Dobbiamo avere davanti a noi il quadro dell’epoca in cui si mosse Martinez, verso la metà del Settecento  ed oltre, un’epoca contrassegnata dai “lumi” della ragione, che cercavano di farsi strada nel buio più  completo di un radicato fideismo, e di un assolutismo sempre più coltivato dal potere costituito, ma  anche pervasa dalle più svariate illuminazioni, e, nell’ambito massonico in formazione, anche da “presunzioni di illuminazione”, a volte in buona fede, a volte decisamente interessate o profittevoli, che hanno del resto sempre proliferato in determinati momenti storici dell’Istituzione.
La documentazione al riguardo risente dei tempi e la sua autenticità è sempre molto discussa....
 

Il  lavoro che presentiamo ai nostri Ospiti, per la consultazione e lo studio, è una Pietra d'Angolo del carissimo e amatissimo F:. Amedeo De Giovanni, passato all'Oriente Eterno nell'anno di Vera Luce 5999. 

Lo scritto costituisce un opera della maestria del Fratello. Il suo contenuto non riflette di necessità  la visione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto gli è riconosciuto. 

© Amedeo De Giovanni

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Le sorgenti dei riti e la loro filiazione - L'Ordine dei Cavalieri Eletti Cohen dell'Universo

 

1. Premessa


Dobbiamo avere davanti a noi il quadro dell’epoca in cui si mosse Martinez, verso la metà del Settecento ed oltre, un’epoca contrassegnata dai “lumi” della ragione, che cercavano di farsi strada nel buio più completo di un radicato fideismo, e di un assolutismo sempre più coltivato dal potere costituito, ma anche pervasa dalle più svariate illuminazioni, e, nell’ambito massonico in formazione, anche da “presunzioni di illuminazione”, a volte in buona fede, a volte decisamente interessate o profittevoli, che hanno del resto sempre proliferato in determinati momenti storici dell’Istituzione.
La documentazione al riguardo risente dei tempi e la sua autenticità è sempre molto discussa.
Può darsi che neanche Martinez sia stato immune dall’uso di certi accorgimenti, agli inizi della sua predicazione massonica: sussistono dubbi, in effetti, sulla storicità della “patente stuartista” scozzese, rilasciata a suo padre, che egli presentava alle Logge che andava man mano visitando nel mezzogiorno di Francia, cominciando a diffondervi le sue idee.
Ma questo è poco importante, se vogliamo, rispetto alla qualità e alla singolarità di quella che abbiamo chiamato la sua predicazione.
Infatti, in realtà, all’origine, la sua sembra più l’attività di un missionario, che quella di un comune attivista o di un propagandista, anche massonico: non si interessa di organizzazione, o di incarichi, o di gradi - questi verranno dopo -, ma di individuare gli “eletti”, i veri eletti e quindi i veri massoni, ed il tono con il quale parla loro, come si desume dal suo Trattato sulla Reintegrazione degli Esseri nelle loro primitive potenze e virtù spirituali, che detterà poi ai suoi adepti verso il 1770-72, è quello di un profeta e di un commentatore biblico.
Ovviamente, tutto il suo lavoro, nell’ambito di quella fucina nella quale cominciava a forgiarsi l’organizzazione massonica della prima metà del Settecento e del primo decennio della seconda metà, non poteva che sfociare nella costituzione di un Ordine alto-graduale (al quale propendevano ed erano ormai indirizzati tutti i massoni dell’epoca), ma il suo vero intento di fondo era quello di dare a tutta la Massoneria un’interpretazione inequivocabile e non temporalistica, una ritualità e un Rito quindi, che fossero l’espressione della più alta aspirazione e considerazione dell’Uomo e dell’Iniziato, cioè dell’Eletto.
Del resto, la Massoneria cosiddetta speculativa - sorta come sappiamo organizzativamente nel 1717, ma di fatto sicuramente operante molto prima - conteneva già in sé il gene, il carattere - se così vogliamo chiamarlo - degli Alti Gradi e quindi dei Riti e della loro filiazione, e quello che sarà l’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo, non poteva che esserne una delle più significative manifestazioni, dovendo incidere profondamente nella dottrina e nella ritualità massonica dell’epoca.
Successivamente, alla fine dell’Ottocento, quando ormai l’Ordine era nel silenzio, alcuni dei motivi della sua dottrina e della sua speculazione furono ripresi da esoteristi di ispirazione cristiana, con la formazione di una nuova Istituzione, che più che a Martinez si ricollegò al pensiero di uno dei suoi discepoli più eletti ma anche più problematici dell’epoca, Louis-Claude de Saint-Martin, creando così la questione martinista, che quasi universalmente ancora oggi viene collegata in qualche modo ai Cohen, facendo tuttavia purtroppo non poca confusione tra uomini, riti, periodi storici , idee ed Ordini.
Questa confusione, non nuova dunque, tentava già di eliminarla René Guénon, in alcuni suoi scritti sull’argomento, tra cui citiamo subito l’articolo, pubblicato nella famosa Rivista Ignis di novembre -dicembre 1925, diretta da Arturo Reghini, dove, a proposito di “martinismo”, “martinezismo”, “willermozismo”, scriveva già abbastanza seriamente, riferendosi all’opinione espressa da Emile Dermenghen, nella sua introduzione al libro di Joseph De Maistre La Franc-Maçonnerie, Mémoire au duc de Brunswick: “Quello che egli chiama Martinismo é piuttosto l’organizzazione istituita da Martines de Pasqually e per la quale altri hanno coniato la denominazione di Martinesismo; questa organizzazione, cui d’altronde non é certo che Joseph de Maistre sia stato collegato, era il Rito degli Eletti Cohens (o Coens, come si scriveva allora), e la designazione di Martinismo non gli venne mai applicata che dai profani; perché non restituirgli il suo vero nome?”
(IGNIS, Rivista di Studi Iniziatici, Raccolta, Atanor, Roma 1980, pag. 370).
La restituzione al suo vero nome fu proprio quello che, ad un certo punto della storia moderna di questo Ordine avvenne, e proprio ai fini della chiarezza invocata da Guénon, ma ne parleremo più avanti.



