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La dottrina dei quatto mondi, non è semplice, come potrebbe apparire a prima vista, testimonianza sensazionale è che non esistono dei testi, per quanto li abbia cercati per questa informale, che ne esaminino la dottrina o che soltanto ne traccino il percorso evolutivo.

Le nozioni, nella Qabalah, dell’organizzazione dei Mondi, di quella sistematica dei Parzuphim (persone), che come vedremo, nella Qabalah di Luria vi è strettamente connessa, quella delle fasi del processo che ha portato alla rottura dei vasi ed alla restaurazione del mondo, non si trovano nello Zohar, né in nessuno degli altri testi considerati come canonici dalla tradizione cabalista. Sono al contrario, elaborazioni di commentatori posteriori, Si può, dunque, supporre che siano soltanto l’opera delle loro ideazioni individuali. Probabilmente, le costruzioni complicate che hanno partorito, hanno avuto l’unico intento di mettere d’accordo, a proposito di tali soggetti, l’insieme delle esposizioni contenute nello Zohar e nella tradizione orale. Descrizioni sparse, che talvolta sembrano contraddirsi e che rispondono a rappresentazioni differenti di una iper realtà impossibile da abbracciare nella propria pienezza.

La Qabalah, è cosa nota, non è un insegnamento monolitico, ma un insegnamento articolato, dove ogni soggetto è legato a qualcos’altro, dove ogni elemento è la trama stessa su cui poggia il successivo, è per così dire un tessuto in cui ogni filo non è il tessuto nel suo intero ma che in ogni caso lo rappresenta nella totalità.

Ecco, allora, che diviene oltremodo artificioso… critico… parlare di un soggetto senza conoscere quello che lo precede. Ecco che, per esempio, per tornare al tema di questa sera, parlare dei mondi senza procedere dalla rottura dei vasi o dal Tikkun, è problematico, se non attingendo alla sua evoluzione storica, che presenta in ogni modo e sempre, un quadro parziale, vale a dire limitato al periodo considerato; ancora più arduo è discuterne, per esempio, dopo aver affrontato il Tikkun, senza considerare i Parzuphim, ma ci si accorge immediatamente che non è possibile studiare questi ultimi se prima non si è affrontata la differenza fra distribuzione circolare e quella lineare delle Sephiroth, il loro procedere dal mondo dei punti fino a quello dell’emanazione.

Non sempre però è stato così, c’è stato un momento, quello della semplicità delle origini dove tutto era compendiato nel comportamento mistico della supponenza; si supponeva che… non importava descrivere qualcosa in dettaglio, si faceva semplicemente riferimento alle esperienze personali dell’estasi mistica di un santo, o accreditato come tale.

Questo contributo si muove due percorsi paralleli, in uno ho cercato di rintracciare l’evoluzione e le origini della dottrina dei quattro mondi, nell’altro ho tentato, attraverso la nozione di Sephiroth che ne da’ la scuola di Isaac Luria, di rappresentarne la conclusione.

Ho attinto a diversi testi, tanti… troppi per essere citati tutti.

 

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Anche se molti cabalisti negavano o hanno negato, nelle loro opere, qualunque sviluppo storico nella Qabalah, la verità è che una comparazione degli elementi di cui oggi noi disponiamo… diciamo come elemento finito, con quelli delle origini, testimonia esattamente il contrario, e la dottrina dei quattro mondi non se ne sottrae.

Essa, come oggi noi la conosciamo, vale a dire in una forma ricompattata grazie alle riflessioni di Vital, a quelle della scuola di Luria e agli scritti di Sarug, in verità è una dottrina sviluppatasi in cinque diversi periodi storici e non sempre, durante questi periodi, ha mantenuto la stessa divisione.

La necessità di questa dottrina e le soluzioni elaborate come congettura al problema che ne consegue, è insito alla natura stessa dell’aspirazione della Qabalah, vale a dire tentare di rispondere all’antinomia che introduce il rapporto fra l’Infinito e il finito, tra l’Assoluto e il Relativo.

Come prima accennavo, la dottrina dei quattro mondi ha subito nel tempo una evoluzione di contenuti, evoluzione che può dirsi conclusa soltanto verso la metà del secolo XVII. In ogni caso, in tutti i periodi che andremo a considerare, l’olam (il mondo) ha sempre avuto contenuti riferiti alle condizioni della forza e della sostanza universale, se l’ottica è quella del macrocosmo; e stati coscienziali individuali se è quella del microcosmo, mai comunque presenta concetti legati a luoghi circoscritti o spazio temporali. Il movimento progressivo della vita occulta di Dio, espresso in una forma strutturale particolare, stabilì il ritmo dell’evoluzione di questi mondi creati al di fuori del mondo dell’emanazione, in modo che questa prima struttura più interna, vale a dire Atziluth, con tutte le componenti organizzate o riorganizzate, sia riproposta in tutti i mondi successivi.

Una precisazione credo sia doverosa, consentitemi di spezzare una lancia a mio favore, considerando che molto probabilmente nessuno lo farà per me dopo, lamentando nel più favorevole dei casi un mal di testa diplomatico, nel peggiore un più sanguigno… dagli all’untore. La puntualizzazione è a proposito della povertà e incapacità del linguaggio umano a descrivere cose che si distaccano dalla pura dialettica, tutti i cabalisti, nessuno escluso, ha fatto mostra nell’esposizione delle proprie teorie del Ma’arekhet ha-Elohuth, vale a dire, tutto è visto dalla prospettiva di coloro che ricevono. Lo stesso Zohar (II, foglio 176a) non se ne sottrae e dice, tutto questo è detto solo dal nostro punto di vista, ed è tutto relativo alla nostra conoscenza, anche se però, in verità, non ha minimamente impedito i cabalisti ad abbandonarsi alle descrizioni più dettagliate, come se parlassero di una realtà in atto e d’eventi oggettivi. Ecco faccio mie queste affermazioni… tutto è relativo alla nostra conoscenza, tutto è detto dal nostro punto di vista.

 

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L'Insegnamento I Fondamenti I Cabalisti di Safed