SULLE QUARANTENE DI CAGLIOSTRO

Il documento che presentiamo allo studio e alla lettura dei nostri visitatori, è uno scritto dell'illustre Fratello C. Gentile, ed ha trovato ospitalità sul numero 6 della Rivista Massonica Nuova serie del 1971, editrice Erasmo.

Lo scritto commenta il lunghissimo articolo di Arturo Regini dal titolo: "Le Proposizioni del rituale della Massoneria Egiziana censurate dal Tribunale del S.Uffizio" (da documenti inediti) presentato integralmente nelle pagine che precedono.

Il documento rappresenta un'opera dell'ingegno dell'autore e non di necessità deve rappresentare la visione della Loggia o del GOI. Ogni diritto è riconosciuto.

 

© Erasmo

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Introduzione

Il fulcro del rituale cagliostrano si riconosce certo nelle Quarantene  Spirituali delle quali Arturo Reghini ha svolto il commento sistematico. Alla lettera, la rigenerazione promessa attraverso il ritiro di quaranta giorni per il rifacimento del corpo ed altrettanti per la sublimazione dello spirito, ha qualche nota di strano e, sotto certi aspetti, di macabro. Il Pani, per esempio, sorvolava il punto in cui è concesso all'assistente di introdurre la mano in bocca al paziente per aiutarne la caduta dei denti. Lo studio del Reghini (cui sarebbe interessante collegare l'altro Sulla quaresima iniziatica), parte dai documenti inediti del S. Uffizio (il Ms. 245 della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele di Roma), invece che direttamente dal testo. Ma la base di partenza gli permette di discutere, comparativamente al pensiero di Cagliostro, la interpretazione che gli Inquisitori ne vollero dare (1).

 

Il significato biblico e alchimistico della quarantena spirituale

Il Reghini si è inoltre addentato nei meandri delle significazioni ermetiche. Intanto quegli strani ritiri di ringiovanimento che servivano almeno alla uguaglianza dei sessi perché la immortalità era accessibile a uomini e a donne, danno la impressione di un mettersi in naftalina, come si suole dire, per un poco, e guadagnare il tempo necessario per il ricambio generale delle forze, dei succhi, della linfa, dei fluidi ecc., e il Maruzzi, che le ha pure approfondite (2), dice che non si possa trattare di invenzioni, piuttosto del risultato di osservazioni lunghe e attente “Il D. r. Guelpa, italiano residente a Parigi, nella Gazette des Hòpitaux (1909 n° 2) ha fatto una interessante comunicazione nella quale è dichiarato che il rinnovamento dei tessuti ed il ringiovanimento delle funzioni può e deve essere fatto con un digiuno assoluto e prolungato; esperienze da lui intraprese provarono l'esattezza della teoria”. Certo, con lo sviluppo delle ricerche raggiunto oggi, non dovrebbe essere impossibile un accertamento scientifico (ed eseguito naturalmente da gente del ramo), almeno delle possibili corrispondenze delle sostanze e dei procedimenti menzionati.

Tanto più che tutti si sforzano di aumentare la durata dell'esistenza e la media, come da più fonti autorevoli si afferma, è realmente aumentata.

Dalle note del Reghini alla seconda Quarantena si ha l'impressione che non era proprio tutta una fiaba.

L'ermetismo parla (a proposito della nutrizione prescritta), di aqua pluvialis e il Vulliud della rugiada che emana dall'Albero della Vita e resuscita i morti nella tradizione cabalistica. In una curiosa intervista della TV, tempo fa si sentì perfino parlare di rugiada come alimento o qualcosa del genere. S. Agostino parla (De Civitate Dei. XIII, 20 ecc.) del frutto dell'albero della vita (che si trovava nel Paradiso insieme a quello della scienza). Il sigillo di Cagliostro (serpente frecciato con la mela in bocca) è descritto da E. Levi in collegamento con il sigillo apocalittico (l'agnello che porta la croce) e con la forma della lettera ebraica aleph. Gli abraxas gnostici presentavano il serpente con una freccia nella coda (il bene e il male, la vita e la morte: dicitura che si legge nella cosiddetta Crysopea di Cleopatra, tavola con disegni alchemici del periodo alessandrino). Il Berthélot ha dimostrato che per essi si risale a testi alchimistici antichissimi. Nel medioevo il lignum vitae divenne un simbolo alchemico, poi fu identificato alla croce che portò il corpo di Gesù (ossia il vero frutto della vita, onde poi la credenza in merito all'Eucarestia e praticamente l'assorbimento di un pegno d'immortalità). Il Nitro (riferentesi al bagno nella seconda quarantena) è menzionato come detergente universale da Geremia (II, 22) e il vino rosso è noto simbolo ermetico (il soggetto ne beve su prescrizione, rimettendosi dalle prove).

Procediamo però con ordine dalla prima Quarantena. Reghini dimostra (nota 1 a pag. 105) che “Cagliostro si attiene perfettamente alla linea ortodossa della tradizione iniziatica poiché la sua “quarantena” ripete quella di Mosè sul Sinai, di Gesù nel deserto, di Lucio nell'Asino d'oro (per ricevere la iniziazione di Osiride, del trattato alchimistico “De Alchemia Dialogi” del 1548 (74° prop. una nigredo di 40 giorni per preparare l'apparizione del bianco e del rosso), delle consuetudini cristiane (la Quaresima che precede “la Pasqua di resurrezione”), del Ramadan, del Corano (che parla, come l'Esodo, del “ritiro” di Mosè), del “sacrificio” descritto da Campanella nella “Città del Sole”.

La Quarantena spirituale è ordinata attraverso la fondazione di un padiglione sopra una montagna che sarà detta Sinai o Sion. Iddio fondò in eterno il tempio di Gerusalemme (Salmo 48). Ma il tempio di Gerusalemme non è che quello di Salomone, costruito secondo la tradizione moratoria di Adon Hiram ed è quindi identico al Tempio per cui combatterono i Templari ed alla cui riedificazione intendono i Liberi Muratori, ed in particolare la Massoneria Egiziana di Cagliostro. “Secondo Cagliostro, si era stabilita una catena di adepti da Mosè fino a Salomone, i quali - in possesso della “Materia Prima” si erano resi indipendenti dalle leggi fisiche - o almeno da quelle conosciute, direi - ed erano saliti al cielo (“levato dal mondo” Enoch all'età di 305 anni ed Elia rapito da Dio sopra un carro di fuoco)”. Enoch ed Elia padri della Massoneria Egiziana e prototipi del conquistato traguardo della rigenerazione, apparivano durante i lavori di loggia. “Nella tradizione moratoria è fatta menzione di Enoch figlio di Caino e da cui prese il nome la città di Enochia fondata da Caino, quando scacciato dalla faccia della terrà, fuggì verso la plaga orientale dell'Eden. Da Enoch discende Tubalcain, a cui la tradizione muratoria fa risalire la Massoneria, e che gli ermetisti identificavano con Vulcano inventore dell'Alchimia. Non crediamo per altro che Cagliostro abbia pensato a questo Enoch, come padre della Massoneria, ma sebbene ad Enoch, figlio di Jared, che non morì”.

 

La Camera media il Pentagono e le corrispondenze stellari

Il Reghini prosegue, ponendo in evidenza il richiamo del rituale ad una camera di mezzo (il “tempio interiore” ovvero, appunto nelle più antiche definizioni moratorie, la camera interiore) corrispondente, nel corrente ritualismo simbolico, alla Camera di Maestro. Il locale, perfettamente rotondo ed adibito a dormitorio si chiamerà dice Cagliostro, Ararat per indicare il senso di riposo e di raccoglimento (“la pax profonda dei rosacroce”) connesso al posarsi dell'arca sul monte. Gli effetti del ritiro (cioè la prima comunicazione con gli angeli) si avranno dopo 33 giorni (altro chiaro sintomo simbolico che Reghini ampiamente commenta a pag. 107 nota 6) e daranno tutti i loro frutti alla fine della quarantena, dopo l'opera di incisione del sigillo degli angeli su carta o membrana speciale, ossia dopo la formazione del Pentagono distintivo e possesso del Maestro Egiziano nella purità e nella completezza del suo stato psico-fisico. A questo sacro oggetto si collegano altri sette pentagoni secondari da offrire in dono a sette persone o parenti, con il conferimento di poteri più limitati (suggello di un solo angelo e contatto con esso, e sempre in nome del Maestro). Reghini nota la corrispondenza dei sette angeli con i setti pianeti anche in riferimento a guanto di essi diceva Cornelio Agrippa (De occulta philosophia II,X) Quadro degli angeli e dei pianeti: Zaphkiel (Saturno), Zadkiel  (Giove), Gamael (Marte ), Raphael (Sole), Haniel (Venere), Michael (Mercurio), Gabriel  (Luna).