2. Massoneria Speculativa e sorgere degli Alti Gradi


Ci sia consentita una riflessione generale sul tema delle denominazioni, delle attribuzioni e delle esclusioni.
Quasi sempre - dobbiamo dire - noi siamo portati a catalogare ed interpretare l’opera altrui, assegnandola ad una corrente di pensiero o escludendola da altre, in base a nostri personalissimi convincimenti o per amore delle nostre opinioni particolari, il che forse è anche legittimo. Ma a volte esistono fatti storici e avvenimenti, che sono di una semplicità e di una evidenza assoluta, rispecchiando la stessa dottrina e volontà degli autori o una successione logica degli eventi ed anche dei documenti in nostro possesso che risultano inequivocabili, ed allora qui, per l’esegeta, il discorso investe o l’esatta conoscenza delle cose o la malafede.
Poiché poi ognuno di noi si ritiene colto e intelligente e ritiene di essere nella ragione, lo scontro delle nostre opinioni, anche sui fatti, che sono quasi sempre semplici, riesce a complicarli se non addirittura a deviarli e ad oscurarli del tutto.
Così avviene per il carattere massonico di certi Ordini alto-graduali e degli Eletti Cohen in particolare, così per la confusione di questi ultimi con il Martinismo, ma così anche, ad esempio, per lo stesso sorgere della Massoneria speculativa, circa la quale è incontestabile che dovesse già contenere in nuce la formazione e lo sviluppo degli Alti Gradi, proprio per il significato concettuale e per le stesse caratteristiche della “Speculazione”.
E cominciando proprio ad esaminare questo argomento, non c’è da spendere molte parole: cos’altro poteva determinare l’ingresso - già da tempo in corso nell’Istituzione cosiddetta operativa - degli Accettati, degli Speculativi, che avevano evidentemente quanto meno una loro gradualità e varietà di conoscenze e di indirizzi iniziatici, se non la conseguenza di un approfondimento della simbologia muratoria in senso esoterico, cioè “speculativo” e quindi di una sua interpretazione ed estensione, alla luce della loro stessa ricerca iniziatica?
Tutto questo è molto semplice e non ha bisogno di dimostrazioni: c’è anzi, se vogliamo, da ritenere tardiva la comparsa degli Alti Gradi rispetto alla data ufficiale di nascita della Massoneria speculativa (1717), anche perchè, per buona pace dei cultori e seguaci della documentazione probatoria, non è che qualche indizio storico non esista.
Già nel 1676, per esempio, un documento parla di una riunione conviviale di appartenenti a certi gruppi esoterici, di cui abbiamo anche le denominazioni: la Qabalah del moderno nastro verde, l’Antica confraternita della Rosa+Croce, gli Adepti Ermetici, i Massoni Accettati, tutti evidentemente collegati tra loro e tutti evidentemente già organizzati.
Questi titoli stanno infatti a denotare la presenza di diverse tendenze esoteriche, forse già nella Massoneria di allora.
Ma poi, se pensiamo a Swedenborg e anche ai cenacoli della Rosa+Croce d’Oro, sorti dall’iniziativa e dalla speculazione esoterica di Samuel Richter (o Sincerus Renatus) nel 1710, vediamo che ancor prima della nascita ufficiale della moderna Istituzione, già una successione di gradi di conoscenza iniziatica era stata concepita, sia pure, per quanto riguarda la Rosa+Croce d’Oro, in un ambito particolare come quello rosacrociano, che aveva già però gli elementi per confluire nel disegno massonico, come avverrà appunto con il successivo sviluppo degli Alti Gradi. Basti considerare la successione e la denominazione che ebbero poi i primi gradi di quest’Ordine: Zelator, Teoricus, Praticus, Philosophus, Adeptus minor, Adeptus major, Adeptus Exemptus, Magister e Magus.
Un ulteriore indizio ci può essere fornito anche da uno dei primi attacchi che la Massoneria, appena organizzata alla luce del sole, ebbe con l’opuscolo di un apprendista, poi espulso quasi certamente dall’Ordine, Samuel Prichard, pubblicato nel 1730: Masonry Dissected.
Come riferisce Luigi Sessa nel suo libro “La Massoneria. L’Antico Mistero delle origini”, al quale bisogna riconoscere un notevole valore documentaristico, tra i più completi e seri che io conosca, a quel libello del Prichard rispose il Libero Muratore, Fratello Martin Clare, che è il probabile autore appunto della Defense of Masonry, comparsa nella seconda edizione delle “Costituzioni” di Anderson del 1738. Il Clare - si badi bene, nell’ambiente inglese di perfetta massoneria tradizionalista, certamente non ancora del tutto influenzata dall’evoluzione verso gli Alti Gradi, che determinerà poi per certi aspetti anche il dissidio tra Ancients e Modems - “affermò che nei rituali massonici si potevano riscontrare rassomiglianze con dottrine egiziane, pitagoriche, esseniche, cabalistiche, druidiche, e con parecchie altre circostanze e fatti o racconti riferiti da autori classici...”.
Proprio queste affermazioni inducono a ritenere attivo ed operante non solo, ma coevo alla stessa “accettazione” di estranei al mestiere muratorio, tutto un processo di assunzione (o riassunzione) nella Massoneria delle correnti storiche iniziatiche ed esoteriche, che doveva contenere già in sé il carattere della specificazione o ramificazione, e quindi la genesi degli Alti Gradi.
La Massoneria già da qualche tempo doveva essere ritenuta non solo un valido strumento iniziatico, ma forse anche la sola via iniziatica, in cui potessero confluire tutte le tradizioni, tutte le speculazioni e tutte le relative operazioni, volte alla ricerca di una via illuminativa dell’uomo e del suo perché nel mondo.
Questa caratteristica sincretica ma forse anche addirittura sintetica della Massoneria fu ben chiara a tutti gli iniziati speculativi forse già del ‘600 oltre che del ‘900, compreso - come abbiamo detto sopra - anche il mistico Swedenborg, che non fu massone, ma al quale peraltro si attribuisce un Rito di carattere massonico, già elaborato forse verso il 1720, basato su otto gradi illuministici divisi in due templi, che ancora esiste in alcuni gruppi della Scandinavia, Germania e in genere dell’Europa settentrionale.
Verso la metà del ‘600 - dopo la cosiddetta polemica rosacrociana -, la speculazione comincia dunque ad appropriarsi della massoneria e a trasformarla, portandola sempre più ad attenuare, fino a perdere del tutto, il carattere di semplice corporazione muratoria, sia pure di alta e spirituale iniziazione di mestiere, per acquisire i caratteri speculativi propri delle antiche iniziazioni misteriche, e delle antiche società esoteriche, il cui fine tradizionale, attraverso il linguaggio dei simboli e della ritualità, era quello di perfezionare l’uomo e condurlo al contatto cosciente con il mistero.
Alla luce di questa evidenza, ci sembra azzardato, se non concettualmente errato, ricercare dei distinguo inutili, che addirittura condurrebbero a ridiscutere della legittimità o meno della stessa moderna Massoneria speculativa rispetto all’antica (il vecchio conflitto tra Ancients e Modems), per andare a sostenere che una qualsiasi formazione alto-graduale, tra quelle che sorgeranno e verranno in evidenza nel secolo XVIII, nella fucina dove si andavano operando le fusioni e le confluenze delle tradizioni e delle dottrine esoteriche e iniziatiche con l’Istituzione massonica e nel suo ambito, “non abbia nulla a che fare con la Massoneria”, come anche qualcuno ha ritenuto per quanto riguarda certi filoni esoterici e come, ad esempio qualcuno ritiene a proposito degli Eletti Cohen.
Una asserzione così perentoria dimostra o un “partito preso”, o una superficiale conoscenza delle linee e dei modi di sviluppo storico dell’Istituzione, o comunque una posizione “sofistica” che pretenderebbe di misurare tutto con un certo metro massonico poco chiaro, di cui in ogni caso è tutta personale e quindi discutibile la definizione.
Ci sia consentita anche qui una ulteriore digressione.
Molti affermano: questo é massonico, questo non é massonico, ma cosa vuol dire “massoneria”, cosa significa “massoneria speculativa” e che cosa sono i Riti e le progressioni graduali nell’ambito dei Riti stessi?
Abbiamo fatto un serio studio sullo scopo della Massoneria, sul suo Real Segreto, al di là delle Carte, degli Statuti, dei Regolamenti?
Credo che le risposte potrebbero essere le più disparate, ma purtroppo la disparità non dipenderebbe da un serio e obiettivo risultato di ricerca, quanto dalla forma mentis di ciascuno e dalle aspettative - chiamiamole così - personali che ciascuno si pone o si è posto, all’atto dell’ingresso in questa Istituzione.
Ma sarebbe veramente strano che si fosse entrati in questa Istituzione per darsi nuovi convincimenti personali, nuovi dogmatismi, nuove certezze.
Per chi è entrato con le idee chiare, avendo già fatto dentro di sé la prima opera di liberazione e di pulizia, non dovrebbe sussistere dubbio che la Massoneria (che è ormai da tempo Massoneria speculativa, secondo la distinzione storica che porta la data del 1717) si caratterizzi fondamentalmente per il suo assoluto e centrale esoterismo, cioè per quella sola ricerca che non è da tutti e che si suppone sempre “incompiuta”, come il suo Tempio, donde la qualità e varietà speculativa e simbolica del suo metodo e il carattere progressivo e graduale della sua - se così possiamo dire - rivelazione iniziatica, fino ad un raggiungimento finale riservato certamente solo a pochi o a qualcuno, come conquista solitaria e incomunicabile: il Real Segreto.
Per questo, essa ha costituito, a partire da un certo periodo - su cui é discussione - il tessuto connettivo delle diverse dottrine, assorbendone forse già nel passato anche le organizzazioni e le istituzioni, ma risentendo ovviamente anche dei loro livelli di approfondimento e di conoscenza iniziatica. Intendiamoci bene. É chiaro che storicamente le diverse dottrine esoteriche seguivano origini e filoni diversi, così che diversi potevano essere gli approcci, gli strumenti e le vie di ciascuna, pur essendo l’obiettivo comune. Con la Massoneria, gradualmente - ed ufficialmente nel 1717 - il comune obiettivo ha trovato un cammino comune e comuni sono riconosciuti gli strumenti e i simboli della Speculazione, anche se ciascuno ha sempre la possibilità di continuare ad approfondire quello che sente peculiare a sé e al proprio carattere. Tutti, così, hanno la possibilità di arrivare a “veder chiaro”, e questo é affascinante e giustifica la stessa universalità della Massoneria.
Questa fondamentale unità di base delle dottrine esoteriche, ritrovata nella Massoneria, si alimenta anche degli innegabili intrecci e delle reciproche influenze che gli stessi esoterismi ebbero nel corso della loro storia e che sono tuttora oggetto di studio e di ricerca, pur nelle difficoltà che sempre pone lo studio di materia ovviamente avvolta nella riservatezza estrema dell’attività e nella impenetrabilità della organizzazione.
É forse anche questa la ragione per la quale resta incerto il vero momento del sorgere degli Alti Gradi, che si manifestano tuttavia con la stessa espansione ufficiale della Massoneria.
Pare comunque ragionevole suppone che tale momento si abbia quando vengono a delinearsi e costituirsi la figura del Maestro e, quasi subito dopo, se non contemporaneamente, quella di Eletto. La figura del Maestro partecipa sia dell’anima, per così dire, operativa della Massoneria, che dell’anima speculativa; quella di Eletto costituisce invece il salto ad una vera e propria coscienza della speculazione stessa, che tende a riconoscersi come la vera Massoneria, ed essa è infatti la figura centrale del Rito degli Eletti Cohen, come vedremo.



