Le strutture gradualistiche dell'Ordine

 

In essa, nel punto II° si precisa: «La nostra associazione si compone, pur oggi come un tempo, dei 3 gradi simbolici, degli apprendisti, dei compagnoni e dei maestri; e, varcata la maestranza, dei maestri eletti e dei supremi maestri eletti».

Questa struttura gradualistica è, quindi, del tutto dissimile da quella del R.S.A.A. creata da Ramsay dopo il 1737.

Inoltre, pare quanto mai inverosimile che un ipotetico «falsario» possa avere redatto un testo allo scopo di «inventare» una ascendenza al R.S.A.A. proprio negando, come si legge nella Carta, ogni collegamento e derivazione dall'Ordine dei Templari e da qualsiasi altro ordine cavalleresco o religioso, sui quali invece, com'è noto, fecero leva i creatori del R.S.A.A. nel 1700-1800, od i creatori di altri «Riti» di gradi superiori aventi un riferimento cavalleresco.

 

Né si può svalutare, se provato il ritrovamento del documento all'Aja nel 1637, cioè un secolo prima del sorgere dei Riti massonici e dei c.d. gradi superiori, a meno che si avvalori l'ipotesi di una completa falsificazione espletata nel tardo 700 comprendente anche il ritrovamento presso la Loggia Vreedenda'l, fornendone prova od individuandone le ragioni.

Un accostamento è invece consentito con la struttura delle Logge Antients, che nel 1751 crearono una Gran Loggia in antitesi con la Gran Loggia dei Moderns, rimasta ossequiente agli statuti di Anderson del 1723 della Gran Loggia di Londra del 1717.

Gli Antients, infatti, praticavano 4 gradi, l'ultimo dei quali era quello del Divino Arco Reale che svolgeva, sempre nell'ambito della struttura dell'Ordine, una funzione di perfezionamento esoterico degli insigniti del 3° grado (Maestri), raccogliendo gli ex Venerabili (Maestri Reali ed Eletti).

Struttura poi sostanzialmente ereditata, dopo la riunificazione fra Moderns ed Antients nel 1813, dalla Gran Loggia Unita d'Inghilterra, con la camera di Esaltation, da essa dipendente, e prevalentemente formata dagli ex Maestri Venerabili (e che solo latamente può considerarsi un Rito autonomo e sovrano).

 

I Supremi maestri eletti, menzionati nella Carta di Colonia, potrebbero invece essere i Gran Maestri (o fratelli ad essi equiparati) riuniti in una Camera, chiamati a fungere, come precisa il punto IV°, da governo della Società, affinché: «nulla si ordisca contro i principi della nostra Società o contro alcuno dei suoi membri e difendere, serbare e rivendicare i diritti e le dottrine dell'Ordine», probabilmente affiancando, come organo collegiale, il Gran Maestro o Patriarca (punto III°), insignito come principe e capo di tutta l'associazione, con funzioni di capo universale (punto XIII°) «conosciuto da pochissimi fratelli» (presumibilmente solo dai Maestri eletti).

Una simile struttura, con un 4° grado di «perfezione», la vediamo propria degli Antients nel 1751; ma essi si ispirarono, come è noto, proprio alle tradizioni delle Logge che in precedenza avevano fatto capo alla Loggia di Edimburgo; come tre secoli prima possono avere fatto i Fratelli di Giovanni.
Non va poi sottovalutato che la Loggia di Edimburgo aveva, forse più di altre, una tradizione di accettazione fuori dall'ambito
della stretta pratica dell'arte della «costruzione» muratoria, come lo comprovano, in epoca più recente rispetto al periodo qui preso in esame, le iniziazioni a tale Loggia di Ashmore, antiquario, nel 1620, di Morray, generale e scienziato astrologo, nel 1641, entrambi poi fra i fondatori, con Fludd, Boyle, Wren (Rosa Croce), del Collegio degli Invisibili e poi della Royal Society di Londra, sulla quale
nel 1717 in gran parte si imperniò il gruppo fondatore della Gran Loggia di Londra del Sayer.

