Il tuo browser non supporta il tag embed per questo motivo non senti alcuna musica

Ho posto tra virgolette il sostantivo "eresia" poiché è opportuno, prima di addentrarci nell'esame della "religione" dei Catari, dare una definizione proprio al termine "eresia".
É necessario per questo farci aiutare da Pietro Lombardo (3), uno dei più grandi maestri della filosofia e teologia scolastica, che ci suggerisce alcuni pensieri che possono essere così tradotti in contenuti moderni:
... eresia e una ostinata capacità di pensare e di agire in modo diverso dagli altri normali cittadini. Essa non consiste in testi sacri, ma nel senso che la mente dà a quanto legge. É trionfo di una mentalità indipendente, esaltazione di una intellettualità individuale che sa opporsi alla fede comune, all'ideologia dominante, ai valori etici della prassi generale. Eresia, che è azione di libera scelta, viene da parole concatenate non nell'ordine voluto da chi controlla la società, è disordine rispetto all'ordine costituito".

All'alba dell'anno mille le eresie che erano nate in dieci secoli di Cristianesimo furono moltissime.

[L’Ospite interessato può consultare la sezione dedicata: Eresie ed Eresiarchi]

L'eresia che si diffuse in Europa dall'XI al XIV secolo, e che ebbe un grande seguito di fedeli, fu quella Catara. Il catarismo fu un'eresia che, nei suoi molteplici volti, tentò di offrire alle nuove masse dell'Europa affacciatasi nel secondo millennio, una fede di consolazione esistenziale.

I Catari rappresentarono la grande alternativa religiosa alla Chiesa Cattolica d'Occidente nel XII e XIII secolo.
Nei loro confronti la reazione della Chiesa fu fortissima e probabilmente proporzionata alla paura che questa setta potesse mettere in crisi l'intera istituzione cristiana.
Non si trattava, infatti, di singoli eretici da punire ma di un fenomeno di vasta portata, a cui l'Europa occidentale medioevale non era abituata, e che ricordava i grandi movimenti religiosi eterodossi che avevano afflitto l'Impero Romano d'Oriente, come ad esempio i "Pauliciani".
É difficile altrimenti da spiegare la creazione di un potentissimo mezzo di repressione, come l'Inquisizione, la fondazione di un ordine religioso, i Domenicani, preposti a confutare le dottrine Catare e l'organizzazione di una crociata, con relativa licenza di massacro, di cristiani contro altri cristiani.
Tuttavia bisogna anche tener conto che, in quel momento, lo stesso potere di uno stato sovrano, come la Francia, già dilaniata dalla "Guerra dei Cent'anni" con l'Inghilterra, avrebbe potuto essere messo in discussione da questa setta (o meglio dal suo alleato laico, il potente conte di Tolosa), essa fu quindi schiacciata dall'azione combinata di Stato e Chiesa.

Radici ed Espansione del movimento Cataro

Il movimento Cataro è individuato, da alcuni storici, come una continuità del grande filone dualista, dai "Gnostici" a Novaziano, ai "Manichei", ai già menzionati "Pauliciani" ed ai "Bogomili"; pur non negando qualche similitudine con le sette dualiste precedenti, altri storici sono convinti della originalità del pensiero Cataro, sviluppato come reazione alla corruzione dilagante nella Chiesa.
Del resto anche le attività di predicatori itineranti all'inizio del XII secolo, come Pietro di Bruis, Enrico di Losanna, Tanchelmo di Brabante, Eon de l'Etoile, furono il segno di quel malessere che, diffuso soprattutto a livello delle classi più deboli della popolazione, poté creare un substrato ideale per lo sviluppo della popolarità del Catarismo.
I cronisti Ademaro di Chabannes e Rodolfo il Glabro, già dal 1018, riferirono infatti di "Manichei" diffusi nella Francia meridionale, citando gli episodi di Leutard, i canonici di Santa Croce di Orléans, gli eretici di Arras; simili episodi si segnalarono anche in altre nazioni, come ad esempio quello di Gerardo di Monforte in Italia.
Nel 1143, Evervino di Steinfeld scrisse a San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) per informare sulla presenza a Colonia, nella Renania, di eretici, anche donne, organizzati in uditori ed eletti, che accettavano solo il Padre Nostro come preghiera e si rifiutavano di frequentare le chiese e di ricevere i sacramenti, eccetto una particolare forma di comunione; gli eretici furono bruciati e Evervino si stupì che salissero serenamente, o addirittura con gioia, sul rogo; di simili fatti narrò anche Ecberto di Schonau.
Pochi mesi dopo, lo stesso Bernardo di Chiaravalle accorse nella Francia meridionale, su invito del legato pontificio cardinale Alberico di Ostia, con lo scopo di intervenire contro le predicazioni di Enrico di Losanna a Tolosa, salvo poi rendersi conto dell'elevata diffusione, nella zona, del movimento che, da li in avanti, fu denominato "Albigese" proprio dal futuro Santo Bernardo di Chiaravalle, il cui tentativo di convertire gli abitanti della città di Albi risultò del tutto infruttuoso, tanto è che tre anni dopo, nel 1148, il concilio di Tours condannò gli "Albigesi", stabilendo che, se scoperti, essi dovessero essere imprigionati ed i loro beni confiscati.
Tuttavia queste disposizioni non sembra che avessero avuto particolare effetto, anzi proprio in Francia meridionale, nella Linguadoca ed in Provenza, gli "Albigesi” si consolidarono maggiormente.
Questa regione, a ridosso dei Pirenei, nota anche come Occitana, era stata parte dell'ex regno dei Visigoti durante l'alto Medioevo e si era sviluppata come cuscinetto tra il regno dei Franchi a Nord e gli Arabi a Sud.
L'Occitania, dal punto di vista politico, linguistico e culturale, era profondamente diversa dal resto dell'odierna Francia; gli Occitani parlavano la "lingua d'oc", e non la "lingua d'oil" come nel resto della Francia, avevano sviluppato la lirica epica dei trovatori, alcuni dei quali, come Guglielmo Figueíra, furono Catari e tolleravano gli ebrei ed i pensatori eterodossi cristiani.


