Il tuo browser non supporta il tag embed per questo motivo non senti alcuna musica

 

Il termine Comacino deriverebbe, secondo alcuni, da "Comacineus", cioè "Compagno di Officina", secondo altri da "cum nachinis" (da cui la pronuncia "Coàcini", per indicare coloro i quali lavorano con strumenti di mestiere: Ancor oggi, a Milano, è detta Porta Comacina quella rivolta verso Como...

 

Lo scritto che si presenta ai ai nostri Ospiti, è opera di ingegno di Luigi Troisi ed è tratto da "I Figli della Vedova" edizioni Atanòr s.r.l. Roma 1989.

 

© Luigi Troisi

 

La libera circolazione del documento è subordinata all'indicazione di fonte (completa di Link) ed autore.

 

Il termine Comacino deriverebbe, secondo alcuni, da "Comacineus", cioè "Compagno di officina", secondo altri da "cum machinis", da cui la pronunzia "Comàcini", per indicare coloro i quali lavorano con strumenti di mestiere. Ancora oggi, a Milano, è detta Porta Comacina quella rivolta verso Como.

Di diverso avviso è Thompson, il quale ritiene che il "Comacinus" fosse un semplice muratore e che tale termine avesse il significato di "compagno muratore", allo stesso modo di "comonaus" significava "compagno monaco", senza riferimento alcuno alla città di Como o ad altre località.

Nel brano che segue, Latino Bonci, pone in risalto come i Comacini, uniti in fratellanza, tramandassero l'arte antica di edificare. Dall'Alta Lombardia dove svolsero la loro prima attività, essi si trasferirono poi, in Francia, Svizzera e nella Valle del Reno. Già prima del Mille a Lucca, operava una "Massoneria di maestri Comacini"; ma prima ancora, con l'editto del re longobardo Rotari, nel 643 d.C., la fratellanza dei Comacini aveva ottenuto particolari benefici, ad esempio: l'affrancamento dalle leggi dei luoghi nei quali si recavano per edificare.

L'arte del murare, dello scolpire e dell'ornare, anche prima dei Plinii, era cresciuta ed avanzata entro ed all'interno di Corno.

Abbiamo un architetto ossia maestro comacino sino dal I sec. d. C. ai tempi di Traiano (1) citato e lodato da Plinio Cecilio, in una lettera da Nicomedia di Bitinia diretta all'imperatore stesso, nella quale elogia "una villa suburbana amenissima e deliziosa" di Como e parla dell'istituzione di un collegio di fabbri, respinto dall'imperatore, per tema delle "eterie", ossia fazioni che in esso si sarebbero potute infiltrare (Lib. X, Epíst. 42).

I maestri comacini raccolgono e tramandano in età infelicissima, i precetti e le pratiche dell'arte edíficatoria dei Romani.

In mezzo alle distruzioni delle irruenti orde barbariche, rimangono vivi e quasi soli lavorano, creano o restaurano.

Editti di Rotari (2), re dei Longobardi, del 22 Novembre 643 e di Liutprando (3) dell'anno 713, parlano di loro. Nel primo sono inclusi due articoli sui maestri comacini ed i loro colleganti, e si indicano le tariffe per l'esercizio della loro arte, persino comminando pene per casi di infortunio sul lavoro e vengono stabilite le regole per il lavoro stesso. Nel secondo si parla e si legifera sulla Società di magistri comacini.

Taluni vollero ricercare nella loro associazione l'origine della Massoneria.

Sta di fatto che essi furono artisti di età remotissima "ed ebbero i loro "Colliganti", ossia soci, o consorti, o confratelli, che con essi si confusero e formarono unioni di uomini intelligenti ed operosi, collegati da "scuola comune" e da "comunisti statuti ed interessi" sin dai primordi dell'Età Medioevale, quasi dalla caduta dell'Impero Romano (4), tempo della loro prima manifestazione.

La loro storia si congiungerebbe a quei tempi antichi nei quali andavano scomparendo gli artisti romani insieme con le leggi, con l'impero e con lo stesso popolo di Roma.

Sbucati dai tre laghi, dalle valli e dai colli adiacenti, dai luoghi comacini di nascita e unitisi, in squadre, per dialetto ed abitudini eguali, intrapresero grandi lavori edilizi, lasciando ovunque "impronta onorata", quella della forte resistenza, non di rado l'altra di un'elevata intelligenza, talvolta persino quella del genio.