Il Reghini stabilisce ancora un rapporto tra il Pentagono cagliostrano e la stella fiammeggiante o pentagramma massonico, a sua volta collegantesi con lo analogo simbolo di Agrippa di Antioco Soter ed infine di Pitagora (il Pentalfa).

Secondo Agrippa e Antioco la figura ha il significato della salute (le cinque lettere di ugeia rapportate ai cinque vertici della stella). Infine “Agrippa nel lib. III cap. XXIX del De occul. phil. dà il carattere dell'Arcangelo Michele composto mediante l’alfabeto segreto dei cabalisti, adottato poi dalla Massoneria”.

 

I commenti del S. Uffizio e la teoria del ringiovanimento

Dalle parole di Pani, Contarini e Barberi, risalta l'immediato effetto psicologico che i relatori ne potevano avere. Essi naturalmente credevano o all'imbroglio o alla diavoleria, giungendo a tutti quei traguardi che sono caratteristici di determinati stati d'animo o prevenzioni. C'è un punto, per esempio, (Reghini, pag. 177) nel quale Barberi aggiunge di suo (Compendio pag. 84) l'insinuazione che la quarantena nasconda per la donna un piacevole ritiro in compagnia del “cavaliere servente”. A compimento di storia non dobbiamo tralasciare di avvertite che l'uno e l'altro metodo è prescritto ugualmente per la donna, e che nella parte riguardante la rigenerazione fisica si ingiunge a ciascuna delle medesime di ritirarsi o sulla Montagna o in campagna con la sola compagnia di un amico, il quale deve prestarle tutti gli uffici necessari e quelli che particolarmente corrispondono alle crisi della cura corporale.

Reghini annota come l'autore si serva di molta arte per inserire, su Cagliostro e gli esercizi massonici, l'ipotesi di pratiche contro natura. Ma un'altra cosa si può osservare leggendo il testo completo della metodologia cagliostrana. La dizione “amico” è conservata intatta anche per il procedimento femminile, perché il grande segreto della maestra egiziana è la sua qualità di uomo (ved. il rituale del III grado). Chi questo amico fosse realmente, nelle intenzioni di Cagliostro, appare infine chiaro a proposito della citazione di Mosè. Egli era solito chiudersi in un ritiro montano in mezzo ad una nuvola per quaranta giorni e quaranta notti “insieme al suo amico Hur”, ossia insieme al Fuoco di cui Hiram, il primo Maestro era figlio. Non si tratta, dunque, di una frase generica e poi equivocabile - in base al significato che la bellissima parola “amico” ha assunto in certi modi di dire o di sottintendere - ma di termine esattamente rituale e coerente.

Il punto-base della rigenerazione è dato dalla Materia Prima frutto di un “albero della vita” esistente nel Paradiso accanto “all’albero della scienza”. Qui la fantasia dei simbolisti si può anche sbizzarrire su quel dosaggio grano a grano da assorbire durante la rigenerazione. Tommaso Pani fornisce la conclusione che Cagliostro abbia aggiunto a tutto ciò “infinite superstizioni ed inezie per rendersi vieppiù colpevole e ridicolo”, specie se si pensa che quella caccia all'immortalità era stata sempre “l'occupazione degli sciocchi”. Ma il problema resta aperto, e, sotto un altro punto di vista, le contestazioni che si potrebbero fare a Cagliostro non sono certo quelle del S. Uffizio, né il punto d'arrivo per lui scagionante mi sembra sia quello del Reghini (nota a pag. 180). Il Reghini ha però il merito di avere restituito alle carte cagliostrane indici filosofici che erano loro propri (e cioè il simbolismo alchimistico ed ermetico), e di avere stabilito un parallelo assai utile fra questi effettivi significati ed il preconcetto con cui le carte vennero lette dagli Inquisitori.

