Preliminare dialogo apologetico in difesa delle ombre delle idee per la sua invenzione della memoria.

 

Interlocutori: Ermes, Filotimo, Logifero

• Ermes•
 
Continua liberamente; infatti sai bene che il sole è lo stesso e l'arte è la stessa. Lo stesso sole innalza all'onore le gesta dell'uno, conduce al biasimo le azioni del l'altro. Per la sua presenza si rattristano i barbagianni notturni, il rospo, il basilisco, il gufo, esseri solitari, notturni e sacri a Plutone, invece smaniano il gallo, la fenice, il cigno, l'oca, l'aquila, la lince, l'ariete e il leone. Al suo stesso sorgere quelli che operano nelle tenebre si raccolgono nelle tane, ma l'uomo e gli animali diurni escono per la loro opera . Invita questi al lavoro, spinge quelli nell'ozio. Al sole si volgono il lupino e l'elitropia, ma da esso si ritirano le erbe e i fiori della notte. Innalza i vapori rarefatti sotto forma di nuvola, invece rovescia a terra i vapori condensati in acqua. Ad alcuni distribuisce una luce perenne e continua, ad altri vicissitudinale. L'intelletto che non erra insegna che esso sta fermo, ma il senso fallace induce a credere che si muove. Questo sorge per questa parte esposta della terra ruotante, nello stesso tempo tramonta per quella posta agli antipodi. Il medesimo apparentemente gira intorno ai circoli che dicono artici attraverso le differenze di quello destro e sinistro, ma a molti altri sembra percorrere un arco che passa al di sopra e al di sotto. Questo appare più grande alla terra che occupa il punto più alto del suo giro, ma appare più piccolo a quella regione che occupa il punto più basso (proprio perché è più distante da esso). In alcune parti dei semicerchi viene a mancare lentamente, ma in altre velocemente. Questo risulta più boreale per la terra che si protende verso l'Austro, ma più australe per la terra che volge verso Borea. Per coloro che hanno l'orizzonte retto riceve una latitudine in misure uguali da una parte e dall'altra; ma disuguali per coloro che lo hanno obliquo. Il medesimo distribuisce le tenebre, perennemente commisurate alla luce, agli abitanti della regione posta tra i due paralleli medi di questa mole; agli altri invece in un determinato tempo. Nel caso che la divina terra, che ci alimenta con la sua crosta, gli mostri la nostra fronte, otterrà per noi i suoi raggi obliqui; retti invece per coloro di cui gli avrà sottoposto la sommità della testa. Alcuni pianeti (che molti pensano siano animati e Dèi secondari sotto l'egida di un solo capo), avvicinàti appunto al sole, ricevono sempre la luce dall'auge o dall'apogeo (così lo chiamano); invece, gli altri; perché l'hanno di fronte, la ricevono piuttosto a medie (come le chiamano) latitudini e intervalli. Quando la luna (che moltissimi tra i filosofi pensano sia un'altra terra) nel suo emisfero rivolto al sole riceve la libera luce di tutto quel medesimo, allora la terra, triste per l'interposizione di quel globo, mostra all'emisfero opposto della luna la faccia ombrata in direzione del sole. Perciò il sole, che resta e permane sempre uno e identico si presenta diverso di volta in volta a alcuni e a altri, dato che sono disposti chi in un modo chi in un altro. Non diversamente potremmo credere che questa arte solare sarà di volta in volta diversa per gli uni e per gli altri.

• Filotimo
 Per quale motivo, o Ermes, parli fra te? Qual è mai il libello che hai tra le mani?

• Ermes
 É il libro "Le ombre delle idee", raccolte per una scrittura interna; sono incerto se debba essere pubblicato oppure continuare a rimanere nelle stesse tenebre in cui un tempo è stato nascosto.

• Filotimo
 Perché mai?

• Ermes
 Perché (come dicono) il suo autore si porta nel segno in cui volgono insieme i Sagittari armati non di un sol genere.

• Filotimo
 Se in verità tutti dovessero temere e evitare ciò, nessuno mai avrebbe tentato opere degne e niente di buono e di egregio si sarebbe mai realizzato. La provvidenza degli Dèi (lo dissero i Sacerdoti egiziani) non smette di mandare agli uomini alcuni Mercuri in certi tempi stabiliti, benché sappiano in anticipo che questi non saranno accolti per niente o saranno male accolti. Né l'intelletto, come anche questo sole sensibile, cessa d'illuminare continuamente per il motivo che né sempre né tutti ce ne accorgiamo.

