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IL CENTRO PSICHICO

 

Il mentale non è noi, poiché tutti i nostri pensieri, i nostri sentimenti e i nostri impulsi vengono da un ambiente esterno. Ed anche questo corpo non è noi stessi, poiché gli elementi che lo compongono provengono da una materia esterna ed obbediscono a delle leggi più grandi della nostra.

Che cosa è dunque questo essere centrale e cosciente in noi che nulla ha a vedere con la nostra famiglia, le nostre tradizioni e le nostre attività e che fa sì che siamo “IO” qualsiasi cosa accada?

Noi abbiamo un centro individuale o essere psichico (o corpo mercuriale degli antichi ermetisti) e un centro cosmico o essere centrale (o corpo solare).

Un lento imprigionamento di tale centro psichico ha dominato la nostra adolescenza. La cosiddetta “crisi di crescita”, che potremmo chiamare “crisi di soffocamento” diventa naturale, cronica, una volta raggiunta la maturità. Tutto un insieme di mentale e vitale che dovrai conoscere e dominare lentamente e con non poca fatica, per riuscire a scoprire “questo essere psichico nascente”, che non è una cosa astratta, ma una realtà concreta, dal momento che lo si può paragonare ad un essere che cresce dentro di noi, come un bimbo che deve nascere.

Come aprire le porte allo psichico, soffocato come sei dai tuoi sentimenti, dalle tue idee confuse su ciò che è alto o basso, puro o impuro, giusto o ingiusto? Appena tenta di aprirsi un varco, subito viene divorato dall'emotività che se ne serve rendendolo responsabile delle sue brillanti esaltazioni e delle sue emozioni “divine” e palpitanti, dei suoi amori accaparranti, della sua estetica disordinata e roboante, messo in gabbia dal mentale che lo maschera con i suoi ideali esclusivi, le sue filantropie infallibili, le sue morali incatenanti.

Come trovare lo psichico in tale caos? Eppure egli è là, che si sforza di rompere tutti gli involucri e che si serve di tutto ciò che gli si dà o gli si impone.

Colui che ebbe la rivelazione del suo psichico ascoltando Beethoven dirà: “Solo la musica è vera e divina”.

Un altro che avrà sentito la sua anima vibrare di fronte all'immensità del mare farà di esso una ragione di vita.

Un altro dirà: “il mio profeta, la mia Chiesa, il mio Vangelo”. Ciascuno infatti innalza la sua costruzione intorno ad una esperienza vissuta.

Ma lo psichico è libero e si serve di tutte le nostre musiche, piccole o grandi, di tutte le poesie, di tutti i libri sacri, di tutte le filosofie e di ogni esperienza per aprire uno spiraglio nella corazza dell'uomo.

Egli dà, la sua potenza, il suo amore, la sua gioia e la sua verità a tutte le nostre idee, sentimenti o dottrine, poiché è il solo modo che ha per esprimersi. Beethoven, il mare, la Chiesa, non sono che strumenti provvisori di questo stato di essere che l'uomo deve conquistare in modo permanente.

É l'io di fuoco, il solo vero io esistente, la sola cosa che non si distrugge e che governa il passato, il presente e il futuro. Infatti la più immediata e la più irresistibile di tutte le esperienze, quando si apre la porta dello psichico, è quella della eternità del proprio nucleo profondo.

Il cercatore emerge in un'altra dimensione ove prende coscienza di essere vecchio come il mondo ed eternamente giovane e che questa vita è solo una esperienza ed un anello in un successione ininterrotta di esperienze che si estendono nel passato e che si perdono nel futuro.

La morte non esiste più, solo l'ignorante può morire: come potrebbe morire ciò che è cosciente?

Non è nato, antico, eterno, non è distrutto dalla morte del corpo. Come un uomo getta i suoi vestiti usati per indossarne dei nuovi, così l'essere incarnato si spoglia del suo corpo per rinascere nuovamente.