 

L'immortalità nella seconda quarantena e la interpretazione di Guénon

Problema di come si debba intendere la immortalità. Con la prima quarantena, si raggiunge solo una “perfezione virtuale” che, nel secondo procedimento è “effettiva”. Divenuti immortali ad immagine di Dio, durante la vita fisica, i rigenerati dalla seconda quarantena, restano a disposizione di Dio. Anche se il loro corpo muore, nulla muta nell'interiore. Coloro comunque che, a differenza degli uomini comuni (mortali) e a differenza degli usciti dalla prima prova (sola perfezione morale) “sempre soggetti alla morte corporale”, hanno compiuto ambedue le quarantene, “possono anche andare esenti dall'obbligo della morte corporale”. É logico che, parlando d'immortalità, la prima cosa che si presenta alla nostra mente è la sua controfigura psicologica (la permanenza indefinita nello stato più sereno possibile dell'io di oggi, di questo momento, di questa mia attuale filosofia: campi elisi o paradisi o dimore olimpiche, valhalliche ecc.). Quando il S. Uflizio e Cagliostro usavano la parola “immortalità”, parlavano lingue diverse. Reghini ha cercato di ricostruire un significato esatto della introduzione alla immortalità del rituale egiziano, collegandosi con la tecnica della liberazione prescritta dal Vedanta e la esegesi di René Guenon.

“Il Sé è il principio trascendente e permanente di cui l'essere manifestato, per esempio l'essere umano, non è che una modificazione transitoria e contingente.... la modificazione d'altronde non ne saprebbe in nessun modo affrettare il principio”. Ne consegue (Reghini) che la suprema possibilità offerta alla vita degli esseri manifestati, per esempio degli uomini, è quella di assurgere, pienamente coscienti, dalla modificazione transitoria e contingente, alla assoluta illimitazione, conseguendo la “liberazione” da ogni condizione e limitazione ed attuando lo “yoga” (letteralmente è il latino jugum) od unione con il Supremo Brahhma”. Arrivati a tale punto però, solo la ineffabilità, di marca più o meno plotiniana, potrebbe dare strumento di qualificazione a noi che siamo rimasti all'esterno di quella ascensione. Si ripete la clausola dantesca: - fino dove posso dire, parlo, quando sono diventato io stesso padreterno, non parlo e chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. L'antinomia è tutta qui. L'Assoluto realizzo annulla la possibilità di comunicare e riassumere i mezzi espressivi nella ineffabilità; toglie cioè il processo dell'elevarsi da qualsiasi discussione che abbia almeno un punto di riferimento nella base sperimentale della vita. Infine, bisognerebbe anche domandarsi cosa si può intendere per coscienza, una volta scavalcata del tutto la individualità, e se la coscienza che un principio vivente ha di se stesso è concepibile senza la contemporanea nozione del relazionare con tutta la vita (più perfetta o meno a seconda che sia “sopra” o “sotto”, tanto per intenderci, del punto consapevole di riferimento base). Mi sembra dunque, a parte le chiarificazioni apportate dalle note del Reghini al procedimento cagliostrano delle due quarantene, che la “immortalità” secondo Cagliostro resterà sempre un problema da discutere. Lo stesso Reghini scrive a pag. 174 (nota 2): “Non è però il caso di supporre che nel nostro testo si debba accettare qui e altrove il solo senso figurato”. Il ritiro in campagna del resto - portiamoci più verso la terra - può fare supporre essere nel fondo una reminiscenza di Emilio. Cagliostro poteva benissimo avere attinto a quella tendenza di tornare alla natura, anche igienisticamente parlando, che era caratteristica (magari esagerata e curiosa) della cultura francese con cui stava a contatto (Rousseau, fisiocraticismo, mito del “buon selvaggio” ecc.). Ne aveva tratto cose semplici, ma non disprezzabili, quali benefiche acquisizioni di rugiada, alimentazione di erbaggi colti allora ecc. É vero infine - può capitare - che non si disponga di una villa in campagna, e, durante il maggio, si debba lavorare per la vita mortale: niente di grande sia pure, ma non dimettibile quando ne siamo seccati.

 

Avviamento alle nozze cosmiche

Molto più profonda invece è la seconda parte dello studio Guenon-Reghini sulla tecnica per la graduale costruzione della immortalità. Ma cerchiamo di riprendere il filo della misteriosa quarantena con l'aiuto della indagine reghiniana. Quando Cagliostro descrive la nuova fisionomia dell'uomo rigenerato, egli ha parole di preciso significato alchemico come per esempio, i riferimenti

al Filalete (Introitus apertus ad acclusum Regis Palatium. Cap. V). Assurto maestro senza aiuto mortale, ed una volta pieno del fuoco divino, il corpo del massone egiziano diventa puro e la capacità di conoscere estende il proprio potere e comunica con il mondo, incalcolabile; “infine egli avrà una cognizione perfetta del gran Chaos”. Il Filalete diceva nel 1667, che la grande “opera è simile alla creazione dell'universo”. Noi abbiamo dentro un nostro “chaos” personale che è come la terra minerale da definire secondo la Genesi, fino a quando il cielo e la terra non si potranno congiungere sull'altare dell'amicizia La terra indica uno stato di coagulazione ma in effetti è “un aere volatile entro il quale nel suo centro si trova il cielo dei filosofi, il quale centro è veramente astrale, che irradia la terra sino alla superficie col suo splendore”.