 

Non dobbiamo però trascurare di prendere in esame una altra ipotesi, cioè che i maestri eletti potessero costituire una qualificazione particolare proprio per gli accettati, non appartenenti all'arte muratoria, giacché gli accepted masons erano anche definiti, in antichi atti muratori dell'epoca di Edoardo III° d'Inghilterra del XIV secolo, come maestri eletti, in antitesi agli admitted masons affiliati per il loro lavoro o per eredità.

Non ci sentiamo però di sposare questa ipotesi, in quanto nell'atto di Colonia si indica chiaramente una gradualità iniziatica comune, e vediamo assumere i maestri eletti una particolare funzione istituzionale (come una specie di «grado» oltre a quello di maestro) e non possiamo prospettare che gli acceptet masons potessero, come tali, saltare i gradi simbolici e soprattutto che fosse loro consentito, come tali, di rappresentare delle Logge strutturate nei tre gradi muratori tradizionali. Verrebbe meno il principio dell'uguaglianza e della gradualità iniziatica, tipica di ogni «filone» massonico.

Propendiamo perciò a ritenere che gli eletti fossero gli insigniti della particolare dignità (oltre il 3° grado), indipendentemente dalla loro iniziale condizione di admitteds o di accepteds. Probabilmente erano quelli che oggi chiamiamo maestri venerabili od ex maestri venerabili, che nella tradizione della Esaltation assumono una dignità in una camera di ulteriore perfezionamento, senza costituire un autonomo organismo di un Rito.

Con la qualifica di maestri eletti si definirono i Direttori (delegati) delle Logge convenute a Colonia, ma probabilmente erano qualche cosa di più di quelli che oggi chiamiamo maestri venerabili. Nella Carta si fa infatti riferimento (punto XIII°) a «le diverse sezioni che la compongono da Gran Maestri a norma dello stato e de' bisogni de' molteplici paesi e regni», per cui si deve desumere che le 19 Logge menzionate e rappresentate costituissero delle sezioni (quelle che noi oggi chiameremmo Gran Logge), ed infatti si rileva negli atti dell'antica massoneria che attorno ad una Loggia Madre si potevano raggruppare più Logge, in un sistema quasi federativo, e la Loggia Madre assumeva così la rappresentanza, come una specie di Gran Loggia attuale. In passato, ad esempio, assunsero tale veste le Logge di Jork, di Kilwinning, di Edimburgo, di Londra, di Strasburgo, ed altre.

 

I Direttori delle Logge convenute a Colonia è quindi probabile che svolgessero le funzioni di Gran Maestri dei «loro paesi o regni» (punto XIII°) e che fossero anche membri del consesso dei supremi maestri eletti (di cui ai punti II° e IV°) giacché a questi ultimi competeva, come si legge, lo specifico compito di custodi dei veri principi dell'Obbedienza, ed è indubbio che fra i fini del Convegno vi era quello d'impegnarsi sui «principi», non solo verso i contemporanei ma anche per i posteri.

Ai fini rituali del Convegno poteva valere la loro qualificazione iniziatica di maestri eletti riuniti in Capitolo e ciò può spiegare perché si definissero tali, ma agli effetti della Istituzione erano probabilmente nelle vesti di Gran Maestri, come reggitori delle rispettive loro Logge «Madri», sulle quali si accentravano le «Sezioni» di più Logge di una stessa area territoriale.

Il tentativo esegetico eseguito sulla Carta consente, quindi, di prospettare l'immagine di una originalità della Società dei Fratelli di Giovanni o dei Frammassoni, senza possibilità di comparazione con le successive strutturazioni dei «Riti» massonici creati nel 1700-1800 (anche se questi ultimi possono aver trovato collegamenti ideali), mentre è più attendibile una comparazione con gli ordinamenti delle antiche Logge scozzesi (ai quali dopo il 1751 si ispirarono gli Antients e dopo il 1813 la Gran Loggia Unita d'Inghilterra), mentre si intuisce la coesistenza di particolarità strutturali e rituali per le Logge dell'«area» della massoneria degli Scalpellini, forse in omaggio alle gloriose tradizioni di una massoneria che era stata fiorente ancora un secolo prima e che probabilmente nel 1535 era ormai caduta o dispersa nel marasma del generale sconvolgimento socio-politico e religioso del mondo germanico, ad eccezione probabilmente della Loggia della città libera di Strasburgo, sempre vitale, e Loggia Madre per la tradizione «Scarpellina».