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 La setta dei Zoharisti

 

Abbiamo visto l'espandersi del movimento sabbatiano in tutti i circoli ebraici grazie allo zelo dei suoi adepti che vi hanno avuto una parte di prim'ordine. Questo movimento guadagnerà ancora terreno? Come? Per smentire le affermazioni di Eibeschütz, circa l'assoluta inesistenza dei sabbatiani, questi settari ricominciarono la loro agitazione in Podolia, raggruppandosi intorno a un capo audace e pieno di iniziative, Jacob Frank, il cui vero nome era Yankiew Leibowitz, nato in Galizia (17201791). Molto più abile e di carattere più avventuriero di Hayon, questo capo reclutò un numero considerevole di nuovi adepti e sconvolse da cima a fondo il giudaismo polacco. Già nella giovinezza mirava a sbalordire la gente e si vantava “di avere ingannato suo padre”. Presto partì per la Turchia. A Salonicco si era legato con la setta sabbatiana per metà ebrea e per metà musulmana dei Deunmeh, e si era fatto turco, come si sarebbe fatto più tardi cattolico romano e cattolico greco. Non aveva nessuno scrupolo nel cambiare religione se il suo interesse lo esigeva. E a causa del suo soggiorno in Turchia gli avevano dato il nome di Frank o Frenk.

Poco familiare col Talmud, Frank conosceva invece la Qabalah, senza dubbio solo nella parte non speculativa. Per lui i diversi Messia  come abbiamo detto erano molto numerosi  che si erano succeduti, non erano stati degli impostori ma avevano incarnato successivamente la stessa anima. Il re David, il profeta Elia, Maometto, Sabbatai Zevi e i suoi successori erano stati in realtà una stessa personalità che aveva rivestito forme diverse. E affermava che anche lui era una nuova incarnazione del Messia. Le circostanze lo aiutarono. Avendo messo insieme una certa fortuna, e sposato un'avvenente giovane di Nicopoli, che gli fu molto utile per aumentare il numero dei suoi adepti, Frank riunì attorno a sé un piccolo gruppo di Ebrei di Turchia e di Valacchia, che condividevano le sue credenze e lo veneravano come un Messia.

Informato, forse, della faccenda degli amuleti di Eibeschütz, che suscitò violente discussioni fra gli Ebrei della Polonia, Frank apparve improvvisamente in questo paese e si mise in rapporto con i sabbatiani clandestini, che erano allora abbastanza numerosi in Podolia. Si presentò loro misteriosamente come il successore di Sabbatai Zevi, o piuttosto come l'incarnazione dell'audace capo sabbatiano Berakhia; si faceva chiamare “il santo signore” dagli adepti e lasciava Loro credere che operasse miracoli. Dal canto loro, i seguaci, convinti della sua natura divina, gli rivolgevano preghiere mistiche in aramaico (la lingua dello Zohar). A poco a poco, sotto il suo impulso, i sabbatiani formarono una setta particolare detta dei frankisti.

Il loro capo insegnava una morale singolare di carattere ripugnante, che incoraggiava a procurarsi ricchezza anche con mezzi disonesti perché per lui “l'astuzia e l'inganno erano prova di abilità e non atti illeciti”. Inoltre preferiva lo Zohar al Talmud, dichiarando che solo lo Zohar contiene gli insegnamenti autentici di Mosè. Di qui il nome di Zoharisti o Antitalmudisti che assumono i suoi discepoli. Questi antitalmudisti andarono lontano. Essi compivano, nel campo del matrimonio e della castità dei costumi, atti assolutamente incompatibili con il giudaismo. Contavano nelle loro fila dei rabbini e dei predicatori: Juda Leib Krysa, rabbino di Nadvorna; il rabbino Nathan ben Samuel Levi di Busk, ed Elisha Shor di Rohatyn, con i suoi figli, che discendeva da una famiglia di rabbini polacchi molto stimati. La figlia di quest'ultimo, Hayya, considerata come profetessa, poteva recitare lo Zohar a memoria. I generi e i nipoti di Elisha erano già segretamente affiliati alla dottrina sabbatiana ed erano adesso felici di manifestare pubblicamente il loro disprezzo per le prescrizioni rabbiniche.

Un giorno, a Laskorun, Frank fu sorpreso con una ventina dei suoi adepti riuniti in un albergo la cui porta era chiusa a chiave. Essi sostennero di essersi chiusi là semplicemente per recitare dei cantici nella lingua dello Zohar. Ma i loro avversari affermavano di averli visti abbandonarsi ad atti immorali danzando attorno ad una donna seminuda e andando poi a baciarla. Avvertirono la polizia che un turco era venuto dalla Podolia per convertire gli Ebrei all'islamismo e portarli poi in Turchia e che i suoi aderenti avevano costumi immorali. Frank e i suoi seguaci furono arrestati, ma poiché egli fece valere la sua qualità di straniero, fu rimesso in libertà, mentre i frankisti rimasero detenuti.