Dall'opera del mago deve scaturire la discesa del Re neo-nato dal cielo, la offerta della sua carne e sangue per la redenzione dei fratelli, la sua morte in terra e la risalita o apoteosi, cioè il dramma simbolico della incarnazione.

“La cognizione perfetta del gran Chaos consiste dunque nel saper fare armonizzare la terra e il cielo dei filosofi, in modo che possa nascere il redentore dei due (con la “tavola di smeraldo”: separare il sottile dal denso e ricostruire la unità prodigiosa dell'Uno)”.

 

Esoterismo ed exoterismo nel mondo moderno

Quale potrebbe essere, a proposito, il rapporto effettivo tra i due termini “esoterico” ed “exoterico”? Il passaggio dall'umanesimo esoterico all'illuminismo (specie a quello contemporaneo che è l'attuale scienza, ed anche fantascienza non contiene l'esaurirsi dell'esoterico nell'exoterico. Se l'ultima parola della Tradizione consistesse nel rendere noto il contenuto di un forziere già prima accuratamente chiuso e riposto, ieri a poche persone, ed oggi a parecchie ed in piazza, la vita sarebbe una cosa troppo semplice e la storia addirittura un idillio. Non vi troverebbero certo posto né la cicuta di Socrate, né la croce di Gesù, né il processo di Galileo. Penso che la distinzione esoterico-exoterico si debba intendere piuttosto come forma dialettica della vita tuttora operante. Là dove lo sforzo di una minoranza di cervelli si scarica nel tentativo di migliorare la vita e di allargare l'orizzonte dei più, l'esoterico in quanto interiorità, non diminuisce od aumenta; altrimenti ci troveremmo dinanzi a cosa misurabile col metro e coi volumi, e non ad una categoria dello spirito, quale l'esoterico dev'essere. Esso è la misura dinamica dell'interiore dell'uomo, il suo sforzo è perciò invisibile personalissimo, segreto addirittura, e di autocoscienza. Tale sforzo per altro sarebbe nullo fuori della cultura e della vita, cioè della comunicazione con i cervelli degli altri esseri in risveglio (magari telepatica) e della (pure necessaria) comunicazione con il mondo dei dormienti che si devono svegliare. Quanti vivono subendo l'influsso delle idee degli altri, dal di fuori, siano di ieri, di oggi o di domani, costituiscono il piano exoterico della vita. Esso si identifica al complesso delle azioni e reazioni psicologiche e di costume, condizionate dalle tradizioni e dall'intellettualismo. La relazione esoterico-exoterico è dunque dialettica e perenne.

Non spiego dunque il perché del rigetto dell'idea di progresso anche in seno a correnti dinamicamente ispirate, nelle quali però di solito vi si oppone “la Tradizione”. Il vocabolo è di per sé improprio ad indicare il complesso delle conquiste interiori, mentre l'esoteristno non si può dottrinariamente concepire come essere identificabile ad una scuola, e da tenere perennemente chiuso agli impreparati “profani”. Il cammino della civiltà esiste, semplicemente perché noi, nella totalità del nostro essere (pensiero, psiche, esperienza) esistiamo. Il Progresso è la rappresentazione rituale della storia della Luce eternamente rifatta nelle vesti del tempo, quale condizione di lotta immersa nella vita: dialettica funzionalità tra l'interiore e l'esteriore, il divenire e l'essere, il “pensiero” e il “pensato”, il moto e la stasi, in una parola vibrazione.

 

 

1 - Riassumerò qui i commenti Reghiniani, conservando nel testo le citazioni e rimandando invece, per qualche indicazione specifica di nota o di pagina, allo scritto originalr. Per la immortalità nella seconda quarantena tengo  presente anche il rituale curato da Haven e Nazir.

2 - Il Vangelo di Cagliostro il Gran Cofto. Traduzione dal Latino.

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