3. I Gradi di Maestro e di Eletto


Il grado di Maestro - come sappiamo - mancava nelle antiche Logge britanniche e le prime Costituzioni di Anderson del 1723 riservavano questo titolo al solo Capo della Loggia, l’attuale Maestro Venerabile.
Il Titolo V di quelle Costituzioni stabiliva testualmente che “il più esperto dei Compagni d’Arte deve essere scelto o nominato Maestro, o sovraintendente del lavoro del committente; deve essere chiamato Maestro da coloro che lavorano sotto di lui”.
Era questa una tradizione operativa consolidata, perché già qualche secolo prima, a leggere il “Manoscritto Cooke”, redatto nei primi anni del ‘400, Maestro era appunto il titolo riservato al responsabile del lavoro muratorio nella provincia o contea, o verso il committente; la parte conclusiva di questo Manoscritto, che riguarda le regole statutarie di comportamento dei membri della Corporazione, parla di “maestro del luogo”, come dice l’ottavo articolo: “che non accada che qualche massone, che é perfetto ed abile, venga a cercare lavoro e trovi un modo di lavorare imperfetto ed incapace; il maestro del luogo assumerà (riceverà) il massone perfetto e manderà via l’imperfetto per il vantaggio del suo committente (Signore)”.



La traduzione integrale del manoscritto è consultabile nella sezione dedicata
Il Manoscritto Cooke
 