• LogiferoIo sarei facilmente d'accordo con quegli stessi che pensassero che le cose di tal genere non devono essere affatto divulgate: sento che Filotimo ha dubbi a questo proposito; però se avesse ascoltato con le sue orecchie quelle cose che abbiamo sentito noi, certamente le getterebbe sul fuoco per bruciarle, anziché farle pubblicare. Infatti queste fin qui hanno recato al loro maestro una messe non propizia; ora ignoro cosa mai si possa sperare per il futuro; infatti, tranne pochissimi che già da sé possono capire queste cose, per niente potranno dare un giudizio obiettivo sul le cose stesse.

• FilotimoSenti cosa dice costui?

• ErmesSento; ma perché io senta di più, discutete tra voi.

•Filotimo• Quindi discetterò con te, o Logifero, e per prima cosa direi questo: il tuo discorso non è di nessuna persuasione, tanto che il vigore del tuo ragionamento non valga anzi a confermare l'opinione contraria. Infatti quei pochi che avranno compreso questa tua invenzione (e tra questi siamo io e Ermes) la esalteranno con non piccole lodi; ma coloro che non capiranno minimamente il discorso, non potranno né lodarla né biasimarla.

• Logifero Tu dici ciò che dovrebbe essere, non ciò che sarà, è stato. Molti non comprendendo, per il fatto stesso che non comprendono, per giunta anche con malanimo, dal quale sono spinti, raccolgono calunnie contro l'autore stesso e la sua arte. Non hai forse sentito con le tue orecchie il dottore Bobo, che disse che non esiste alcuna arte della memoria, ma che essa viene procurata solamente con l'abitudine e con la frequente ripetizione delle lezioni, che avviene rivedendo molte volte le cose già viste e riascoltando molte volte le cose già sentite con le orecchie?

• FilotimoSe questi avesse la coda, sarebbe un cercopiteco.

• LogiferoCosa risponderai al maestro Anthoc, il quale considera maghi o indemoniati o uomini di qualche altra specie siffatta quelli che presentano operazioni della memoria oltre alle solite volgari? Tu vedi quanto si è incanutito nelle lettere!

• Filotimo Non dubiterei che costui è nipote di quell'asino che fu salvato sull'Arca di Noè per la conservazione della specie!

• LogiferoE poi il maestro Rocco, archimaestro delle arti e della medicina, il quale preferisce la mnemonica empirica a quella teorica, stimerebbe queste cose sciocchezzuole più che precetti fondati su un'arte.

• FilotimoNon oltre il pitale!

• LogiferoUno degli antichi dottori disse che quest'arte non può essere accessibile a tutti, ma solo a coloro che sono forniti di memoria naturale.

• FilotimoÉ il parere di un ultrasessantenne!

• LogiferoFarfacone, dottore in entrambi i diritti e filosofo erudito, è dell'opinione che quest'arte arrechi più aggravi che sollievi: e infatti, quando dobbiamo ricordare le cose senz'arte, ormai siamo obbligati a ricorrere all'arte per ricordare le cose, i luoghi e moltissime immagini, da cui non c'è dubbio che la memoria naturale sia maggiormente confusa e impacciata.

• FilotimoIl pensiero acuto di Crisippo dev'essere cardato con un grande pettine di ferro.

• LogiferoIl dottor Berling disse che dal discorso di costui anche i più dotti non possono mietere niente, credo perché egli stesso niente miete.

• FilotimoSotto quei ricci neppure una castagna?

• LogiferoIl maestro Maines ha detto: anche se piaccia a tutti, a me non piacerà mai.

• FilotimoNé il vino che giammai gusterà.

• LogiferoCosa credi che penserà riguardo a questa cosa chi conosci come tuo amico?

• FilotimoL'inchiostro di seppia aggiunto alla lucerna fa sembrare Etiopi gli uomini; così pure una mente corrotta da livore giudica turpi anche le cose indubbiamente belle.

• LogiferoSi racconta che anche l'eccelso maestro Scoppet, di gran lunga il primo tra i medici di questa nostra epoca, disse all'autore di mostrargli la sua naturale memoria prima dell'arte della memoria; ed è incerto se per sdegno o per incapacità quegli non ha voluto mostrargliela.

• FilotimoSe gli avesse detto: "Mostrami la tua urina prima che io esamini gli escrementi più solidi", forse il nostro autore lo avrebbe compiaciuto e trattato in modo più ospitale, urbano e più conveniente alla sua dignità, al suo ufficio e all'arte?