Questi intrighi di Frank produssero un terribile scandalo. Per arrestare il diffondersi di questo nuovo movimento, i rabbini e gli amministratori delle comunità ricorsero immediatamente ai loro procedimenti abituali: l'anatema e la persecuzione. Le autorità polacche, persuase a forza di danaro, accordarono loro un energico appoggio. In egual tempo le defezioni tra i frankisti divennero numerose. Davanti al collegio rabbinico di Satanov, uomini e donne confessarono pubblicamente che, in conformità con la dottrina deformata della Qabalah, si erano abbandonati ad atti di ripugnante immoralità. Dopo questa confessione, i rabbini di Brady (1756) colpirono i frankisti con un severo anatema. Fu proibito agli Ebrei ortodossi di imparentarsi con loro: i loro figli venivano dichiarati adulterini. Inoltre ogni Ebreo doveva denunciare immediatamente i sabbatiani che conosceva. Questa formula di scomunica di carattere energico, adottata da molte comunità, fu stampata e distribuita, e doveva essere letta ogni mese nella sinagoga. Conteneva anche un articolo molto importante che proibiva lo studio dello Zohar e di qualsiasi opera cabalistica prima dei trent'anni. Adesso i rabbini si rendevano conto che, soprattutto dopo Isaac Luria, la Qabalah.  mal compresa  aveva infettato il giudaismo con il suo veleno. In egual tempo il sinodo di Costantinov chiese a Jacob Emden, divenuto campione dell'ortodossia dopo la sua lotta con Eibeschütz, di mandare in Polonia un ebreo portoghese istruito e abile oratore, capace di mettere in evidenza davanti agli ecclesiastici polacchi il lato immorale e pericoloso delle pratiche dei frankisti. Così Emden, davanti all'azione malefica che la Qabalah esercitava sugli Ebrei, si domandò se lo Zohar, posto dai sabbatiani e dagli antitalmudisti al di sopra della Bibbia, avesse realmente per autore un dottore stimato e venerato come Simeon ben Yochai. Come abbiamo già detto all'inizio di quest'opera, dopo uno studio minuzioso Emden concluse che almeno una parte del libro canonico della Qabalah era dovuta alla penna di un impostore.

Forti dell'approvazione di Emden, i rabbini ortodossi giunsero a denunciare i frankisti al clero cattolico come eretici pericolosi. Il vescovo di Kamienec, Nicolas Dembrowski, sembrava essere sul punto di castigarli con rigore, ma Frank, con molta abilità seppe evitare il pericolo che minacciava lui e i suoi seguaci. In seguito ai suoi consigli, i suoi adepti dichiararono “di essere perseguitati perché credevano alla Trinità e respingevano le prescrizioni talmudiche”, e non esitarono a gettare altre menzogne sui seguaci del Talmud. Lietissimi di queste dichiarazioni, Dembrowski e il suo capitolo fecero rimettere in libertà tutti i frankisti e li autorizzarono a stabilirsi nella diocesi di Kamienec sperando di portare così molti Ebrei polacchi al cattolicesimo.

I frankisti, che avevano così causa vinta, chiesero a Dembowski (1757) di convocare i talmudisti e gli antitalmudisti a una controversia pubblica, promettendogli di mostrare che lo Zohar e altri scritti di quest'ordine mistico insegnano la Trinità, mentre il Talmud prescrive di ingannare e di uccidere i cristiani. Il prelato, soddisfatto di questa assurdità, diede seguito alla richiesta. I rabbini, intimiditi, turbati, ignoranti di tutto ciò che non fosse letteratura talmudica, non seppero opporre, in questa controversia se non il silenzio e delle risposte imbarazzate. Naturalmente Dembowski diede di nuovo causa vinta ai frankisti e ordinò (14 ottobre 1757) che nella sua diocesi fossero requisiti tutti gli esemplari del Talmud, ammucchiati in una fossa e bruciati per mano del carnefice. Questa volta era la Qabalah quella che aveva acceso la torcia per dare fuoco al Talmud. Che paradosso! Uno scritto ebraico venerato contro un altro scritto ebraico venerato.