A mio parere, questa disposizione antica nasconde già un altissimo concetto esoterico, quello della perfezione, che non é da tutti, e che ritroveremo nella ritualità e negli Alti Gradi massonici. Ma già questo intanto ci dà la sensazione di una certa distinzione anche nell’ambito della “maestria” operativa, che si rileva ancor più nella parte storico-leggendaria del Manoscritto stesso (che precede quella normativa), dove se ne parla più esplicitamente: “quando essi (i figli dei Grandi Signori per i quali l’Arte era stata stabilita) furono istruiti con grande cura, dopo un certo periodo essi non furono tutti ugualmente capaci, per cui il suddetto Maestro, Englet, stabilì che coloro che terminavano (l’apprendistato) con abilità dovessero essere ammessi (nella Craft) con onore e chiamò il maestro più abile per istruire (informare) i maestri meno abili e furono chiamati maestri per nobiltà d’ingegno ed abilità nell’Arte”.
Almeno concettualmente quindi, nella stessa Massoneria operativa, veniva effettuata una distinzione tra “massone”, “massone perfetto”, “maestro del luogo” e “maestro abile nell’istruire”, che portava in sé il carattere di un’evoluzione della figura e di una sua specificazione o perfezionamento.
Il riconoscimento del vero e proprio grado superiore si avrà quando saranno maturi i tempi e quando si affermerà pienamente la prevalenza speculativa dei Liberi Accettati Massoni, nella cui espansione ebbe notevole parte la famosa Royal Society.
Per questi ultimi, l’approfondimento della simbologia e della ritualità massoniche, la nobiltà d’ingegno e l’abilità nell’Arte, si ricollegavano in maniera giusta e perfetta alla vera virtù e dignità dell’uomo, a quello che era stato il percorso speculativo della conoscenza umana verso il mistero dell’esistenza, e l’Arte Regia veniva individuata nell’acquisizione progressiva di quelle qualità magiche, anche strettamente personali, in cui si riconosceva il vero Maestro.
Gli elementi di distinzione, anche in base alle qualità personali, già presenti nella “maestria” operativa verranno dunque fatalmente più in evidenza con la Speculazione esoterica, ed anche - secondo l’opinione più accreditata - a seguito della diffusione in Francia della Massoneria “scozzese”, detta giacobita o stuartista, potremmo dire più aristocratica, che era già da qualche tempo pervenuta a due differenti livelli di appartenenza, con due cerimonie interne di iniziazione (una per il passaggio da semplice Apprendista ad Apprendista Registrato o Apprendista Introdotto e un’altra per la promozione a Compagno d’Arte, fermo restando il titolo - non ancora Grado - di Maestro riservato al Capo della Loggia); in Inghilterra invece avveniva sempre una sola cerimonia iniziale di ingresso nell’Istituzione, tipica di un sistema monograduale, come era del resto originariamente anche in Scozia.
Allo stesso modo, tra il 1730 e il 1740, deve essersi operata una distinzione esoterica e iniziatica che porta ad acquisire la figura di Maestro non più come funzione, ma come grado vero e proprio, ormai così definito anche nella seconda edizione delle Costituzioni di Anderson del 1738.
Questa consacrazione ufficiale del grado di Maestro anche in Inghilterra, gelosa conservatrice delle proprie istituzioni, dovrebbe essere avvenuta, secondo il Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie (Presses Universitaires de France, Paris, 1987), perché “ciascuna loggia eleggeva ogni anno un capo di loggia, chiamato Maestro. Dopo un determinato periodo di anni, essa doveva contare un certo numero di anziani Maestri, di Past Masters, che dovevano godere di una particolare considerazione per i servizi resi. Questi dovevano conservare fra loro dei contatti, tenere delle riunioni particolari, interdette agli altri, avere delle parole segrete; pratica che deve essere stata nota ed anche ammessa dall’intera loggia di appartenenza. Di qui, i privilegi riconosciuti, ancora oggi, agli ex-Venerabili. Ma c’é di più. Nel processo verbale d’ammissione da parte della Gran Loggia (d’Inghilterra) della loggia di Bath (1733) si scopre nella sua composizione, la presenza non soltanto di quattro “passed Masters” ma anche di altri sei Maestri, vale a dire dei Massoni ricevuti Maestri, che dunque non erano mai stati a capo della loggia. Essi erano stati ricevuti a causa dei loro meriti, o della loro importanza, o ancora per il loro denaro. In tal modo si é potuto costituire questo terzo grado. La sua progressiva estensione condusse Anderson alla sua omologazione, cui sembra che egli pensasse già ben prima del 1738” (voce Maitre, pagg. 741-742).
Questo passo del Dictionnaire mostra, a mio parere, solo uno dei probabili motivi (e neanche il più dignitoso, se vogliamo) di riconoscimento ufficiale del grado, da parte inglese, che invece ritengo dovuto all’indubbio coronamento - soprattutto in Francia - di un processo evolutivo in senso propriamente iniziatico della Massoneria, dove gli “Accettati” costituivano ormai la totalità, che la Gran Loggia d’Inghilterra non poteva più a lungo ignorare e che probabilmente era già alla base di un tacito riconoscimento (come appunto si rileva per la loggia di Bath) anche presso le logge di osservanza britannica.
La fase conclusiva della genesi degli Alti Gradi si avrà, sempre in questo periodo, in coincidenza con la consacrazione britannica del 3° grado , con la figura di Maestro scozzese e la formulazione della leggenda di Hiram.
Senza voler approfondire l’argomento, anche sul termine “scozzese”, che ci porterebbe lontano, ritengo comunque personalmente che si sia verificata una mirabile coincidenza di cause e di effetti, di elaborazioni singole e di gruppo, che hanno condotto all’evoluzione in oggetto.
Da un lato, si ebbero certamente interessi pragmatici o politici, ambizioni personali o collettive di loggia, dall’altro la speculazione di alcune logge particolari, ma nella sostanza fu determinante il carattere esoterico e iniziatico che ormai aveva assunto la Massoneria come Istituzione: nel grado di Maestro veniva a coagularsi e ad evidenziarsi il concetto di un perfezionamento e di un raggiungimento, che ormai era presente nella Massoneria come “scienza dell’uomo” - come poi dirà brillantemente De Maistre nella già citata “Mémoire au duc de Brunswick” -.
L’indizio mi viene confermato dalla quasi immediata “esplosione” - se così posso dire - anche del grado e del concetto di Eletto.
Generalmente si ritiene che tale grado si sia cominciato a praticare come grado di “vendetta” - “de vengeance”, in francese -, come logica prosecuzione della leggenda di Hiram nella punizione dei suoi assassini.



Sulla Leggenda di Hiram consultare la sezione dedicata
Il mito di Hiram Abif
 


Questo può essere indubbiamente esatto, se ci fermiamo agli aspetti esteriori, superficiali, del discorso e magari alla considerazione delle prime strumentalizzazioni politiche della Massoneria, legate a un’interpretazione particolare della leggenda di Hiram, in senso sia di contingenza storica immediata (il momento della lotta degli Stuart contro gli Hannover, i prodromi dell’Illuminismo e la lotta contro il privilegio e l’assolutismo), sia di più profonda contrapposizione ideologica e politica (la lotta contro il dogmatismo religioso in genere, ma più particolarmente contro la presunzione di verità e di esclusivismo spirituale della Chiesa cattolica, in favore di un certo tipo di religiosità anche deistica o comunque libera, da cui la risorgenza del Templarismo non solo in senso esoterico e l’esaltazione del Rosacrocianesimo), ma risulta quanto meno limitato, se lo andiamo a considerare più attentamente e in rapporto a quello sviluppo speculativo della Massoneria, al quale abbiamo fatto riferimento nell’esame delle ragioni della stessa “Speculazione” e dell’esistenza della “Maestria”.
L’Eletto è un maestro che ha la consapevolezza delle reali ragioni della sua appartenenza iniziatica, che riguardano la possibile conoscenza dell’uomo, nella sua realtà di bene e male, il suo libero arbitrio, il suo compito nella vita, il senso del suo dovere-diritto di perfezionamento e di raggiungimento finale, il senso della vita e della morte (il senso del Deus meumque Jus, che sarà poi il motto del Rito Scozzese Antico e Accettato).
Questo doveva essere il significato della costruzione del tempio, che è soprattutto una ricostruzione: il ritrovamento della nostra religiosità, del nostro abito di gloria e il desiderio del ritorno ad esso. Se pensiamo a questo, risulta evidente che l’Eletto non può che essere un “maestro scelto” (quale è appunto il significato etimologico della parola): pochi possono esserlo, perchè si tratta di un superamento della “maestria” che acquista coscienza di sé stessa, in una superiore ed effettivamente magica interpretazione ed utilizzazione dei simboli e degli strumenti massonici “costruttivi”, che non vengono più adoperati per una trasformazione della materia estranea all’uomo, ma per la trasformazione dell’uomo stesso, per la spiritualizzazione della materia umana e per la sua corrispondenza con il principio primo.
Il concetto di Elezione, il cui migliore esempio veniva dalla storia biblica del popolo eletto per eccellenza, ne ripeteva il costante richiamo dei suoi profeti ad indirizzarsi solo verso Dio, unico, immutabile e geloso delle sue creature, di coloro con i quali aveva stretto un patto nello spirito e nella carne, con la creazione stessa. Il senso di tutto ciò era il riconoscimento del proprio “destino”: l’Eletto sapeva di doversi adeguare alla Legge che si era manifestata nella creazione universale, l’unica possibile percezione di Dio per l’uomo. Ogni simbologia, ogni speculazione, ogni atto, ogni avvenimento, lo stesso Testo sacro di ogni epoca e di ogni latitudine, ogni cosa confluiva irrimediabilmente verso l’origine (Genesi) dell’esistenza e della vita, il cui perché é vano chiedersi se la risposta é in una dimensione dove non esistono interrogativi.