• LogiferoCosa diremo del maestro Clyster, dottore medico, che non è lecito che si accosti al discorso? Infatti non differisce affatto da quel medesimo che, secondo Aknaldo e Tiberide, sostiene che una lingua di upupa trapiantata su uno smemorato conferisce, a chi la porta, una memoria tenacissima.

• FilotimoAristotele disse: "Suonando la cetra si diventa citaredo". Se qualcuno trapianterà su questo infelicissimo un altro cervello dopo avergli tolto quello stesso che ha, forse medicando diventerà medico.

• LogiferoAnche il dottor Carpoforo, secondo Proculo e Sabino itacese, disse che la sede della mente e della memoria è distinta in tre parti. Infatti tra la poppa e la prua c'è in mezzo la nave la quale, giacché aperta, quando con la memoria cerchiamo di revocare qualcosa, da prua a poppa offre accesso allo spirito animato. Del resto mai fece progressi uno spirito animato, se non sereno, lucido, chiaro; d'altra parte, lo spirito, ottuso da un'eccessiva freddezza, inebetisce e illanguidisce la nostra memoria. Invero, se questa freddezza sarà unita a secchezza, arrecherà veglie eccessive e insonnia; se sarà unita a umidità, arrecherà il letargo. Per allontanare questi mali, sono stati escogitati con arte questi rimedi: l'esercizio che stimola e eccita i sensi e quasi risveglia gli spiriti assopiti da una turpe insensatezza e dall'abbandono; l'accoppiamento moderato; la malinconia scacciata e la letizia ricondotta dal piacere; una purga di tutti i meati del corpo; lo sfregamento della testa con un pettine d'avorio e un panno ruvido; l'uso di vini piuttosto leggeri o annacquati, affinché le vene, aprendosi per l'ardore del vino, non brucino il sangue; l'occlusione dello stomaco con cose che procurano naturalmente o artificialmente la stitichezza, affinché la fumosità, evaporando dallo stomaco con l'ebollizione del cibo, non provochi il sonno che oscura la mente e l'ingegno; l'astinenza dai cibi freddi e umidi, come dai pesci in generale, dal cervello e dalle midolla, non meno che dai porri scottanti e fumanti, dai ravanelli, dagli agli, dalle cipolle, che non siano stati consumati dal fuoco; l'uso di sostanze aromatiche; la pulizia del capo e dei piedi con la cottura dell'acqua in cui abbiano bollito la melissa, le foglie d'alloro, i finocchi, le camomille, le canne e simili; l'esercitazione pitagorica che si tenga nel crepuscolo notturno, proprio perché giova massimamente alla memoria, alla mente e all'ingegno. Queste sono le cose che possono sollevare la memoria, come pure quelle che Democrito, Archigene, Alessandro e il peripatetico Andronico affidarono alla testimonianza degli scritti, non codeste arti futili che si vantano di formare una memoria solida con non so quali immagini e figure.

• FilotimoHa concluso il discorso altrui con un proprio raglio; il venerabile dottore ha sostenuto la parte del pappagallo e dell'asino.

• LogiferoIl maestro Arnofago, esperto di diritto e di leggi, e molto lodato, ha detto che ci sono moltissimi dotti che non hanno quella perizia, ma l'avrebbero se esistesse.

• FilotimoLa ragione è una bambina che non mette ancora i denti; perciò non gli tiriamo un cazzotto.

• LogiferoIl dottissimo teologo e patriarca Psicoteo, maestro sottilissimo di lettere, dichiara di avere conosciuto l'arte di Tullio, Tommaso, Alberto, Alulide e di altri autori sconosciuti e di non avere potuto trarre da loro alcun frutto.

• FilotimoGiudizio di prima tonsura!

• LogiferoE infine, per sintetizzare tutto in una sola parola, vari uomini hanno varie opinioni; diversi dicono cose diverse; quante sono le teste, tanti sono i pareri.

• FilotimoE tante le voci. Perciò i corvi gracchiano, i cuculi fanno cucù, i lupi ululano, i maiali grugniscono, le pecore belano, i buoi muggiscono, i cavalli nitriscono, gli asini ragliano. É turpe, disse Aristotele, essere sollecito a rispondere a chiunque faccia domande; i buoi muggiscano ai buoi, i cavalli nitriscano ai cavalli, gli asini raglino agli asini: a noi tocca nel colloquio fare un qualche esame dell'invenzione di costui.

• LogiferoBenissimo! Perciò Ermes si compiaccia di aprire il libro affinché esaminiamo i pensieri dell'autore.