Furono un piccolo popolo meraviglioso che visse dell'arte e per l'Arte attraversò i secoli.

La storia dei Maestri Comacini s'intreccia anche con la storia civile ed artistica d'Italia e con quella d'altre Nazioni dal 1000 al 1500.

Li troviamo chiusi nelle loro unioni, consorterie e fratellanze, ora mescolati, il più delle volte distinti, con artisti ed artefici italiani ed anche stranieri, con abitudini e tendenze loro proprie.

Continuatori delle "Eterie" (5) dei Greci, dei "Collegia" (6) dei Romani, essi furono i depositari di quell'arte antica, che si insegnava a porte chiuse, e si propagava nella "schola" e nel "laborerium" (7) ed il vincolo di solidarietà e di fraternità che fu a loro tutti comune, più che presso altri, giustamente li appellerà "Maestri e Fratelli Comacini".

Furono chiamati anche "Fabbri muratori", i quali anche ora presso di noi conservano il titolo di Maestro, ossia di Mastro.

Lo scopo principale di queste Unioni o Società d'Artefici era quello di promuovere gli interessi delle loro Arti e Mestieri, di aiutarsi a vicenda nel caso di bisogno, di soccorrere i soci ammalati e di onorare con esequie i morti.

Essendo stati per lunghi anni assieme sullo stesso territorio di Como, essi strinsero legami di amicizia che più aumentarono col vivere in comune e nei comuni patimenti e si "collegarono" di un'arte, alla quale i più erano inclinati o addetti, unendosi – come dice il Merzario nei suoi volumi sui Maestri Comacini - in un Fratellevole e rispettoso sodalizio.

E' ancora il Merzario che parla: "Quando si dice che il Maestro Comacino deve occuparsi delle case di signori e di poveri, ben s'intende da sé che in lui si supponevano le cognizioni e la perizia per far sorgere e condurre a compimento, tanto l'abitazione dì un privato, quanto il palagio di un Signore e il Castello di un Principe, tanto il romitorio di un fraticello e la Chiesuola dì un villaggio, quanto il Cenobio (8) di ricchi monaci ed il tempio di una Città, che da "Domus o Duomo" fu chiamato "Duomo".

Essi contribuirono efficacemente alla diffusione di un'architettura romanica (9) derivata dalla cla$sico-bizantino-ravennate, interpretata con spirito estremamente libero, risolvendo con nuove soluzioni i dati architettonici - (es. S. Pietro in Tuscania - VIII sec. - pilastri compositi, arcature ornamentali, che daranno pieno sviluppo all'architettura romanica).

Lavorando dapprima nell'Alta Lombardia e nei paesi d'oltralpe, essi si diffusero dovunque: verso la Borgogna, la Svizzera e la Valle del Reno.

Dalle "fabbriche" più semplici (Chiese di Civate, del Lago di Como, della Val d'Intelvi, Briosco, ecc.) si giungerà alle complesse Basiliche di Pavia, S. Michele, S. Teodoro, S. Ambrogio di Milano per arrivare al perfetto grado di stile e di tecnica, come architetti e scultori, delle Basiliche di Pavia, Milano, Trento, Bergamo, Modena, Ferrara, Ancona, Pistoia, Arezzo sino - vicino a noi - a San Zeno di Verona, ed a Venezia, a Siena, ad Orvieto e ad Assisi, ove scopersi la palazzina della loro Loggia con il loro simbolo, il compasso aperto contenente una rosa, e poi giù sino nel Barese.

Tra i più famosi citeremo Benedetto da Antélamo o Antélami e Guidetto da Como. Il primo, luganese, trasferitosi in Liguria, a Genova principalmente e poi a Parma con un folto gruppo di Maestri Comacini, chiamati essi stessi gli "Antélarni", che lavorarono attorno alla Cattedrale ed al Battistero - la maggior scuola del Medioevo romanico - ed il secondo, vero rinnovatore delle Chiese di Lucca, (il Duomo dedicato a S. Martino, S. Michele in Foro e S. Frediano. A Barga ho trovato un pulpito scolpito da Guido Bigarelli da Corno, nel Duomo).

Circa il nome di Antélami deriverebbe esso dal luogo di origine: la Val d'Intelvi, nelle prealpi lombarde.