4. I successivi sviluppi. Massoneria esoterico-temporale e Massoneria esoterico-spirituale


La figura dell’Eletto, dunque, nell’ambito dei primi Riti di Loggia e nella prima formazione delle diverse progressioni rituali, sconta subito - e ragionevolmente - una interpretazione differenziata in base alle due diverse tendenze sopra enunciate, in cui subito si divide la ricerca massonica speculativa: una di carattere illuministico-temporale, da cui nasce quella che può definirsi una Massoneria esoterico-temporale; l’altra di carattere illuministico-spirituale, da cui si sviluppano i sistemi di una Massoneria esoterico-spirituale.
L’una è un tipo di Massoneria più diffusa e presente nell’operatività sociale, l’altra è più interiore e riservata.
Il substrato esoterico é comune ad entrambe, e concerne quel riferimento iniziatico storico, che pervenne alla fine a costituire anche il fondamento della concezione illuminista, esplosa nel ‘900, ma si può dire
presente ed in elaborazione continua, “politica, filosofica e culturale”, già nei secoli precedenti, dopo la piena affermazione del Cristianesimo ecclesiale ed il lungo periodo oscuro delle invasioni barbariche. Quel riferimento dovette rimanere in sottofondo nell’evoluzione storica della società umana, riservato ad uomini o cerchie, che rimasero isolati ed occulti.
Molto si discute se sia sempre esistita una corrente sotterranea, impermeabile al flusso degli avvenimenti storici comuni, che abbia trasmesso da sempre lo stesso segreto, ovviamente riservato a pochi adepti qualificati e scelti.
É questo il problema dell’esoterismo: tutto sta a volere o no riconoscere una sostanziale corrente unitaria, che si ripropone nelle diverse epoche storiche - per quello che possiamo sapere o intuire - del messaggio anche simbolico trasmesso dalle diverse scuole o circoli manifestatisi nel tempo - come per esempio pensava Guénon -, oppure a considerare o no necessaria una successione, riconoscibile storicamente, alla maniera, potremmo dire, profana, secondo i comuni collegamenti e le linee di derivazione che il mondo profano riconosce validi.
Senza entrare nel merito di questo problema - un problema comunque importante dell’esoterismo, per la cosiddetta legittimità iniziatica di uomini e sistemi -, rileviamo che talune manifestazioni storiche (i Pitagorici e la scuola Platonica nell’antichità, i Templari nel medioevo, insieme a gruppi religioso-esoterici autonomi come i Catari o Albigesi, la breve comparsa dei Rosa+Croce tra il ‘500 e il ‘600), avevano, se vogliamo, tutti un progetto di riforma della società umana conforme alle loro conoscenze iniziatiche, quindi sostanzialmente simile, che fu per questo soffocato presto o tardi dal potere profano, proprio per il suo carattere “temporale”, per la sua semplice presenza e per la sua testimonianza nella sfera riservata alla guida e all’imperio sui popoli e alle sue eterne, sanguinose per l’umanità, vicende.
Dovremmo dunque ritenere che l’esoterismo non deve occuparsi della società profana e soprattutto non deve ipotizzare un modello alternativo per la società umana e per il suo progresso?
Forse questo é un falso problema, perché comunque dovrebbe costituire un valore pratico per l’umanità anche la semplice presenza nel tessuto societario di uomini di alta ed elevata moralità e probità, di Eletti, che hanno raggiunto quella qualità misteriosa per cui i Templari ad esempio erano nello stesso tempo cavalieri e sacerdoti, unendo la qualità temporale a quella spirituale, e si consacravano al ritorno della società umana alla vera religiosità (questo é forse il senso simbolico della ricerca del Graal), uguale per tutti gli uomini e per tutte le latitudini spaziali e temporali.
C’è da rendersi conto però che questo costituirebbe sempre una minaccia per la concezione materiale del potere, per la semplice possibilità del riscontro e del confronto.
Ancora più perversa e da combattere per i “profani” é, a maggior ragione, la società occulta o segreta di tipo spirituale e iniziatico, non tanto per la segretezza in sé dell’organizzazione - che costituisce naturalmente sempre un pericolo per il mondo politico e per il potere materiale - quanto perché é possibile che tale cerchia misteriosa conosca effettivamente un “segreto” capace, a un determinato momento, di sconvolgere tutto il cosiddetto ordine costituito.
Questa é in definitiva l’avversione e l’opposizione ineliminabile del mondo “palese” contro quello “occulto” o “iniziatico”, che giustifica nel substrato inconscio della profanità la persecuzione continua subita dagli esoterismi fin dalle età più antiche a noi note.
La tendenza della Massoneria degli Alti Gradi, che abbiamo definito di tipo illuministico-temporale si espresse - a partire dalla metà del ‘900 - soprattutto con la nascita del Templarismo e la creazione di sistemi come la Stretta Osservanza Templare del Barone von Hund (sembra del 1751, v. LE FORESTIER, La Massoneria Templare e occultista - Tomo I - “La Stretta Osservanza”, pag. 125), in cui i caratteri più esoterici e riservati dell’iniziazione massonica, ma anche i più appariscenti, si sposavano bene a quella concezione (più propriamente ideologico-politica) di comunione universale dei popoli, di fondazione di un Impero illuminato del mondo, che si riteneva fosse stato il vero scopo segreto dell’antico Ordine del Tempio.
Di qui la necessità di una sua ricostituzione, che del resto si legittimava anche nella leggenda di una sua continuità storica con la Massoneria, che diversi autori e diverse Logge avevano cominciato a diffondere già da qualche tempo.
Secondo Le Forestier, questa leggenda “ebbe per autori responsabili gli occultisti tedeschi”, che già alla fine del ‘600 e nei primi anni del ‘900 si erano moltiplicati, coltivando assiduamente l’alchimia “associata, come voleva la tradizione, all’astrologia, alla chirurgia e alla Cabala” (op.cit., pag. 69).
Questi occultisti, secondo Le Forestier, e soprattutto i Rosa+Croce d’Oro di Samuel Richter di cui abbiamo parlato sopra, che erano ancora presenti in Germania all’epoca, avrebbero conquistato determinate Logge, isolate e sbandate, con sistemi alto-graduali il più delle volte illogici, antistorici e grotteschi, e quindi in cerca di ideali e di guide spirituali più nobili, ed avrebbero consolidato la loro supremazia, creando una leggenda che dava alla Massoneria Scozzese una filiazione illustre, in cui l’ideale ermetico della trasmutazione del piombo in oro e dell’Elisir dell’Eterna Giovinezza erano accomunati ad un vero ed occulto segreto, che era quello templare.
Da qui si sarebbero contestualmente costruite le storie della sopravvivenza dei Templari in Scozia, dove i superstiti avrebbero in pratica fondato l’antica Massoneria, da cui in seguito sarebbe derivata la Massoneria speculativa e particolarmente quella scozzese e templare, che ne costituiva la vera espressione.
Non esistono elementi per contestare questa opinione dell’eminente studioso francese, salvo il fatto - tuttavia incontrovertibile - che è anch’essa un’ipotesi, non suffragata da documenti certi, come tutte quelle che si possono fare in argomento.
Le cose possono apparire in un modo o nell’altro e possono essere interpretate in un modo o nell’altro, a seconda dell’angolo visuale in cui ci si pone.
Se è vero che nella generalità dei fatti massonici dell’epoca e nella cerchia più esterna e più vicina al mondo profano degli appartenenti alla Massoneria di quel tempo questa tesi ha un qualche fondamento, noi riteniamo che comunque, in una cerchia più interna e riservata, e più attenta a meditare sull’essenziale della vicenda umana, essa non ha motivo di sussistere: nell’esoterismo, basta la predisposizione di uno solo, tra le innumerevoli personalità umane che possono sorgere, per perpetuare le cose che non possono morire.
E declino della Stretta Osservanza Templare ebbe inizio nel Convento di Brunswick del 1775, dove von Hund venne attaccato per i titoli che, a suo dire, gli erano stati conferiti da misteriosi Superiori Incogniti, di cui non riuscì mai a dimostrare l’esistenza.
Da allora, la Stretta Osservanza Templare durò in pratica, con alterne vicende, fino al 1782, anno del famoso Convento di Wilhelmsbad, dove Willermoz - che già nel 1778, al Convento di Lione o Convent des Gaules - aveva operato la trasformazione dei Templari francesi in “Cavalieri Beneficienti della Città Santa”, impose in sostanza la sua riforma a tutto l’Ordine, che avrebbe poi dato vita al
Rito Scozzese Rettificato.
 


