a mala pena protetto da ruvide pelli, la sua abitazione era costituita da una capanna, a stento aveva un pagliericcio per terra e come coperta un telo, una pentolaccia affumicata che serviva a preparare una pietanza raccolta qua e là, andava sempre a piedi scalzi.
A ciò si deve aggiungere che l'indebitamento rappresentava una piaga abituale delle società rurali. Fra di esse, le più fortunate, ricorrevano al prestito per acquistare bestiame e attrezzi, e per costruire stalle e granai ma le più numerose erano schiacciate da oneri familiari, e oberate da obblighi immutabili verso i loro signori ed, in periodi di carestia, le conseguenze nefaste dell'indebitamento toccavano il fondo.
Da una parte gli obblighi verso il "signore" e le conseguenze dei debiti già contratti, dall'altra l'aumento dei prezzi; i creditori erano inesorabili e la giustizia non consentiva dilazioni; e così le terre venivano abbandonate per un viaggio verso l'ignoto, vivendo al di fuori della legge e ai margini della criminalità, si rubava per vivere; molti, ridotti in condizioni di estrema indigenza, presero a vivere contro ogni consuetudine, diventando ladroni e finendo impiccati.
Il "povero" per antonomasia diviene quindi contadino, umiliato e disprezzato vergognosamente nei secoli; l'identificazione del contadino con il povero diviene un clichè della letteratura: braccia enormi, membra massicce, gli occhi distanti l'uno dall'altro di una spanna, spalle larghe, petto largo, capelli irsuti, pelle del volto nera come il carbone; poteva rimanere molti mesi senza lavarsi, su di lui non cadeva acqua che quella piovana. Il contadino povero era repellente e maleodorante, era rapinatore e ladro, era senza coraggio e come armi usava l'astuzia ed i colpi bassi; privo di istruzione si soleva dire "tale l'asino tale il contadino".
Gli "eretici" si posero vicini alle sofferenze di questa gente, condividendone le stesse privazioni e all'incertezza del domani, portando parole di consolazione, di conforto e di speranza.

La Corruzione della Chiesa
Verso la fine dell'XI secolo, la corruzione profonda del clero finì per sollevare l'opinione pubblica. Nella dottrina la chiesa manteneva un ideale di santità, nella pratica si smentiva; la corruzione del clero non si distingueva per niente da quella che regnava in tutti gli strati della società feudale e che favoriva l'estremo imbarbarimento dei costumi ed anche i laici anche i più corrotti e dissoluti, percepirono la contraddizione che esisteva tra la morale ufficialmente insegnata e lo stile di vita reale di coloro che l'insegnavano.
Non può non farci riflettere, per esempio, che in Italia nel 1033, alla morte di papa Giovanni XIX, venne eletto papa Teofilatto dei conti di Tuscolo, col nome di Benedetto IX, all'età di soli dodici anni, dopo due anni fu costretto a lasciare Roma a causa della potente famiglia dei Crescenzi che voleva riprendere il potere nella capitale della cristianità.
L'adolescente papa si rifugiò in Toscana, presso Bonifacio di Canossa, ad attendere l'aiuto dell'imperatore Corrado II ed il 1 maggio 1045 rinunciò al soglio di Pietro; la tiara fu comprata da Gregorio VI, simoniaco che fece mercato degli uffici ecclesiastici con la condiscendenza di un clero avido di ricchezze, potenza e fasto.
Il papa Gregorio VII (2), durante il suo pontificato combatté, con scarsa fortuna la corruzione della Chiesa; il papa Innocenzo III , durante il IV Concilio Laterano, tenutosi dall'11 al 30 Novembre 1215, così si scagliò contro la dilagante corruzione del clero:

...percuotete senza distinzione di fratello o d'amico ma percuotete in modo da sanare; uccidete in modo da rendere la vita. E cominciate dal mio santuario; poiché è tempo, come dice l'Apostolo, che il giudizio cominci dalla casa di Dio. Infatti, tutto ciò che è corrotto nel popolo viene principalmente dal clero. Il prete che pecca fa peccare il popolo; quando i laici vedono che i preti si abbandonano agli eccessi, essi vi si precipitano sul loro esempio. Ripresi, dicono per scusarsi: il figlio fa quanto vede fare dal padre e al discepolo basta essere come il suo maestro. Di là vengono i mali nel popolo cristiano. Muore la fede, è sfigurata la religione, confusa la libertà, calpestata la giustizia, pullulano gli eretici, insolenti diventano gli scismatici, crudeli e perfidi prevalgono i figli di Agar…

In questo scenario non può essere né ignorata, né sottovalutata nei suoi effetti, la politica finanziaria praticata in quel tempo dalla Santa Sede; nello specifico, Innocenzo IV (3) distrasse ingenti risorse dalla cristianità, avviando una crisi economica gravida di conseguenze, per mezzo delle tassazioni sulle chiese e riservando le cariche ecclesiastiche esclusivamente alla Santa Sede, che percepiva pesanti imposizioni in occasione delle collazioni; ciò determinò un fiero scandalo anche nella cristianità più osservante.




 

1 - Nato Ildebrando Aldobrandeschi, a Sovana, piccolo villaggio della Toscana, tra il 1020 ed il 1025; fu Papa dal 30 giugno 1073 sino alla sua morte, avvenuta a Salerno il 25 maggio 1085.

2 - Nato Lotario De' Conti, nel castello di Gavignano, vicino ad Anagni nel 1160; fu Papa dall'8 gennaio 1198 sino alla sua morte il 16 giugno 1216.

3 - Nato Sinibaldo de Fieschi, a Genova tra il 1180 e il 1190; fu Papa dal 1243 fino alla sua morte nel 1254.

 

 

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Premessa Le Crisi Alimentari L'Eresia Catara La Dottrina Catara

La Repressione I Catari in Italia Conclusioni