Conclusioni

 

Ho esaminato tutto il libro magico di Apuleio e ne ho tratto il succo che analogicamente può servire di guida all'ascenso di chi studia ed opera saggiamente.

Di quanto ho scritto debbo tuttavia richiamare la speciale attenzione dell'Anziano sulla misteriosa parabola mitologica di Amore e Psiche [Psiche è voce greca che significa Anima e ad un tempo Farfalla. Ecco ti motivo per cui Psiche fanciulla si rappresenta con le ali e con una farfalla fra le dita] . E per sviscerare ciò che v'è di occulto nei suoi più reconditi significati egli non deve arrestarsi al sunto forse imperfetto ch' io ne ho saputo fare, ma leggerla deve attentamente nello splendido testo apuleiano e benanco nelle allegre ottave del Cavalier Marino, nell'Alcina prigioniera del Chiabrera, ed in altri classici ed occultisti del quinto e del sesto secolo, confrontando fra di loro i testi e colle opere immortali degli artisti di pittura, scultura ed incisione che trattarono questo simpatico soggetto.

Ricordino inoltre gli Anziani il monito di Giamblico. Egli attesta che le Divinità del Mondo possiedono certe forze divine o superiori e ad un tempo certe altre naturali od inferiori (che Orfeo qualifica come chiavi per aprire e chiudere), per mezzo delle quali ci rendono soggetti alle forze del Destino oppure ce ne liberano. Da ciò ne deriva che se ci capita qualche disgrazia da parte di Saturno o di Marte, i Magi raccomandano di non ricorrere a Giove od a Venere, ma agli stessi Saturno e Marte. É pertanto così che la Psiche di Apuleio, perseguitata da Venere a cagione della sua eguaglianza in bellezza, si sforza di ottenere grazia, non già da Cerere o Giunone, ma da Venere medesima, e la ottiene.

Ne so trattenermi dallo insistere ancora una volta sui santi precetti del Silenzio e dell'Oscurità, giacche Psiche:

... non sì tosto il curioso raggio

Del lume esplorator venne a mostrarse,

Dal cui chiaro splendor del cortinaggio

Ogni latebra illuminata apparse,

Che sbigottita de l'ingiusto oltraggio

Stupì rapente e di vergogna n'arse.

 

Quello adunque che io mi sono sforzato di far comprendere, occorre che lo Anziano lo digerisca cum granu salis, poiché se il voler afferrare la corona aurea ed il posarsela sul capo è la più grande ambizione che cuore d'uomo possa alimentare, è pur vero che ogni consimile ambizione può dare le vertigini e la morte.

Non bisogna dire: arriverò malgrado ogni ostacolo, ma arriverò se avrò la forza di vincere gli ostacoli .

- Faber est suae quisque Fortunae -

 


 

Indice

Introduzione Sala dell’Asino d’Oro della Rocca dei Rossi Commento al libro I° e II° Commento al libro III° e IV

Commento al libro V° Commento al libro VI° e VII° Commento al libro VIII° e IX° Commento al libro X° e XI° Conclusioni