Sul convento di Wilhelmsbad consultare nella sezione dedicata:
La carta di Wilhelmsbad del 1782

 

Al Convento di Wilhelmsbad, rimase invece sconfitta l’altra grossa ala di questa Massoneria “temporale”, quella dei Filaleti, di Savalette de Lange e Chefdebien, e soprattutto quella degli Illuminati di Baviera, fondati da Adamo Weishaupt nel 1776, organizzazione più paramassonica che massonica: avevano infatti scopi quassi essenzialmente politici e cercavano di imporre una Massoneria esclusivamente razionalista, anticlericale e antimonarchica, anche se in fondo si può esprimere qualche dubbio sulla loro effettiva volontà rivoluzionaria (si potrebbero infatti ritenere dei “rischiarati” più che degli “illuminati”). Willermoz si attirò l’opposizione anche di Beyerlé, che rappresentava la tendenza alchimista dei Templari francesi.
Ma, ai fini di questo studio, è importante soprattutto considerare che l’iniziativa di Willermoz tendeva a trasferire, secondo un’opinione storica sufficientemente documentata, la teosofia di Martinez de Pasqually - cioè la dottrina cohen, di cui parleremo -, in maniera diffusa nei gradi massonici inferiori e in maniera più netta nei gradi superiori di Professo e Gran Professo, la classe segreta dei Cavalieri Beneficienti della città Santa, da lui istituiti.
Possiamo dire che é uno dei primi tentativi di sintesi, nella Massoneria speculativa, tra l’anima temporale e quella spirituale, alla quale abbiamo accennato.
Tutti gli Ordini, che si riferivano al tipo di Massoneria “illuministico-temporale”, intendevano l’Eletto come un vendicatore dell’ingiustizia che veniva consumata o che era stata consumata in ogni tempo nella società umana, con il soffocamento cruento di qualsiasi tentativo di libertà individuale e collettiva. L’Eletto era: o il “vendicatore di Hiram”, inteso come figura dell’iniziato, ma ancor più dell’uomo in possesso della vera arte, cioè della sua libertà intellettiva ed espressiva (posizione esoterico-iniziatica del temporalismo massonico); o il “vendicatore storico”, cioè il vendicatore delle reali persecuzioni storiche, come quelle degli Albigesi e dei Templari (posizione esoterico-storica del temporalismo stesso); o infine il “vendicatore sociale”, quindi in generale il rivoluzionario, il vendicatore dell’uomo ucciso sempre, nella sua dignità, dal dogmatismo e dall’assolutismo politico-religioso (posizione esoterico-attualistica di questo temporalismo).
Come si vede, la posizione comune di queste tendenze era in ogni modo quella “temporale”, vedeva cioè la Massoneria come lo strumento di elaborazione e di azione continua della libertà assoluta dell’uomo, l’animale politico”, cioè sociale , di Aristotele: era una Massoneria mondana, d’azione, immersa nel suo secolo, un secolo del resto meraviglioso, che andava elaborando effettivamente la liberazione dell’uomo dalle catene storiche che lo tenevano avvinto, nel pensiero e nel vivere civile.
Ma l’altro filone che abbiamo delineato, quello della Massoneria esoterico-spirituale era concettualmente oltre la vicenda temporale dell’uomo, di cui invece era necessario occuparsi nella sua ontologia, cioè nella sua origine, nella sua vera essenza e nel suo possibile destino finale, perché tutto è già scritto non nel tempo, ma nello spirito dell’uomo.
“Il est impossible d’admettre un temps à l’esprit” (è impossibile ammettere un tempo per lo spirito), dice Martinez de Pasqually nel Traité sur la Réintégration des Etres (pag. 233), l’opera fondamentale che costituisce la base dottrinaria del suo Ordre des Chevaliers Maçons Elus Cohen de l’Univers. Gli spiritualisti, per dare loro un nome, hanno sempre considerato in secondo piano le istituzioni, le organizzazioni, gli statuti, gli aspetti di superficie, che sono antitetici agli interessi, per così dire, dello spirito, che consistono nella vera “elezione” e dedizione anche solitaria ad una vita di ricerca, per la quale basta uno sguardo per riconoscersi e il dialogo non é dibattito, ma scambio di reciproca conoscenza e sperimentazione.
Per questo i loro sistemi sono sostanzialmente massonici, ma a volte non è importante che siano o meno nell’ambito ufficiale dell’Istituzione massonica: si può dire anzi che a volte é l’Istituzione ad essere fuori del loro ambito, ma non viceversa.
Questo è, a mio giudizio, la peculiarità dei sistemi della Massoneria che abbiamo chiamato esoterico-spirituale.
Anch’essa tuttavia sconta talvolta la necessità di strutturarsi in una scuola, in una cerchia, in un ambito, dove convergono uomini con lo stesso sentire, e possono essere successivamente chiamati ed accolti altri, per avviarli allo stesso nascosto raggiungimento, che debbono perpetuare e trasmettere.
É difficile il nostro discorso, che si ricollega a quanto abbiamo già detto sul problema fondamentale dell’esoterismo, su una possibile filiazione nascosta agli occhi della storia ufficiale, sulla possibile trasmissione del segreto indipendentemente dalla necessità di apparire come gruppo e prescindendo persino dagli uomini.
Ma pensiamo che questa necessità sorga senz’altro allorquando si verifichi la sua necessità, scusandoci per la tautologia, cioè quando determinate condizioni spazio-temporali impongono di ristabilire e di indirizzare meglio qualcosa di utile a quello scopo di fondo, che si richiama al bene ed al progresso dell’umanità.
Avvengono allora come quegli aggiustamenti di guida, nella storia umana, che rendono il percorso della macchina (cioè della società) aderente alla strada da percorrere.
Nel sottofondo di uno gnosticismo diffuso e da intendere in senso lato, sempre presente nella cultura filosofica, esoterica ed anche religiosa occidentale, dal remoto passato classico ad oggi, dopo la speculazione cabalistica, particolarmente attiva nel XII e XIII secolo, con la scuola di Gerona in Spagna, e la contemporanea fioritura dell’alchimia, almeno apparentemente individuale, si era visto - nel XV, XVI e XVII secolo - il tentativo di tradurre in una sintesi, da un lato il misticismo ebraico, anche nei suoi aspetti cabalistici, con la dottrina cristiana e con il pensiero filosofico occidentale (Pico della Mirandola, Reuchlin, dall’altro, in senso più propriamente esoterico, la tradizione cabbalistica ebraica con la tradizione ermetica occidentale (Agrippa, Khunrath, John Dee, Fludd), fino ad arrivare alle manifestazioni dei Rosa+Croce e alla loro aspirazione ad una riforma universale.
Questo filone conduce, a nostro avviso, alla comparsa dei sistemi della Massoneria esoterico-spirituale. Abbiamo già parlato dell’istituzione (poi trasformata, con caratteri spiccatamente alchemici, negli Illuminati di Stoccolma) attribuita a Swedenborg (1720), grande ispiratore dell’illuminismo, che pensò ad una vera e propria sistemazione della tradizione iniziatica occidentale con la creazione di una serie di gradi illuministici, tradotti in una concezione mistica e sacerdotale dell’Eletto, che si rifaceva all’antico sacerdozio ebraico (i gradi swedenborghiani del secondo tempio si chiamano già cohen, con il termine ebraico che indica l’alto sacerdote del Dio inconoscibile ed inaccessibile) e dei Rosa+Croce d’Oro, con la loro progressione “filosofica” nel senso propriamente rosacrociano che culmina nel Magus, anch’esso espressione finale di un filosofo-sacerdote, tramite tra il divino e l’umano. L’opera si individua già come teurgia.
Più tardi, mentre la tendenza puramente alchemica troverà la sua espressione nei gradi rosacrociani di alcuni sistemi massonici alto-graduali in formazione continua (il Rito di Heredom di William Mitchell del 1754, il Rito di Perfezione, il Rito della Gran Loggia dei Maestri Regolari di Lione del 1761, il Rito della madre Loggia Scozzese di Marsiglia, e poi soprattutto con il sistema paramassonico degli Illuminati di Avignone di dom Pernety, del 1779/80), la più completa sintesi dei diversi contenuti delle tradizioni o scuole esoteriche occidentali, costruita su una lettura originale gnostico-cabalistica della Bibbia e soprattutto del Genesi, la cui ispirazione deve molto, come acutamente sostiene Antoine Faivre, alla Cabala ebraica ma anche a quella cristiana (il famoso Traité sur la Réintégration des Etres, già citato) è il sistema conosciuto con il nome di Ordre des Chevaliers Maçons Elus Cohen de l’Univers, costruito da Martinez de Pasqually all’inizio degli anni cinquanta del XVIII secolo (1754), quasi in coincidenza con la Stretta Osservanza Templare, consolidato tra il 1761 e il 1766 con l’attività del tempio cohen di Bordeaux, e definitivamente stabilito nel 1767, all’equinozio di primavera, con l’istituzione del Sovrano Tribunale e la redazione degli Statuti Generali dell’Ordine.
In esso, l’opera, la Grande Opera, é essenzialmente, e di fatto, teurgia.