L'insieme di queste vite rappresenta infatti la crescita della coscienza, poiché esiste una evoluzione della coscienza, parallelamente alla evoluzione della specie, la legge della evoluzione progressiva governando tutte le cose create e creabili.

Certo, non è la piccola personalità frontale che si incarna: il significato della reincarnazione è più profondo e più vasto. Tutta la facciata si disintegra con la morte, l'insieme delle vibrazioni mentali che si sono amalgamate intorno a noi per formare il nostro “io” mentale, si disintegra con la forma corporea.

Solo lo psichico resta poiché è eterno.

La nostra esperienza della reincarnazione dipenderà dunque dalla scoperta del centro psichico, che porta i ricordi da una esistenza alla altra, e dal grado di sviluppo dello stesso centro psichico.

Perciò al di sotto di un certo stato di sviluppo si può a mala pena parlare di reincarnazione: a che serve infatti dire che lo psichico si reincarna se esso non è cosciente?

In tale presa di coscienza sta il significato dell'evoluzione.

Durante centinaia e migliaia di vite il nucleo psichico aumenta sempre più dietro la nostra personalità frontale, aumenta  per mezzo delle mille sensazioni del nostro corpo, degli innumerevoli shocks dei nostri sentimenti, dei milioni di pensieri che ci agitano; cresce per mezzo dei nostri slanci e delle nostre sconfitte, delle nostre sofferenze e delle nostre gioie.

E quando quest'amalgama esteriore si dissolve, esso porta via con sé solo l'essenza di tutte le sue esperienze, certe conseguenze della nostra vita trascorsa (poiché tutti i nostri atti sono dotati di un dinamismo che tende a perpetuarsi), certe impronte che nella vita successiva si tradurranno in predisposizioni speciali, istinti, caratteri e difficoltà particolari, gusti innati, attrazioni ed antipatie irresistibili, circostanze particolari che si ripeteranno quasi meccanicamente, come per metterci di fronte ad un problema da risolvere.

Così attraverso l'accumularsi di innumerevoli esperienze, lo psichico acquista un nucleo sempre più forte e sempre più cosciente.

La personalità psichica, o personalità vera, esprime il destino di ciascun essere, al di sopra delle sue sovrastrutture culturali, sociali o religiose. Così un dato individuo potrà fare successivamente il marinaio, il musicista o il rivoluzionario, cristiano, musulmano o ateo, ma ogni volta si esprimerà per mezzo di una medesima e particolare prospettiva di amore o di potere conquistatore o di gioia o di purezza. Ciò darà una costante tonalità individuale a tutte le sue azioni, ed ogni volta tale prospettiva diverrà sempre più precisa depurata e vasta.

A mano a mano che il nucleo psichico si ingrandisce, la coscienza-forza si potenzia in noi stessi, fino al giorno in cui esso non avrà più bisogno della sua crisalide frontale ed eromperà liberamente alla luce del sole.

Allora sarà il padrone della natura, invece di esserne l'addormentato prigioniero, allora la coscienza dominerà la forza.

In quel momento l'uomo passerà dagli interminabili meandri dell'evoluzione (che procede sotto la spinta della necessità) alla evoluzione cosciente e da lui stesso diretta, realizzando in un processo di evoluzione concentrata ed in una sola vita, come insegnano gli alchimisti, ciò che la natura giunge a compiere durante migliaia di generazioni.

L'evoluzione non consiste nel divenire sempre più santo, o sempre più colto, ma sempre più cosciente. Perciò tutto dipende dal grado di sviluppo e dalla misura in cui il nostro essere psichico partecipa alla nostra vita esteriore.

Se si esclude ogni cosa per arrivare ai cosiddetti fini “spirituali” sarà poi difficilissimo tornare indietro per liberare il mentale, conoscere il subconscio e lavorare nel caos fisico e mentale per ordinarlo e farlo evolvere.

La materia è il punto di partenza della nostra, evoluzione ed è in essa che la coscienza a poco a poco si sviluppa: perciò più la coscienza emergerà dalla materia, più diverrà sovrana ed indipendente.