 

I Maestri Comacini e la Massoneria

Nelle loro peregrinazioni ed i lunghi viaggi all'estero ove i Maestri Comacini compirono lavori difficili e grandiosi, spinti dal loro innato ingegno e dal loro carattere intraprendente, sia per ragioni di lucro sia per assicurarsi una vecchiaia dignitosa essi vennero ad unirsi con Maestranze d'Arte di ogni luogo, che per tradizioni e statuti speciali occulti, di egual pensiero e pari sentimento, li portarono a compenetrarsi in quella diffusa associazione universale, che si elevò a potenza nell'ordine filantropico nel Medioevo e divenne politica - prima fuor d'Italia poi in casa nostra nella seconda metà del secolo scorso - ch'era la nostra famiglia: La Massoneria o Framassoneria: istituzione inizialmente tranquilla, ordinata, cristiana, rivolta al bene materiale e spirituale degli associati, dedita all'incremento delle Arti (10) alla comunicazione segreta dei precetti specialmente dell'edifica re e del soccorso vicendevole nei bisogni della vita ed in quelli dell'intelletto.

Con gran facilità i Maestri Comacini, che già vivevano di eguali principi, entrarono e si fusero in Essa.

Scrive il Selvatico come tutto quanto giovasse a dare uniformità allo stile sacro avesse fatto sorgere i Liberi Muratori, e definisce la loro unione "una grande corporazione congregatasi per approvare i modi di costruzione e mantenerli fra loro come un segreto; perciò inventarono segni di accordo e un'iniziazione simbolica. Hope attribuisce loro il primo concetto dello stile lombardo e crede che i Maestri di Como fossero il nocciolo di questa grande fratalea".

Si racconta che "nel Sec. XIII venne da Francia in Italia Ivo da Narbona, e fu accolto a Corno ed a Milano e Cremona, sempre in luogo segregato, con scambio di segni degli uni agli altri".

In tali Città era in quel tempo gran numero di Maestri Comacini.

Nelle Cronache di Parma prima ancora dell'anno 1200 si confermava l'esistenza in quella Città di un "Laborerium" e pure più tardi a Modena. Difatti in quell'epoca, come abbiamo già visto, vi operavano un folto gruppo di Maestri Comacini guidati da Benedetto Antélami e nella seconda sotto Arrigo ed altri Maestri da Campione.

L'Unione o Massoneria dei Maestri Comacini si troverà a Lucca prima del 1000 e nel 1332 otterranno dei privilegi. Una Massoneria esisteva nella Fabbrica del Duomo di Milano. Negli Atti del Duomo si parla del Modello del Tempio, eseguito dal Gramodio ed in essi è trascritto l'invito del 3.2.1382 ad osservare quel modello ai Fratelli agli Ingegneri ed agli altri Informati ai lavori: Chi potevano essere i Fratelli?!

Nei verbali nei quali sono riassunte le idee di tre ingegneri si leggono le seguenti parole: "Nos inzignirii et operarii massonerie" (non ae) e più innanzi "Nobis videtur quo si habeant unum bonum Magistrum operarium massoneriae, qui faciat cambiare, ecc." (a noi pare che se vi è un buon Maestro della Massoneria, il quale faccia cambiare, ecc.).

Documenti ancora indicano la ricerca di tre Maestri Francesi di scegliere in detta Framassoneria un buon Maestro che sapesse eseguire bene certe opere indicate.

Ma quello che immortalerà la loro Unione sarà l'Arca di S. Agostino di Pavia, opera del 1370 dei Maestri Comacini Bonino, Matteo, Zeno ed altri.

Sopra i capitelli dell'arca stanno dodici statue e dinnanzi a queste sono collocati i simulacri dei Santi Quattro coronati (11), artisti del Basso Impero: Claudio, Nicostrato, Sinfroniano e Simplicio, suppliziati per non essersi prestati a scolpire l'effiggie di dei falsi e bugiardi. Di questi artefici il primo sta abbassato e curvo nell'atto di considerare e studiare una colonna con base e capitello, il secondo esamina con la squadra una colonna inclinata ed ha vicino al piede un cestello con gli attrezzi di lavoro, il terzo con il compasso misura un capitello capovolto su di un rialzo e tiene nella sinistra un papiro svolto, nel quale è scritto in carattere gotico. "Quatuor Coronatorum", il quarto, infine, sembra stia mettendosi al lavoro munito di uno scalpello e di un martello.

A nessun altro scultore poteva venir in mente od essere concesso di porre in vista quelle figure, quei simboli e quella leggenda tranne che ai Maestri Comacini, i quali si ebbero un loro altare e sepolcri propri nella Chiesa dei SS. Quattro Coronati sull'Aventino a Roma. Altri sepolcri trovansi pure, in loro cappelle, negli Abruzzi e nelle Marche.

