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"Il Sabbatianesimo"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL SABBATIANESIMO

 

Del movimento che prende il nome da Shabbetay Tzevì, gli studiosi non hanno potuto scrivere la storia, perché rappresentando esso la prima seria rivolta in seno all’ebraismo che creò non poche difficoltà e che minacciò di distruggere gli antichi valori, gli scritti dei sabbatiani, furono sistematicamente distrutti e quando esso fu sconfitto si tentò di minimizzarlo, come se avesse interessato solo modesti gruppi. La realtà fu ben diversa perché il sabbatianesimo, nato sulla scia della dottrina luriana che si era largamente diffusa per tutta la diaspora, finì con il penetrare in ampi circoli anche se non diventò mai un movimento di massa e addirittura, dopo le prime persecuzioni assunse il carattere di una vera e propria setta che cercava di tenere occulte le sue dottrine e la sua attività.

Inoltre, il sabbatianesimo sia nelle sue espressioni moderate, come in quelle radicali fu sempre considerato come una macchia per l’onorabilità di chi vi aveva preso parte, di conseguenza si fece del tutto per rinnegarlo e per porlo in oblio, fino al punto di accuratamente nascondere di discendere da famiglia sabbatiana.

Cerchiamo ora di capire la genesi ed il significato di questo movimento che ebbe i suoi maggiori rappresentanti oltre che nel fondatore, nei suoi grandi teologi: Nathan di Gaza (che rappresenta il Giovan Battista ed il Paolo del nuovo Messia) ed il suo successore l’ex marrano Avraham Mikael Cardozo nonché l’esasperato Jakob Frank (che operò in Galizia ed in Podolia).

La Qabalah luriana, profondamente innovando il giudaismo rabbinico, aveva modificato il significato della redenzione, nel senso che essa non trova più nella storia la sua ragion d’essere, ma acquista motivi metastorici, universali e cosmici.

Infatti, Israele è disperso, la Shekhinah in esilio, ma la liberazione non coincide più con il semplice ritorno degli Ebrei a Sion; ora, per molti Ebrei la redenzione non è più una liberazione dalla servitù dell’esilio, ma è un mutamento dell’essenza intima di tutta la creazione, è il Tiqqun, la restaurazione dell’armonia, turbata dalla rottura dei vasi e dal peccato di Adamo. Di conseguenza, il centro di gravità dell’idea della redenzione si è spostato sul piano della realtà interiore, e quindi la Qabalah luriana ha educato gli animi nel senso che il rinnovamento si realizza nell’anima stessa e il suo valore è notevolmente superiore al rinnovamento della vita politica. Ma la redenzione storica è inseparabile dalla redenzione cosmica di cui, al più, è un effetto collaterale, quindi la conseguenza della realizzata libertà interiore è il pieno adempimento anche nella parte esteriore e politica.

Per dirla con Vital "Quando il bene e il male alla fine saranno separati, allora verrà il Messia".

Ora la Scuola luriana non seppe prevedere il possibile contrasto tra il simbolo e la realtà che questo simboleggia sicché si produsse una frattura, una drammatica divisione, tra la redenzione mistica dell’anima e quell’esterna rappresentata nella storia. Bisognava quindi fare una scelta fra la parola di Dio intesa nel verdetto della storia, oppure in quella già manifestatasi nell’esperienza della propria anima.

Il sabbatianesimo sorse appunto quando vasti settori - sefarditi prima, poi anche ashkenaziti - si rifiutarono di effettuare la scelta a favore della realtà storica, in pratica si ritenne impossibile affermare che Dio aveva beffato il popolo con una falsa idea di redenzione.

Sorsero così queste dottrine, che cercavano di colmare l’abisso tra la realtà interna e quell’esterna che aveva cessato di essere un simbolo di quella. Queste teorie dovevano rendere sopportabile l’accettare di vivere in questo contrasto.

Il sabbatianesimo quindi si prospetta come una vera rivolta contro l’ortodossia e i suoi seguaci diverranno prima eretici e poi apostati. In essi l’ebraismo diventa antinomia: l’amore per la Thorah si converte in odio, la santità in peccato: la legge della vita diviene il paradosso.

Ne consegue che lo stesso messia per liberare il mondo, deve percorrere le vie del male e che tutti devono diventare peccatori. Chi cade più in basso contempla la luce. Gli eletti stanno sotto una nuova legge spirituale, rappresentano una nuova realtà e sono quindi di là del bene e del male. Per i sabbatiani tutta la realtà è dialetticamente contraddittoria; la loro esperienza li porta all’idea di un’esistenza in perenne contraddizione con se stessa ed è comprensibile che il loro messia Shabatai Tzevì porti con se l’impronta di un tale contrasto, perfino con la sua conversione all’islamismo.

Per approfondimenti sul movimento di Shabatai Tzevì  visita in questa sezione: