Quando la quarta fase emerge e riceve tutta la luce è chiamata “Malcouth” (Regno) dell’Ein Sof. E’ chiamata “Malcouth” perché lì la volontà di ricevere domina. E’ chiamata “Ein Sof” (Infinito) perché riceve senza limitazione, senza causare una fine al ricevimento della luce.

 

Malcouth è la sola creazione. Tutti i vari tipi delle sue situazioni sono chiamati “Olamoth” (Mondi), dalla parola “alam” (\lu) che in ebraico implica occultamento. Poiché tutti gli stati e situazioni di Malcouth sono il ricevimento della luce che viene dal Creatore per mezzo dell’occultamento. Malcouth stesso nasconde la luce e riceve proprio una porzione di essa a causa della debolezza del suo velo.

Quando la quarta fase riceve la luce, immediatamente sente che la luce viene dal Creatore, il Datore. La coscienza del datore risveglia in essa un sentimento di essere ricevente. Da questo, Malcouth sente una grande sofferenza e in nessun modo cerca di essere un ricevitore. Poiché c’è libero volere e desiderio nei precedenti stati, esso domina tutti i seguenti stati, così allora anche se ogni porzione di Malcouth ogni volta può cercare di ricevere la luce solo per se stesso, non è in grado di compiere questo a causa della precedente decisione di dominare su tutte le porzioni di Malcouth.

In futuro ci saranno tutti i tipi di decisioni aggiuntive di Malcouth e ogni volta il potere della decisione agirà solo proprio dal luogo della decisione e verso il basso e non dal luogo della decisione e verso l’alto -  sugli stati che erano precedenti alle decisioni, cioè, poiché i livelli discendono da sopra verso sotto – dal più perfetto al meno perfetto, perciò ogni nuova decisione è una conseguenza della debolezza di quel livello, perciò ogni decisione è un’aggiuntiva limitazione. Ogni decisione agisce solo su quello che è più limitato in potere e non su quello più alto – cioè, sul più completo.

Malcouth nella situazione “dell’Olam Ein Sof” (Mondo dell’Infinito), dove decide di non essere un ricevitore, si vuota della luce, rimane vuoto ed è chiamato “Olam del Tzimtzum” (Mondo della Restrizione). La luce è obbligata a rispondere al volere di Malcouth, perché il volere del Creatore è di dare beneficio agli esseri creati. La gioia può essere sentita solo se c’è una volontà, un desiderio e una brama per il piacere del recipiente stesso. Perciò non c’è coercizione nel reame spirituale. Se vediamo una coercizione nel reame fisico anche questo non è dal lato della santità!

Dopo la prima restrizione, nel Malcouth contratto rimangono delle impronte (Reshimoth):

  • 1.  della gioia della luce che c’era lì

  • 2.  dal sentimento di sofferenza che porta a rifiutare la luce.

Dopo la prima restrizione la luce ritorna a Malcouth, ancora cerca di sentirla, poiché l’intenzione del Creatore di dare beneficio agli esseri creati è costante. Solo questo pensiero agisce in tutte le opere della creazione, sebbene ci appare l’esistenza e quello che accade non è per il nostro bene.

Malcouth ascende al Rosh del Partzuph (testa o inizio del Partzuph), sente l’intenzione del Creatore, come per esempio un ospite e un invitato. Malcouth sente che se non riceve dal Creatore, lui non gli dà niente di simile. Lui dà a Malcouth! Da tutto questo Malcouth decide di ricevere in modo che il Creatore riceva beneficio da lei che riceve da Lui.

Malcouth può fare un esatto calcolo con l’aiuto del reshimo (impronta): l’impronta di gioia che l’ha riempita, che è chiamata “reshimo dell’hitlabshuth” (Impronta del rivestimento), compara l’impronta del rivestimento con  il potere del velo che ora ha. Da questo prende una decisione: siccome è permesso ricevere molta gioia così il sentimento di gioia dovrebbe essere solo per far gioire il Creatore.

Dopo la decisione di cui sopra di quanta luce può ricevere, Malcouth prende quella quantità di luce dalla luce che è trovata prima nel Rosh. Questa luce è chiamata “Taamim” (Gusto). Quando questa quantità di luce finisce di entrare nel Guf (corpo del Partzuph), il velo che riceve ferma il flusso della luce nel Toch (interno del Partzuph). Il velo non permette di continuare ad entrare poiché quando Malcouth prende questa decisione decide il massimo che può essere in grado di ricevere non solo per se stesso. Se dovesse ricevere di più questo dovrebbe essere solo per se stesso, per ricevere gioia.

Perciò nel posto dove il velo si ferma e non riceve più, Malcouth ancora una volta sente la spinta di ricevere la luce superiore. Questo posto è chiamato “Tabur” (Ombelico). Se Malcouth dovesse ricevere più luce, dovrebbe essere proprio per il suo beneficio. Perciò non può che fermare la ricezione della luce completamente. Tutte le decisioni arrivano sempre solo nel Rosh del Partzuph, dopo di questo è portato nel Guf, dopo la decisione nel Rosh di fermare la ricezione, il velo sale dal tabur alla peh (bocca) ed espelle le luci dal Guf.

Questo velo arriva alla peh con:

 

  • 1)  L’impronta della luce che ha riempito il Partzuph.

