Libro Decimo

 

A principiare da questo Libro sino alla fine dell'Asino, Apuleio cambia stile, ed il senso figurato della narrazione già difficile per se stesso nei primi nove libri, diviene d'ora in poi difficilissimo ad essere correttamente inteso; e ciò perché, come l'autore avverte, esso deve sempre sfuggire alla interpretazione profana. Tuttavia seguendo il sistema sin qui praticato, può leggervi l'Anziano in occultiamo le seguenti massime e notizie che ho con l’analogia ricavate da questo decimo libro.

Il neofita viene rivestito di abito guerresco con casco, scudo e lancia (cioè è ammesso a celebrare i misteri Marziali) per combattere (le passioni) ; e per questo fine è affidato alle cure di un maestro inferiore da un maestro superiore e che egli deve amare. Il suo amore lo arde e consuma, ma al suo amore nulla resiste. Amalo adunque ed ama tacendo, perché chi rompe il patto del silenzio è castigato di spada (cioè viene ucciso magicamente). Cosi sii molto circospetto nel giudicare i tuoi superiori e rispetta sempre la gerarchia; in ogni caso ascolta attentamente chi ti sembra reo prima di pronunciarne la difesa.

Ricordati che il succo della Mandragora è assopente ed ha la virtù di produrre la morte apparente; ma ricorda pure che se la verità è una sola, essa è sempre nascosta ed occorre una gran fatica per iscoprirla. (Medita profondamente o Anziano, questi concetti).

Il neofita presentato dal Maestro deve prendere parte all'Agape e bere nella Coppa il liquore di rito; intanto il Maestro, riconoscibile all'anello, lo istruisce sul da farsi, e con amore lo adduce paternamente allo scopo finale. Lo veste d'oro, d'argento e di stoffe a colori smaglianti; lo accoppia ad una donna di gran considerazione (cioè alla intelligenza) e gli prepara la pozione sacra (a base di elleboro). Dapprima lo fa assistere alla danza pirrica dei fratelli e delle sorelle, che, vestiti a diversi colori, si accentrano in circoli e si allineano in quadrati scorrendone le diagonali. [I colori si riferiscono tutti alla alchimia nei suoi regimi, le danze alle funzioni sacre, le linee alla geometria qualitativa, ed il seguente accenno alla mitologia; ma di questo tutto lo studioso occorre si procuri la retta interpretazione che mai si dà per iscritto].

Poi gli presenta in azione il Giudizio di Paride, su di un monte coperto di erbe sacre, donde scaturisce l'acqua chiara del fonte della Sapienza a cui si abbeverano poche capre. Mercurio consegna il pomo a Paride per ordine di Giove; Giunone seguita dalle due stelle di Castore e Polluce, Pallade accompagnata dal Terrore e dalla Paura, e Venere circondata dalle Grazie e dalle Ore insieme ad uno stuolo di Amorini, si disputano il premio. Venere vince, Venere cioè l'Amore (ricordalo bene, perché nella Natura tutto è Amore). Intanto dall'alto della montagna la fonte zampilla vino in cui è stemprato dello zafferano, che cadendo qual pioggia odorifera sul bianco pelo delle capre lo colora in giallo (cioè irrorando i pochi eletti li sublima da innocenti fanciulli in veri saggi, ossia, come direbbero gli alchimisti in un altro campo, trasmuta l'argento vivo e lo tinge in oro perfetto). Quando tu sarai pervenuto a questo punto, se qualche profano o neofita pretendesse qualche esperimento di trasmutazione o di taumaturgia fuggi lontano da Lui per ricoverarti in luogo romito, perché la Primavera è vicina (il tempo è vicino dice San Giovanni nell'Apocalisse) e lo sbocciar delle rose novelle permetterà presto all'Asino di riprendere faccia d'uomo (ossia concederà all'Anziano di diventare Maestro).

 

Libro Undicesimo

 

Questo ultimo Libro dell'Asino è scritto in un linguaggio ancora più incomprensibile del precedente nel suo significato occulto e per quanto ha tratto alla comune intelligenza dei grammatici. - Eccone tuttavia il riassunto che si può dare analogicamente.

Tutte le cose di quaggiù sono governate dalia Provvidenza della Luna (cioè da Iside, complesso di tutte le Deità o forze passive della Natura), perché non solo tutti gli esseri animati ed inanimati della Terra, ma anche tutti i corpi che sono in Cielo ed in Terra ed in Mare sentono la impressione od influenza della sua Luce e della sua Divinità (potenza), ed aumentano o diminuiscono a seconda che essa cresce o cala per i nostri occhi. (Qui entriamo in piena Astrologia). Pregala adunque di dar fine alle tue miserie, dopo di esserti purificato il corpo (attento al rito!), in ispecie la testa per sette volte nell'acqua salata [La purificazione del corpo non v'ha dubbio che debba essere interna ed esterna, quindi alle sette abluzioni esterne deve accoppiarsi un settenario di purgazioni saline per compiere la ritualità preparatoria alla vittitazione vegetariana].