5. Martinez de Pasqually e gli Eletti Cohen.


Apparentemente, la stessa idea di Swedenborg, di creazione di una sintesi illuminata della tradizione iniziatica occidentale, da stabilire sulla base della Massoneria dei primi tre gradi storici (poi chiamata Massoneria Azzurra o Bleu) ispira, nella costituzione degli Eletti Cohen, il pensiero di Martinez de Pasqually, che alcuni ritengono un nome iniziatico, mentre il vero nome sarebbe Joachim De Latour de las Cases.
Certo, la somiglianza dei due sistemi, ed anche della denominazione dei gradi elettivi superiori (Cohen), é notevole: da ciò sembra derivare l’opinione che il misterioso mandato ricevuto da sconosciuti maestri - mai svelati chiaramente -, ai quali si riferiva Martinez per la sua attività, possa collegarsi a Swedenborg, anche perché risulta sconosciuta la stessa iniziazione massonica di Martinez, sia pure escludendo l’opinione di Papus (Gerard Encausse), che Martinez sia stato iniziato a Londra da Swedenborg, che non era lui stesso massone.
Ma i due sistemi divergono in quella che potrei chiamare la filosofia o la concezione di fondo della struttura.
Il sistema attribuito a Swedenborg si appoggia soltanto, o per meglio dire si sovrappone semplicemente alla Massoneria di base, di cui sembra non occuparsi più di tanto: il suo primo Tempio è prettamente massonico, istruttivo, con i primi tre gradi tradizionali dell’Ordine, dai quali si accede a un quarto grado unico di Eletto, che prelude all’ingresso nel vero Tempio, il secondo, completamente diverso dal precedente: un Tempio illuministico e mistico, quello dei gradi cohen e della realizzazione attiva, che termina nel Kadosh.
Martinez invece è convinto non tanto della prosecuzione, ma della compenetrazione reciproca tra massoneria (che già di per sé ritiene illuministica e illuminata) ed elettività cohen, che ritiene il vero sacerdozio o la vera missione massonica, la vera attuazione dello scopo di lavorare al bene e al progresso dell’umanità.
La gradualità di Apprendista, Compagno e Maestro è ripetuta in ogni sezione successiva della sua progressione rituale: dopo i primi tre gradi azzurri, è ripetuta nei gradi Cohen veri e propri (ai quali accomuna la qualifica di Eletto) e nei gradi superiori: Gran Maestro Eletto Cohen (che è Apprendista
 X), Grande Eletto di Zorobabele (che é Compagno RX) e Réau-Croix (cioè il Maestro RX), ultimo gradino della realizzazione nell’Ordine.
Quella di Martinez è quindi una vera e propria interpretazione della Massoneria, che sta a denotare, a mio parere, l’intento più prettamente massonico-speculativo dell’opera di Martinez, che si conferma anche con l’equiparazione dell’Apprendista R
X al grado tipicamente massonico di Cavaliere d’Oriente e del Compagno RX a quello di Commendatore d’Oriente, gradi già presenti in altre progressioni massoniche dell’epoca ed aventi ormai una ben definita fisionomia iniziatica speculativa.
Personalmente, sono convinto che, al contrario di Swedenborg, che comunque fu attento alla Massoneria ed ispiratore di gran parte del suo successivo sviluppo dottrinario, Martinez fu sicuramente massone, o quanto meno - se anche non ha ricevuto l’iniziazione massonica e se pure la famosa Patente Stuart da lui mostrata fosse falsa, come molte carte dell’epoca - aveva certamente le qualità massoniche ed aveva individuato la reale validità della speculazione massonica e dei suoi strumenti operativi. La stessa attività conosciuta di Martinez, può confermare ancora più questa nostra opinione. Martinez é nato probabilmente nel 1727, tra il 21 aprile e il 21 settembre, secondo quanto risulterebbe anche dall’atto di inumazione (vedi Robert AMADOU, alla voce Martinez de Pasqually del Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie, già citato, pagg. 774-777); secondo altri, che si riferiscono alla Patente Stuart, recante la data del 20 maggio 1738 e rilasciata al padre, egli dovrebbe essere nato nel 1710, in quanto il rilascio é anche concesso al figlio primogenito, cioè Martinez stesso, indicato all’epoca ventottenne, ma come abbiamo detto può essere dubbia l’autenticità del documento in questione.
Forse é nato a Grenoble, ma il francese non è a quanto pare la sua lingua madre e non si sa nulla della sua famiglia d’origine, della sua infanzia e adolescenza, dei suoi studi.
Egli esce dall’oscurità ed appare sulla scena massonica tra il 1754 e il 1758, nel Mezzogiorno francese (Montpellier, Marsiglia; Avignone), poi a Lione e a Parigi: visita le Logge massoniche, cominciando probabilmente a diffondere in esse la sua particolare visione iniziatica, e si stabilisce infine a Bordeaux nel 1762, rimanendovi fino al 1766.
É a Bordeaux che egli elabora definitivamente il suo Rito e il suo sistema alto-graduale, uno dei tanti - in apparenza - che si andavano formando in quel periodo.
Ma, come abbiamo visto, il sistema è bene integrato nell’ordinamento massonico, da cui assume gli strumenti e i simboli operativi, ai quali dà per contro un grande e, si può dire, definitivo contenuto iniziatico spiritualistico, dove il perfezionamento individuale viene indirizzato alla realizzazione di una qualificazione cavalleresca e sacerdotale, sintesi del sacerdote primitivo e del vero Eletto, cioè del vero tramite con l’inconoscibile, in grado di ristabilire e di far rivivere l’antica Alleanza (come dice von Baader), di riconvertire il male in bene, di volgere le forze oscure di questo mondo in energia di luce per tutto l’universo e il creato, perché, nell’opinione di Martinez - dove confluisce quel sottofondo storico gnostico-cabbalistico cui abbiamo sopra accennato - da quella luce si era caduti, per la nostra prevaricazione, nel buio della materia, nel tempo-spazio, nel male e nell’alternanza vita-morte, e compito del sacerdote-cavaliere massone, dell’Eletto, era quello della liberazione da tutto questo, della reintegrazione degli esseri nell’origine luminosa del tutto.