  • 2)  La decisione di non lavorare con il potere del velo che ha in esso.

 

Come risultato dell’incontrare la luce superiore nel Rosh del Partzuph ancora una volta c’è risveglio nel velo di desiderare ricevere la luce per impartire al Creatore. Perciò viene rivelata in essa una nuova impronta da Malcouth di Ein Sof. Su questa impronta e l’impronta della luce interna (Or Pnimì) dal precedente Partzuph il masach fa un accoppiamento (Zivug) e dà nascita al nuovo Partzuph.

In ogni Partzuph ci sono due veli:

1) Il primo è fissato nella Peh per respingere tutta la luce che viene ad essa e ancora dimora nel Toch del Partzuph. Questo velo respinge la luce e tramite questo solleva la richiesta della prima restrizione.

2) Dopo Malcouth è certo che se volesse ricevere, questo dovrebbe essere solo con l’intenzione di dare beneficio al Creatore, il secondo velo è attivato, “Masach Hamekabel” (Il velo che riceve), che valuta: quanto è in grado di ricevere dalla luce che viene in esso in una forma di impartire.

Dopo la decisione, il velo che riceve (velo del guf) inizia a ricevere luce, discende dalla peh verso il basso, la luce entra poi nel toch del Partzuph. Quando la quantità di luce nel toch del Partzuph raggiunge quella misura che il rosh decide per esso, il masach che è sceso al guf ferma qualsiasi ulteriore ricezione. Questo è perché il velo del guf porta sempre il comando e la decisione del velo nel rosh.

Quando il velo del guf ritorna ancora nella peh, include dentro di se un’impronta della luce che precedentemente aveva. Dopo viene inclusa nel velo che risiede nella peh, ancora una volta sente la gioia della luce superiore che risiede nel rosh del Partzuph. Da questo suo desiderio di ricevere viene risvegliato, sente anche su se stesso la spinta del Creatore a ricevere la gioia che il Creatore gli ha preparato, sente che c’è “il Datore”, che vuole l’essere creato per ricevere.

Malcouth dopo la restrizione fa un calcolo di quanto può ricevere,  riceve e smette di ricevere la luce. L’impronta della luce interna risiede nella peh. Ora con l’aiuto di quest’impronta decide quanta luce può ricevere quest’altra volta. Perché mentre ancora risiede nel tabur decide di fermare la ricezione con spessore 4, esso invece fa sentire questo spessore solo come spessore 3.

Perciò secondo l’impronta della luce che aveva precedentemente e secondo l’impronta dello spessore 3 decide quanta luce è in grado di ricevere dal Creatore in una forma di impartire. Questo calcolo viene fatto nel velo del rosh, comunque, poiché il livello dello spessore è meno di quanto era prima, il velo risiede ora non nella peh ma nel chazeh (petto) del Partzuph. Questo è perché il chazeh è il livello dello spessore 3 del guf con rispetto alla peh – spessore 4, chazeh, aviuth (spessore) 3, tabur, aviuth 2, Yesod, aviuth 1, fine del Partzuph, aviuth 0.

Perciò, dopo che il masach sale dal tabur alla peh riceve un desiderio di fare un nuovo accoppiamento e discende al chazeh e lì fa il calcolo e decide quanto deve ricevere. Questo calcolo dà nascita al rosh del secondo Partzuph.

Dopo aver spiegato la sua decisione il velo discende dalla peh e verso il basso al posto dove ha deciso di ricevere la luce. Questo posto sarà il tabur del secondo Partzuph. Tutti i recipienti che rimangono vuoti sono collocati dal tabur alla fine del Partzuph. La fine del secondo Partzuph e i rimanenti Partzuphim, non sono in grado di stare sotto il tabur del primo Partzuph, perché nessuno dei Partzuphim che viene dopo il primo Partzuph ha un velo di spessore 4.

Dopo che il secondo Partzuph è andato fuori ed ha ricevuto quello che aveva deciso nel rosh, anche il velo che è sul tabur viene “Bitush” (Colpito) della luce interna e della luce avvolgente. Qui ancora, il velo capisce che non è in grado di restare in piedi nel tabur, poiché riceve di più e non ha la forza di rimanere nella sua corrente situazione non arrivando allo scopo della creazione.

Perciò, il masach decide di raffinarsi  per andare alla peh e spingere la luce dal guf. Qui ancora viene lasciata un’impronta nel velo. Questa è un’impronta della luce che precedentemente riempiva il Partzuph. Quando arriva alla peh è inclusa nel masach che è nella peh, viene risvegliata ancora una volta per ricevere la luce per il bene del Creatore, lì viene risvegliata un’impronta dalla generalità di Malcouth – impronta di aviuth 2. Poiché l’impronta è minore della precedente, il masach secondo questa impronta discende nel chazeh (petto) del secondo Partzuph, fa un accoppiamento lì e riceve la luce.

La porzione di luce che il velo riceve fa un terzo Partzuph. Anche dopo che questo terzo Partzuph viene fuori, viene raffinato dal colpire della luce interna e della luce avvolgente su di esso; il velo sale nella peh, discende nel chazeh e dà nascita al successivo Partzuph del livello aviuth 1. Allo stesso modo fino ad arrivare all’ultimo Partzuph che ha un livello di aviuth 0.