Sia essa (la Luna di Iside) Cerere di Eleusi, Venere dì Pafo, la Sorella d'Apollo in Efeso, Proserpina Infernale, o la seconda fiaccola dell'Universo, essa può dar fine alle tue sofferenze. Eccola, Coi capelli lunghi inanellati (le nubi), coronata da fiori smaglianti (le stelle fisse) disposti a figure simboliche (le costellazioni) con un crescente (lunare) splendente in fronte (Iside o Diana), con due solchi ripieni di spighe ai lati in aspetto di serpenti (i rami della Via Lattea) con una veste di lino cangiante nei tre colori di bianco, giallo o zafferano e rosso-rosa (sono i tre colori della Luna nelle sue diverse altezze sull'orizzonte, i quali qui simboleggiano i colori della Grande Opera), con un manto nero (la notte) il cui bordo è fulgente di diamanti (i 7 pianeti astrologici) e contornato da una catena d'ogni sorta di fiori e frutta (lo Zodiaco); essa porta nella destra un sistro di bronzo, il cercine del quale stretto e curvato a mo' di cintura è traversato da tre verghe di ferro che danno un suono limpidissimo; nella sinistra un vaso d'oro in forma di gondola che ha sull'alto dell'ansa un aspide dal collo eretto e gonfio (questo vaso caratteristico è l'emblema dell'Iside del Nilo); nei piedi porta scarpe tessute di foglie di palma (foglie secche, cioè gialle) ed ha tutta la persona profumata dalle essenze dell'Arabia Felice. Questa è la madre del Tempo, degli Astri e dell'Universo; è la Santa conservatrice del genere umano e la Sola Divinità (Deus Unus) dell’Universo. Orbene nel dì in cui le si offrono le primizie (di fiori e frutti) rivolgiti a Lei preparato da un periodo di tranquillità, , divozione, osservanza del rito ed inviolabile castità, e poi, purificato da un bagno di acqua salsa, in quel dì solenne avvicinati al Gran Sacerdote e cibati delle rose che in corona porterà nella mano destra attorno al Sistro della Dea, ed egli ti farà cadere la benda che porti innanzi agli occhi (cioè interroga lo spirito del Maestro ed egli ti darà la consacrazione svelando il significato arcano che la nasconde).

Allora inginocchiati ed adora, perché da asino sei ridiventato uomo e tutte le tue pene sono prossime a finire. Il Maestro ti purificherà col mezzo di una torcia ardente, l'arsenico e lo zolfo, e dopo la firma del patto del sangue ti abbraccerà (in ispirito) pronunciando le preci di rito per la tua prospera navigazione (pel tuo progresso); e coprendoti di una veste di bianco lino (emblema della purità) ti concederà di avvicinare i Maestri e ti consiglierà di farti iniziare come Maestro per comprendere il significato completo di tutti gli arcani misteriosi che fino a quel dì avrai osservato. Accettando tu devi conservare candido il tuo valletto (il corpo) colla castità, la prudenza, il silenzio assoluto e la innocenza; devi lavarti tutto, pregare ogni mattino (prima del levar del Sole), essere sobrio astenendoti dalle carni profane e proibite (cioè d'animali vivi e morti). Devi ancora moderare ogni tuo desiderio prematuro, giacché, quando uno deve essere iniziato Maestro, la Dea fa conoscere la sua volontà in sogno circa il giorno opportuno, il Sacerdote scelto per la cerimonia e la festa da farsi in tale circostanza; né si troverebbe Sacerdote sì ardito da commettere il crimine di iniziarti senza l'ordine divino, perché questa iniziazione si fa sotto forma di una morte apparente (il niger nigrium degli Alchimisti), o per meglio dire di una vita che non si consuma più che per volontà della Dea. Venuta l'epoca opportuna, dopo dieci giorni di astinenza dal vino (e da tutte le bevande alcoliche e fermentate) e dalla carne (di animali vivi e morti) ti si dirà che cosa devi fare per la desiata iniziazione. Eseguito il rito sarai condotto dalle porte della Morte alla presenza di tutti gli Dei dell'Inferno e del. Cielo (cioè, delle latenti forze materiali e spirituali) e ricondotto alla Vita passando attraverso a tutti gli Elementi (cioè agli Stati potenziali igneo, aeriforme, liquido e solido). Uscirai dal Santuario con l’abito olimpico, il quale si compone delle dodici vesti sacre (cioè delle dodici straordinarie facoltà che sono riconosciute alla Luna a seconda che si trova nell'una piuttosto che nell'altra Casa o Costellazione che dir si voglia), di una speciale fiaccola accesa nella destra e di una corona di foglie di palma raggianti attorno al capo (cioè il tuo capo sarà l'emblema di un Sole che spande Luce). Darai allora per tre dì consecutivi i festini di rito, i quali cominciano coll'asciolvere sacro e finiscono col sacrifizio (cioè dirai una specie di messa rituale). E da ultimo ti allontanerai dal tuo Maestro ringraziandolo con un dono che sia degno di lui !!!!

Dopo un anno che sarai iniziato nei misteri di Iside (Maestro di primo grado), fatti iniziare in quelli di Osiride (Maestro di secondo grado), e per lo scopo, su avviso che ti verrà in sogno, digiuna dieci giorni di tutto ciò che ha avuto vita (digiuna cioè in modo assoluto senza aver paura di morir di fame), e verrai iniziato da un nuovo Sacerdote, il quale ne verrà incaricato a sua volta per mezzo di un sogno.

Infine, dopo trascorso un tempo conveniente fatti consacrare per la terza volta come Gran Maestro Pastoforo (cioè Maestro di Terzo Grado) dopo di avere pagato la tua ultima dotazione e digiunato quaranta giorni, ed allora avrai conseguito la Corona di Re (cioè il Kether dei Cabalisti e l'Oro purissimo degli Alchimisti).

 


 

Indice

Introduzione Sala dell’Asino d’Oro della Rocca dei Rossi Commento al libro I° e II° Commento al libro III° e IV

Commento al libro V° Commento al libro VI° e VII° Commento al libro VIII° e IX° Commento al libro X° e XI° Conclusioni