Indipendente dalle sensazioni, poiché la coscienza-forza, liberata dalla dispersione in cui si trova nei diversi livelli del nostro essere, e riunita in un unico fascio, può staccarsi da qualsiasi cosa, dal freddo, dalla fame dal dolore ecc; indipendente dai sensi, poiché non è più assorbita dalle nostre attività mentali e fisiche, sorpassa i limiti corporei e prende contatto con esseri ed avvenimenti distanti nello spazio e nel tempo.

Il ricercatore diverrà dunque cosciente di questo capovolgimento della corrente vitale, dall'interno all'esterno (lo psichico è uscito dalla sua prigione) e constaterà che l'atteggiamento interiore ha il potere di modellare e trasformare le circostanze esteriori.

Quando egli si trova in stato di equilibrio e di armonia e l'azione corrisponde alla verità profonda del suo essere, nulla potrà resistergli, mentre se si trova in stato di squilibrio e di disordine mentale o fisico, allora constaterà che tale squilibrio attira irresistibilmente delle circostanze esteriori negative, o malattie o incidenti.

La ragione è semplice: stando in stato negativo emettiamo un certo tipo di vibrazioni che sono in sintonia con altre esterne della stessa qualità e potenzianti sempre più lo stato di squilibrio interiore.

Il rimedio, per esempio, nel caso di una malattia, non sta perciò in alcuna medicina esterna, ma nel ristabilire l'ordine interiore,in una parola nella coscienza.

Se il cercatore è cosciente, egli potrà passare immune attraverso qualsiasi epidemia fisica o psichica, nulla potrà toccarlo, poiché nulla potrà toccare il centro psichico risvegliato. La malattia non è il virus, ma la forza che si serve del virus: se chiarifichiamo noi stessi, nessuno potrà lederci, poiché la nostra forza interiore sarà più potente di quella forza, o meglio, il nostro essere vibrerà ad una intensità troppo alta per quella bassa intensità.

Solo il simile può entrare nel simile.

La nostra medicina non tocca che la superficie delle cose: non la causa, non esiste che una malattia, l'incoscienza.

Ad uno stadio più avanzato, quando avremo meglio fissato in noi lo stato di neutralità cosciente, saremo capaci di percepire le vibrazioni vitali e mentali appena cercano di entrare in noi e quindi di eliminarle e di renderle positive..

Così dopo innumerevoli cicli di sonno e di risveglio e di shocks che l'obbligano a ricordarsi di sé stessa ed a fissarsi sempre più, la psiche, divenuta una individualità formata e cosciente, rompe il suo guscio ed afferma la sua libertà.

Tale indipendenza diviene, infine, talmente normale da sentire sia il corpo sia la stessa sostanza mentale come qualcosa di esteriore a noi stessi come qualcosa che non ha la propria esistenza se non come espressione parziale della nostra forza intelligente centrale.

La morte stessa non è la negazione della vita, ma un processo evolutivo della vita. Di conseguenza la vita fisica in un corpo fisico assume una importanza particolare, poiché sappiamo che per mezzo di essa ci trasformiamo e diventiamo così coscienti che, al momento della morte, andremo per affinità ove avremo stabilito un legame, una vibrazione sintonica.

Ma in genere tutto ciò avviene senza che l'uomo lo sappia, poiché vive alla superficie senza accorgersi che ogni cosa è già preparata dietro il velo, dentro se stesso. Per questo è tanto importante per colui che vuole trasformare la propria vita, rendersi conto di quello che avviene nell'inconscio, ed essere capace di sentire, manipolare e dirigere le forze che determinano il suo destino.

Non si può comandare all'esterno se non si è padroni delle forze interne, poiché la forza è la stessa  e quindi se non si è capaci di trasformare la nostra materia interiore non potremo farlo con quella esterna, poiché non vi è che una natura, un mondo, una materia.