• ErmesLo farò con molto piacere. Ecco, leggo la prefazione dell'opera. "A nessuno (dice) penso che sfugga che sono state pubblicate da altri molte arti della memoria, delle quali tutte e ognuna singolarmente, servendosi proprio degli stessi canoni, si trovano quasi nella stessa difficoltà: per questo noi abbiamo provveduto a presentare piuttosto i frutti di questa invenzione, con i quali fosse trattata più seriamente, più facilmente e più agevolmente una questione tanto illustre, per raggiungere un'arte che si desidera tanto. Le scuole più antiche, ricercando una quotidiana esercitazione, troppo inopportunamente distoglievano gli ingegni più fecondi dalla prosecuzione di esse e dallo studio: infatti gl'ingegni sono meno costanti e (per dirla più francamente) più intolleranti quanto più sono sottili e pronti; alcuni di loro si preoccupano più di sfiorare tutte le cose che apprenderne fino in fondo una sola".

• FilotimoMi piace, appunto, di questo autore che non appartiene alla schiera di coloro che, raccogliendo insieme di qua e di là i pensieri degli altri, per ottenere l'immortalità a spese altrui, si mettono nel numero degli autori che lavorano per i posteri e, come la maggior parte di coloro, si presentano dottori di quelle discipline di cui non hanno certamente alcuna conoscenza e comprensione; e per giunta molte volte non possono evitare (dopo essersi adattata addosso alla meglio la pelle del leone con le invenzioni degli altri) di rientrare abbastanza spesso nella propria pelle e infine forzare la voce, quando lanciano qualcosa fuori dal loro fiacco Marte (poiché è facile aggiungere alle invenzioni altrui), o gettano fuori qualcosa dalla deficienza di una stupida sensibilità. Quelle cose sono gli arieti delle incapacità oratorie, le catapulte degli errori, le bombarde delle sciocchezze, e i tuoni, i lampi, le folgori e le grandi tempeste delle ciucaggini.

• LogiferoNon pensi la stessa cosa circa i nostri raccoglitori di poesie e versificatori, i quali, servendosi delle invenzioni, semiversi e versi altrui, vogliono passare ai nostri occhi al posto dei loro poeti?

• FilotimoLascia perdere i poeti. Infatti, come sappiamo che i re a seconda delle occasioni hanno le mani lunghe, così i poeti a tempo e luogo sogliono avere voci alte e lunghe.

• LogiferoParlavo dei versificatori, non dei poeti!

• FilotimoBene, perciò pochi o nessuno stimerà che la cosa si riferisca a lui. Ma questo che ci interessa? Basta che nell'intenzione degli autori ci sia stata la cognizione di quest'arte.

• LogiferoNon dei poeti.

• FilotimoMa andiamo avanti: leggi il seguito.

