Simon Mago

            

Non è del tutto chiaro se l'omonimo personaggio, citato negli Atti degli Apostoli (8, 9-25), sia stato il fondatore di una scuola di pensiero gnostico. Secondo alcuni autori, il Simon Mago gnostico visse probabilmente uno o due generazioni più tardi del Simone degli Atti.

Comunque, tradizionalmente si ritiene Simon Mago fosse nato a Gitta vicino a Samaria (per questo detto anche Simone il Samaritano) e, intorno al 37, abitasse in quest'ultima città, esercitando la professione di “mago”, cioè praticante di arti magiche e occulte, ma rimanendo incantato dalle prediche di Filippo, diacono cristiano della città, avesse chiesto ed ottenuto di essere battezzato.

Volle, inoltre, cercare di comperare con il denaro il potere di imporre le mani per donare lo Spirito Santo, ma non ottenne altro che incorrere nelle ire di San Pietro. Da questo primo tentativo di commercio di cose sacre , deriva il termine di simonia, che avrebbe avuto un peso molto rilevante nella diatriba fra i cattolici e Lutero nel XVI secolo.

Altre testimonianze, da prendere col beneficio dell'inventario, derivano da autori cristiani, come S. Giustino e da testi apocrifi, come gli Atti di San Pietro o le Pseudo-clementine.

Questi riferirono la presenza di Simon Mago a Roma durante i regni degli imperatori Claudio e Nerone, dove ottenne fama e gloria, ma dove fu sfidato ad un confronto pubblico dai Santi Pietro e Paolo, rimettendoci la pelle in due versioni differenti:

O perché si fece seppellire per risorgere dopo tre giorni, cosa che per sfortuna non avvenne, in quanto morì nella tomba, o perché durante una dimostrazione di levitazione al Foro Romano davanti all'imperatore Nerone in persona, grazie alle preghiere dei Santi Pietro e Paolo, precipitò da grande altezza, rimanendo ucciso sul colpo.

Le sue dottrine, forse influenzate dal dualismo del mazdeismo iraniano, sembrano far parte di un gnosticismo di tipo celestiale, nella quale egli proclamò se stesso un'emanazione di Dio in grado di manifestarsi come Padre, come Figlio o come Spirito Santo, ed Elena, una ex prostituta di Tiro e forse la sua compagna, il primo concetto della sua mente (Ennoia), la madre di tutti, attraverso la quale la Deità aveva creato gli angeli ed gli eoni. Ennoia era poi decaduta nel mondo materiale, da lei stessa creato.

Simone insegnava quindi a riconoscerlo come Dio e fondò una setta, detta dei Simoniani, che proclamò la sua deità, affermando che la sua missione era di salvare il mondo dal cattivo governo degli angeli, tra cui il Dio dell'Antico Testamento.

Inoltre, per spiegare la crocifissione di Gesù, Simone formulò il concetto docetico(1) che il Cristo non aveva sofferto sulla croce, poiché l'episodio del Calvario era solo apparente, proprio come lui (Simone) era Dio in realtà ed un uomo in apparenza.

Fu inoltre accusato (postumo) di oscenità, a causa di riti sessuali, da parte degli autori cristiani Ireneo e Epifanio.

Alcuni autori, però, in contro tendenza, non hanno giudicato Simon Mago un eretico cristiano, in quanto, secondo loro, non era da considerarsi neppure cristiano, poiché il suo impianto filosofico non presentava sufficienti connotati cristiani o giudei.

 

Dante Alighieri ricorda Simon Mago nell'Inferno nel girone degli fraudolenti, nel canto XIX, 1:

O Simon mago, o miseri seguaci

che le cose di Dio, che di bontate

deon essere spose, e voi rapaci

 

per oro e per argento avolterate,

or convien che per voi suoni la tromba,

però che ne la terza bolgia state.

 

 

 

(1) Il Docetismo è una eresia cristologica che appare già verso la fine dell’età apostolica, si diffonde nei primi anni del secolo II e lascia la sua impronta nella maggior parte dei sistemi gnostici. Per i docenti l’umanità di Cristo era solo apparente; negavano quindi, come si esprime Sant’Ignazio di Antiochia ai fedeli di Smirne, che “Gesù Cristo è veramente uscito dalla razza di David, secondo la carne... veramente nato da una Vergine... è stato veramente trapassato dai chiodi nella sua carne”; che “l’Eucarestia è la carne di Cristo, la carne che ha sofferto per i nostri peccati, la carne che il Padre, nella sua bontà, ha resuscitato”. [Torna al Testo]

 

 
 

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