Tuttavia l'improvvisa morte di Dembrowski portò un cambiamento: si cessò di perseguitare il Talmud e ci si mise a dare la caccia ai frankisti. Sei di loro si recarono da Wratislaw Libenski, arcivescovo di Lemberg, per dichiarargli a nome di tutti di essere pronti, sotto certe condizioni, ad accettare il battesimo. Essi richiedevano un nuovo colloquio pubblico per dimostrare che “i talmudisti, più ancora dei pagani, versavano sangue cristiano innocente”. Ma Libenski si curò poco di dar seguito a questa proposta. Dopo la sua partenza per la residenza di Genesen, l'amministratore dell'arcivescovato di Lemberg, il canonico di Mikuliez, Mikolski, che aveva fretta di vedere i frankisti convertirsi, promise loro di autorizzare una controversia dopo che avessero abbracciato il cristianesimo. Quando Leib Krysa e Salomon di Rohatyn ebbero fatto, a nome di tutta la setta, una professione di fede cattolica, Mikolski iniziò dei negoziati all'insaputa di Serra, nunzio papale, per una seconda controversia pubblica a Lemberg (giugno 1759). Questo colloquio, che doveva portare alla conversione di numerosi Ebrei, eccitò l'interesse della nobiltà che venne in folla ad assistere allo spettacolo. Le discussioni avvennero nella cattedrale di Lemberg sotto la presidenza del canonico Mikolski. Secondo le testimonianze dell'epoca, fu un triste spettacolo “quello di questi Ebrei che si accusavano reciprocamente dei vizi e dei delitti più atroci”. Come, disgraziatamente, nella prima controversia, i talmudisti, in numero di circa quaranta, si mostrarono ancora una volta goffi e maldestri: erano costretti a ricorrere a degli interpreti per farsi capire dagli astanti. I frankisti affermavano che lo Zohar insegna la Trinità e il dogma dell'incarnazione. Per tema di irritare i cattolici, gli ortodossi non osavano evidentemente parlare con energia contro questo dogma. Del resto lo Zohar, come abbiamo visto, fa allusione a queste credenze, sebbene sotto un'angolazione particolare. Dopo tre giorni di discussioni, i talmudisti furono nuovamente battuti (1).

Dopo tale colloquio il clero cattolico fece pressione sugli antitalmudisti perché abbracciassero il cristianesimo. Questi esitavano. Ma dietro ordine di Frank, rientrato in scena alla fine della controversia, si decisero. Per fare impressione ai Polacchi, Frank “uscì in una carrozza a sei cavalli, vestito di un costume turco e accompagnato da guardie del corpo vestite egualmente alla turca”. Circa mille frankisti abiurarono quel giorno a Lemberg. Tuttavia lo stesso Frank accettò il battesimo solo a Varsavia, dove la cerimonia avvenne con gran pompa e il re consentì a fargli da padrino.

Illuminato sul vero carattere di questo neofita, il clero cattolico aveva poca fiducia nella sincerità della sua conversione. Lo sospettava di essersi messo la maschera del cristianesimo, come si era messa quella dell'islamismo, solo per far la parte del capo della setta. Alcuni dei suoi partigiani, prezzolati dal clero, lo accusarono di “essere cristiano solo in apparenza e di farsi adorare come il Messia, l'incarnazione della divinità, il Santo Signore”. L'ufficiale dell'Inquisizione polacca lo fece allora arrestare per impostura e bestemmia e chiudere nella fortezza di Czestochowa in un chiostro (1760). Se non lo bruciarono come recidivo in eresia fu solo perché il re era suo padrino. Gli imposero tuttavia lavori molto penosi. Molti frankisti furono ridotti alla mendicità e segnati al disprezzo della popolazione, ma rimasero devoti e fedeli al loro Messia, perché, per loro, tutte queste sciagure dovevano arrivare: lo Zohar le aveva predette. Essi chiamavano il chiostro di Czestochowa, dove era detenuto il loro capo, “la porta di Roma”. Tutti questi convertiti praticavano esteriormente il cattolicesimo osservando tutti i riti, ma, come i loro pari musulmani, i Deunmeh, vivevano separati dagli altri abitanti e si sposavano solo tra loro. Graëtz dice che ancor oggi (secolo scorso), le famiglie Wolowski, Dembowski, Dzalinski e altre, che discendono da questi settari, sono conosciute in Polonia sotto il nome di Frenks o Schebs.

Liberato dai Russi (1771) dopo una prigionia di tredici anni, Frank si fece cattolico greco, pur continuando a recitare la parte dell'imbroglione per più di altri vent'anni a Vienna, a Brünn e a Offenbach. Alla fine “presentò sua figlia Eva come l'incarnazione della divinità, e fino alla sua ultima ora, perfino oltre la tomba, seppe ingannare i suoi aderenti e far credere loro nel carattere messianico della sua sepoltura”.

Tutti questi particolari di ordine storico su questa setta di origine sabbatiana, ci chiariscono ancora una volta la natura psicologica di questo misticismo corrotto. La ciarlataneria, forse inconscia, di questi decadenti, di questi illuminati talora senza scrupoli, ha fatto torto allo spirito reale della Qabalah. La vedremo adesso in maniera ancora più acuta nella setta dei Chassidim, sebbene alcuni di loro abbiano un valore profondo e un temperamento sincerissimo.

 

 

1 - Eibeschütz ebbe la sua parte in questi tristi eventi. Rivendicato dai frankisti come uno dei loro, non osò mai smentirli. Suo nipote Wolf ebbe strette relazioni con il frankista Salomon Shop Wolowski; si diede poi all'alchimia e ingannò tutti.

 

 

Indice

Introduzione Il Pietismo di Safed La Scuola di Cordovero La Scuola di Luria

Sabbatai Zevi e i Sabbatiani Frank e i Frankisti Israel Baal Shem Tob e i Chassidim

Il Chassidismo di Beth-El Conclusioni