Lavori meravigliosi ed esempi stupendi d'arte diedero i Maestri Comacini nel corso di quasi un Millennio, dal 600 al 1500 nella nostra Penisola e fuori di Essa. Nessun altro Paese nelle età antiche e nuove fece mai tanto!

 

 

1 - Traiano: Marco Ulpio Traiano fu imperatore romano dal 98 al 117; figlio di un soldato mercenario dimostrò sempre coraggio e doti di organizzatore; successe a Nerva e governò sempre in collaborazione con il Senato cercando di essere saggio e giusto; morì mentre tornava dall'Oriente colpito da infarto; è considerato uno tra i migliori imperatori romani.

2 - Editto di Rotari: fu promulgato il 22 novembre del 643 dal re longobardo Rotari da cui il nome. Fondato sulle antiche consuetudini dei Longobardi e sul diritto romano, era composto di 388 articoli e trattava di diritto penale (faida, guidrigildo, ordalíe, ecc.); di diritto familiare (eredità, matrimoni, ecc.); di diritto patrimoniale, di reati ecc. Il codice di Rotari fu ampliato, in seguito, da altri re longobardi tra i quali Grimoaldo, che nel 668 vi aggiunse 9 articoli, e Liutprando che, fra il 713 e il 735, vi aggiunse 153 articoli.

3 - Liutprando: il potere temporale, cioè la sovranità territoriale del Papa, inseparabile dalla sua persona ed esercitata a garanzia della sua potestà spirituale, aveva avuto inizio ufficialmente, nel 727 con la donazione di Sutri alla Chiesa, da parte del re longobardo Liutprando.

4 - Caduta dell'Impero Romano d'Occidente: L'impero d'occidente cade nel 476 d.C.

5 - Eterie: nella Grecia antica erano associazioni che si proponevano fini prevalentamente politici. Formate da aristocratici, si opponevano al governo democratico. Dal nome delle antiche associazioni fu detta Eterìa la società segreta patriottica greca, fondata a Vienna nel 1780 dal greco Costantino Rhigas; rifiorì dopo la morte del fondatore (1798) a Odessa nel 1814. Lottò per la liberazione della Patria dalla dominazione turca e si sciolse nel 1818 dopo il fallito tentativo di Alessandro Ypsilanti di fare insorgere la Moldavia contro i Turchi.

6 - Collegia: Negli antichi "Collegia" della Roma antica gli aderenti erano considerati "Fratelli" l'uno dell'altro. Tra i più importanti era il Collegium Fabrorum nel quale gli incarichi più importanti erano affidati ad un Maestro e a Sorveglianti, mentre la massa era costituita da "Compagni". In genere i Collegia avevano una connotazione di carattere religioso, ma vi erano anche associazioni formate da gente molto umile e, finanche, da schiavi. In genere tutti gli aderenti usufruivano di una Cassa comune e di una comune mensa; quello che sembra certo è che i candidati prima di essere ammessi prestavano un giuramento. L'uso dei Collegia si estese in molti territori conquistati da Roma come testimonia una lastra di marmo scoperta a Chichester, nel 1723 in cui si fa menzione della fondazione di un Collegio di Artefici Muratori istituito per volere della famiglia imperiale di Tiberio Claudio Augusto, in Britannia.

7 - Laborerium: il "Laborerium" era costituito da una Loggia o da una Schola come si rileva da alcuni documenti dell'epoca conservati nel Duomo di Orvieto. Nella Loggia si custodivano gli Statuti e le Regole; nella Schola e nel Laborerium si progettava, si lavorava, si rafforzavano i vincoli della Fratellanza e della Solidarietà.

8 - Cenobio: termine che deriva dal greco, e significa "vita in comune". Il primo cenobio fu fondato da Sant'Antonio il Grande e dal suo seguace Pacomio, intorno al 330 d.C., in Egitto; i Cenobi si diffusero, poi, per opera di San Basilio e di San Benedetto.

9 - Architettura romanica: stile architettonico fiorito nel sec. XI.

10 - Arti: denominazione medievale delle corporazioni di mestiere.

11 - Santi Quattro Coronati: i quattro Santi che furono martirizzati nel 302 d.C.

 

I Maestri Comacini I Compagni di Officina Magistri Comacini

Comunità Templari e Confraternite Edili I Collegi dei maestri Comacini