• Ermes"Di qui (dice) avendo applicato l'animo a ossequiare alcuni miei amici, dopo altre arti della memoria di genere diverso, le quali abbiamo indirizzato privatamente a diversi destinatari e, secondo i vari indirizzi, abbiamo comunicato ad altri per la loro dignità e intelligenza, abbiamo composto quest'arte che è preferibile a tutte le altre per il valore dei princìpi che sono contenuti in essa e non è da posporre a nessuna in base ai risultati. In questa prometto certamente un sistema facile e una scienza per nulla faticosa al posto della prassi, ma un libro per nulla accessibile a tutti con i suoi pensieri, contro l'abitudine di coloro che hanno tramandato libri facili e brevi intorno a questa arte, ma l'arte stessa difficile e prolissa. Pochi eruditi la comprendano e, poi, con la loro comprensione venga in uso per tutti; e sia tale che tutti, sia i rozzi sia gli eruditi, possano facilmente saperla ed esercitarla; e tale che senza una dotta guida possano comprenderla soltanto quelli ben versati nella metafisica e nelle dottrine dei Platonici. Questa arte, infatti, offre il vantaggio che, per quanto è contenuta in termini difficili, che presuppongono capacità speculative, tuttavia potrà essere spiegata a ognuno (purché non si tratti di un ingegno assolutamente ottuso); contiene infatti termini molto appropriati e massimamente adatti a significare le cose. Quest'arte non porta a una semplice arte della memoria, ma avvia e introduce anche alla scoperta di molte facoltà. Inoltre coloro ai quali sarà dato di coglierne i valori più interni, ricordino: non la rendano familiare, stando alla sua regale dignità, a chicchessia senza una selezione e spieghino i suoi canoni esplicitamente ai singoli, in modo più intenso e più dilazionato a seconda dei meriti e della facoltà ricettiva di coloro ai quali deve essere comunicata. Inoltre, sappiano nelle mani di chi è giunta questa arte: il nostro ingegno non è tale né da essere legato a una determinata corrente di filosofia altrui né da disprezzare universalmente qualunque indirizzo filosofico. Davvero non c'è nessuno che non teniamo in gran conto tra coloro che si sono appoggiati al proprio ingegno per contemplare le cose e che hanno costruito qualcosa con arte e metodo. Non trascuriamo i misteri dei Pitagorici, non sminuiamo la fede dei Platonici e non disprezziamo neppure i ragionamenti dei Peripatetici, finché hanno trovato un fondamento reale. Questo lo diciamo proprio per attenuare la preoccupazione di coloro che vogliono misurare gl'ingegni altrui con il proprio ingegno; di tal fatta è quel genere sventurato che, pur avendo speso la propria fatica troppo a lungo sui migliori filosofi, non spinse il proprio animo fino al punto di non servirsi, sempre fino alla fine dell'ingegno altrui; essendo privo del proprio, tuttavia, bisogna compatirlo più di coloro che, ignorando la propria povertà, osano cose che non devono osare, e sotto un certo aspetto (se non vi rimanga per incuria) bisogna anche lodarlo. Simili uomini, in quanto riempiti di spirito aristotelico (perché sia lecito ormai vedere i libri sonori e progressivi), quando udranno o leggeranno - Le ombre delle idee -, ormai si appiglieranno alla parola dicendo che le idee sono sogni o fantasmi. Quando abbiamo ammesso che è così, si chiede allora se sia conveniente che ciò che si conforma alla natura corre sotto le ombre delle idee. Quando invece attaccheranno il luogo dell'anima raziocinante, "O Giordano," diranno, "ormai tu affermi che l'anima tesse o fila". Gonfiando le bocche similmente anche in alcune altre sciocchezze, per una specie di nemico interno saranno distolti dal partecipare al frutto di questa disciplina. A costoro vogliamo dire apertamente quanto segue: anche noi, pur essendo meno dotti, ci siamo applicati nelle stesse cose; allora infatti ci servivamo (com'era giusto) della fede per conquistare le scienze. Ma ora che possiamo servirci, con l'aiuto divino, dei mezzi acquisiti e ritrovati per ulteriori proprie operazioni senza un giusto rimprovero di contraddizione, se è vantaggioso il limite platonico e l'intenzione è vantaggiosa, si accettano; se anche le intenzioni peripatetiche si adoprano per una migliore esposizione dell'oggetto in questa arte, sono fedelmente ammesse. Similmente si giudichi delle altre. Infatti non riusciamo a trovare un unico artigiano che fornisca tutte le cose necessarie a uno solo. Non sarà lo stesso artigiano, dico, che fonderà e foggerà l'elmo, lo scudo, la spada, le lance, i vessilli, il timpano, la tromba e tutti gli altri armamenti militari. Così l'officina del solo Aristotele e del solo Platone non basterà a coloro che tentano opere maggiori in altre invenzioni: anche se talvolta (e per giunta raramente) sembreremo usare termini non consueti, ciò accade perché desideriamo spiegare con essi intenzioni non consuete. D'altra parte, ci serviamo in generale degli studi diversi di vari filosofi per presentare meglio il proposito della nostra invenzione. Perciò non c'è nulla che impedisca agli esperti in vari indirizzi filosofici di potere capire da se stessi facilmente (purché vi prestino attenzione) questa e altre nostre arti. Trattiamo quest'arte sotto una duplice forma e via, delle quali una è sia più alta e generale per ordinare tutte le operazioni dell'animo, sia anche è principio di molti metodi, con i quali, come con strumenti diversi, può essere tentata e inventata la memoria artificiale. Essa consiste in primo luogo in trenta intenzioni delle ombre, in secondo luogo in trenta concetti d'idee, in terzo luogo in parecchi collegamenti che possono derivare da intenzioni e concetti attraverso un industrioso adattamento degli elementi della prima ruota agli elementi della seconda. La seconda parte che segue è più limitata a un determinato modo di acquistare la memoria attraverso l'artificio".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le Ombre delle Idee

Preambolo e DedicaA Merlino ▪ Preliminare Dialogo Apologetico

Trenta Intenzioni ▪ Trenta Concetti

Indice Giordano Bruno



Musica: "Vinum bono et soave" (Carmina Burana  secolo XIII)