[Sulla Lirica dei Trovatori, l’Ospite interessato può consultare: I Troubadours

Vent'anni dopo la missione di San Bernardo di Chiaravalle, a Lombez, nel 1165, fu tenuto un pubblico contraddittorio tra teologi cattolici e Catari, con a capo un tale Oliviero, che si risolse in un nulla di fatto.
Fu in quel periodo che i cattolici iniziarono a chiamarli Catari, sulla cui etimologia gli autori dell'epoca hanno concepito due teorie; l'una che evince la denominazione dal greco "kátharos", (puro) che diviene al plurale "kátharoi" (puri); l'altra che più folcloristicamente evince la denominazione dal latino medioevale "catus" (gatto), ritenuto un classico travestimento di Lucifero, al quale gli eretici, durante i loro riti, secondo i loro detrattori, baciavano le terga.
Furono per altro denominati anche "Pubblicani" o "Pobliciani" o "Populiciani", in collegamento ad un'altra eresia medioevale dualista, il "Paulicianesimo".
Un ulteriore nome fu "Bulgari", dal paese originario della setta dei "Bogomili"; od addirittura "Manichei", per un collegamento con l'eresia di Mani; od, impropriamente, "Ariani", per una connessione con le tesi cristologiche di Ario.
Dal mestiere abitualmente svolto da molti dei credenti furono anche chiamati "tixerand", dall'antico termine francese indicante i tessitori, mentre grande confusione fanno ancora alcuni autori anglosassoni, che si ostinano a chiamarli "Patarini", confondendoli con il noto movimento riformista, e non certo dualista, della Pataria del XI secolo.
I Catari, invece, chiamarono se stessi sempre e semplicemente "boni homini" o "boni cristiani".
Nel 1167, essi tennero il loro concilio a Saint-Félix de Caraman (o de Lauragais), vicino a Tolosa, al quale parteciparono il vescovo bogomila Niceta, impropriamente definito il "Papa Cataro", ed i vescovi della Chiesa di Francia, Robert d'Espernon e di Italia, Marco di Lombardia, oltre a Siccardo Cellarerius di Albi e Bernard Catalanus di Carcassonne, in rappresentanza delle altre realtà Catare francesi.
La presenza di Niceta servi ad avallare la tesi che il "Bogomilismo" di tipo assoluto, tipico della Chiesa di Dragovitza, in Bosnia, avesse influenzato in maniera decisiva la dottrina Catara se non fin dall'inizio, almeno da quel momento in avanti.
Inoltre, il movimento nella Francia meridionale fu ristrutturato in quattro chiese: Agen, Tolosa, Albi e Carcassonne.

 

 


3 - Teologo nato a Novara alla fine dell'XI secolo; Vescovo di Parigi dal 1159 fu detto Magister Sententiarum per la sua opera esegetica Libri IV Sententiarum, scritta all'incirca tra il 1148 ed il 1151, che costituì il testo fondamentale per l'insegnamento della teologia nel Medioevo e nel Rinascimento; mori a Parigi nel 1160.

 

 

Indice

Premessa Le Crisi Alimentari L'Eresia Catara La Dottrina Catara

La Repressione I Catari in Italia Conclusioni