La Formula Morte e Resurrezione

                   ▪ Tra il vecchio e nuovo Eone

                   ▪ Il mito del Dio Morente

                   ▪ Paura e castigo

                   ▪ La morte uccisa dalla vita

                   ▪ Gioia ed estasi

                   ▪ Morte: antitesi al Vero e Perfetto

 
 

Struttura e forma del Mito del Dio Morente

Il simbolismo tradizionale ereditato attraverso diverse culture, nel corso di ogni tempo, ha trasmesso la rappresentazione rituale della morte come momento di frattura, distacco, oscuramento o isolamento destinato a preparare il terreno a un prossimo rinnovamento. Come detto fu la contemplazione e l’osservazione diretta della Natura ad aver prodotto la formulazione di uno schema simbolico che si presenta sempre con i medesimi tratti essenziali; più precisamente fu l’interpretazione che l’immaginazione umana diede di una Legge fondamentale dell’Universo: quella Simmetria Ciclica che eternamente replica l’alternarsi di fasi complementari, quel susseguirsi incessante e reciproco di espansione / ritrazione, manifestazione / ritiro, repulsione / attrazione, luce / tenebre…

Ogni nuova acquisizione, ogni ulteriore progresso nel corso dell’evoluzione, è contrassegnato da una "Crisi" (letteralmente "Passaggio"), un’interruzione nel fluire costante dell’Onda Vita. Questa constatazione portò gli uomini ad organizzare rivisitazioni in chiave rituale dei suddetti fenomeni naturali.

Gli schemi iniziatici di ogni angolo del pianeta, rappresentando in forma cerimoniale drammatica eventi ordinari della vita assimilabili e sovrapponibili alla coscienza umana, e aggiungendo rossa e viva carne al freddo scheletro della Ragione e alle aride leggi naturali che questa rispecchia, ci presentano la morte in una veste sempre temibile o mostruosa, secondo l’arricchimento dell’immaginazione (serpenti, dragoni e mostri marini che ingoiano temporaneamente l’iniziando nascondendolo alla vista degli altri, periodi di isolamento forzato, segregazioni, occultamenti, ecc.). La morte, così come siamo abituati a pensarla, è caricatura di un momento chiave del processo di ogni esistenza, quello del TRAPASSO, e viene posta in risalto, accentuata, quindi assume una collocazione privilegiata che nessun’altra fase di tal processo può vantare. La morte si distingue… In questa veste che la vede protagonista silenziosa di ogni nuova tappa o fase del movimento - vita, la Morte viene assunta come CONDIZIONE di un prossimo rinnovamento, è cioè il FONDAMENTO della possibilità di Resurrezione.

Questo è il cuore della Formula del Dio Morente, che DEVE prima esser ucciso per poter poi essere restaurato e risorgere. Il rapporto cioè tra morte e resurrezione è dato in termini di causalità: PRIMA devo morire e POI posso risorgere, la morte è causa o condizione della resurrezione. In tal modo si è posta una dipendenza della vita (resurrezione) dalla morte, una subordinazione per cui non può darsi vita senza una precedente morte. Questa rilevanza decisiva attribuita alla morte, la legittima a porsi in contrapposizione netta con la direzione naturale del flusso della nostra vita, a ergersi, come in un rilievo, per farci ombra, cosicché essa viene percepita come un fattore esterno, estraneo alla vita, che subentra improvvisamente, per volontà divina o simili, a strapparci via al nostro mondo. Morte come antitesi, contrario, opposto di Vita. Questo è il culmine della separazione concettuale che ha concesso alla morte innanzitutto di essere isolata ed evidenziata dal contesto, poi di esser elevata a causa, condizione di una possibilità futura di rinascita e infine di farsi temere in quanto fattore improvviso, indipendente dal nostro volere, che annulla le nostre possibilità terrene.

La comprensione dei fenomeni mediante osservazione, ai nostri predecessori, suggerì l’idea che il solo modo per prepararsi all’evento fosse quello di "anticipare" la morte, di viverla drammaticamente in un contesto rituale atto a conferire all’individuo una più piena consapevolezza sulla naturalità di quell’evento e ad esorcizzare la paura che esso incute. Ritroveremo i tratti essenziali di questi elementi dottrinali in molti miti e religioni, nelle leggende simboliche di Cristo, Osiride, Dioniso e Hiram e in molte fiabe e ancora, a livello anche pratico - operativo, in formule magiche e simboli quali IAO, LAShTAL, la Fenice, ecc…

Il significato della morte in quanto "passaggio", viene esteso ad ogni singola tappa del movimento vitale e in quest’ottica assume i connotati di fondamento di determinazione di ogni rigenerazione mistica o spirituale; tutte le Scuole modellate su questi presupposti interpretano ogni successiva evoluzione nell’itinerario spirituale di un individuo in questi termini: l’intervento di un elemento sovversivo, distruttivo, da una frattura o stacco temporaneo, è il ponte NECESSARIO per una futura rinascita. Come per la vegetazione dopo il rigido inverno, per il sole dopo ogni notte, per la farfalla dopo la crisalide, il ritorno a nuova vita è sempre preceduto da un immobile silenzio, da un lungo oscuramento, da un interno isolamento, così per l’uomo la nera strettoia della morte annuncia la possibilità di un nuovo sorgere. La drammatizzazione rituale e la codificazione in termini simbolici (formule) tendono a trasferire e imprimere all’interno di una coscienza singola l’intero contenuto rappresentato, e rendono l’individuo un’immagine vivente della Legge di Evoluzione della Natura, un emblema dell’incedere della Vita e delle regole del suo funzionamento.

Abbiamo quindi indagato a sufficienza per illuminare gli aspetti salienti utili allo sviluppo del nostro discorso: Morte come passaggio obbligato e condizione necessaria del rinnovamento, questo è il cuore pulsante, la colonna portante di ogni vera religione, iniziazione o Scuola del trascorso Eone di Osiride. "Bisogna che uno tramonti perché l’altro sorga", sembra recitare l’arcano celato in questa formula, e dobbiamo riconoscere un valore NECESSARIO e UNIVERSALE a questa Legge, che vige indistintamente per ogni essere vivente ed è perciò OGGETTIVA, condivisa. E’infatti innegabile che l’ineluttabile destinazione di tutto ciò che vive in una certa forma sia la Morte.

La solidità e l’inattaccabilità dell’impianto strutturale della formula Morte - Resurrezione sono pertanto garantite sia dalla sua universalità, sia dal fatto di essere desunte direttamente dall’osservazione delle leggi di Natura.

Dopo aver fatto luce su questi aspetti concernenti il nucleo centrale, la forma e l’origine della Formula, vediamo ora alcune delle conseguenze (tra le peggiori) sorte in seguito ad un dato modo d’interpretazione di essa e al tentativo di diffusione o istituzionalizzazione di certi dogmi.

 

 
 

 

Indice Aleister Crowley



Musica: "Sempre sejha beita e lodata" Cantigas de Santa Maria secolo XIII