Tra il 1766 e il 1767, Martinez è a Parigi, dove prende contatti con il Grande Oriente di Francia, incontra e istruisce Bacon de la Chevalerie e conosce Willermoz.
Nel 1767, il Rito Cohen é trasformato in vero e proprio Ordine, che assume il nome di Ordre des Chevaliers Maçons Elus Cohen de l’Univers, di cui vengono elaborati gli Statuti Generali, tipicamente massonici. All’Equinozio di Primavera del 1767, gli Statuti vengono promulgati e viene installato il Sovrano Tribunale dell’Ordine.
Nel 1768, Willermoz è ordinato R
X, mentre Martinez, già tornato a Bordeaux, incontra per la prima volta Louis-Claude de Saint-Martin, che diventerà suo Segretario, prendendo il posto dell’abate Fournié, all’inizio del 1771, dopo aver lasciato il reggimento presso il quale prestava servizio come ufficiale. In questo periodo prende forma la ritualità teurgica cohen e si attua la stesura definitiva del Traité sur la Réintégration des Etres dans leurs premiéres propriétés, vertus et puissances spirituelles et divines, che Martinez aveva già cominciato nel 1770 (secondo l’annuncio da lui datone in data 11 luglio 1770). Nel 1772, Saint-Martin é ordinato Re, ma Martinez è costretto a partire per Santo Domingo, per raccogliervi un’eredità e morirvi nel 1774, senza più tornare in Francia.
L’Ordine, che aveva visto una notevole fioritura tra il 1769 e il 1770, un pò in tutto il territorio francese, progressivamente decade, finché l’ultimo Sovrano, Sebastien de las Casas, nel 1778, ordina la chiusura dei templi Cohen e la consegna di tutta la documentazione ai Filaleti di Savalette de Lange.
Senza entrare nel merito della dottrina della Reintegrazione - che è l’aspetto più significativo della speculatività di Martinez - e limitandoci, ai fini di questo lavoro, a considerare i suoi soli aspetti massonici, non v’é dubbio che essa realizzi un’altissima qualità della Speculazione che aveva dato l’avvio alla Massoneria moderna e agli Alti Gradi.
Martinez combatte il decadimento profano delle Logge, l’ambizione e il mercato dei titoli e dei gradi, la volgarità delle riunioni, più scenografiche che rituali, ma anche la visione temporalistica della Massoneria, ed incentra la sua speculatività e la speculatività massonica nella figura dell’Eletto, di cui esalta il carattere spirituale.
Per Martinez, l’Eletto opera la sublimazione del lavoro massonico: è un Cavaliere - riprendendo il concetto di consacrazione della Cavalleria, proprio delle origini di questa istituzione iniziatica - ed un Sacerdote, consacrato al Dio Altissimo (come Meichisedec), missionario per la Riparazione universale dal peccato originale, che aveva determinato la caduta dell’uomo dall’abito di gloria all’involucro corporeo materiale e alla legge regolatrice del Quaternario.
Come Cavaliere, si tratta in definitiva di una interpretazione “spirituale” del templarismo, richiamandosi ad un concetto di Cavalleria eterna, al di là degli aspetti spazio-temporali della vicenda storica (in tal senso sono da intendere i gradi di Cavaliere d’Oriente e di Commendatore d’Oriente).
Nello stesso tempo, il concetto alchemico di trasformazione è visto come raggiungimento della Croce reale (Réau-Croix), la purificazione dalle vicende quaternarie, la riconciliazione e la Reintegrazione o Rigenerazione universale, la vera Grande Opera, in cui si riconquista l’abito di gloria primigenio, dell’Adam-Kadmon androgino, con l’annullamento della nostra personalità quaternaria, assumendo in tal modo anche la corrente alchemica della Massoneria esoterico-spirituale.
Per tutto questo, é necessaria l’opera teurgica dell’antico sacerdozio, il cui autentico esempio storico era quello biblico e primitivo, in cui le operazioni erano volte non solo e non tanto a beneficio individuale, ma sul piano universale: la teurgia lavora in tal senso per liberare il mondo, trasformando il male in bene, richiamando le energie positive del creato per illuminare le negative.
Tale doveva essere il senso alchemico o rosacrociano della trasformazione e tale il senso massonico del lavoro per il bene dell’umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.
Quanto sopra é adombrato da Martinez in una riconsiderazione del Genesi e della storia del popolo ebraico, espressa con un linguaggio difficile, in cui molto è dovuto - come si é detto - alla Cabala ebraica e a quella cristiana e in cui le frasi e le parole sono da intendere in un senso più profondo e recondito, senza fermarsi al significato apparente.
Come dice il già citato Antoine Faivre, “il linguaggio di Martinez ci permette di avvertire in maniera viva ed intima, come nell’interiore, le peripezie di uno scenario mitico che non avrebbe lasciato indifferente nessun filosofo” .
Ci sembra quindi che l’opera di Martinez si inserisca perfettamente nella linea di quella Massoneria esoterico-spirituale, che abbiamo individuato come componente essenziale e autentica della Massoneria speculativa.
Una volta esaurito il grande dibattito settecentesco tra le due anime, la temporale e la spirituale, dopo l’incendio rivoluzionario francese, che ne avrebbe costituito la catarsi, si sarebbe potuta operare una ricomposizione definitiva degli Alti Gradi, in cui gli elementi essenziali ed eterni di ambedue i modi di intendere la Massoneria avrebbero potuto convivere in una costruzione piramidale completa, dove si abbandona progressivamente la necessaria considerazione della temporalità, comprese le dottrine, i dogmi, l’etica e la morale comune, i convincimenti, le vie separate della perfezione individuale, per arrivare al “nec plus ultra”, al vero abbattimento delle colonne.
Oltre, è il Segreto e il Silenzio, che Martinez aveva certamente raggiunto.

 

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De Pasqually e l'Esoterismo Massonico Louis-Claude de Saint Martin Gli Eletti Coen

La Massoneria Occultista nel secolo XVIII° e l'Ordine degli Eletti Cohen